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Autore: kyelenia    12/06/2013    4 recensioni
Pairing: Klaine, Kurtbastian
“Qualcuno ha un cotta per te...” gli cantilenò all'orecchio Rachel, seduta accanto a lui sul divano del salotto di Sebastian.
“Chi?” le chiese Kurt, inarcando un sopracciglio.
Rachel gli rivolse un sorrisetto sospetto ed indicò con un cenno del capo Sebastian e Santana, che si divertivano lanciandosi lo shaker con cui stavano preparando un cocktail. E, dato che Santana non risultava essere diventata etero, per Kurt non fu troppo difficile mettere insieme i punti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Why we can't be
or see who cuts us asunder
like a boor felling a tree
you're the thunder
going under
over me

Don't forget to pray
to keep it away
away from every day
where you wonder
why we can't be ..

 

Sebastian era entrato a far parte della sua routine da quando Kurt aveva cambiato casa.

Aveva messo in vendita l'appartamento che lui e Blaine avevano acquistato, perché era il loro appartamento, dove avrebbero cresciuto insieme la loro famiglia, e Kurt non poteva sopportare che fosse soltanto il proprio, e aveva acquistato un loft alla moda, vicino alla redazione di Vogue, e la sua vita aveva ritmi totalmente diversi. 

La mattina si svegliava col sottofondo dei rumori che Sebastian faceva in cucina. Non era, però, riuscito a perdere del tutto una vecchia abitudine e, non appena recuperava un minimo di lucidità, affondava il viso nel cuscino accanto al proprio e si ritrovava a chiedersi perché fosse freddo e perché non profumasse del gel di Blaine.

La risposta a quella domanda non faceva meno male, ma Kurt si costringeva a sedersi sul bordo del letto e dal comodino lo salutava il viso sorridente di Blaine, incorniciato dal rosso della toga del diploma. A volte, i giorni in cui tutto era troppo difficile, si ritrovava a far scorrere due dita lungo la figura di Blaine e poteva quasi immaginarsi la sensazione soffice della sua pelle sotto le proprie dita.

“Quando mi hai costretto a darti le chiavi di questo appartamento non pensavo saresti diventato la mia baby-sitter. Hai paura che non sentendomi per troppi giorni trovi il mio corpo affogato in una pozza del mio stesso sangue sul pavimento del bagno? Il marmo è bianco, pensi davvero che potrei mai macchiarlo?” gli diceva, utilizzando ogni giorno una variante diversa dello stessa tema.

Sebastian gli portava una tazza di caffè, senza permettergli di continuare a lamentarsi, e Kurt doveva ammettere che, forse, se non ci fosse stato Sebastian a pungolarlo, avrebbe approfittato della disponibilità di Isabelle per chiedere l'ennesimo giorno di malattia e passare la giornata sotto le coperte. Dopo aver preso un paio di pillole per dormire, perché in quel modo non faceva così male.

“Quando potrò esser certo che alzerai il tuo culo anoressico da quel letto di tua volontà smetterò di farlo.”

“Cristo Santo, Sebastian,” continuava Kurt, non disposto a lasciar cadere il discorso, “non hai un lavoro, un fidanzato, degli amici, una vita?”

“Posso assicurarti che passare da queste parti la mattina non mi impedisce in alcun modo di vivere la mia vita allo stesso modo, senza avere la preoccupazione di trovarti steso sul pavimento del bagno, secondo il quadro che mi hai delicatamente illustrato.”

“Non voglio morire, Sebastian,” avrebbe precisato Kurt, nei giorni difficili, quando sapeva di avere il viso pallido e gli occhi vuoti.

“Hai mai pensato...” continuava Sebastian, con tono incerto, “di parlare con qualcuno?”

“Non ho bisogno di una psicoterapia, Sebastian. Non mi devono spiegare  nulla. Il mio fidanzato è morto a ventisette anni, com'è mai possibile che io non sia felice e contento?” gli chiedeva lui cominciando ad innervosirsi.

Quello era il segnale che Sebastian si era spinto troppo al di là e che gli avrebbe fatto chiudere subito il becco.

Vivere non era in alcun modo più facile, e confrontarsi col fatto che la sua vita andava avanti, che il mondo non si era fermato insieme a Blaine, continuava a rendere quell'avvenimento un'ingiustizia.

Ma Kurt si alzava, si faceva la doccia, si radeva, si vestiva e si sistemava i capelli, perché guardare l'immagine trascurata di se stesso allo specchio avrebbe reso tutto ancora più deprimente. Il modo in cui si presentava al mondo era l'unica cosa che Kurt poteva controllare, e non si sarebbe mai permesso di cadere nel tranello della trascuratezza e della sciatteria.

A volte apriva la lista di cose delle cose da fare nella propria vita, che aveva salvato sul computer subito prima di andare a New York dopo il diploma, e la rileggeva. La sua vita non avrebbe potuto essere più diversa da come la immaginava allora; soltanto scoprirsi etero sarebbe stato uno shock maggiore.

99. Sposarsi prima dei trent'anni.

Quella era una delle cose che aveva perso per sempre, perché era più che sicuro che non si sarebbe mai sposato, meno che mai entro i prossimi tre anni.

Blaine era la sua anima gemella; Kurt non viveva sotto la ridicola convinzione che avrebbe fatto così male in eterno, era consapevole che se avesse dovuto vivere in lutto per decenni sarebbe morto prima, suicida o di follia, ma sapeva anche con la stessa certezza con cui respirava che Blaine era quella persona. E quella persona è una soltanto.

Era quella certezza che gli dava l'energia per vivere, più che la caffeina servitagli da Sebastian ogni mattino, la consapevolezza che per anni qualcuno l'aveva amato con un'intensità bruciante e totalizzante.  Kurt si muoveva grazie alla memoria dell'amore di Blaine, di cosa significasse amare ed essere amato da Blaine, e cercava di ricordarsi che averlo provato e perso era meglio che non averlo provato affatto. Non diventava più facile.

Però ogni giorno qualcuno lo portava fuori a pranzo, ogni giorno qualcuno andava a fargli compagnia la sera e, anche se si lasciava sbattere fuori quando Kurt era di cattivo umore, il giorno dopo qualcun altro si sarebbe presentato lo stesso. Di solito era Rachel, che aveva un fidanzato ma sembrava non aver niente di meglio da fare che passare le proprie serate con lui, nonostante Kurt non fosse esattamente divertente in quel periodo. In genere finivano seduti sul divano, Kurt raggomitolato con la testa poggiata sulle gambe di Rachel, e lei che lasciava scorrere le dita tra i suoi capelli.

Non diventava una sfida meno impegnativa, ma Isabelle gli assegnava in continuazione progetti, servizi fotografici, pass per le principali sfilate, si assicurava che Kurt fosse sempre in movimento e gli offriva qualcosa di leggero e divertente su cui focalizzare la propria attenzione. Niente era abbastanza grande da scostare, anche per un paio di secondi, il dolore che sembrava divorarlo da dentro, ma almeno aveva qualcosa su cui concentrarsi e, per qualche ora, poteva respirare come faceva prima. Quando, almeno respirare, non richiedeva alcuno sforzo.

Sebastian si assicurava che Kurt si alzasse dal letto, oppure rimaneva a fargli compagnia nei giorni in cui uscire di casa non poteva neanche essere preso in considerazione, nei giorni in cui Kurt si rintanava sotto le coperte, con gli auricolari e la voce di Blaine nelle orecchie che cantava tutte quelle che, negli anni, erano finite col diventare le loro canzoni.

*

Qualcuno ha un cotta per te...” gli cantilenò all'orecchio Rachel, seduta accanto a lui sul divano del salotto di Sebastian.

“Chi?” le chiese Kurt, inarcando un sopracciglio.

Rachel gli rivolse un sorrisetto sospetto ed indicò con un cenno del capo Sebastian e Santana, che si divertivano lanciandosi lo shaker con cui stavano preparando un cocktail. E, dato che Santana non risultava essere diventata etero, per Kurt non fu troppo difficile mettere insieme i punti.

“Sebastian?” le chiese, scoppiando a ridere. “Non credo proprio. Risveglio in lui una strana sindrome da crocerossina e me lo ritrovo come baby-sitter personale. No, Sebastian non si prende cotte per nessuno,“ concluse.

“Per te sì. Mi ci gioco la mia collezione di fazzoletti usati da Barbra.”

Kurt le rivolse un'occhiata obliqua, prima di risponderle. “Beh, in ogni caso non mi importa. Siamo amici ed è più che abbastanza per quanto mi riguarda.”

“Hai per caso fatto voto di castità e io non ne so nulla?” gli chiese ancora Rachel.

“No...” le rispose Kurt con tono diffidente.

“E allora perché ignori le attenzioni che un ragazzo attraente ti rivolge? Perché non esci con nessuno?”

Kurt capiva da cosa derivasse la sua preoccupazione, lo capiva davvero, ma la parte razionale di sé non era in grado di mettere a tacere quella più istintiva, che gli ricordava ogni giorno che l'unica persona che voleva al proprio fianco fosse Blaine e che, in un mondo in cui Blaine non c'era più, Kurt non avrebbe ripiegato su qualcosa di meno intenso, soltanto perché la prospettiva di una vita in solitudine gli faceva paura.

“Rachel...” cominciò, strofinandosi una mano sugli occhi, “non è una scelta, non come intendi tu, semplicemente non c'è nessuno là fuori che sia il mio destino.” Perché il mio destino è sempre stato e sarà sempre Blaine, non c'era bisogno di precisarlo, sapeva che Rachel l'avrebbe letto tra le righe.

“Kurt,” continuò lei, poggiandogli una mano sul braccio, “non ti sto dicendo di cercare qualcuno con cui sposarti, sto soltanto dicendo che non hai neanche trent'anni e che potresti concederti un attimo di svago ogni tanto.”

“E chi credi vorrebbe stare con me nel momento in cui ci svegliamo nello stesso letto e lo guarderò con espressione stranita e gli chiederò ‘Perché non sei Blaine? Dov'è Blaine?’ Eh? Chi?” le chiese, odiando quel discorso, ma con la disperata necessità di farle capire esattamente cosa stesse pretendendo da lui.

“Errato, anche questo. Non ti ho mai detto di trovare qualcuno con cui andare a letto, soltanto distrarti. Qualcuno con cui prendere qualcosa da bere, o un aperitivo, o andare al cinema.”

“Ma queste cose le faccio, con te, con Sebastian, con Santana, con Mike, Mercedes o chiunque altro passi da queste parti, non sono un eremita.”

“Non sei un eremita solo perché noi ti stiamo col fiato sul collo, e sei troppo giovane per rinunciare già a qualsiasi prospettiva.”

Kurt prese un respiro profondo, perché non voleva davvero trasformare quella conversazione in una sfuriata.

“Scusami, Rachel, se non bastano sei mesi per farmi dimenticare che è morto l'uomo della mia vita, scusami tanto. Mi dispiace non essere all'altezza delle tue aspettative nei miei confronti. Ora possiamo cambiare discorso, dato che le scelte che prendo nella mia vita sentimentale non ti riguardano in alcun modo?”

Grande risultato, per aver cercato di non urlarle contro.

“Ok, scusa...” gli rispose Rachel, con una vocina mortificata.

Sebastian scelse quel preciso istante per girarsi verso di loro e incrociare lo sguardo di Kurt. Sollevò le sopracciglia, rivolgendogli una domanda silenziosa a cui Kurt rispose con un cenno di diniego.

Quando avessero raggiunto quel livello di familiarità era un'altra delle domande a cui Kurt non voleva dare risposta. Non stava tradendo Blaine, doveva ricordarsi ogni tanto, stava cercando di rendere sopportabile, e apprezzabile perfino, una vita in cui Blaine non c'era più. Era quello che Blaine avrebbe voluto per lui ed era quello che lui avrebbe voluto per Blaine, se i loro ruoli fossero stati invertiti.

Notando gli occhi di Sebastian ancora concentrati sul suo viso, alla ricerca della risposta che non gli aveva dato, Kurt prese un respiro profondo e gli rivolse il proprio sorriso più convincente.

E se gli occhi di Sebastian brillavano un po' di più, quella era un'altra delle cose su cui Kurt non si sarebbe focalizzato.

*

“Allora migliore amico,” gli chiese Rachel dallo sgabello accanto al proprio, “andiamo a ballare?”

Con un cenno del capo indicò la pista del locale gay in cui Sebastian, Santana e Rachel l'avevano trascinato quasi di peso.

“Non ho voglia di ballare al momento, credo di aver bisogno di un altro paio di cocktail. Tu vai, ti raggiungo tra un po'.”

Rachel lo guardò, valutando la sua sincerità e il suo umore, poi scrollò le spalle in segno di resa e si alzò per raggiungere Santana sulla pista. Sebastian era assente, perso da qualche parte nella folla a ballare con l'ennesimo ragazzino.

Kurt vide qualcuno sedersi sullo sgabello lasciato libero da Rachel.

“Posso offrirti da bere?” gli chiese la voce di uno sconosciuto, “Sembra che tu ne abbia bisogno.”

Kurt si girò a guardarlo. Media altezza, carino, capelli ricci - notò con un colpo al cuore - e occhi non identificati dato che le luci del locale li rendevano un caleidoscopio di colori; probabilmente di qualche tonalità tra il verde scuro ed il nocciola.

Sollevò il proprio bicchiere, ancora pieno a metà, come risposta.

“Allora aspetto il prossimo giro,” gli rispose il ragazzo con un sorriso sincero e gentile. “Piacere, Matthew,” continuò, allungando la mano verso di lui.

“Kurt,” rispose, ricambiando la stretta.

“Cosa ti porta da queste parti, Kurt? La folla qui è piuttosto abitudinaria e mi ricorderei di te se ti avessi già visto prima.”

“Degli amici hanno deciso che sono ancora abbastanza giovane da poter occupare la scena gay mondana,” rispose lui, mantenendosi sul vago. Era abbastanza certo che ‘i miei amici mi hanno costretto a venire qua per tirarmi fuori da quella che reputano depressione, in cui sono caduto da quando è morto l'uomo con cui stavo da dodici anni e che in un paio di anni avrei finalmente sposato’ non era una frase da conversazione poco impegnata. Forse, se non avesse voluto avventurarsi per quei lidi, avrebbe dovuto togliere l'anello di fidanzamento, prima di uscire da casa. Ma era una parte di lui, una parte di lui che non voleva dimenticare, e quello sì che sarebbe sembrato un tradimento.

“Non sei tipo da locali?” gli chiese l'altro, ignaro dei posti in cui stavano vagando i suoi pensieri e genuinamente curioso.

“È un modo di porre la cosa, sì,” gli rispose Kurt, facendo un gesto vago con la mano non occupata dal bicchiere – la sinistra, ovviamente.

Vide subito gli occhi di Matthew concentrarsi sul luccichio al suo anulare.

“Sei sposato? Fidanzato? Scusami, non ti avrei importunato altrimenti.”

“Non sono sposato,” gli rispose Kurt, perché per quanto non gli piacesse era quella la verità, “e non sono fidanzato, non più.”

“Oh,” rispose l'altro, probabilmente preso in contropiede dalla risposta, “una brutta rottura?”

Kurt prese un respiro profondo, cercando di prendere tempo e trovare il modo meno traumatico per spiegare la cosa.

“No, il mio fidanzato è morto due anni fa,“ rispose, vedendo il viso dell'altro imbarazzarsi e intristirsi precipitosamente, “ma non dobbiamo parlarne.”

“Ok...” replicò Matthew con lo stesso tono cauto, “non volevo metterti in difficoltà, soltanto che vedendo il dito su cui indossi l'anello non ho potuto fare a meno di pensarla in quel modo.”

“Davvero, non è un problema, non volevo imbarazzarti. E probabilmente non avrei dovuto indossarlo se avessi voluto evitare discorsi di questo genere.” Si fermò a contemplare l'anello per un istante, poi scolò quello che restava del cocktail in un unico sorso e sbatté il bicchiere più rumorosamente del necessario sul bancone. “Ok, se l'offerta per quel cocktail è ancora valida questo probabilmente è il momento giusto.”

Matthew gli rivolse un sorriso – aveva un bel sorriso, notò – e chiamò il barista per ordinare un secondo Cuba Libre per sé, e una Vodka Lemon per Kurt.

“Grazie,” gli rispose Kurt, e Matthew lo invitò ad avvicinare i loro bicchieri per un brindisi.

“Che mi racconti di te, Kurt? Che fai nella vita?”

“Lavoro nella redazione di Vogue, un cliché vivente, lo so, di solito mi occupo degli abiti sul tappeto rosso, però non rifiuto qualche articolo sulle sfilate o le nuove tendenze.”

“Quindi tu sei Kurt Hummel? Adoro la tua colonna! La classe con cui riesci a distruggere certe star è ammirevole.”

Kurt rise sinceramente, avvertendo un calore nel petto che non gli era più familiare.

“Grazie, grazie. Ammetto che il sarcasmo sottile è il mio asso nella manica. Non rinuncerei mai all'opportunità di distruggere qualche combinazione stilistica sulle pagine del giornale di moda più famoso al mondo, è un'opportunità incredibile.”

“E come sei finito ad occupare una posizione così di rilievo alla tua età? Non so esattamente quanti anni hai, però scommetto che non arrivi a trenta.”

“Ventinove anni, compiuti da poco,“ gli rispose Kurt con un sorriso amichevole, “e ho cominciato lavorando come stagista nella redazione del sito web di Vogue, quando avevo soltanto diciotto anni. Poi sono stato ammesso alla NYADA, sognavo di fare l'attore di musical da ragazzo, e mi sono ritrovato a frequentare il corso per fare il costumista. Col passare del tempo ho scoperto che preferisco commentare i vestiti, piuttosto che farli, e allora ho lavorato come inviato a Broadway. Quando il mio capo alla redazione di Vogue.com, Isabelle Wright, è stata promossa a caporedattrice della rivista ufficiale mi ha portato con sé, e così eccomi qui!”

“Wow,” rispose l'altro, guardandolo con gli occhi leggermente sgranati, “adesso capisco come mai mi hai colpito. Non è un caso che tu sia la persona vestita meglio di questo locale.”  Gli fece l'occhiolino e Kurt avvertì una piccola stretta allo stomaco, davvero minima, ma un ragazzo attraente lo stava riempiendo di attenzioni, Kurt non era un pezzo di ghiaccio e non poteva evitarlo.

“Non farti sentire da Sebastian, potrebbe cadere  in depressione se sapesse che il suo guardaroba di Abercrombie non è sexy e alla moda come crede lui!”

“E Sebastian sarebbe...” chiese l'altro lasciando la frase sospesa nell'aria.

“Uno degli amici che mi ha trascinato qui, esattamente...” scorse gli occhi lungo la pista, alla ricerca della figura longilinea di Sebastian che di solito spiccava sopra quasi chiunque altro, “quello là, alto, con la faccia un po' da suricata, i capelli da Beverly Hills 90210, la polo blu anonima, ed intento a scoparsi il ragazzo con cui balla, al centro della pista e con tutti i vestiti addosso.”

Matthew spostò lo sguardo nella direzione indicatagli da Kurt e scoppiò a ridere.

“Vedo che i tuoi amici subiscono un trattamento non differente dalle star. Comunque conosco Sebastian, se è quello lì,” disse, senza precisare ulteriormente.

“Credo che tutta New York conosca Sebastian,” confermò Kurt, lasciando sottointesa la conoscenza ben più intima a cui si riferiva.

“Sì, è un latin lover, è quasi leggendario da queste parti. Ma non è il mio tipo.” Kurt fu costretto a trattenere un sorrisetto a quella precisazione.

“Oh? Quale sarebbe il tuo tipo?” gli chiese per chiarificazione.

“Più riservato, alla moda, meno egocentrico e conquistatore.”

“Capisco...” rispose Kurt, a corto di parole.

“Scusa,” lo fermò l'altro, avendo probabilmente captato il suo imbarazzo, “non volevo metterti a disagio. Soltanto che ti ho adocchiato fin da subito e non sono riuscito a perdere la voglia di parlarti, nonostante sembrassi inavvicinabile.”

“Ammetto di non emanare vibrazioni positive, probabilmente,” gli concesse Kurt.

“Non è questo, non sembri una persona scortese. Sembri onestamente disinteressato a quello che un posto del genere ha da offrire.”

“Perché sono... non disinteressato, forse, ma indifferente. Non sono venuto qua alla ricerca di qualcuno con cui tornare passare la notte, né con la speranza di incontrare l'uomo della mia vita sulla pista. Se non fosse stato per le insistenze dei miei amici non sarei neanche qui.”

“E questo è il punto, non vuoi essere qui,” continuò Matthew, con un tono così pacifico che Kurt non riuscì a provare alcun fastidio, nonostante quel genere di discorsi non fossero i suoi preferiti.

“Forse non volevo essere qui, ma adesso sono contento di essere venuto,” gli rispose, col capo leggermente inclinato verso di lui, cercando di reprimere il senso di colpa che minacciava di stringergli lo stomaco.

L'altro gli rispose con l'ennesimo sorriso, questa volta leggermente lusingato, e Kurt non poté ignorare come quella solarità gli ricordasse quella di Blaine.

“Spero di non essere troppo diretto con questa richiesta, però è stato un piacere parlarti, e mi piacerebbe poterlo fare in un contesto più rilassato e meno rumoroso. Mi piacerebbe davvero tanto invitarti fuori a cena, se non hai nulla in contrario.”

Kurt prese un respiro profondò e si fermo a riflettere sulla possibilità, grato del silenzio di Matthew che sembrava capire quanto quella fosse una domanda difficile.

“Matt, posso chiamarti Matt? È più veloce...” l'altro gli rispose con un cenno di assenso, “Sono lusingato dal tuo invito a cena, ed è stato un piacere parlare con te. Però non sono pronto ad avventurarmi nel rischioso mondo degli appuntamenti.” Si sentì in colpa, vedendo il modo in cui aveva reso malinconico il suo viso, fino a quel momento aperto e solare. “Blaine, si chiamava così, era l'amore della mia vita. È stato il mio primo ragazzo ed ero più che convinto che sarebbe anche stato l'ultimo. Abbiamo passato insieme più di dieci anni e non sono ancora pronto a lasciarmi tutto alle spalle e provare a ricostruire qualcosa.”

“Non pretendo questo, Kurt, mi piacerebbe soltanto poter continuare a parlare con te,” cercò di chiarire l'altro, e se fosse sincero o meno Kurt non poteva saperlo.

“E capisco, davvero, ma sei sicuro che ti vada bene la certezza che da questa cosa non potrà mai nascere nulla? Non importa quanto tu possa essere un corteggiatore esemplare e perfetto.”

Kurt si fermò ad osservare l'espressione meditabonda sul viso dell'altro, il modo in cui muoveva lo sguardo senza concentrarlo su qualcosa di preciso, né sul viso di Kurt ma neanche sugli oggetti che guardava per distogliere l'attenzione da lui.

“Come fai ad esserne così sicuro?” gli chiese Matt, stendendogli di fronte l'esatto motivo per cui Kurt non faceva nulla per incontrare qualcuno.

Poteva dire di non avere aspettative o speranze esagerate, ma Kurt si ricordava come fosse avere una cotta per qualcuno: sapeva che nessuno sarebbe mai stato in grado di credere davvero che Kurt era follemente innamorato di qualcuno che non c'era più e che nessuno, nessuno, avrebbe mai avuto la minima possibilità di avvicinarsi a quel livello di intensità.

“Io lo so, Matt. Lo so davvero. Sei un ragazzo adorabile ed hai un sorriso bellissimo, dovresti trovare qualcuno che possa apprezzarti, qualcuno che non ha promesso il proprio amore ad un altra persona e che continua a rinnovare quella promessa quotidianamente.”

Matt lo scrutò alla ricerca di qualcosa che potesse dargli un motivo per continuare ad insistere, ma quando non trovò nulla si decise ad alzarsi.

“E' stato un piacere conoscerti Kurt,” gli disse con un tono più forzatamente cortese di quello che aveva adottato fino a quel momento, “ti auguro il meglio.” Gli rivolse un ultimo sorriso, tirato, non più così aperto né solare, e gli diede le spalle.

Kurt si afflosciò sulla sedia, sfinito da quel dialogo, chiedendosi se fosse stata davvero la scelta giusto. Gli bastò uno sguardo all'anello per ricordarsi tutto quello che rappresentava e che nessuno avrebbe più potuto offrirgli.

Il rumore di qualcuno che si sedeva di nuovo accanto a lui lo distolse dai propri pensieri, e Kurt raccolse le proprie forze per girarsi e dire alla persona in questione di non essere interessato.

“Chi era quello schianto?” gli chiese invece la voce di Sebastian, più che benvenuta in quel momento.

“Matthew,” rispose, preparandosi mentalmente alle prese in giro di Sebastian.

“E che voleva Matthew dalla nostra principessa preferita?” gli chiese l'altro, mantenendo ancora un tono cortese nonostante l'appellativo derisorio.

“Invitarmi fuori a cena,” rispose Kurt e si voltò a guardare Sebastian, trovando sul suo viso un'espressione che lo colse di sorpresa.

“Ah... E quando succederà il grande evento?” chiese Sebastian, con tono... infastidito?  Kurt non ne era davvero sicuro, e la cosa lo stava spiazzando.

“In un'altra vita? Ho educatamente rifiutato l'invito.”

“Non è adorabile come sembra dai suoi occhioni da cerbiatto?” gli chiese Sebastian, dando il benvenuto al tono derisorio che rappresentava il suo marchio di fabbrica.

“Fin troppo, ma non mi interessa.”

“Capisco,” continuò Sebastian, questa volta con tono neutro, “hai deciso di scoprire com'è la vita in castità.”

“Vi siete messi d'accordo, tu e Rachel?” gli chiese Kurt, con tono infastidito.

Sebastian lo guardò con un sopracciglio inarcato e la confusione chiaramente stampata sul viso.

“Niente, mi ha fatto un discorso simile. Anzi, mi fa un discorso del genere più o meno ogni mese da un anno e mezzo.”

“Non sapevo che il sesso fosse così importante per la nanerottola,” rispose Sebastian.

“Non è il sesso, o almeno lei dice così, pare che sono troppo giovane per fare l'eremita e che devo fare più cose per me.”

“Per quanto possa capire il suo discorso, e condividere la sua preoccupazione, credo che soltanto tu possa sapere quello che vuoi dalla vita. La storia tra te e Blaine era una cosa seria, una cosa da una volta nella vita, e non capisco perché la gente si meraviglia così tanto che tu non ti sia infilato nel letto di qualcun altro. E dire che loro vi hanno visto per anni, mentre io sono l'ultimo arrivato.”

Kurt lo guardò con espressione meravigliata; non si aspettava di scoprire che, tra tutti i suoi amici, Sebastian fosse l'unico in grado di cogliere davvero il suo stato emotivo.

“Vorrei che fosse così semplice per tutti capirlo,” gli rispose Kurt, sospirando, “e che anche quelli che ti promettono di volere solo una cena non vogliano soltanto conquistarti e farti innamorare follemente di loro.”

Sebastian si girò verso di lui, orientando tutto il proprio corpo verso quel discorso, e gli poggiò una mano sulle spalle, tra le scapole, in un gesto di conforto.

“Kurt, non tutti lo capiscono. Quello che avevate tu e Blaine era inusuale, la maggior parte delle persone non lo trova mai nella vita. Per loro l'amore è soltanto trovarsi bene con qualcuno, un modo per non passare la vita da soli. Non capiscono che il vostro amore era diverso.”

Kurt spostò lo sgabello di fianco al suo e gli poggiò la testa sulla spalla; Sebastian poggiò il capo sul suo e rimase in silenzio e Kurt si ricordò perché Sebastian stava rapidamente – e non era sicuro che due anni fossero un tempo così rapido – diventando il suo amico preferito.

Quella sera Kurt e Sebastian andarono a casa di Kurt insieme, e passarono la notte sul divano, guardando un programma spazzatura dopo l'altro e la cosa si rivelò migliore di qualsiasi cena che un ragazzo illuso potesse offrirgli.

 

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Note dell'autrice: Buonasera per la seconda sera di seguito! :D Sono passati anni dall'ultima volta che ho pubblicato una storia a capitoli solo quando completa... Devo farla diventare un'abitudine. So che questa parte non è ancora il massimo della vita, ma *giuro* che stiamo arrivando lì. Purtroppo però Kurt e Blaine hanno deciso di essere due meraviglie insieme e staccarsi da Blaine non è difficile solo per Kurt, ma anche per me. È stato davvero difficile far evolvere così la trama, sto diventando una hardcore klainer. Vi ringrazio tutti per aver avuto il coraggio di apprezzare il primo capitolo, ero convintissima che ‘morte di un personaggio principale’ fosse un avvertimento obbligatorio, invece EFP decide di tenere adorabilmente la sorpresa. Non credo di riuscire a pubblicare la terza, e ultima, parte domani, ma vedrò di fare del mio meglio e al massimo vi farei aspettare soltanto un giorno. Ringrazio nuovamente ALanna perché giuro che la storia non sarebbe così fluida e scorrevole senza il suo betaggio.

La canzone all'inizio è Wonder di Soap&Skin

 

 

   
 
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