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Autore: Tiva_Giuly96    11/06/2013    0 recensioni
Questa storia viene raccontata da Tony, racconta la vita fuori e dentro il lavoro. Ho preso spunto da uno dei miei film preferiti: Sin City.
Spero vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio di soprassalto, sono tutto sudato, perché? Forse perché poche ore fa ho fatto l’amore con la donna della mia vita, ma anche perché siamo in pieno Agosto. Mi giro verso l’altra parte del letto, non la trovo, allungo la mano per sentire la pelle calda e morbida sul palmo della mia mano, lei non c’è. Dove può essere? Mi alzo, vado davanti alla finestra, è ancora presto, la luna è limpida nel cielo, la sua luce rende padrona la città. Abbasso lo sguardo, è silenziosa, le sue vie sono deserte a parte per qualche barbone seduto sui marciapiedi a scolarsi una bottiglia di vino e qualche gatto che vaga per la città, abbandonato a se stesso, che cerca in ogni vicolo una preda per sfamarsi, un gruppo di ragazzi che cammina urlando per le vie, probabilmente usciti dalla discoteca due isolati più in la, chissà che hanno fatto, si saranno drogati o qualcosa dal genere. Al mattino non è così buia la mia città, si anima, s’ illumina e mostra tutto il suo splendore. Ancora mi domando dove possa essere Ziva. Non dormo mai senza la mia pistola, forse ho preso il vizio della donna che poche ero fa era sdraiata accanto a me… non lo so. Mi volto, vedo la maniglia muoversi e la serratura scattare, lo tiro fuori, tiro fuori il mio cannone: la mia glock 9mm, la punto verso la porta, potrebbe essere Ziva o può essere un ladro, non si sa, meglio armarsi. Il mio pollice arma il cane mentre l’indice prende posto sul grilletto. Apre la porta… è Ziva. Ma che ci faceva in giro a quest’ora? La guardo, è vestita da palestra con pantaloncini corti e canotta che mette in risalto quei seni perfetti. Metto via la pistola e le chiedo dov’era andata. Lei mi risponde che era andata a fare una corsa… una corsa? Sono le 3:30 del mattino! Chi le capisce è bravo… le donne. Le dico di tornare a dormire che è ancora presto, ma lei non vuole, anzi, mi fa uno di quei sorrisetti che mi fanno impazzire i circuiti. Cerco di resisterle… senza successo. Me la carico addosso e la porto in camera da letto, lì, lei mi fa vedere il meglio di se. Cavolo quanto la amo quando fa così. Il mattino seguente mi sento la testa di varie taglie più grossa, questa notte la mia cara Ziva mi ha fatto lavorare… Lei si sveglia, si riveste e va a prepararmi la colazione. Non posso, devo andare con lei. Che uomo sarei se mi facessi portare la colazione a letto da una donna? Sono io se mai… a portarle la colazione. Mi avvicino a lei, cavolo se profuma! Anche dopo una notte così, lei riesce sempre a emanare quell’odore di vaniglia mista a polvere da sparo. Il telefono della mia donna comincia a suonare, probabilmente è McGee o Gibbs, non lo so, aspetto che risponda. Come pensavo, è Gibbs, ci vuole in ufficio, probabilmente per un nuovo caso, non lo so. Arriviamo in ufficio, Dio quanto mi è mancato l’odore della moquette dell’ufficio. Lei si siede alla sua scrivania e io alla mia. McGee è alla sua scrivania a battere sulla tastiera, quel rumore mi da su i nervi. McGee… un uomo pieno di sorprese, all’inizio pensavo fosse un perdente, un secchione uscito dall’ MIT, invece si è dimostrato un bravo agente. Un piccolo genio, non fa altro che battere sulla tastiera e giocare a chissà quale gioco su elfi e draghi. Ecco che arriva… Gibbs, un povero vecchio, solo, divorziato tre volte e sposata una. Chissà perché tutti i pezzi grossi lo odiano, un vecchio scorbutico e… immortale, una sorta di Highlander, ogni volta che gli sparano, non si sa perché lui riesce sempre a rimettersi in piedi. Ecco che da gli ordini. Solito caso, solito lavoro: solita routine. …………………………. A casa, Ziva mi prepara una bella bistecca che farebbe invidiare persino Gibbs. Lei si siede vicino a me, cominciamo a mangiare. C’è un problema, ha esagerato con le spezie, ingoio un boccone che però mi rimane in gola, non riesce a scendere, fa schifo, la mia gola lo rifiuta. Divento rosso, non perché sto per soffocare ma perché ha esagerato con il pepe. Non ci riesco, rimane li… avanti ragazzo, non lasciarti battere da un pezzo di carne, ingoialo e falla finita! Ziva mi guarda perplessa, le faccio segno che sto bene, io sto bene ma la mia gola no. Lo butto giù. Chiuso: Tony 1 – carne 0. Finito di mangiare, Ziva mi porta in camera e mi fa vedere ancora una volta il meglio di se, Dio quanto la amo quando fa così. Il mattino seguente siamo sdraiati uno sul petto dell’altra. Questa volta la mia ninja non è scappata nel pieno della notte, è rimasta tutto il tempo con me. Mi sveglio, lei si sveglia, mi guarda con quei suoi occhio che assomigliano a quelli di una tigre. Le dico che l’amo e che l’amerò per sempre. ………………………….. Passano alcuni giorni, Gibbs ci chiama per andare in ufficio, un caso diverso questa volta: marine ucciso in un bosco, un bosco destinato a diventare rosso, giallo, verde e blu per le paintball. Solita indagine, solita routine. Arriviamo su quella che pochi giorni fa era la scena del crimine e che ora è diventato un terreno di caccia tra noi e l’assassino. Lo rincorriamo per tutto il bosco, Gibbs ci aveva ordinato di usare il silenziatore perché lì vicino c’erano dei ragazzi, bambini e rispettivi genitori che si divertivano a far diventare Arlecchino gli avversari. Lo trovo, eccolo, è di fronte a me, mi punta l’arma all’altezza della fronte… che faccio? Sento un colpo, un colpo lieve… STOP! È finita. NO! Il silenziatore fa dello sparo un sospiro. Eccolo, è accasciato davanti a me con un buco in fronte. Mi dispiace bello, ma sono più veloce io. Eccoli che arrivano, come pirati alla conquista di un tesoro, Ziva, McGee e Gibbs. Mi guardano… Perché? Che ho fatto di male? Ho ucciso un assassino che per di più voleva uccidermi. Ottimo lavoro mi dice il vecchio. Bravo Tony mi dice il secchione. Sei tu quello che voglio mi dice la piccola ninja, non lo dice, glielo leggo negli occhi. Se l’avesse detto, a quest’ora avrebbe la nuca che le pulsa a causa di uno scappellotto che il vecchio ci rifila ogni tanto. Ricambio lo sguardo. Le dico che l’amo… ad alta voce. Non m’importa. Amore 1 – vecchio 0.
  
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