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Autore: voiceOFsoul    13/06/2013    0 recensioni
Una ballerina al suo saggio. Un incontro casuale e sconvolgente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La porta si aprì con fatica ed entrò nel grande salone del teatro. Non entrava lì dentro da anni. L'odore polveroso delle sedie di velluto blu la imprigionò e riportò indietro a quando aveva calcato per la prima volta quelle assi di legno. Il ricordo nitido di un piccolo tutù rosso e nero con le balze rigide le spinse una lacrima alla finestra degli occhi. Respirò profondamente cacciandola indietro. 
Sul palco, la band che avrebbe riempito i buchi della serata stava facendo le sue prove acustiche. Per la maggioranza dello staff erano solo un impedimento, ma a lei piaceva perché permetteva al pubblico di non annoiarsi e il pubblico per lei era l'unica cosa a contare oltre alla danza. Si scusò con loro per dover intralciarli in quanto i camerini erano raggiungibili solo dalle quinte passando per il palco. Notò subito la bellissima ragazza alla batteria e pensò che se fosse stata brava quanto bella avrebbe spaccato tutto. Gli altri membri del gruppo erano tutti ragazzi poco più grandi di lei anche se sembravano separarli molti più anni data la sua fisicità da ragazzina. 
Mentre si infilava dietro l'ultima quinta lanciò un ultimo sguardo al chitarrista. I capelli leggermente lunghi legati in un piccolo codino che lasciava notare i ricci tra le punte gli davano un'aria da figo dei telefilm. Stava esaminando attentamente le sue corde perciò non potè apprezzare anche i suoi profondi occhi verdi, ma vedeva benissimo le labbra non troppo sottili che davano l'idea di essere create a posta per baciare. 
Si infilò dietro il palco, tornando a concentrarsi su ciò che era più importante. 

Si guardò allo specchio. Il vestito rosso scuro la fasciava perfettamente ed i capelli solo parzialmente raccolti le accentuavano i lineamenti da bambina, traditi da un pesante trucco di scena che le circondava gli occhi azzurri di nero. Salì sulle punte e si allungò per riscaldare i muscoli. Quando si guardò nuovamente allo specchio, il cuore le batteva forte. L'emozione era iniziata. 
Aprì la porta scorrevole di scatto con l'intensione di raggiungere le baby ballerize che avrebbe dovuto aiutare a vestirsi, ma l'improvvisa visione del chitarrista esattamente davanti a lei quasi la fefce urlare. Non aveva notato quanto fosse alto e le sue braccia sembravano essere la cosa più protettiva che esistesse.
- Scusa. - La sua voce era profonda ma dolce. - Sai dirmi se c'è qualche posto dove mangiare qui vicino? -
Solo allora notò che non era solo. Tutti gli altri erano accanto a lui. Indicò loro un bar poco lontano e si infilò di nuovo nel camerino. No, Lucky! Devi concentrarti. Niente bei ragazzi. 

Era impossibile concentrarsi! Ogni volta che scendeva dal palco, incrociava il sorriso. Ogni volta che da dietro le quinte osservava le piccole ballerine, lui era nelle vicinanze. Ogni volta che passava vicino a loro, la fermava per chiederle aggiornamenti sulla scaletta. Ogni volta che suonava, il suo sguardo era su di lei al di là delle quinte. 
Cercava di non pensarci, di concentrarsi solo sul ballo. Ma il pensiero di quelle labbra e la curiosità di assaggiarle non la lasciavano libera.

Stanca. Le gambe le cedevano e il sudore le imperlava la fronte. Anche per quell'anno era finita. Ce l'avevano fatta. Le bambine erano state deliziose, gli altri gruppo avevano incendiato la sala e lei aveva fatto del suo meglio. Avevamo portato al termine un altro spettavolo di successo.
La sera era troppo calda per infilarsi di nuovo nei jeans così aveva deciso di andar via infilando il vestito bianco che aveva indossato durante l'assolo di moderno. Era leggero ma la copriva abbastanza da non essere scambiata per una ad ore.
Aprendo nuovamente di fretta la porta scorrevole, trovò di nuovo il chitarrista. Era solo, appoggiato al muro a fissare la sua porta. Il teatro era ormai silenzioso perché, come sempre, era l'ultima a lasciarlo, anche se forse non poteva dirlo quella volta. Gli sorrise e afferrò il borsone cercando di guadagnare l'uscita.
- Volevo farti i complimenti. - Si mosse verso di lei. - Sei stata bravissima. Ipnotica oserei dire. -
Avrebbe dovuto rispondergli che l'ipnosi l'aveva subita lei dalle sue labbra, ma non riuscì a dir nulla. Si limitò a sorridere. 
- Non parli molto tu, vero? -
Chiunque la conoscesse sapeva quanto si sbagliasse, ma non riuscì a pensare neppure a ciò. Si ritrovò ad indietreggiare, rientrando nello spogliatorio, continuando solo a fissare le sue labbra. 
- Credo che mi prenderai per un folle molestatore. Ti giuro che non lo sono. E' solo che mi fai uno strano effetto. Non riesco ad andare via senza dirtelo. -
Ancora una volta non rispose. Lasciò cadrere il borsone e, per una volta nella sua vita, seguì l'istinto. Si incollò alle labbra che sembravano averla stregata. Erano morbide, la invitavano a rimanere tutto il tempo che volesse. Ma lei non accettò l'invito. Se ne divise quasi subito, imbarazzata.
- Wow. - Lui guardava il vuoto. Sorrideva incarcando un po' le sopracciglia in un'espressione sorpresa. Le guance leggermente arrossate. - Pregavo che ti limitassi ad un insulto e non passassi agli schiaffi. Non avrei mai sperato in una reazione del genere. Avrei dovuto provarci prima. - 
Ancora una volta non riuscì a parlare. Si sentiva come se qualcosa le dicesse che se avesse parlato, se avesse messo in funzione i pensieri, avrebbe rovinato tutto. L'avrebbe mandato via perché lei non era un tipo di quelle che si concedono agli sconosciuti, ma quello sconosciuto sembrava aver catalizzato i pensieri della sua mente. Sentiva che il rimorso di non averlo baciato dopo averlo avuto a disposizione l'avrebbe rosa dentro per molto tempo. Probabilmente l'avrebbe dimenticato solo il giorno seguente, ma in quel momento non ne era cosciente. 
Fece un passo verso di lei stendendo la mano tentando di accarezzarle la guancia, ma per una reazione automatica indietreggiò.
- Hai già cambiato idea? - Le chiese, abbassando il braccio un po' deluso. - O non ti è piaciuto l'assaggio? - Cercò di sdrammatizzare con un sorriso obliquo. 
Ancora silenzio. Un altro passo verso di lei. Stavolta non si mosse. La mano di nuovo verso il suo viso. Stavolta non indietreggiò. Le toccò la pelle delicata e delicata e calda. La accarezzò scendendo verso il collo e arrivando alle braccia passando per l'incavo della clavicola. La sentì rabbrividire. Le cinse la vita attirandola verso di se. 
Si impossessò della sua bocca, come un assetato si getta in una sorgente di acqua pura. Le loro dita si intrecciarono, così come fecero poco dopo i loro corpi, mentre un diroccato camerino diventava il nido di passione di due sconsciuti. 
Se ne sarebbe pentita? Forse. Non l'avrebbe più rivisto? Probabile. Ma che importanza poteva avere se poteva assaggiare un attimo di vita così intenso?

   
 
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