DELEN
I
petali dell'anima
PARTE
I°
-Sveglia
ragazzina!- urlò Kado facendomi balzare dal letto. Era una
settimana da quando
mi aveva portato nel palazzo di Isolde; mi aveva trovata nel campo
appena fuori
Meridal mentre vagavo senza una meta e
senza un ricordo di ciò che ero.
-
La
signora ti vuole vedere-
Camminai
fino ad un'immensa porta di ferro decorata di cristalli, appena Kado
pronunciò
il suo nome la porta si spalancò mostrando un salone di
pietra al cui centro
c'era un tavolo imbandito.
-Tu
siediti, e guai a te se provi a toccare un solo pezzo di pane!- senza dire una parola mi
sedetti sulla sedia
di ferro gelida. Ero affamata avrei dato qualsiasi cosa pur di
mangiare, ma
Kado era capace di tagliarti una mano anche solo se respiravi senza il
suo
permesso; aveva gli occhi vuoti e lo sguardo rigido e austero. Dopo
poco entrò
Isolde: portava un lungo vestito di giade tenute unite da fili d'oro, i
capelli
neri raccolti in uno chignon di trecce e una lunga catena il cui
ciondolo era
nascosto dal vestito.
-Allora
tu
sei....- tamburellava l'indice sul mento.
-
Enid-
riuscii a dire con un filo di voce, avevo paura di quella donna pallida
con le
gote viola
-
Quindi
ricordi il tuo nome? Eccellente, sapresti dirmi in che anno delle ombre
siamo?-
-
Siamo
nel....... decimo anno delle ombre- mi tremava la voce e non riuscivo a
guardarla negli occhi.
-
Sono
colpita dalla tua singolarità Enid, qual è il tuo
ultimo ricordo prima del risveglio
nel campo?- ora era impossibile
distogliere lo sguardo, la sua curiosità mi teneva sotto
tiro, ma non ero
comunque in grado di fissarla negli occhi, qualcosa mi diceva di non
farlo.
-
Niente
signora- avevo freddo e mi girava la testa volevo andarmene, scappare,
ma la
mia mente non riusciva a funzionare bene e non coordinava i movimenti.
-
Quanti
anni hai? Lo ricordi?- ora si sentiva nella sua voce frustrazione,
quasi
rabbia.
-
Penso o
diciassette o diciotto- ero confusa non ricordavo e avevo molta paura
-
Diciassette
o diciotto? E' di estrema importanza!- ora si era alzata dalla sedia e
il suo
viso di porcellana sembrava rompersi in mille pezzi, il tavolo si
rovesciò, poi
d'un tratto si calmò e si sistemò il vestito di
pietre.
-
bene per
oggi basta, comunque credo proprio che tu abbia diciassette anni,
perché se ne
avessi diciotto....- si interruppe e non capii se stesse parlando a me
o a se
stessa.
-Kado
riportala nella sua stanza e portami il mantello, ho qualche
commissione da
sbrigare-
…...................
Isolde
uscì dal
palazzo e si diresse immediatamente al pozzo del dio Corentin, prese
una
boccetta dove teneva l'anima strappata ad un bambino di pochi anni e la
buttò
nel pozzo.
-
Corentin io
ti invoco!- disse chiudendo gli occhi. Di colpo si trovò in
una stanza di vetro
blu e la voce del dio fece vibrare le pareti.
-
Isolde, cosa
ti porta da me?-
-
Mio unico
signore sono venuta per via della ragazza-
-
Ah già-
-
Vorrei sapere
quanti anni ha, e se è lei la prescelta-
-
La ragazza ha
diciassette anni-
-
E' lei la
presc....- I vetri andarono in frantumi
-
Come osi
farmi due domande con l'anima di un bambino?- Le guance di Isolde
divennero
rosse di vergogna.
….....................
La
mia stanza
era piccola, c'era una minuscola finestra, ma era troppo in alto e non
riuscivo
a vedere fuori. Il letto era a baldacchino,
aveva tutta l'aria di provenire molto prima dell'inizio
dell'anno delle
ombre. Avevo avuto un altro incubo: C'era il fuoco dappertutto il fumo
mi
entrava negli occhi e non riuscivo a tenerli aperti, una donna urlava
il mio
nome, poi tutto divenne buio. Quando
fui
sveglia mi ritrovai in un bagno di lacrime e sudore, dovevo andare via
dal quel
luogo. Cosa voleva Isolde da me?
La
mia
maledizione non finirà mai
Cos'era
quella
voce? Come tamburi mi risuonava nella testa e non riuscivo a fermarla
Altra
morte,
altro sangue, non è cambiato nulla
Sembrava
una
voce, anzi, un pensiero, ma la testa mi faceva troppo male e riuscii ad
isolare
quella voce che faceva entrare la tristezza nel cuore, e nei miei
pensieri.
….........................
Quella
notte
aveva ucciso dieci uomini e tre donne, entrò nella sua
stanza nella torre e
prese la sua forma umana, quella che un tempo era anche padrona della
sua
anima. Si sedette sul letto col capo chino, ormai le lacrime erano
finite le
aveva terminate tutte la notte del cerchio di fuoco. Le piume
insanguinate
erano su tutto il pavimento di pietra, ricoperta di sangue secco, la
stanza
odorava di morte. Il ragazzo usciva solo di notte sotto forma di drago
dalle piume
nere, ma nella sua forma umana non lasciava la torre. Più
passava il tempo più
la bestia prendeva il sopravvento sulla sua mente. -La mia maledizione
non
finirà mai- pensò guardandosi le mani ancora
sporche di terra e sangue. -Altra
morte, altro sangue, non è cambiato nulla-