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Autore: michaelgosling    13/06/2013    2 recensioni
1935. Una bambina olandese di nome Henny viene mandata a vivere in America perchè in pericolo: sebbene non sia qualcosa a cui Hitler è contrario rischia molto per via di qualcosa di segreto che riguarda il padre.
1947. Henny si ritrova ad essere testimone di una serie di omicidi: è l'inizio di una catena di eventi riconducibili a quel segreto a lei nascosto per anni e che la porteranno ad essere nuovamente in pericolo.
Si svelerà mai questo segreto? E perché qualcuno la vuole morta?
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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hyu CAPITOLO 1. UN LONTANO 1935.

Caro Stefan,                                                                                                          22 settembre 1935
                     
                     ti scrivo perchè non so a chi altro rivolgermi. Ho bisogno di aiuto e tu sei l'unico che vive fuori dall'Europa di cui mi possa fidare. L'unico che conosco di persona, a dire il vero. La situazione è complessa, ma non ho molto tempo quindi sarò estremamente sintetico, forse un po troppo. Non ti dirò che avrei dovuto darti retta e che dopo la guerra sarei dovuto andare a vivere in America come hai fatto tu, lontano da questo inferno, perchè sarebbe sbagliato. Sono olandese fino al midollo, mio caro Stefan. In Olanda ci sono nato e cresciuto. Ci sono troppo legato per lasciarla, e lo stesso vale per mia moglie. Ho trascorso la mia infanzia qui. I momenti più belli della mia vita sono strettamente legati a questo luogo.  Sono queste le colline che esploravo da bambino ed è qui il locale in cui ho conosciuto mia moglie. Ricordi quando abbiamo fatto insieme quel viaggio a Los Angeles? Tu eri eccitato, volevi visitarla tutta, anche i vicoli puzzolenti. Io invece ero terrorizzato a morte: tutti quei palazzi così alti, tutte quelle persone. Mi sentii piccolo piccolo, quasi come un moscerino, un insetto insignificante davanti alla maestosità di quella città. Io e Mariaska non possiamo andare via, ma Henny non c'entra assolutamente nulla. Non deve pagare per le nostre scelte e quindi non può continuare a stare qui. Non può. Quasi tutta l'Europa è occupata da Hitler che sta acquistando sempre più potere. Proprio l'altro giorno ho sentito via radio che sono state proclamate le leggi di Norimberga. Non promette niente di buono. E' da quando è salito al potere che ho capito che non era adatto. Fortunatamente non siamo ebrei, ma rischiamo molto per quella cosa che già sai, ma non me ne andrò. Non sono un vigliacco. Ci sono persone e amici che contano su di me e andarmene sarebbe come tradirli. Tradire la mia gente. Persone con cui sono cresciuto. Non mi farò mettere i piedi in testa da Hitler. Non lascerò il mio paese per causa sua. Non ho paura. E' lui che se ne deve andare, non io, ma la questione qui è un'altra: Henny. E' troppo pericoloso per lei. Voglio che la mia bambina abbia una vita lunga e felice. E' la mia unica figlia e il mio bene più prezioso. Anche tu sei padre, quindi puoi capire cosa significa volere il meglio per un figlio. Ho bisogno che tu la tenga al sicuro per un po' di tempo, lontano da tutto questo schifo. Quando le cose si metteranno meglio e il governo di Hitler cadrà, perchè cadrà, ne sono assolutamente certo, la verrò a prendere. Mi mancherà da morire, ma la sua sicurezza viene prima di tutto. E' buonissima. Non vi darà problemi. Ti prego Stefan, sei la mia unica speranza.
                                                                                                                                                                   
                                                           Con affetto, il tuo caro amico Lars.

Stefan l'aveva letta talmente tante che l'aveva imparata a memoria.
Si grattò la nuca per l'imbarazzo, dato che nella sua macchina c'era Henny: era appena andato a prenderla al porto e ora la stava portando a casa sua.
Quando vedeva che la strada davanti a lui era dritta e non c'era molto traffico, gettava velocemente l'occhio sulla bambina.
"La riconoscerai immediatamente: di simile agli olandesi ha solo la pelle chiara. I capelli e gli occhi sono scuri. Strano, no? Porterà sicuramente un classico abito campagnolo che le ha cucito Mariaska. Te l'avevo detto. E' davvero speciale" gli aveva spiegato Lars in un'altra lettera.
Henny, che aveva non più di otto anni, aveva portato con sé un piccolo zainetto: al proprio interno c'erano gli oggetti di cui non poteva fare a meno: si trattava di un libro (Lars aveva detto nella lettera che Henny amava leggere), un orsacchiotto di peluche e una foto di famiglia.
Vide che la bambina la fissò a lungo, e quando ebbe finito si girò verso destra, a guardare cosa ci fosse fuori dal finestrino.
Era sempre vissuta in un paesino in cui tutti conoscevano tutti e quella città era un grosso cambiamento per lei.
Dopo una decina di minuti che parvero interminabili ad entrambi, giunsero nell'abitazione di Stefan, una piccola casetta con tanto di giardino che sorgeva in una delle zone residenziali di New York.
"Lascia. Te lo prendo io." fece Stefan a Henny, riferendosi allo zainetto.
"Posso fare anche da sola, signore." disse gentilmente la bambina.
"Non chiamarmi signore. Chiamami Stefan."
Nel salotto li aspettavano un'affascinante donna sui quaranta anni e una bambina più grande di Henny, sui dodici anni: erano rispettivamente la moglie e la figlia di Stefan.
La bambina si avvicinò a Henny: aveva i capelli rossi, le lentiggini e la pelle chiara come il padre, ma aveva anche dei grandi occhi chiari.
"Ciao. Io sono Peyton."
"Henny."
Quando Stefan aveva spiegato alla famiglia cosa Lars gli aveva chiesto, temeva che la figlia Peyton non sarebbe stata entusiasta, e invece l'aveva presa molto bene: era contenta di dividere la camera con una bambina, sebbene fosse più piccola.
Era come avere una sorellina.
"Sarai stanca. Per cena c'è pollo arrosto." disse Erika, la moglie di Stefan, posandole amorevolmente una mano sulla spalla.
"Chiedo scusa, ma non ho fame." mormorò Henny.
"E' naturale. Sarai stanca. Peyton, falle vedere la vostra camera."
Henny seguì Peyton: salirono al primo piano ed entrarono in una camera mediamente grande, con due letti singoli.
Subito dopo Peyton lasciò la stanza, immaginando che Henny volesse restare sola.
Quest'ultima si stese su uno dei due letti, e strinse a sé il cuscino.
Le mancava suo padre.
Le mancava sua madre.
Le mancava l'Olanda.
Sapeva che i suoi genitori le volevano bene, ma erano stati troppo vaghi.
Le avevano detto che era per il suo bene e che presto sarebbe tornato tutto normale.
Non le restava che aspettare.

SALVE! NON HO MAI SCRITTO UNA STORIA DI QUESTO TIPO, PERCIO' SIATE CLEMENTI! SPERO VI PIACCIA ;) FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE. -MICHAELGOSLING-



  
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