Why we can't be
or see who cuts us asunder
like a boor felling a tree
you're the thunder
going under
over me
Don't forget to pray
to keep it away
away from every day
where you wonder
why we can't be ..
Sebastian era entrato a far parte della sua
routine da quando Kurt aveva cambiato casa.
Aveva messo in vendita l'appartamento che lui
e Blaine avevano acquistato, perché era il loro appartamento, dove avrebbero
cresciuto insieme la loro famiglia, e Kurt non poteva sopportare che fosse
soltanto il proprio, e aveva acquistato un loft alla moda, vicino alla
redazione di Vogue, e la sua vita aveva ritmi totalmente diversi.
La mattina si svegliava col sottofondo dei
rumori che Sebastian faceva in cucina. Non era, però, riuscito a perdere del
tutto una vecchia abitudine e, non appena recuperava un minimo di lucidità,
affondava il viso nel cuscino accanto al proprio e si ritrovava a chiedersi
perché fosse freddo e perché non profumasse del gel di Blaine.
La risposta a quella domanda non faceva meno male,
ma Kurt si costringeva a sedersi sul bordo del letto e dal comodino lo salutava
il viso sorridente di Blaine, incorniciato dal rosso
della toga del diploma. A volte, i giorni in cui tutto era troppo difficile, si
ritrovava a far scorrere due dita lungo la figura di Blaine
e poteva quasi immaginarsi la sensazione soffice della sua pelle sotto le
proprie dita.
“Quando mi hai costretto a darti le chiavi di questo appartamento non pensavo
saresti diventato la mia baby-sitter. Hai paura che non sentendomi per troppi
giorni trovi il mio corpo affogato in una pozza del mio stesso sangue sul
pavimento del bagno? Il marmo è bianco,
pensi davvero che potrei mai macchiarlo?” gli diceva, utilizzando ogni giorno
una variante diversa dello stessa tema.
Sebastian gli portava una tazza di caffè,
senza permettergli di continuare a lamentarsi, e Kurt doveva ammettere che,
forse, se non ci fosse stato Sebastian a pungolarlo, avrebbe approfittato della
disponibilità di Isabelle per chiedere l'ennesimo giorno di malattia e passare
la giornata sotto le coperte. Dopo aver preso un paio di pillole per dormire,
perché in quel modo non faceva così male.
“Quando potrò esser certo che alzerai il tuo
culo anoressico da quel letto di tua volontà smetterò di farlo.”
“Cristo Santo, Sebastian,” continuava Kurt,
non disposto a lasciar cadere il discorso, “non hai un lavoro, un fidanzato,
degli amici, una vita?”
“Posso assicurarti che passare da queste
parti la mattina non mi impedisce in alcun modo di vivere la mia vita allo
stesso modo, senza avere la preoccupazione di trovarti steso sul pavimento del
bagno, secondo il quadro che mi hai delicatamente illustrato.”
“Non voglio morire, Sebastian,” avrebbe
precisato Kurt, nei giorni difficili, quando sapeva di avere il viso pallido e
gli occhi vuoti.
“Hai mai pensato...” continuava Sebastian,
con tono incerto, “di parlare con qualcuno?”
“Non ho bisogno di una psicoterapia,
Sebastian. Non mi devono spiegare nulla. Il mio fidanzato è morto a ventisette
anni, com'è mai possibile che io non sia felice e contento?” gli chiedeva lui
cominciando ad innervosirsi.
Quello era il segnale che Sebastian si era
spinto troppo al di là e che gli avrebbe fatto chiudere subito il becco.
Vivere non era in alcun modo più facile, e
confrontarsi col fatto che la sua vita andava avanti, che il mondo non si era
fermato insieme a Blaine, continuava a rendere
quell'avvenimento un'ingiustizia.
Ma Kurt si alzava, si faceva la doccia, si
radeva, si vestiva e si sistemava i capelli, perché guardare l'immagine
trascurata di se stesso allo specchio avrebbe reso tutto ancora più deprimente.
Il modo in cui si presentava al mondo era l'unica cosa che Kurt poteva controllare,
e non si sarebbe mai permesso di cadere nel tranello della trascuratezza e della
sciatteria.
A volte apriva la lista di cose delle cose da
fare nella propria vita, che aveva salvato sul computer subito prima di andare
a New York dopo il diploma, e la rileggeva. La sua vita non avrebbe potuto
essere più diversa da come la immaginava allora; soltanto scoprirsi etero
sarebbe stato uno shock maggiore.
99. Sposarsi prima dei trent'anni.
Quella era una delle cose che aveva perso per
sempre, perché era più che sicuro che non si sarebbe mai sposato, meno che mai entro i prossimi tre anni.
Blaine era la sua anima gemella; Kurt non viveva sotto la
ridicola convinzione che avrebbe fatto così male in eterno, era consapevole che
se avesse dovuto vivere in lutto per decenni sarebbe morto prima, suicida o di
follia, ma sapeva anche con la stessa certezza con cui respirava che Blaine era quella
persona. E quella persona è una soltanto.
Era quella certezza che gli dava l'energia
per vivere, più che la caffeina servitagli da Sebastian ogni mattino, la
consapevolezza che per anni qualcuno l'aveva amato con un'intensità bruciante e
totalizzante. Kurt si muoveva grazie alla
memoria dell'amore di Blaine, di cosa significasse amare
ed essere amato da Blaine, e cercava di ricordarsi
che averlo provato e perso era meglio che non averlo provato affatto. Non
diventava più facile.
Però ogni giorno qualcuno lo portava fuori a
pranzo, ogni giorno qualcuno andava a fargli compagnia la sera e, anche se si
lasciava sbattere fuori quando Kurt era di cattivo umore, il giorno dopo
qualcun altro si sarebbe presentato lo stesso. Di solito era Rachel, che aveva
un fidanzato ma sembrava non aver niente di meglio da fare che passare le
proprie serate con lui, nonostante Kurt non fosse esattamente divertente in
quel periodo. In genere finivano seduti sul divano, Kurt raggomitolato con la
testa poggiata sulle gambe di Rachel, e lei che lasciava scorrere le dita tra i
suoi capelli.
Non diventava una sfida meno impegnativa, ma
Isabelle gli assegnava in continuazione progetti, servizi fotografici, pass per
le principali sfilate, si assicurava che Kurt fosse sempre in movimento e gli
offriva qualcosa di leggero e divertente su cui focalizzare la propria
attenzione. Niente era abbastanza grande da scostare, anche per un paio di
secondi, il dolore che sembrava divorarlo da dentro, ma almeno aveva qualcosa
su cui concentrarsi e, per qualche ora, poteva respirare come faceva prima.
Quando, almeno respirare, non richiedeva alcuno sforzo.
Sebastian si assicurava che Kurt si alzasse
dal letto, oppure rimaneva a fargli compagnia nei giorni in cui uscire di casa
non poteva neanche essere preso in considerazione, nei giorni in cui Kurt si
rintanava sotto le coperte, con gli auricolari e la voce di Blaine
nelle orecchie che cantava tutte quelle che, negli anni, erano finite col
diventare le loro canzoni.
*
“Qualcuno ha un cotta
per te...” gli cantilenò all'orecchio Rachel, seduta accanto a lui sul
divano del salotto di Sebastian.
“Chi?” le chiese Kurt, inarcando un sopracciglio.
Rachel gli rivolse un sorrisetto sospetto ed indicò con
un cenno del capo Sebastian e Santana, che si divertivano lanciandosi lo shaker
con cui stavano preparando un cocktail. E, dato che Santana non risultava
essere diventata etero, per Kurt non fu troppo difficile mettere insieme i
punti.
“Sebastian?” le chiese, scoppiando a ridere. “Non credo
proprio. Risveglio in lui una strana sindrome da crocerossina e me lo ritrovo
come baby-sitter personale. No, Sebastian non si prende cotte per nessuno,“
concluse.
“Per te sì. Mi ci gioco la mia collezione di fazzoletti
usati da Barbra.”
Kurt le rivolse un'occhiata obliqua, prima di risponderle.
“Beh, in ogni caso non mi importa. Siamo amici ed è più che abbastanza per
quanto mi riguarda.”
“Hai per caso fatto voto di castità e io non ne so
nulla?” gli chiese ancora Rachel.
“No...” le rispose Kurt con tono diffidente.
“E allora perché ignori le attenzioni che un ragazzo
attraente ti rivolge? Perché non esci con nessuno?”
Kurt capiva da cosa derivasse la sua preoccupazione, lo
capiva davvero, ma la parte razionale di sé non era in grado di mettere a
tacere quella più istintiva, che gli ricordava ogni giorno che l'unica persona
che voleva al proprio fianco fosse Blaine e che, in
un mondo in cui Blaine non c'era più, Kurt non
avrebbe ripiegato su qualcosa di meno intenso, soltanto perché la prospettiva
di una vita in solitudine gli faceva paura.
“Rachel...” cominciò, strofinandosi una mano sugli occhi,
“non è una scelta, non come intendi
tu, semplicemente non c'è nessuno là fuori che sia il mio destino.” Perché il mio destino è sempre stato e sarà
sempre Blaine, non c'era bisogno di precisarlo,
sapeva che Rachel l'avrebbe letto tra le righe.
“Kurt,” continuò lei, poggiandogli una mano sul braccio,
“non ti sto dicendo di cercare qualcuno con cui sposarti, sto soltanto dicendo
che non hai neanche trent'anni e che potresti concederti un attimo di svago
ogni tanto.”
“E chi credi vorrebbe stare con me nel momento in cui ci
svegliamo nello stesso letto e lo guarderò con espressione stranita e gli chiederò
‘Perché non sei Blaine? Dov'è Blaine?’
Eh? Chi?” le chiese, odiando quel
discorso, ma con la disperata necessità di farle capire esattamente cosa stesse pretendendo da lui.
“Errato, anche questo. Non ti ho mai detto di trovare
qualcuno con cui andare a letto, soltanto distrarti. Qualcuno con cui prendere
qualcosa da bere, o un aperitivo, o andare al cinema.”
“Ma queste cose le faccio, con te, con Sebastian, con
Santana, con Mike, Mercedes o chiunque altro passi da queste parti, non sono un
eremita.”
“Non sei un eremita solo perché noi ti stiamo col fiato
sul collo, e sei troppo giovane per rinunciare già a qualsiasi prospettiva.”
Kurt prese un respiro profondo, perché non voleva davvero
trasformare quella conversazione in una sfuriata.
“Scusami, Rachel, se non bastano sei mesi per farmi
dimenticare che è morto l'uomo della mia vita, scusami tanto. Mi dispiace non
essere all'altezza delle tue aspettative nei miei confronti. Ora possiamo
cambiare discorso, dato che le scelte che prendo nella mia vita sentimentale
non ti riguardano in alcun modo?”
Grande risultato, per aver cercato di non urlarle contro.
“Ok, scusa...” gli rispose Rachel, con una vocina mortificata.
Sebastian scelse quel preciso istante per girarsi verso
di loro e incrociare lo sguardo di Kurt. Sollevò le sopracciglia, rivolgendogli
una domanda silenziosa a cui Kurt rispose con un cenno di diniego.
Quando avessero raggiunto quel livello di familiarità era
un'altra delle domande a cui Kurt non voleva dare risposta. Non stava tradendo Blaine,
doveva ricordarsi ogni tanto, stava cercando di rendere sopportabile, e
apprezzabile perfino, una vita in cui Blaine non
c'era più. Era quello che Blaine avrebbe voluto per
lui ed era quello che lui avrebbe
voluto per Blaine, se i loro ruoli fossero stati
invertiti.
Notando gli occhi di Sebastian ancora concentrati sul suo
viso, alla ricerca della risposta che non gli aveva dato, Kurt prese un respiro
profondo e gli rivolse il proprio sorriso più convincente.
E se gli occhi di Sebastian brillavano un po' di più,
quella era un'altra delle cose su cui Kurt non si sarebbe focalizzato.
*
“Allora migliore amico,” gli chiese Rachel
dallo sgabello accanto al proprio, “andiamo a ballare?”
Con un cenno del capo indicò la pista del
locale gay in cui Sebastian, Santana e Rachel l'avevano trascinato quasi di
peso.
“Non ho voglia di ballare al momento, credo
di aver bisogno di un altro paio di cocktail. Tu vai, ti raggiungo tra un po'.”
Rachel lo guardò, valutando la sua sincerità
e il suo umore, poi scrollò le spalle in segno di resa e si alzò per
raggiungere Santana sulla pista. Sebastian era assente, perso da qualche parte
nella folla a ballare con l'ennesimo ragazzino.
Kurt vide qualcuno sedersi sullo sgabello
lasciato libero da Rachel.
“Posso offrirti da bere?” gli chiese la voce
di uno sconosciuto, “Sembra che tu ne abbia bisogno.”
Kurt si girò a guardarlo. Media altezza,
carino, capelli ricci - notò con un colpo al cuore - e occhi non identificati
dato che le luci del locale li rendevano un caleidoscopio di colori;
probabilmente di qualche tonalità tra il verde scuro ed il nocciola.
Sollevò il proprio bicchiere, ancora pieno a
metà, come risposta.
“Allora aspetto il prossimo giro,” gli
rispose il ragazzo con un sorriso sincero e gentile. “Piacere, Matthew,”
continuò, allungando la mano verso di lui.
“Kurt,” rispose, ricambiando la stretta.
“Cosa ti porta da queste parti, Kurt? La
folla qui è piuttosto abitudinaria e mi ricorderei di te se ti avessi già visto
prima.”
“Degli amici hanno deciso che sono ancora
abbastanza giovane da poter occupare la scena gay mondana,” rispose lui,
mantenendosi sul vago. Era abbastanza certo che ‘i miei amici mi hanno
costretto a venire qua per tirarmi fuori da quella che reputano depressione, in
cui sono caduto da quando è morto l'uomo con cui stavo da dodici anni e che in
un paio di anni avrei finalmente sposato’ non era una frase da conversazione
poco impegnata. Forse, se non avesse voluto avventurarsi per quei lidi, avrebbe
dovuto togliere l'anello di fidanzamento, prima di uscire da casa. Ma era una
parte di lui, una parte di lui che non voleva dimenticare, e quello sì che
sarebbe sembrato un tradimento.
“Non sei tipo da locali?” gli chiese l'altro,
ignaro dei posti in cui stavano vagando i suoi pensieri e genuinamente curioso.
“È un modo di porre la cosa, sì,” gli rispose
Kurt, facendo un gesto vago con la mano non occupata dal bicchiere – la
sinistra, ovviamente.
Vide subito gli occhi di Matthew concentrarsi
sul luccichio al suo anulare.
“Sei sposato? Fidanzato? Scusami, non ti
avrei importunato altrimenti.”
“Non sono sposato,” gli rispose Kurt, perché
per quanto non gli piacesse era quella la verità, “e non sono fidanzato, non
più.”
“Oh,” rispose l'altro, probabilmente preso in
contropiede dalla risposta, “una brutta rottura?”
Kurt prese un respiro profondo, cercando di
prendere tempo e trovare il modo meno traumatico per spiegare la cosa.
“No, il mio fidanzato è morto due anni fa,“
rispose, vedendo il viso dell'altro imbarazzarsi e intristirsi
precipitosamente, “ma non dobbiamo parlarne.”
“Ok...” replicò Matthew con lo stesso tono
cauto, “non volevo metterti in difficoltà, soltanto che vedendo il dito su cui
indossi l'anello non ho potuto fare a meno di pensarla in quel modo.”
“Davvero, non è un problema, non volevo
imbarazzarti. E probabilmente non avrei dovuto indossarlo se avessi voluto
evitare discorsi di questo genere.” Si fermò a contemplare l'anello per un
istante, poi scolò quello che restava del cocktail in un unico sorso e sbatté
il bicchiere più rumorosamente del necessario sul bancone. “Ok, se l'offerta
per quel cocktail è ancora valida questo probabilmente è il momento giusto.”
Matthew gli rivolse un sorriso – aveva un bel
sorriso, notò – e chiamò il barista per ordinare un secondo Cuba Libre per sé,
e una Vodka Lemon per Kurt.
“Grazie,” gli rispose Kurt, e Matthew lo
invitò ad avvicinare i loro bicchieri per un brindisi.
“Che mi racconti di te, Kurt? Che fai nella
vita?”
“Lavoro nella redazione di Vogue, un cliché
vivente, lo so, di solito mi occupo degli abiti sul tappeto rosso, però non
rifiuto qualche articolo sulle sfilate o le nuove tendenze.”
“Quindi tu sei Kurt Hummel?
Adoro la tua colonna! La classe con cui riesci a distruggere certe star è
ammirevole.”
Kurt rise sinceramente, avvertendo un calore
nel petto che non gli era più familiare.
“Grazie, grazie. Ammetto che il sarcasmo
sottile è il mio asso nella manica. Non rinuncerei mai all'opportunità di
distruggere qualche combinazione stilistica sulle pagine del giornale di moda
più famoso al mondo, è un'opportunità incredibile.”
“E come sei finito ad occupare una posizione
così di rilievo alla tua età? Non so esattamente quanti anni hai, però
scommetto che non arrivi a trenta.”
“Ventinove anni, compiuti da poco,“ gli
rispose Kurt con un sorriso amichevole, “e ho cominciato lavorando come
stagista nella redazione del sito web di Vogue, quando avevo soltanto diciotto
anni. Poi sono stato ammesso alla NYADA, sognavo di fare l'attore di musical da
ragazzo, e mi sono ritrovato a frequentare il corso per fare il costumista. Col
passare del tempo ho scoperto che preferisco commentare i vestiti, piuttosto
che farli, e allora ho lavorato come inviato a Broadway. Quando il mio capo
alla redazione di Vogue.com, Isabelle Wright, è stata promossa a caporedattrice
della rivista ufficiale mi ha portato con sé, e così eccomi qui!”
“Wow,” rispose l'altro, guardandolo con gli
occhi leggermente sgranati, “adesso capisco come mai mi hai colpito. Non è un
caso che tu sia la persona vestita meglio di questo locale.” Gli fece l'occhiolino e Kurt avvertì una
piccola stretta allo stomaco, davvero minima, ma un ragazzo attraente lo stava
riempiendo di attenzioni, Kurt non era un pezzo di ghiaccio e non poteva
evitarlo.
“Non farti sentire da Sebastian, potrebbe
cadere in depressione se sapesse che il
suo guardaroba di Abercrombie non è sexy e alla moda
come crede lui!”
“E Sebastian sarebbe...” chiese l'altro
lasciando la frase sospesa nell'aria.
“Uno degli amici che mi ha trascinato qui,
esattamente...” scorse gli occhi lungo la pista, alla ricerca della figura
longilinea di Sebastian che di solito spiccava sopra quasi chiunque altro,
“quello là, alto, con la faccia un po' da suricata, i capelli da Beverly Hills
90210, la polo blu anonima, ed intento a scoparsi il ragazzo con cui balla, al
centro della pista e con tutti i vestiti addosso.”
Matthew spostò lo sguardo nella direzione
indicatagli da Kurt e scoppiò a ridere.
“Vedo che i tuoi amici subiscono un
trattamento non differente dalle star. Comunque conosco Sebastian, se è quello
lì,” disse, senza precisare ulteriormente.
“Credo che tutta New York conosca Sebastian,”
confermò Kurt, lasciando sottointesa la conoscenza ben più intima a cui si riferiva.
“Sì, è un latin lover, è quasi leggendario da
queste parti. Ma non è il mio tipo.” Kurt fu costretto a trattenere un
sorrisetto a quella precisazione.
“Oh? Quale sarebbe il tuo tipo?” gli chiese
per chiarificazione.
“Più riservato, alla moda, meno egocentrico e
conquistatore.”
“Capisco...” rispose Kurt, a corto di parole.
“Scusa,” lo fermò l'altro, avendo
probabilmente captato il suo imbarazzo, “non volevo metterti a disagio.
Soltanto che ti ho adocchiato fin da subito e non sono riuscito a perdere la
voglia di parlarti, nonostante sembrassi inavvicinabile.”
“Ammetto di non emanare vibrazioni positive,
probabilmente,” gli concesse Kurt.
“Non è questo, non sembri una persona
scortese. Sembri onestamente disinteressato a quello che un posto del genere ha
da offrire.”
“Perché sono... non disinteressato, forse, ma
indifferente. Non sono venuto qua alla ricerca di qualcuno con cui tornare passare
la notte, né con la speranza di incontrare l'uomo della mia vita sulla pista.
Se non fosse stato per le insistenze dei miei amici non sarei neanche qui.”
“E questo è il punto, non vuoi essere qui,”
continuò Matthew, con un tono così pacifico che Kurt non riuscì a provare alcun
fastidio, nonostante quel genere di discorsi non fossero i suoi preferiti.
“Forse non volevo essere qui, ma adesso sono
contento di essere venuto,” gli rispose, col capo leggermente inclinato verso
di lui, cercando di reprimere il senso di colpa che minacciava di stringergli
lo stomaco.
L'altro gli rispose con l'ennesimo sorriso,
questa volta leggermente lusingato, e Kurt non poté ignorare come quella
solarità gli ricordasse quella di Blaine.
“Spero di non essere troppo diretto con
questa richiesta, però è stato un piacere parlarti, e mi piacerebbe poterlo
fare in un contesto più rilassato e meno rumoroso. Mi piacerebbe davvero tanto
invitarti fuori a cena, se non hai nulla in contrario.”
Kurt prese un respiro profondò e si fermo a
riflettere sulla possibilità, grato del silenzio di Matthew che sembrava capire
quanto quella fosse una domanda difficile.
“Matt, posso chiamarti Matt? È più veloce...”
l'altro gli rispose con un cenno di assenso, “Sono lusingato dal tuo invito a
cena, ed è stato un piacere parlare con te. Però non sono pronto ad
avventurarmi nel rischioso mondo degli appuntamenti.” Si sentì in colpa,
vedendo il modo in cui aveva reso malinconico il suo viso, fino a quel momento
aperto e solare. “Blaine, si chiamava così, era
l'amore della mia vita. È stato il mio primo ragazzo ed ero più che convinto
che sarebbe anche stato l'ultimo. Abbiamo passato insieme più di dieci anni e
non sono ancora pronto a lasciarmi tutto alle spalle e provare a ricostruire
qualcosa.”
“Non pretendo questo, Kurt, mi piacerebbe
soltanto poter continuare a parlare con te,” cercò di chiarire l'altro, e se
fosse sincero o meno Kurt non poteva saperlo.
“E capisco, davvero, ma sei sicuro che ti
vada bene la certezza che da questa cosa non potrà mai nascere nulla? Non
importa quanto tu possa essere un corteggiatore esemplare e perfetto.”
Kurt si fermò ad osservare l'espressione
meditabonda sul viso dell'altro, il modo in cui muoveva lo sguardo senza
concentrarlo su qualcosa di preciso, né sul viso di Kurt ma neanche sugli
oggetti che guardava per distogliere l'attenzione da lui.
“Come fai ad esserne così sicuro?” gli chiese
Matt, stendendogli di fronte l'esatto motivo per cui Kurt non faceva nulla per
incontrare qualcuno.
Poteva dire di non avere aspettative o
speranze esagerate, ma Kurt si ricordava come fosse avere una cotta per
qualcuno: sapeva che nessuno sarebbe mai stato in grado di credere davvero che
Kurt era follemente innamorato di qualcuno che non c'era più e che nessuno, nessuno, avrebbe mai avuto la minima
possibilità di avvicinarsi a quel livello di intensità.
“Io lo so, Matt. Lo so davvero. Sei un
ragazzo adorabile ed hai un sorriso bellissimo, dovresti trovare qualcuno che
possa apprezzarti, qualcuno che non ha promesso il proprio amore ad un altra
persona e che continua a rinnovare quella promessa quotidianamente.”
Matt lo scrutò alla ricerca di qualcosa che
potesse dargli un motivo per continuare ad insistere, ma quando non trovò nulla
si decise ad alzarsi.
“E' stato un piacere conoscerti Kurt,” gli
disse con un tono più forzatamente cortese di quello che aveva adottato fino a
quel momento, “ti auguro il meglio.” Gli rivolse un ultimo sorriso, tirato, non
più così aperto né solare, e gli diede le spalle.
Kurt si afflosciò sulla sedia, sfinito da
quel dialogo, chiedendosi se fosse stata davvero la scelta giusto. Gli bastò
uno sguardo all'anello per ricordarsi tutto quello che rappresentava e che
nessuno avrebbe più potuto offrirgli.
Il rumore di qualcuno che si sedeva di nuovo
accanto a lui lo distolse dai propri pensieri, e Kurt raccolse le proprie forze
per girarsi e dire alla persona in questione di non essere interessato.
“Chi era quello schianto?” gli chiese invece
la voce di Sebastian, più che benvenuta in quel momento.
“Matthew,” rispose, preparandosi mentalmente
alle prese in giro di Sebastian.
“E che voleva Matthew dalla nostra
principessa preferita?” gli chiese l'altro, mantenendo ancora un tono cortese
nonostante l'appellativo derisorio.
“Invitarmi fuori a cena,” rispose Kurt e si
voltò a guardare Sebastian, trovando sul suo viso un'espressione che lo colse
di sorpresa.
“Ah... E quando succederà il grande evento?”
chiese Sebastian, con tono... infastidito? Kurt non ne era davvero sicuro, e la cosa lo
stava spiazzando.
“In un'altra vita? Ho educatamente rifiutato
l'invito.”
“Non è adorabile come sembra dai suoi occhioni da cerbiatto?” gli chiese Sebastian, dando il
benvenuto al tono derisorio che rappresentava il suo marchio di fabbrica.
“Fin troppo, ma non mi interessa.”
“Capisco,” continuò Sebastian, questa volta
con tono neutro, “hai deciso di scoprire com'è la vita in castità.”
“Vi siete messi d'accordo, tu e Rachel?” gli
chiese Kurt, con tono infastidito.
Sebastian lo guardò con un sopracciglio
inarcato e la confusione chiaramente stampata sul viso.
“Niente, mi ha fatto un discorso simile.
Anzi, mi fa un discorso del genere più o meno ogni mese da un anno e mezzo.”
“Non sapevo che il sesso fosse così importante
per la nanerottola,” rispose Sebastian.
“Non è il sesso,
o almeno lei dice così, pare che sono troppo giovane per fare l'eremita e che
devo fare più cose per me.”
“Per quanto possa capire il suo discorso, e
condividere la sua preoccupazione, credo che soltanto tu possa sapere quello
che vuoi dalla vita. La storia tra te e Blaine era
una cosa seria, una cosa da una volta nella vita, e non capisco perché la gente
si meraviglia così tanto che tu non ti sia infilato nel letto di qualcun altro.
E dire che loro vi hanno visto per anni, mentre io sono l'ultimo arrivato.”
Kurt lo guardò con espressione meravigliata;
non si aspettava di scoprire che, tra tutti i suoi amici, Sebastian fosse
l'unico in grado di cogliere davvero il suo stato emotivo.
“Vorrei che fosse così semplice per tutti
capirlo,” gli rispose Kurt, sospirando, “e che anche quelli che ti promettono
di volere solo una cena non vogliano soltanto conquistarti e farti innamorare
follemente di loro.”
Sebastian si girò verso di lui, orientando
tutto il proprio corpo verso quel discorso, e gli poggiò una mano sulle spalle,
tra le scapole, in un gesto di conforto.
“Kurt, non tutti lo capiscono. Quello che
avevate tu e Blaine era inusuale, la maggior parte
delle persone non lo trova mai nella vita. Per loro l'amore è soltanto trovarsi
bene con qualcuno, un modo per non passare la vita da soli. Non capiscono che
il vostro amore era diverso.”
Kurt spostò lo sgabello di fianco al suo e
gli poggiò la testa sulla spalla; Sebastian poggiò il capo sul suo e rimase in
silenzio e Kurt si ricordò perché Sebastian stava rapidamente – e non
era sicuro che due anni fossero un tempo così rapido – diventando il suo amico
preferito.
Quella sera Kurt e Sebastian andarono a casa
di Kurt insieme, e passarono la notte sul divano, guardando un programma
spazzatura dopo l'altro e la cosa si rivelò migliore di qualsiasi cena che un
ragazzo illuso potesse offrirgli.
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Note dell'autrice: Buonasera
per la seconda sera di seguito! :D Sono passati anni dall'ultima volta che ho
pubblicato una storia a capitoli solo quando completa... Devo farla diventare
un'abitudine. So che questa parte non è ancora il massimo della vita, ma
*giuro* che stiamo arrivando lì. Purtroppo però Kurt e Blaine
hanno deciso di essere due meraviglie insieme e staccarsi da Blaine non è difficile solo per Kurt, ma anche per me. È
stato davvero difficile far evolvere così la trama, sto diventando una hardcore
klainer. Vi ringrazio tutti per aver avuto il
coraggio di apprezzare il primo capitolo, ero convintissima che ‘morte di un
personaggio principale’ fosse un avvertimento obbligatorio, invece EFP decide
di tenere adorabilmente la sorpresa. Non credo di riuscire a pubblicare la
terza, e ultima, parte domani, ma vedrò di fare del mio meglio e al massimo vi
farei aspettare soltanto un giorno. Ringrazio nuovamente ALanna
perché giuro che la storia non sarebbe così fluida e scorrevole senza il suo betaggio. ♥
La
canzone all'inizio è Wonder di Soap&Skin