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Autore: _That Star_    11/06/2013    3 recensioni
Non è semplice essere la numero sette.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Mark Owen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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What doesn't kill you...

 

 

 

Take That star Mark Owen last night sensationally confessed to having TEN affairs.

The “squeaky clean” singer opened his heart to The Sun in a bid to wipe the slate clean and

start afresh with his wife Emma.

Mark, 38, broke the news of his cheating to Emma, mum of their two kids, at their London home

yesterday.

He said: “She loves me and I let her down. I’m really sorry.”

The multi-millionaire singer blamed a long battle with booze for his two-timing, which will shock

millions of the chart-topping band’s adoring fans.

And he told The Sun: “I have been an idiot, a d***head, a k***head. All of the above and more.

It’s about me, my mistakes. Nobody else is to blame.”

Mark had all ten flings AFTER he started dating Emma five years ago.



The sun, 12th March 2010.

 

 

 

 

 

Nicole sapeva bene che era un preda comoda. Infatti, malgrado odiasse con tutto il cuore le discoteche, si era vestita con abiti sexy, attillati. Avrebbe preferito passarsi una serata in teatro, o al cinema, o ancor meglio a studiare per l'esame di giovedì prossimo, ma di certo non le spiaceva aver attirato gli sguardi di mezzo locale; che poi quegli sguardi andassero a finire sul suo seno o sul suo sedere, non era importante. Il locale era stato conquistato. Quasi completamente.

Un tipo riccio, con la camicia totalmente sbottonata ed impregnata di alcool, si avvicinò a lei cingendole il braccio.

Ehi piccola, come ti va? “proferì mentre un suo amico gli rifilava in mano un bicchiere di vodka.

Lavati.” disse lei velocemente, mentre girava con disinteresse la cannuccia nel suo drink.

Come?” -replicò lui a metà tra il divertito e l'offeso. Fece segno a qualche suo amico di raggiungerlo, come quando un bambino vede una nuova giostra e non vede l'ora di farla provare ai suoi amici.

Lavati.” ripetè lei sospirando per poi voltarsi dal lato opposto dei ragazzi. Accanto a lei c'era un tipo con il cappello, rivolto verso una bella donna dai capelli lunghi e mori. Tentò di scorgere il viso dell'uomo protendendosi un po' verso il basso, ma la mano di uno di quei giovani le prese il viso con forza portandola a guardarlo negli occhi. Era il ragazzo riccio e teneva i denti stretti, facendo passare il suo sguardo da un occhio di Nicole all'altro.

Ascoltami puttana...” le disse fingendo una tranquillità poco credibile. Era come una molla pronta a scattare, al minimo cenno di attacco.

Puttana chiami la donna che ti ha partorito.” disse lei abbassando lo sguardo e ridendo, convinta che era proprio questo che lui cercava. Voleva divertirsi con le parole, stuzzicarla affinchè lei reagisse. Ma a reagire...fu lui. La prese per le spalle e la spinse giù dallo sgabello, attirando l'attenzione di tutti. La alzò per le braccia ed avanzò con lei finchè non trovò un muro. Prese a morderle il collo e le strappò una spallina del vestito.

LASCIAMI! “ strillò lei, riuscendo a catturare l'attenzione di un buttafuori. Il riccio subito si allontanò alzando le mani e guardando il buttafuori ridendo.

Signore, non si preoccupi, stavamo solo giocando.” gli disse tirandogli una pacca sulla spalla. Quello dapprima lo guardò in maniera sinistra, poi sospirò e lo avvisò che la prossima volta che avrebbe sentito delle lamentele, non avrebbe esitato a sbatterlo fuori, e anche con un paio di calci in culo.

Il ragazzo rise, lesse il nome sulla divisa dell'omone e poi disse in tono ironico:

Grazie Gordon “

Guardò in fine la ragazza per terra e si avvicinò con passi lenti. Un uomo col cappello però raggiunse per primo Nicole e la aiutò ad alzarsi.

 

Sono stanca. Mi alzo così questa mattina, senza forze e con una rabbia incontrastabile, che non avrà mai il coraggio di uscire. Aprire gli occhi non è mai stato così frustrante. Mi volto dall'altra parte del letto e noto che anche lui è sveglio, vigile, pensieroso. Gli sposto un ciuffo di capelli davanti agli occhi e lo guardo, aspettando che dalle sue labbra esca una ragione di vita per me, o che semplicemente mi dica che è finita, che non ne può più, che è a pezzi, che non se la sente. Questa mattina potrei tollerare qualsiasi cosa, anche uno dei suoi discorsi in cui parla dell'importanza della famiglia o di quanto lui sia emotivamente fragile ed impotente.

Dovrei smetterla Nicole.” lo dice come se me lo stesse chiedendo, mi guarda con gli occhi lucidi, come se non avesse pianto abbastanza ieri sera. E' triste e lo sono anch'io. Vorrei far qualcosa, ma m'impongo allo stesso tempo di non proferirgli parola, potrebbe solo peggiorare ulteriormente la sua, la nostra situazione.

Io ti amo, Nicole.” avevo detto che sarei riuscita a ricevere qualsiasi freccia da parte sua, ma non questa. Avrei preferito che ci fosse un “ti odio”, un “non ti voglio più vedere”, un “ti voglio bene”. Ma non posso essere derisa così, come se io non sapessi che lui mente, in continuazione, e non si ferma di colmarmi di menzogne, come quando dice che un giorno partiremo, che un giorno saremo felici. Lo guardò rabbiosamente, tentandogli di trasmettere con un solo sguardo tutto l'odio -perchè sì, è odio- che provo nei suoi confronti.

Racchetto i miei vestiti in giro per la stanza, tentando di coprirmi minimamente e faccio per andare in bagno. Mi volto verso di lui. Ha il panico totale in viso, non riesce a prendere una decisione, adesso è lui che cerca risposte in me.

Evita, bastardo.” gli dico prima di rifugiarmi in bagno. So di avergli fatto male con quelle parole, ma lui sta facendo male a me, da sempre, fin da quando è cominciata questa storia, due anni fa ormai. Chiudo la porta a chiave, facendo appositamente rumore, in modo che lui mi senta, per sottolineargli che è inutile venire fin qui.

 

Ti ha fatto male?” le disse accarezzandole i fianchi e guardandola preoccupato.

Nicole non riusciva in alcun modo concretizzare cosa le fosse accaduto. Tentò di tirar su la spallina del vestito, ma essa cadde nuovamente. Mandò giù un grosso groppo di saliva e alzando lo sguardo verso il suo salvatore, scosse la testa. Doveva esser biondo, o comunque di un castano chiaro, questo gli suggeriva l'unico ciuffo di capelli che usciva dal suo cappello. Aveva gli occhi celesti e le sue mani erano gentili mentre si muovevano su i suoi fianchi, e calde quando si appoggiarono sulle sue spalle. Uno strattone portò in un secondo Nicole nel mondo reale, il ragazzo riccio la prese per mano e la ricondusse al bancone, sistemandole i capelli approssimativamente con gesti grossolani e rozzi.

Allora, dicevamo?” le disse guardandole provocatoriamente il seno. Lei in quel momento si sentì stupida, vittima dei giochi di quel ragazzo, sporca di quelle mani sudice. Lo guardò confusa, aprendo leggermente la bocca, come un animale impaurito che non vede l'ora di scappare, in qualsiasi luogo, ma lontano dal suo nemico.

Dicevamo che ti devi togliere dalle palle.” ingiunse una voce alle spalle di Nicole. Si voltò di scatto e vide quel tale col cappello, circondato dalle braccia di quella signora mora con la quale stava parlando poco fa. Gli sussurrò qualcosa all'orecchio ma lui scosse la testa. La ragazza mora a quel punto se ne andò muovendo un passo dietro l'altro sugli alti tacchi ed uscì dal locale offesa.

Nicole guardò la scena ancora più impaurita e le venne spontaneo aggrapparsi al braccio di quell'uomo.

Senti, sarò clemente, spostati amico.”

Prima che io te diventiamo amici, ne passa di tempo.” replicò lui scatenando qualche risata trattenuta dalle persone che attorniavano i tre. Anche il riccio rise e toccandosi il labbro lo guardò tenendo gli occhi socchiusi.

Sai cosa...Hai proprio ragione.” gli disse versandogli dall'alto due drink, per poi sbattere i bicchieri per terra. Notando che l'uomo non manifestava alcuna reazione, il ragazzo alzò la posta in gioco, prese il suo cappello e lo scaraventò in un angolo della stanza.

L'uomo rise e scosse la testa, si chinò lievemente verso la ragazza e le chiese quale fosse il suo nome.

Nicole.” -disse lei guardandolo riconoscente-”Stai atten-” Non fece in tempo a finire la frase che quel ragazzo tirò all'uomo un pugno in viso, facendogli sanguinare il naso.

Ancora nessuna reazione.

Beh?!” disse il giovane guardandolo stupito e allargando le braccia. Voleva che il tipo portasse l'attenzione su di lui e sperava che un pugno lo avrebbe fatto imbestialire, invece quel tale si toccava semplicemente il naso. D'un tratto poi si chinò ancora verso la ragazza e le tese la mano.

Mark, piacere.”

La gente attorno a loro iniziò a ridere pesantemente della situazione assurda che si era creata grazie a quell'ormai “signore senza cappello”.

 

Mi vesto celermente e senza badare troppo se sto sovrapponendo gli abiti in maniera esatta. Voglio andarmene da lui, ma questa volta per sempre, lo giuro. A me, alla mia famiglia e sono pronta a giurarlo anche a lui. A patto però che non mi guardi con quei suoi occhi splendidi. Potrei farcela. Apro la porta, sicura di me stessa. Vado verso la piccola cucina, convinta di poterlo trovare lì, ma lui manca. Magari ha fatto lui la grande scelta di abbandonarmi, bene, ancora meglio. Passo per il salotto e faccio per andare a prendere il mio cellulare e le mie scarpe in camera, quando me lo ritrovo ancora lì, seduto su quel letto, spaesato.

Nicole...” dice alzandosi e venendo verso di me. E' così patetico, primitivo, sciocco. Lo guardo con disprezzo e lui sorride debolmente prendendomi una mano. Pensa che io ceda ancora, che io sia pronta come sempre a perdonarlo, perchè lui è il povero Mark Owen, che ha tanto bisogno di me in questo momento tanto difficile e confuso. Tolgo in fretta la mia mano dalla sua, lo spingo indietro e gli tiro uno schiaffo. Lui ancora mi guarda con quegli occhi, ma sta volta no Mark. Questa volta no.

Sono stanca Mark.”-gli dico avvicinandomi a lui pericolosamente, ringhio sulle sue labbra quasi e scandisco bene le parole- “Io me ne vado, cosa credi che io non sappia? Credi forse che io non sappia che tu scopi tutti giorni con gente che nemmeno conosci? Credi che io non sappia che tu in realtà non hai mai parlato a tua moglie della nostra relazione, quando avevi giurati di averlo fatto? Credi che io non sappia che sono solo una puttana di passaggio per te?”

Nicole non è così...” -mente, lui continua a mentire, e non si vergogna di mentire- “So che non ci credi, ma io sono innamorato di te...”iniziò a prenderlo a schiaffi, a pugni, lo morsico, tutto affinchè lui smetta di parlare, cade per terra ed io continuo, in lacrime, singhiozzando.

BUGIARDO!”-Gli strillo contro, e lui mi blocca le mani, mi dimeno cercando di liberarmi-”LASCIAMI!” è più forte di me, non mi lascia e la mia stanchezza giunge sulle mie braccia e anche nella mia voce.-“Sei un bugiardo...” riesco a dirgli prima di scoppiare a piangere tra le sue braccia, mi accarezza la schiena e sento le sue lacrime sui miei capelli.

 

Andiamo via” le sussurrò poi allungando una mano verso di lei. Nicole sorrise fiaccamente.

Figlio di puttana io e te non abbiamo ancora finito!” gli urlò contro il ragazzo sganciando un pugno all'aria, perchè Mark si era spostato velocemente. Prese il pugno a mezz'aria del ragazzo e con uno strattone lo tirò verso di sé. Gli diede una ginocchiata nelle palle, facendolo cadere miseramente in ginocchio a terra, lì dove prima vi erano i vetri dei bicchieri rotti.

AAAAH” urlò quel tale tentando di togliersi da quel pasticcio.

Intanto Mark prese per mano Nicole, ed incurante di tutto e di tutti, la condusse all'esterno.

Grazie,” -riuscì a dire lei, concedendogli il primo vero sorriso della serata.- “Mark.”

Lui sorrise di rimando e guardò le loro due mani intrecciate. Anche Nicole le guardò e notò che quell'uomo aveva un anello al dito.

Sei sposato?” le venne spontaneo chiedergli.

Lui sciolse la prese e si rigirò la fede al dito. “Non lo so più.” le disse semplicemente, e lei accettò la sua risposta. Cambiò poi argomento.

Sei di qui? “

No, vengo da Manchester io. Un mio amico mi ha portato qui.”

Vuoi venire a stare da me?”- gli chiese speranzosa. Voleva ricambiare in qualche modo il grande favore che lui gli aveva fatto, salvandogli praticamente la vita ed inoltre non poteva negare a se stessa che quell'uomo gli suscitava un grande fascino. Lui sorrise e la guardò dolcemente.-”Dico davvero Mark, abito in un appartamento non molto lontano da qui.”

Fece per pensarci su un attimo. “Sai cosa, ti dico di sì.”

Cinque minuti dopo erano già intenti a baciarsi in ascensore, sussurrandosi frasi d'amore, senza sapere nulla l'uno dell'altro, stringendosi e toccandosi. Corsero veloci fino alla camera di lei, Mark la spinse sul letto ed iniziò a toglierle i vestiti, facendola ansimare ad ogni suo tocco, mentre esplorava il suo corpo.

Credo di amarti.” le disse d'un tratto guardandola come spaventato.

Io ne sono già certa.”

 

Restiamo così per minuti e minuti, a piangere abbracciati l'uno all'altra. E sono vergognosa quando focalizzo che pagherei per rimanere in questa posizione, con lui, per sempre. Metto tregua al mio sgretolamento alzando lo sguardo verso di lui e allontanandomi un po'.

Fermiamoci. E' finita, basta Mark.”

Lui mi guarda con un'espressione affranta in viso, ma non non mi contraddice. Sono passati due anni, ed in due anni si impara a conoscersi, ad amarsi. Forse per mezzo secondo, forse quella sera stessa in cui ci siamo incontrati per la prima volta, mi ha amato. Superficialmente e a suo modo. Ma mi ha amato. Cerco di risvegliarmi da questi pensieri, attaccando con il solito discorso, che ha sentito già tante volte.

Io sono solo una delle tante, e tu sei sposato, hai un figlio. Non puoi permetterti di continuare. Lasciami.”

La verità è che non avrà mai la forza di lasciarmi, non è quel tipo di persona, capisci quando prende le cose seriamente. Capisci quando vuole arrivare fino in fondo, capisci quando è forte di sé. Ma questa volta ha fallito, e lui sa. Ha sbagliato tutto. Aspetto in silenzio che lui dica qualcosa, ma riprende a piangere e io caccio via tutte quelle lacrime che vorrei mischiare con le sue.

Okay, faccio io Mark.”-dico alzandomi, mi infilo le scarpe rapidamente, metto il cellulare in borsa e lo guardo un'ultima volta. Ha la schiena appoggiata fiaccamente al muro, gli occhi bassi e potrei scommettere che ancora piange, come piango io, ma non mi fa piacere ammetterlo. Gli tremano le labbra e gira la fede attorno al suo dito, sperando di ottenere ora qualche risposta dalla parte di sé che è attaccata alla sua famiglia, alla sua Emma.

Addio.”

 

L'alba giunse presto, e Mark era sveglio, da una buona mezzora ormai. Guardava lei dormire, accorgendosi pian piano che non esisteva creatura più bella. Ma tutto ha una fine. Si alzò silenziosamente, raccogliendo qualche vestito e preparandosi a scappare, come era solito fare. Le diede un'altra occhiata. Guardo per terra e si morse un attimo il labbro, lei non era una delle tante. Strappò un pezzo di carta da un foglio che trovò sulla mensola di Nicole e scrisse il suo numero.

Lo mise in una delle sue mani, fiaccamente aperta, le diede un ultimo bacio ed uscì dalla stanza.

 

Faccio il grande errore di guardarlo, in quei meravigliosi occhi, posizionati in quello splendido viso e quelle dolci labbra. Mi mordo il labbro sottolineando a me stessa che non devo farlo. Per alcuna ragione. Non devo cedere.

Ho cambiato numero.”- gli dico abbassando lo sguardo e lasciando che la rabbia domini per un po' le mie parole-”Non mi cercare.”

Devo andarmene.

Io sono solo la numero 7.

 

 

Makes you stronger, Mark.”

 

 

 

 

 

 

Grazie a tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare fino alla fine.

Siete stati preziosissimi, dico davvero.

Ho pensato molto prima di pubblicare questa storia, so che tratta di un tema difficile. Di un aspetto di Mark, non proprio positivo. Sono cosciente che non sia un tema semplice, da trattare in una fanfiction.

Spero solo di non esser stata troppo...dura, in un certo senso, troppo secca.

Fatemi sapere, è importante per me, soprattutto in questa storia.

Bacio xx

  
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