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Autore: Lys40    13/06/2013    1 recensioni
Basata (quasi) interamente sul personaggio di Jim Gordon, la storia si concentra su momenti staccati, sottovalutati o non approfonditi nel film come meritavano, fondamentalmente dopo "Batman Begins". Aggiungo insieme ad altri che ho letto, il mio personale omaggio a un personggio erroneamente 'secondario', prendendosi alcune libertà nella trama originale.
Capitolo Primo: cosa accade veramente durante e dopo il tentativo di Joker di assassinare il sindaco Garcia?
Capitolo Secondo: la Tempesta si avvicina...
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alfred Pennyworth, Altro personaggio, Batman aka Bruce Wayne, James Gordon, John Blake aka Robin John Blake
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nessuno avrebbe dovuto saperlo. Nemmeno Barbara, sua moglie. Seduto sul palco d’onore, proprio accanto al sindaco Garcia, che intesseva con parole dosate e sobrie il suo discorso di commemorazione del defunto commissario di polizia Loeb, lo sguardo del tenente Gordon scrutava con attenzione i paraggi.
L’immensa Avenue di Gotham, riempita fino all’inverosimile dalle varie sezioni delle forze di polizia e da migliaia di spettatori; la schiera di case con le loro centinaia di finestre, buchi pieni di minaccia; il nervosismo con cui lo stesso Harvey Dent si agitava sulla sua sedia, poco lontano: nulla sfuggiva agli occhi chiari del tenente, in apparenza composto e impeccabile nell’elegante soprabito scuro, in realtà teso fino all’inverosimile.
Sapeva, senza bisogno di costatarlo con i propri occhi, che in una delle invisibili stradine dietro al viale principale, dove erano parcheggiati e pronti all’azione le volanti, le moto e tutti i mezzi speciali, confusa tra le altre doveva trovarsi anche l’autoambulanza che l’avrebbe portato via, guidata da Batman e dal suo uomo di fiducia.
Tutto ciò era stato programmato fino all’ultimo dettaglio la notte precedente: se qualcosa fosse andato storto l’unica consolazione di Jim Gordon sarebbe stata che la sua famiglia era al sicuro, essendo ignara di tutto. Del resto con Joker nulla poteva essere previsto con sicurezza.

Il viso impassibile dietro gli occhiali spessi, Gordon riprese il suo esame dal limitato punto di osservazione dove sedeva, consapevole che il cielo e la terra, fino all’ultimo angolo scansionabile, erano nei mirini dei cecchini delle forze speciali SWAT.
Stava prendendo un cauto respiro quando la Guardia d’Onore, composta da venti uomini, schierati su due fila a breve distanza dal palco, iniziò a sparare i colpi a salve, previsti alla fine del discorso del sindaco. Terminato quell’omaggio, Garcia sarebbe rientrato in municipio con la macchina blindata e il Joker non avrebbe più potuto mettere in atto la sua grottesca minaccia di morte.
In quel momento il suo orecchio addestrato colse qualcosa: un leggero sfasamento nei colpi della Guardia. Uno degli agenti scelti doveva aver sbagliato di un decimo di secondo il sincrono del colpo con gli altri, qualcosa di inconcepibile dal momento che chi faceva parte della scorta d’onore, aveva anni di addestramento sulle spalle.
Gordon cercò con gli occhi l’uomo che aveva sparato in ritardo e in quel momento incontrò gli occhi di Joker che, perfettamente travestito da agente scelto, stava voltando il fucile in direzione del sindaco, l’immancabile ghigno sul volto, reso neutro dalla mancanza del trucco bianco.
Gordon scattò prima di concepire un qualunque pensiero, e quando il proiettile giunse a segno, non incontrò il petto del sindaco, ma la schiena del tenente, che si era frapposto gettando a terra Garcia insieme a lui.
Intorno scoppiò l’inferno.

“Joker”. Una sola parola fu pronunciata dall’uomo seduto accanto all’autista dell’ambulanza, il quale aveva già messo in moto, precedendo di diversi secondi gli altri mezzi di soccorso.
Giunsero in meno di un minuto sotto il palco dove già si accalcavano poliziotti e cittadini in preda al panico, mentre tutto intorno era la confusione più caotica, nel tentativo di inseguire gli uomini del Joker, che si confondevano in mezzo agli agenti.
Il palco era diventato un’isola di silenzio. Scesi in fretta dal mezzo i due uomini, con addosso il regolamentare casco di protezione, sul momento non riuscirono a vedere nulla e dovettero faticare non poco per aprirsi un varco. Il sindaco, illeso, era stato portato via in fretta dentro la macchina blindata. Un sospiro soffocato sfuggì dalle labbra del più giovane dei due ufficiali medici, quando finalmente ebbe libera visuale. Avevano pianificato ogni cosa, ogni rischio possibile: Gordon aveva perfino ricevuto qualche rapida lezione di una speciale disciplina di auto protezione dallo stesso Batman. “Non si preoccupi, signorino Bruce. Sono sicuro che ha funzionato.” bisbigliò sommesso l’uomo più anziano, il cui volto si era però raggelato.

Davanti a loro, in un piccolo spazio lasciato vuoto era inginocchiato l’ufficiale di polizia Stephens. Sotto le sue mani giaceva abbandonato in una posizione appena scomposta, Gordon, gli occhi chiusi, le braccia aperte. Stephens aveva appoggiato una mano cauta sul petto del suo superiore e i suoi lineamenti tirati parevano confermare da soli una terribile verità. Gli occhiali di Gordon erano scivolati sulla fronte, rivelando il viso bianco, rilassato come se l’uomo fosse pacificamente addormentato. Invece, si rese conto Bruce con una spasmodica fitta di apprensione, il tenente era privo di sensi.
“Cos’è successo?” chiese Wayne con voce priva di espressione.
Dopo qualche secondo alcune sconvolte parole uscirono dalla bocca di Stephens: “Era travestito in mezzo agli agenti…hanno sparato da vicino, meno di cinque metri… Il tenente… si è gettato a corpo morto per coprire il sindaco… preso in pieno… tutto troppo in fretta…”
Intanto il secondo infermiere si era inginocchiato a sua volta presso il corpo dell’uomo caduto, cercando il battito cardiaco. I suoi occhi incontrarono quelli di Bruce con un rapidissimo cenno di conferma che non fu colto da nessun altro. Quest’ultimo, soffocando un sospiro di sollievo, si affrettò ad avvicinare una barella; Stephens, chiaramente sotto choc, si rese a mala pena conto dei due uomini che, con la massima efficienza e rapidità possibili, sollevavano piano il corpo di Gordon, affrettandosi poi sull’ambulanza. Solo un gesto inconsueto si fissò nella sua mente, ovvero la delicatezza con cui l’infermiere giovane scostò i capelli dalla fronte del tenente per rimettergli a posto gli occhiali. In un attimo tutto era finito e Stephens rimase solo e costernato.

“Fermiamoci, Alfred, appena puoi. Non sono tranquillo.” mormorò Bruce, accanto al suo autista.
“A duecento metri, signore, vedo sulla mappa, un vicolo cieco che potrebbe fare al caso.”
Entrambi gli uomini non aggiunsero altro, il silenzio all’interno del mezzo era assoluto, mentre tutto intorno echeggiavano ordini e grida, mischiate ai rumori delle macchine nelle strade che attraversavano a tutta velocità.
Quando poterono fermare l’ambulanza, Bruce udì finalmente un debole colpo di tosse provenire dalla figura adagiata sulla barella nel vano inferiore: corse al suo fianco, avendo però cura di non togliersi il casco che gli copriva la faccia.
Dopo qualche momento gli occhi chiari di Gordon si aprirono, fissando un po’ confusi quel volto mascherato.
“Jim… come ti senti?” chiese con apprensione la voce di Bruce, abbassata e camuffata.
“… stordito. Il sindaco! Che è successo?” mormorò il tenente, cercando di sollevarsi.
Bruce lo calmò con una mano. “Tranquillo, rimani disteso. Ce l’hai fatta, è vivo. Il Joker ha fallito.”
“Signore…” aggiunse Alfred, anch’egli invisibile dietro il casco, “Cerchi di non fare movimenti bruschi. Malgrado la protezione ideata da Mr. Fox, ha ricevuto un colpo di fucile sparato da una distanza molto ravvicinata. Devo verificare le sue condizioni.” Prese un paio di forbici. “Mi spiace per il suo cappotto” aggiunse, iniziando a tagliare con un certo rincrescimento la fodera di seta.
Gordon ebbe un breve sorriso stanco. “… comprato per l’occasione.” disse, scuotendo il capo, ma cambiò espressione guardando Bruce. “Batman, dobbiamo sbrigarci. Non posso tenere questa farsa in piedi per troppo tempo e non voglio che Barbara…”
“Prenditi qualche momento, Jim. La trappola per Joker scatterà solo stanotte. Per allora sarà tutto finito, te lo prometto.” loo rassicurò Wayne, continuando a camuffare la voce.
Nel frattempo Alfred era riuscito a sfilare di dosso al tenente il soprabito e la camicia bianca che indossava. Sotto comparve una sottilissima maglia, composta di una strano materiale lucido.
“Con il suo permesso signore… gentilmente Alfred girò Gordon su un fianco per mettere in vista la schiena, dove si intravedeva lo squarcio lasciato dal proiettile, che era stato fermato dalla maglia, prima che potesse penetrare in profondità. Ma il maggiordomo aveva appena toccato la spalla sinistra di Gordon quando questi gettò un grido soffocato e sbiancò in volto. Alfred si accigliò e si affrettò a sfilare la maglia tagliandola in più punti e Bruce gli andò vicino per vedere meglio. Dalla spalla sinistra correva lungo tutta la schiena un vistoso ematoma che già stava volgendo al nero, mentre la scapola appariva dislocata.
“Una brutta lussazione, ma le ha salvato la vita, signore” disse Alfred, gettando uno sguardo a Gordon che stringeva i denti per non urlare di dolore mentre Bruce muoveva leggermente la spalla per determinare l’entità del danno.
“Mi dispiace, Jim, ma è necessario. Devo rimetterla in sesto.” mormorò Wayne.
Gordon tentò di sorridere mentre riprendeva fiato. “Immagino le ambulanze non abbiano in dotazione del whisky….” scherzò, ma non oppose resistenza quando Bruce si dispose davanti al suo braccio sinistro, mentre Alfred prendeva posizione dietro.
“Ci vorrà solo un secondo.” disse Bruce, e nello stesso tempo tirò il braccio del tenente, mentre dall’altra parte Alfred rimetteva nella sua sede l’osso slogato, con un colpo secco e preciso.
Gordon emise un grido inarticolato e abbandonò il capo all’indietro, svenuto.
“Mi creda, signorino, è molto meglio per lui, in questo modo.” disse in fretta Alfred, vedendo il movimento di angoscia di Bruce. Delicatamente terminò l’operazione, voltando poi bocconi il tenente per rivelare altri squarci e contusioni che Gordon doveva aver subito durante l’impatto del proiettile e della successiva caduta.
“Qual è la tua prognosi? Riuscirà a reggersi in piedi per stanotte?” chiese preoccupato Bruce, fissando il corpo inerte di Gordon.
“Servirebbe se gli dicessi di no?” rispose asciutto il maggiordomo, preparando antisettici e bende. Tuttavia, quando Bruce alzò lo sguardo, colse negli occhi dell’altro un’espressione di assoluto rispetto per la figura prostrata che aveva dinanzi. “Non molti avrebbero accettato di correre un rischio simile. Il tenente Gordon è un uomo coraggioso, e come lei lavora da solo.” aggiunse Alfred con un triste sorriso.
Insieme sistemarono il tenente adagiandolo nuovamente sulla schiena per fissare le bende sul torace. Gordon era ancora privo di conoscenza, ma il respiro era meno affannoso e il polso si era rafforzato. Alfred lo coprì con una coperta per prevenire un possibile shock e aggiunse con tono più rilassato: “Per rispondere alla sua domanda, signorino, ebbene, credo che il tenente supererà anche questa prova.”
Bruce strinse i denti guardando il volto ancora pallido e gli occhi chiusi del suo amico, un uomo dai modi dimessi e dalla corporatura minuta, che probabilmente sarebbe passato inosservato in mezzo alla folla. A differenza di Batman però Gordon non avrebbe mai accettato di combattere con una maschera: affrontava a volto scoperto la sua personale battaglia contro il male, come una luce destinata con la purezza del suo intento a vincere quelle oscurità dove solo i pipistrelli osavano volare.
Con un sospiro di frustrazione e di simpatia insieme Bruce appoggiò gli occhiali di Gordon da una parte, per permettergli di riposare più tranquillamente in attesa della notte che li aspettava.
  
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