SE IO FOSSI IN TE...
“Fai attenzione a quello che desideri,
perché potresti ottenerlo...”
Oscar Wilde
Capitolo 1
Faceva molto caldo a Tokyo, quel
pomeriggio di Luglio, quando Peter Colby decise di concludere gli allenamenti.
- Okay, ragazzi, possiamo finire
qui. Filate a cambiarvi e sparite dalla mia vista ! Non voglio più saperne
di voi fino alla fine del mese ! - disse scherzosamente.
I componenti della nazionale
giovanile giapponese tirarono un sospiro di sollievo. Quell’anno la Federazione
Calcio aveva stabilito di dividere il consueto mese di ritiro estivo in due
mini-ritiri intervallati da due settimane di riposo a causa dei numerosi
impegni dello stesso allenatore Colby, il quale faceva parte della commissione
deputata al reclutamento di nuovi talenti. Di questo i ragazzi erano tutt’altro
che infelici, dal momento che una vacanza in quella che loro consideravano già
una vacanza era quanto di meglio potessero aspettarsi.
- Aaargh ! Non è
possibile ! - strillò Philip Callaghan dopo essere entrato nello
spogliatoio.
- Che hai da urlare, Phil ?
- domandò Paul Diamond, leggermente allarmato.
- Non c’è una doccia
libera ! E io sono di frettissima, maledizione ! -
- Tutto qua ? E io chissà
cosa pensavo... - disse Paul sfilandosi la maglietta.
- Chi tardi arriva male alloggia,
Callaghan, dovresti saperlo ! - disse ridendo Ed Warner tirando la spugna
addosso al ragazzo.
- Tom, passami lo shampoo. -
- Al volo, Benji ! - disse
Tom Baker lanciando la boccetta che atterrò direttamente in testa al Super
Great Goal Keeper.
- Ahia ! Imbecille ! -
Tutti risero, tranne Philip che,
con voce piagnucolosa, disse :
- Ragazzi, vi prego...ho l’aereo
per Sapporo tra meno di due ore e di questo passo non ce la farò mai ad
arrivare in tempo ! -
- Va beh, visto che hai tanta
fretta ti cedo il mio posto... - disse Patrick Everett uscendo dalla doccia
avvolto in un orribile accappatoio arancio a pois verdi.
- Bella forza, tu hai già
finito ! - esclamò Philip liberandosi della biancheria.
- Di’ un po’, com’è che hai tanta
fretta, Philip ? - domandò Oliver Hutton uscendo dalla sua doccia mentre
l’amico si fiondava alla velocità della luce in quella lasciata libera da
Patrick.
- Domanda idiota come al solito,
Hutton - rispose Ralph Peterson - Quello non vede l’ora di tornarsene dalla sua
bella, vero Callaghan ? -
- Va beh, potevi anche dirlo in
un altro modo, Peterson... A parte il fatto che se perdo questo volo mi tocca
restare in aeroporto fino a domani mattina, stasera sono invitato a cena dai
nonni di Jenny... -
- Un momento, Ralph, che
significa “come al solito” ? - intervenne Oliver.
- Già mi pregusto una mega
cena...e poi lei riparte per New York tra una settimana, quindi... - continuò
Philip ignorando completamente il povero Hutton.
- Beato te che almeno hai un buon
motivo per tornartene a casa, Phil ! - disse Mark Landers infilandosi una
maglietta pulita - Io appena torno devo filare a lavorare...altro che break,
per me è stata questa la vera vacanza ! -
- Pensate che a me, invece, tocca
andare una settimana in Thailandia... - disse Benjamin con aria strafottente.
- Vaffanculo, Price ! -
esclamò Ed - Questo è un vero insulto alla miseria ! -
- ...Con Freddie Marshall !
Quello mi sorveglia qualsiasi cosa faccia, forse ha paura che scappi con
qualche bella polinesiana ! -
Stupido sbruffone, si disse Mark.
Ad un tratto, Peter Colby fece
capolino dalla porta.
- Il tuo autista è arrivato,
Julian. - disse.
Julian Ross, finendo di
allacciarsi le scarpe, alzò gli occhi al cielo e sospirò.
- Arrivo - disse con un tono che
in realtà voleva dire “Che palle !”.
- Oh ! Il signorino non
gradisce la sua Limousine con sedili in pelle umana con TV e stereo incorporati
? - disse Mark con ironia - Oppure non ha voglia di tornare nella sua mega
villa a soli dieci minuti da qui, dove lo attende schierata la servitù al gran
completo, mentre un povero sfigato di cui non faccio il nome deve sorbirsi due
ore d’autobus e quaranta minuti di traghetto per tornarsene a casa ? -
Julian non rispose, ma lanciò al
capitano della Toho uno sguardo abbastanza significativo.
- Andiamo, Ross ! - esclamò
Mark allargando le braccia - Hai solo 17 anni, navighi nel denaro, hai una
ragazza stupenda che vive per te, tutte le pischelle di questa nazione ti
adorano e, a quanto mi risulta, sei anche un mezzo genio ! Hai praticamente
avuto tutto dalla vita ! -
- Tranne la salute - disse Julian
con una risatina sarcastica.
- Fatti compatire da qualcun
altro, Ross - ribattè Mark - Io non ho rispetto per chi non sa mantenere un
briciolo di dignità. -
- Mark ! - esclamò Tom
corrugando la fronte.
- Non devo prendere lezioni di
dignità da nessuno, Mark - rispose secco Julian chiudendo la borsa - Tantomeno
da te. Se proprio hai voglia di dare aria alla bocca, fallo quando io non ci
sono. Phil, se ti va posso darti un passaggio fino all’aeroporto. E’ proprio
sulla mia strada. -
- Fantastico ! Grazie,
Julian ! -
Dopo essersi issati le borse in
spalla, i due salutarono la combriccola e uscirono dallo spogliatoio.
- Un’ultima cosa, Mark...lascia
Amy fuori dai tuoi sproloqui. - Detto questo, Julian si chiuse la porta alle
spalle.
- Stupido figlio di papà... -
disse Mark a denti stretti.
- Adesso stai esagerando, Mark.
Lo sai che Julian è particolarmente suscettibile su certi argomenti... - disse
uno dei gemelli Derrick.
- E chi se ne frega, James !
-
- Veramente sono Jason... -
- E io che ho detto ?
Comunque, io quello non lo reggo proprio ! Vive con il culo nel burro e ha
anche il coraggio di lamentarsi ! Che diavolo ne sa lui di quali sono i
problemi della vita ? -
- Lui ne ha uno molto grosso, Mark
- intervenne Ed alludendo alla cardiopatia che affliggeva Julian da anni - E
credo che scambierebbe volentieri tutto quello che ha con una vita meno agiata
ma fuori dalla “campana di vetro”. -
- Tzè ! Almeno si può
permettere un’intera équipe di cardiologi che gli dicono anche quando
respirare ! Vorrei vedere cosa farebbe se fosse al mio posto ! -
- E comunque tu saresti felice di
avere i soldi che ti escono dalle orecchie quando sai che rischi di crepare da
un momento all’altro ? - disse Benjamin sfregandosi i capelli con
l’asciugamano.
- Tu sei sulla stessa barca di
Julian, Price, quindi ti conviene tacere. Ma cosa credi di capire ? Tu non
hai bisogno di inventarti ogni giorno come sbarcare il lunario. -
- Adesso sei tu che ti stai
compatendo, Landers. - ribattè Benjamin sogghignando.
I ragazzi si zittirono, temendo
una spropositata reazione da parte del centravanti, il quale, invece, si limitò
a lanciare uno sguardo carico di disprezzo al SGGK.
- Ne ho abbastanza dei vostri
ridicoli moralismi. - disse poi Mark uscendo - Ho cose molto più importanti a
cui pensare. Ci vediamo. -
- Mark, aspetta ! - disse Ed
seguendo l’amico. Mark lo ignorò e continuò a percorrere il corridoio a grandi
passi.
- Si può sapere che accidenti hai
oggi ? E’ la prima volta che te la prendi con Julian ! Che ti ha
fatto di male ? - disse Ed dopo aver raggiunto il ragazzo.
- Niente - rispose Mark
senza spostare lo sguardo su Ed - Non mi ha fatto niente di male. Non ha mai
fatto niente in vita sua, è questo il punto ! Non hai idea di quanto mi
dia fastidio sentire certi discorsi da uno che non sa neanche cosa voglia dire
muovere un dito...ma almeno non se la tira come quello sbruffone di
Price ! -
- Beh, non mi sembra un buon
motivo per aggredirlo così ! - rispose Ed - Price lo posso capire, non lo
sopporto nemmeno io, ma Ross...quello è un pezzo di pane, lo sanno tutti !
-
- Ah, il pane ! - esclamò
Mark con voce irritata alzando gli occhi al soffitto - Lo conosci il proverbio,
Ed ? Chi ha il pane non ha i denti,
chi ha i denti non ha il pane ! Niente di più vero, porco mondo,
niente di più vero ! - Arrivato all’uscita, il ragazzo spalancò il portone
a vetri con rabbia.
- Senti, Mark, dimmi la verità. -
disse Ed spazientito - Cosa c’è che non va davvero ?
-
Il capitano della Toho si fermò
di colpo, facendo cadere a terra il borsone e appoggiandosi al muretto di
cinta, sbuffando.
- Sono preoccupato, ecco cos’ho.
Sono semplicemente molto preoccupato.
- disse Mark con voce stanca, passandosi le mani prima sugli occhi, poi sulle
guance, infine sul collo. Ed gli si sedette accanto, senza parlare. - Siamo a
Luglio, fa un caldo cane e mia madre e i miei fratellini dovrebbero andarsene
in vacanza. Invece mamma non può prendere ferie perché non ci sono nemmeno i
soldi per mandare i ragazzi in colonia, quindi io mi ero detto che avrei
lavorato a tempo pieno per queste due settimane, così magari qualche giorno al
mare avrebbero potuto farselo...tanto ci sono abituato, anzi, a volte mi
diverto anche...e invece, siccome mamma deve stare in fabbrica mezza giornata,
io devo badare alla casa, così posso lavorare solo part-time e beccarmi mezzo
stipendio. Oltre tutto dovrei anche studiare per l’esame di riparazione in
matematica, altrimenti, se mi bocciano, ti saluto la borsa di
studio ! Se poi conti anche gli allenamenti... -
- Puoi sempre farti esonerare per
un po’ ! In fin dei conti abbiamo appena finito il ritiro, sono sicuro che
Turner capirà ! -
- Bah, quello è il meno ! Il
punto è che dovrei avere giornate di 35 ore per riuscire a fare
tutto senza impazzire ! Poi
c’è anche questo dannatissimo ritiro da finire...non che non ne sia contento,
ma mi sento così inutile quando sono qui... -
- Sei tu quello che ha bisogno di
una vacanza, altro che storie ! - esclamò Ed rialzandosi - Andiamo, vah,
altrimenti perdiamo l’autobus ! -
I due stavano per rimettersi in
cammino quando una ragazza gli corse incontro, trafelata.
- Mark, Ed ! Sapete se Holly
è già uscito ? -
- Oh, ciao, Patty ! - disse
Mark sorridendo (finalmente !) - No, credo che il tuo adorato rimbambito
sia ancora dentro...si starà facendo bello per te ! -
- Evita certe battute, per
cortesia...sono del tutto fuori luogo ! - rispose Patty con aria
amareggiata.
- Patty, Patty...quand’è che
manderai al diavolo quel protozoo e comincerai ad interessarti ad un vero
fustacchione...come me, per esempio ? - Patty rise.
- Credimi, Mark, certe cose non
si possono cancellare tanto facilmente... -
- Ma certo che lo so ! E’
solo che...
- ...che non puoi capire, tutto
qui. Io non vedo Holly come lo vedete voi. Per me è una persona stupenda e
sensibile, solo un po’... -
- Un po’ gnucca, direi ! -
- Mark ! La vuoi
piantare ? ! -
- Ma io sto solo cercando di
dirti la verità ! Quello non capisce le cose nemmeno se ci sbatte contro
venti volte ! Da quanti anni gli muori dietro ? Cinque ?
Sei ? -
- Sette - lo corresse Patty,
sospirando.
- Sette anni ! E ancora non
si è accorto di te ! Perché... -
- Mark, per favore... - disse Ed
notando il cambiamento di espressione di Patty.
- ...perché è un babbeo !
Scusami, Patty, ma è solo la verità. Sinceramente non so come tu abbia fatto a
resistere. -
- Perché sono una maledetta
idiota, va bene ? - sbottò la ragazza - Perché ho il pessimo vizio di
rimanere fedele all’idea e non voglio arrendermi al fatto che a lui non... -
Patty abbassò lo sguardo e la voce, triste come non mai. - ...non glie ne
freghi nulla di me. Non sto facendo niente di male a nessuno. E’ così
sbagliato ? -
- Stai facendo del male a te
stessa, invece. Se continui a comportarti così, se non ti metti in gioco un po’
più seriamente invece di fargli da dama di compagnia, lui non capirà mai quello
che provi. E’ fatto così, dovresti saperlo. Ha in testa solo il pallone.
Dovrebbe prendere ripetizioni da quel dannato Price, lui ci sa fare anche
troppo con le donne ! Sono convinto che se fosse al suo posto, ti avrebbe
già portato all’altare ! -
- Ma purtroppo non lo è. Mi
spiace, Mark, so che lo dici per il mio bene ma ora non ho proprio voglia di
parlare di queste cose. -
Mark si sentì un po’ in
imbarazzo. - Scusami tu. A volte dovrei frenare un po’ la lingua, lo so. Il
fatto è che non mi va che quello continui a trattarti così. Lui non si merita
affatto una come te ! -
- Accidenti se lo so ! -
rispose Patty sospirando - Grazie comunque, sei un tesoro. Ogni tanto fa
piacere sentirsi dire certe cose ! - La ragazza si alzò sulle punte dei
piedi per depositare un leggero bacio sulla guancia di Mark.
- Oh ! Eccolo che
esce ! Holly ! Holly ! - disse poi Patty correndo via in
direzione dell’amore della sua vita, che, borsone in spalla, stava
chiacchierando amabilmente con Benji.
Ed e Mark si guardarono e
scossero la testa. Mentre si incamminavano verso la fermata dell’autobus, Ed
disse : - Quella ragazza ha decisamente un bel problema. -
- Quello non è un problema...è un
dramma ! - ribattè Mark - Tra tutti i deficienti che ci sono in questo
mondo si è scelta proprio il peggiore ! Sai, Ed, mi spiace un sacco per
lei...se solo quel cretino di Hutton fosse un po’ diverso... -
- Beh, visto che ci tieni tanto a
Patty, potresti...consolarla un po’ ! - disse Ed con aria maliziosa.
- Ma sei scemo ? - sbottò
Mark - Non mi passa neanche per l’anticamera del cervello ! Già c’è Maki,
di donna me ne basta una, e avanza anche...oh, cavolo ! - disse
all’improvviso Mark dandosi una manata contro la fronte.
- Che c’è adesso ? -
- Mi stavo dimenticando che fra
tre giorni è il nostro anniversario...Cavolo, CAVOLO ! Ecco un’altra
stramaledettissima cosa a cui non avevo pensato ! -
- Uhm...questo è un bel guaio,
direi ! - disse Ed, sornione - Si può far fronte a tutto ma non all’ira
funesta di una fidanzata quando ci si dimentica l’anniversario ! -
- Hai poco da fare lo spiritoso,
Ed - ribattè Mark - Se con Maki va tutto a rotoli per colpa di una stronzata
del genere, nei prossimi giorni sarò veramente di pessimo umore...soprattutto durante gli allenamenti ! -
- Ahi, ahi ! Apriti
cielo ! - disse ridendo il portiere della Toho.
- Ridi, ridi...ma non sai quanto
vorrei essere in un altro posto ! -
Tra le risate di uno e i mugugni
dell’altro, i due amici continuarono ad avanzare imperterriti verso la fermata
dell’autobus, senza accorgersi che uno strano omino con una bombetta in testa
aveva ascoltato tutti i loro discorsi e li stava seguendo...
Intanto, sulla lussuosa auto di
servizio della famiglia Ross, Julian non aveva ancora aperto bocca e teneva gli
occhi bassi.
- Dai, Julian...lascialo
perdere ! - disse Philip dando all’amico una pacca sulla schiena - Lo sai
che Mark ha un caratteraccio e se non se la prende con qualcuno non è
contento ! Sappiamo tutti come stanno le cose, non ti devi
preoccupare ! -
- Io non mi preoccupo affatto,
Philip - rispose Julian - Mi dà solo fastidio che quell’idiota pensi di essere
l’unico al mondo ad avere dei problemi... -
- Già. Tutti abbiamo dei
problemi. Holly, per esempio, è gay ma non lo sa ! - disse Philip
ridacchiando.
- Phil, non fare il
cretino...insomma, conosco benissimo la situazione di Mark, e mi levo tanto di
cappello per quello che sta facendo per la sua famiglia. Ma tutto questo non
gli dà il diritto di farla pesare o di arrabbiarsi con chiunque gli capiti a
tiro, soprattutto se continua a rifiutare qualsiasi aiuto gli venga offerto e
si ostina a voler far tutto da solo ! -
- Più che altro, se la prende
regolarmente con le persone sbagliate. -
- Sì, c’è anche questo...vedi,
Philip, non sopporto quando mi si dà del Piccolo Principe che vive nel suo
splendido castello senza curarsi di nessuno ! Al di là della mia malattia,
il signor Landers dovrebbe provare a passare qualche giorno a casa mia, al mio
posto, prima di sparare a zero sul sottoscritto ! Non fraintendermi, so
benissimo di essere fortunato ad avere tutto quello che ho, e non mi è mai
passato per la testa di farmi compatire, ma vorrei che Mark capisse che non è
tutto oro quello che luccica. -
- Neanche Amy ? - domandò
Philip sorridendo.
- Oh, lei è l’unica cosa davvero
bella che ho...mi domando spesso se riuscirò a non farla scappare ! -
L’auto accostò al marciapiede e
si fermò.
- Siamo a Narita, signore. -
disse l’autista rivolgendosi a Philip.
Il ragazzo si apprestò a
scendere.
- Non è vero, non è l’unica,
Julian - disse Philip mentre l’autista tirava la sua borsa fuori dal bagagliaio
- Hai un sacco di talento ed un ottimo carattere. E non te lo dico per fare il
lecchino, visto che mi hai accompagnato all’aeroporto con una macchina
extra-lusso facendomi passare per un riccone davanti a quelle stupende ragazze
che ci stanno guardando... -
Julian rise, notando che, in
effetti, due ragazze molto carine stavano lanciando sguardi curiosi e
interessati ai due.
- ...ma perché lo sappiamo tutti
che sei così, credimi ! - continuò Philip con sincerità.
- Grazie, Phil, sei un amico. -
Il ragazzo si issò il borsone in
spalla e sorrise, facendo un cenno di saluto con la mano a Julian.
- Fai buon viaggio e salutami
Jenny ! -
Julian restò ancora un attimo a
guardare l’amico che scompariva dietro la porta a vetri del terminal di Narita.
- La porto a casa,
signorino ? Sua madre la sta aspettando. - disse l’autista in modo molto
freddo e professionale.
Nel sentire queste parole, Julian
trasse un profondo sospiro.
- Sì, Theodore - disse con voce
spenta - Andiamo a casa. -
Dopo un interminabile viaggio,
allungato di mezz’ora per un ritardo del traghetto, Mark scese finalmente
dall’autobus e, dalla stazione di Fukuoka, si incamminò stancamente verso casa.
Mondo cane...ci mancava anche il traghetto, si
disse. Oggi è veramente una giornata no.
Non solo quel damerino di Julian Ross mi ha fatto uscire dai gangheri, ma ora
devo pure pensare a come riorganizzarmi la settimana...e ci si metterà pure
Maki con la storia dell’anniversario ! Se non fosse perché devo badare a
mamma e ai ragazzi, avrei fatto carte false per restarmene in ritiro fino
all’anno prossimo... Va beh, almeno non dovrò più subire la vista dell’orrendo
accappatoio di Everett...bah, devo proprio essere agli sgoccioli per cercarmi
una consolazione del genere !
Il ragazzo tirò un calcio ad una
lattina, facendola volare lontano.
Dio, Dio mio, quanto vorrei che per una volta ci fosse qualcun altro al
mio posto, a sbrogliarsi la matassa !
- Scusi tanto, signore. -
Mark si girò di scatto e,
sorpreso, vide dietro di sé uno strano tizio grassoccio e sorridente, che
indossava, nonostante il caldo, un lungo cappotto marrone con il bavero
sollevato e una bombetta nera.
- E lei cosa vuole ? - disse
il ragazzo.
- Mi spiace disturbarla, ma non
ho potuto fare a meno di sentire ciò che stava dicendo al suo amico, a Tokyo, a
proposito dell’essere nei panni di qualcun altro... -
- Lei mi sta seguendo da
Tokyo ? ! - sbottò Mark, pronto a ribaltare quello che doveva essere
una specie di maniaco.
- Dev’essere davvero in un brutto
guaio per cercare una soluzione del genere ! - continuò l’altro, ignorando
la reazione di Mark.
- Io non ho mai detto che vorrei
essere nei panni di qualcun altro. E ora se ne vada. -
- Bugia, bugia ! - disse
l’omino ridacchiando e agitando un dito verso il ragazzo - Ma se l’ha appena
pensato ! “Dio mio, quanto vorrei che per una volta ci fosse qualcun altro
al mio posto” ! Era pressappoco così, vero ? -
Mark era esterrefatto. - Ma come
diavolo ha fatto a leggermi nel pensiero ? ! Cos’è, una specie di
telepate ? ! -
- Beh, diciamo che ho i miei
metodi. Comunque credo di poter fare al caso suo... -
- Lei si chiama Dio ? -
- No. -
- E allora mi lasci in pace.
Nessuno potrebbe mai fare una cosa del genere. -
- Lei non mi crede, vero ? -
disse il tizio con un inquietante sorriso sulle labbra.
- Ma insomma, a cosa diavolo
dovrei credere ? ! - disse Mark, spazientito.
- Ma alla trasposizione, no ? - rispose l’omino allargando le braccia
- Provi ad immaginare di vivere la vita di un altro : una vita così
diversa dalla sua, tutto roseo e perfetto, denaro a fiumi, una bella casa,
belle ragazze... -
Julian Ross, pensò istantaneamente Mark.
- Esatto, proprio lui !
Provi ad immaginarsi nei suoi panni, o in quelli di qualcun altro...non sarebbe
meraviglioso ? Non le piacerebbe ? - disse il tizio saltellando
intorno a Mark. Non posso crederci,
pensò il ragazzo, l’ha fatto di
nuovo !
- Certo che mi piacerebbe -
rispose Mark, sempre restando sulla difensiva - Quello che non capisco è dove
vuole arrivare. -
- Ma come, mi sembrava di essere
stato chiaro ! Io posso metterla al posto di qualsiasi persona lei
voglia ! -
- Ma certo...e tutto questo in
cambio della mia anima, immagino... - disse Mark con un risatina sarcastica.
- Oh, no, io non chiedo mai nulla
in cambio...i miei scopi sono come dire...filantropici. -
- Che intende dire ? -
- Oh, se ne renderà conto molto
presto...allora che fa, accetta ? -
Mark sospirò e scosse la testa. -
Senta, non ho tempo da perdere con i matti. La saluto. - disse, rimettendosi in
cammino.
- Guardi che non sto affatto
scherzando. - Mark si bloccò, gelato dal tono di voce che aveva usato quello
strano tizio.
- Insomma, non vedo perché questa
cosa debba interessare solo me ! A moltissima altra gente farebbe bene
mettersi un po’ nei panni di qualcun altro, certe volte ! -
- Oh, lo so benissimo ! -
rispose l’omino sogghignando in modo sempre meno rassicurante - Le assicuro che
penserò anche a questo... Allora, che mi dice ? Accetta o no ? -
- E va bene, accetto ! -
disse Mark alzando gli occhi al cielo, sperando così di levarsi dai piedi quel
matto furioso, che però non lo rendeva affatto tranquillo - Però...insomma, lei
chi è ? E come diavolo fa a resistere a metà Luglio con quella palandrana
addosso ? -
L’omino sorrise di nuovo, si levò
la bombetta e fece un ossequioso inchino.
- Io sono Evsebius, genio degli
scherzetti e delle amare lezioni ! E se porto questo cappotto è solo
perché... - Evsebius spalancò le falde del pesante pastrano. - ...perché sotto
non ho niente ! ! Ha, ha ! ! -
Mark, il quale temeva la classica
mossa del maniaco che abborda le baby-sitter ai giardini pubblici, spalancò la
bocca nel vedere che, effettivamente, sotto il cappotto non c’era proprio nulla,
nemmeno il corpo.
- A presto, signor Landers !
Ormai ha fatto la sua scelta ! -
Detto questo, il fantomatico
Evsebius sparì del tutto.
Mark scosse la testa, sconvolto. Ma perché li trovo tutti io, i pazzi ?
si disse.
Senza voltarsi indietro, affrettò
il passo, sperando di arrivare a casa il più presto possibile.