Prefazione:
E
se per caso i personaggi di Alice in Wonderland
venissero follemente trasportati nelle storie più
conosciute?
Allora. Mescoliamo il futuro con il presente e il passato.
Non cominciamo con: c’era una volta e nemmeno con: Un tempo.
Iniziamo
semplicemente dal principio.
*
* *
*
HANSEL
E GRETEL
Che
freddo.
Fu
forse la prima cosa che Alice sentì.
Si strofinò le mani sulle braccia per riscaldarsi.
Si alzò da terra e si strofinò gli occhi facendo
un po’ sbavare la matita che
aveva messo sotto gli occhi.
Dov’è
il cappellaio? Mi
aveva detto che mi
avrebbe aspettata al mio risveglio. Io non lo vedo.
Evidentemente
Alice era ancora un po’ frastornata dalla
caduta che aveva attutito.
Un
buco. Un coniglio bianco con il panciotto, mi diceva che era tardi.
Tardi. Ma
tardi per che cosa?
-Alice.-
Sentì una voce provenire da dietro un albero.
Si. Proprio un albero. Uno molto grande in confronto a tutti gli altri
che si
trovavano nella foresta. Era forse un larice. Ma lei non era mai stata
un’ esperta su questo argomento.
Si
alzò in piedi e fece molta fatica. Barcollò un
po’ prima
trovare nuovamente il suo baricentro. Si spolverò il suo
vestito celeste e fece
un profondo sospiro.
-Cappellaio
sei tu, forse?- chiese con un po’ di
insicurezza.
Una
figura scura uscì da dietro l’albero.
Indossava
un lungo cappotto marrone con i merletti ai
bordi. Un paio di pantaloni grigi alla “pescatora”
con le strisce. Due calzini
di colore diverso, uno arancione e l’altro blu. Un enorme
fiocco al collo, ma
soprattutto portatore di un cilindro nero con delle spille da cucito
inserite
in una striscia di stoffa color salmone.
Si
avvicinava ad Alice.
-Non
essere timorosa, io mantengo sempre le mie promesse.
Certo che potevo essere solo io.- rispose sistemandosi con la mano
tremante il
cappello.
-La
ragazza dai capelli d’oro.- disse una voce soffocata e
molto lontana.
-Mi
chiamo Alice e tu chi sei?-
-Non
ti ricordi di me?- continuò la voce mentre tossiva.
-Se
ti posso vedere, magari mi ricordo. Non credi?- chiese
lei con la sua solita voce da altezzosa.
Il
cappellaio sbuffò. Quanto odiava quell’ essere.
Quel
schifosissimo lombrico. Gli piaceva definirlo in questo modo.
-Sono
il brucaliffo, sciocchina.- disse l’essere mentre si
avvicinava.
-Ah.
Ma non chiamarmi più sciocchina. Sono diventata grande
ormai. Se non ti sei accorto ho ben diciassette anni. E tu, invece sei
il
solito noiosissimo lombrico
rompiscatole.- disse facendo tre schiocchi delle dita.
A
quelle parole il cappellaio rise.
-Aha.
Alice, sei fantastica.-
Il
brucaliffo, offeso:
-Ah, Alice, Alice. Mi dispiace che tu abbia dimenticato tutto quello
che hai
fatto a Wonderland. Eri solo un’ inutile ed immatura bambina,
allora.-
Il
cappellaio si mise una mano sulla fronte e si sedette a
terra per vedere il piccolo animaletto.
Sarà stato alto più o meno un centimetro e lungo
come un indice.
-Inutile? Io ti ho salvato il culetto che non hai, bello. Combattendo
contro
quella Regina del cavolo.-
Il
cappellaio sbuffò per l’ennesima volta e
guardò i viso
di Alice nell’attesa che lei capisse cosa dire.
-Senti
Brucaliffo, noi dobbiamo incamminarci per una meta
che tu non conosci e non ti vogliamo nemmeno dire. Ciao.-
Il
Brucaliffo, rimasto offeso, girò i tacchi e se
andò
senza nemmeno salutare.
-Che
bella faccia tosta che ha, vero Cappellaio?-
Lui
si alzò, si guardò a destra e a sinistra per
controllare che il lombrico se ne
fosse andato:
-Certo.
Una faccia tosta come un tostapane.-
*
* *
*
Il
cappellaio fissava Alice. Era cambiata.
Era molto più magra e più alta, ma tutto sommato,
era felice di rivederla.
Le erano cresciuti i capelli e si erano un po’ schiariti.
Mentre gli occhi
erano rimasti celesti. Quel celeste che non dimentichi mai. Quello
brillante
come una giornata d’estate.
Il vestito che portava da sempre le stava più corto e le
arrivava sopra alle
ginocchia e le maniche ai gomiti.
-Ti
vedo veramente tanto cambiata, Alice.-
-Ho
passato un terribile periodo. Proprio bruttissimo. Ci
sto quasi uscendo. Si chiama adolescenza.-
-Aha.
Mi continuerai a far ridere sempre. Anche se non sei
più la ragazza che eri prima. Prima eri molto
più...moltosa. Hai perso la tua
moltezza…-
Continuavano
a camminare. I fiori erano tutti alti massimo
dieci centimetri. Non come in Wonderland che superavano anche i due
metri.
Erano sempre gli stessi: Margheritine, qualche rosa bianca qua e
là…
Ad
un certo punto Alice si fermò.
-Scusa,
ma dove stiamo andando?-
-Non
lo so. I matti camminano senza una meta. Per il
momento a me basta stare con te, perché la mia meta sei tu.
E sei abbastanza
pazza per i miei gusti. Quindi mi diverti.-
-Pazienza.
Cammineremo un po’ nel bosco. Ma se perdiamo la
via?-
-Non
ti preoccupare, dovrei avere del pane nella mia
sacca.-
Il cappellaio prese un pezzo di pane e iniziò a fare delle
briciole con la
mano.
-Fermo!-
urlò la ragazza aprendo tu la sua mano e tendendo
il braccio.
-Perché?-
-Se
dovessimo rimanere senza cibo?-
-Non
ti preoccupare. Facciamo solo una passeggiata. Dopo
torni a casa.-
Detto
questo il cappellaio iniziò a buttare per terra delle
briciole di pane.
*
* *
*
-Fame.-
Una voce.
-Tanta
fame.-
Un
passo dopo l’altro. Abbassò il capo e
annusò per terra.
-Questo
sembra cibo.
Cibo? Cibo!-
Tirò
fuori la sua lingua viola ed iniziò a leccare le
briciole per terra.
-Meglio
che niente. Aspetta. Se io esisto, vuol dire solo
una cosa. Alice!-
Lo
Stregatto iniziò a correre. Sempre a quattro zampe.
Era
diventato vecchio. Non aveva più quel suo colore viola
e blu scuro, ma oramai erano tendenti al bianco.
Era
anche ingrassato. E molto. Sembrava un comune gatto se non
fosse che poteva sparire nel nulla da un momento all’altro.
Mentre
correva teneva la lingua fuori dalla bocca in modo
da leccare tutte le briciole per terra. E ogni tanto ci inciampava
sopra.
Proprio imbranato.
Devo
trovare Alice. Devo. Almeno per salutarla, altrimenti si sveglia e
finisce
tutto.
*
* *
*
I
due continuavano a camminare e il cielo si faceva scuro.
Molto scuro.
-Inizierà
a piovere. Molto presto, anche.- affermò Alice.
-E’
il tuo sogno. Puoi anche far smettere. Puoi anche far
nevicare in agosto.-
Il
cappellaio avanzò la mano verso quella di Alice e
afferrarla.
Divenne leggermente rosso sotto gli occhi.
Mentre
a lei non importava molto. Lo credeva un amico. Un
vero amico.
Crick
Crock
Alice
sentiva dei bastoncini spezzarsi alle sue spalle.
Aveva paura. Paura che poteva essere qualche guardia della Regina Rossa.
Ma
non appena girò lievemente la testa… lo vide.
Lo stregatto.
Un po’ brutto. Grosso. Un fotocopia mal venuta di un
bassotto, con l’inchiostro
finito.
Il
cappellaio non si era accorto che Alice si era girata,
disse:
-Non
è possibile.-
-Solo
se pensi che lo sia.- Rispose il cappellaio.
-No,
no. Seriamente. Girati.-
I
due si fermarono.
E
videro una Pantegana.
-Ehilà!
Stregatto!- salutò Alice muovendo la mano che aveva
mollato dal cappellaio.
-Ciao
Alice! Di nuovo in mezzo hai matti stai?- disse
sogghignando.
-Simpatico,
lui.- continuò il Cappellaio.
-Ah,
Stregatto. Non ti vedo molto in forma.-
L’
animale si vide la grassa coda che trascinava con sé:
-Alice,
questo è il tuo sogno. Sei tu che hai deciso di
farmi diventare in questo modo!- Urlò sparando uno dei suoi
sorrisi che
arrivano sino alle orecchie.
-Perdonami.
Ma dovevo. Dovevo vederti conciato in questo
modo.- Rispose a sua discolpa.
Lo
stregatto incominciò a sparire.
-Ci
vediamo Alice. Divertitevi.-
I
due risposero abbozzando un sorrisetto.
*
* *
*
Cominciò
a piovere. Non molto forte. Solo qualche
gocciolina.
Il cappellaio offrì il suo cappotto ad Alice.
Le stava un po’ grande, ma era comodo. Eccome se era comodo.
-Guarda,
là in fondo c’è una casetta. Andiamo a
ripararci.-
Le disse mentre teneva una mano sulla sua spalla e indicava una casetta
tutta
colorata.
Corsero
fino alla porta e bussarono. Bussarono molto forte
e solo dopo un po’ arrivò una donna.
Brutta.
La pelle bianchissima. Vestita di rosso. Grossa e
molto, molto vecchia.
-Oh,
poveri ragazzini, entrate, entrate.- disse mentre
accomodava i due all’interno della dimora.
Il
cappellaio mentre toglieva il cappotto ad Alice le sussurrò:
-E’
la Regina Rossa. Non ti ha riconosciuta. Perché sei
diventata grande. Menti.-
-Come
vi chiamate?- chiese la Regina mentre si sistemava i
capelli. Quei folti capelli rossi come il fuoco.
-Io
Gretel e lui è mio fratello Hansel.- Mentì Alice.
-Avete
delle facce famigliari. Ma sapete, io adesso, soffro
di amnesia e non ricordo più nulla di quello che
è successo. Perdonatemi. Ma
ora devo uscire un momento. Tornerò dopo.-
Detto
questo la Regina sbatté la porta alle sue spalle.
-Mente.
Alice. La Regina mente. Si è accorta che sei tu. Ci
ucciderà.-
-Merda.
Merda. Merda.-Disse Alice chiudendo gli occhi.
*
* *
*
-Mento
io e mente lei. Furba Alice. Intanto io vi ucciderò.
A te e a quel stupido di cappellaio.-
*
* *
*
-Eccovi.
Dove vi avevo lasciato- disse la Regina– perdonate
la mia assenza, ma vi ho comprato del cibo.- E mostrò delle
pesche e del pane.
-Hansel,
potresti aiutarmi a sbucciare le pesche, per cortesia?-
Il cappellaio si avvicinò.
La
Regina, in men che non si dica, prese il coltello, gli
fece un taglio sul palmo della mano destra e leccò il suo
rosso sangue.
-Delizioso.-
disse mentre si leccava il labbro superiore.
Alice
si alzò dalla sedia e accorse l’amico. Si mise
davanti a lui:
-Prova
a toccarlo di nuovo e ti uccido. Intanto decido io
la storia.-
-Ah.
Fallita Alice. I cattivi vincono sempre. Intanto ora
non siamo nel Paese delle Meraviglie. E il futuro non lo decide
nessuno.-
continuò mentre girava il coltello tenendolo sulla punta.
I
due corsero fuori. Pronti a riprendere la strada.
-Dove
cazzo sono le briciole?- Disse ansimando il
cappellaio.
-Merda.
Lo stregatto! Anche lui però.-
Alice
lo prese per mano, (quella dove non era graffiato,
ovviamente).
E iniziarono a correre, cercando di ripercorrere la strada fatta
precedentemente.
Pioveva
ancora. E la Regina continuava a rincorrerli con il
coltello in mano.
-Vi
ucciderò, stronzetti!-
A
quel punto Alice cadde, trasportando su di lei anche il
cappellaio.
Era sporca di fango ovunque. E gliene era andato un po’ anche
negli occhi.
-Non
vedo! Non vedo!-
Al
cappellaio continuava a sanguinare pesantemente la
ferita.
E
la Regina avanzava ridendo. Rideva come i matti.
Ad
un certo punto arrivò davanti ai due ragazzi che
cercavano di rimettersi in piedi.
Inclinò
leggermente la testa a destra, spalancò gli occhi
neri e alzò il coltello.
Usò
una voce talmente tanto tranquilla che dava fastidio:
-Game over. Mai mentire alla Regina.-
Detto
questo prese il coltello e lo ficcò nelle gole dei
ragazzi: prima in quello di Alice e poi in quello del Cappellaio.
Dicevano
che i matti sono i migliori.
Ma Alice e il Cappellaio hanno trovato qualcuno più matto di
loro e hanno
deviato la via della loro follia.
Ingenui.
Spazio
autore:
Bene,
bene. Ciao a
tutti! Ed eccomi alla conclusione di questa mia FF. Spero vi piaccia,
perché a
dire la verità l’ho scritta solo nelle ultime ore.
Penso di farne altre due. Sempre con i personaggi di Alice in
Wonderland
(Cappuccetto Rosso e Biancaneve) Ma non ne sono molto sicura.
So che la storia purtroppo non è originale e qualche frase
l’ho copiata dal
film.
Ma… che dire? Aspetto commenti vostri.
*fa
ciao con la
manina*
Ciau ciau a tutti :33