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Autore: crazy_k    15/06/2013    2 recensioni
Bambina cresciuta appena
non è vero
che sanguini, non è vero.
Si spengono i lampioni e rossa è l’alba
come inchiostro sporco di vergogna
che mai diluisce questa pena.
Cielo
dammi un astro che possa riscaldare
la mia bambina in questo lungo inverno
che raggela anche l’equatore
ed è fuoco che sempre mi tormenta
con il dolore suo nelle mie carni,
come la morte
che per sempre lo sigilla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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RAPE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Bambina cresciuta appena 
non è vero 
che sanguini, non è vero. 
Si spengono i lampioni e rossa è l’alba 
come inchiostro sporco di vergogna 
che mai diluisce questa pena. 
Cielo 
dammi un astro che possa riscaldare 
la mia bambina in questo lungo inverno 
che raggela anche l’equatore 
ed è fuoco che sempre mi tormenta 
con il dolore suo nelle mie carni, 
come la morte 
che per sempre lo sigilla. 
 
Bambina mia, 
dimmi che non soffri, non ricordi. 
Ho bambole antiche io, da regalarti, 
specchi d’un sogno non ancora rotto. 
 
Dimmi che là il dolore non esiste 
dimmi amore piccolo 
che non ricordi 
quale artiglio ti strinse forte i polsi 
quale artiglio ti soffocò le labbra 
chi strappò i petali della rosa bianca: 
 
dimmelo amore 
che più non lo ricordi, 
adesso che il cielo ti protegge. 
 
Verrà un angelo 
a cui ora io consegno 
baci sulla tela e il mio ricamo, 
sfilato di notti a ripetere il tuo nome: 
 
ha mani candide 
e gli occhi della luna 
una fiaccola 
più luminosa delle stelle, 
soffio etereo che m’accarezza il ventre 
come se stessi per nascere di nuovo: 
 
dimmi che sei ancora la bambina 
seduta nel prato che biancheggia 
ricamo a punto margherite: 
 
 
Re del Cielo, 
se ascolti, se mi vedi, 
trasforma queste lacrime 
in rugiada
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Immaginare non costa nulla, se non battiti mancati e rimpianti velati.
Ho questo insano desiderio dentro di me che preme per uscire. Come una vibrazione, un volere divino, un bisogno sanguinoso che mi spaventa e inquieta, sento crescere nel profondo del subconscio il germoglio della pazzia, la pianta più bella che conosca. Ha fiori violacei e conici; profonde spirali di mondi sconosciuti e sentimenti repressi.
Io, che pensavo di aver trovato finalmente qualcuno da amare, che pensavo di aver trovato qualcuno che avrebbe potuto amarmi anche nella mia pazzia, nel mio disinteresse per il mondo, nella mia ambiguità. Io.
 
 
 
 
Voglio farti male.
Voglio vederti soffrire, contorcerti, pregarmi… Cos’è il piacere se non l’attimo sfuggente che precede l’assolutezza del dolore.
Sentire i tuoi gemiti spasmodici, vedere le tue lacrime, assaggiarle, sentirmi potente nell’immensità di un universo che è più malato di me. Afferrarti i polsi sottili e sentire il profumo della paura coprire il tuo misero odore umano. Stringerti, costringerti.
Voglio vederti morire lentamente, agonizzante.
 
Guardami, mentre ti faccio male.
Guardami, mentre ignoro le tue richieste di pietà.
Guardami, mentre ti sporco come sporco mi penso io, mentre ti spoglio da ogni cosa, mentre ti rendo schiava degli incubi durante la veglia, dell’insonnia, dell’inappetenza.
Guarda quanto è facile neutralizzarti, annullarti, demolire il castello di carte nel quale sei nata, uccidere la tua innocente speranza.
 
Basterebbe così poco per spingersi al di la del confine, così poco per diventare un mostro.
Mi piace immaginarmi così, vedere il buono del mondo che si piega alla potenza del male. Siamo malvagi, mi sento malvagio.
 
Percepisci l’ansia crescere in te? Quella sensazione che ti scuote il corpo nella sua immobilità, quel brivido che ti cattura e che, violento, ti strappa alla calma quotidianità? Riesci a sentire tutto questo nell’urlo agonizzante che non ti sei accorta di aver lanciato?
E con spinte profonde penetro dentro di te, bucandoti l’anima, stracciando la bellezza della vita.
 
Mia. Sei mia. Nel corpo e nella mente, porterai per sempre il mio marchio. Non ci sarà giorno che non piangerai per me, e urlerai per me, forse morirai perfino per me perché tu lo sai di essere debole, vero?
Una donna, un essere inferiore, messa al mondo con l’unico scopo di procreare. Sai che è così, è questo il volere di Dio quindi smetti di combattermi e accogli il mio seme dentro di te. E non guardarmi con quegli occhi traditi e accusatori, io sono nel giusto e tu dicevi di amarmi.
 
Mi eccita sentire i tuoi capelli scorrermi tra le dita. Tirare fino a strapparli sembra così… Giusto.
Il taglio che hai sulla fronte continua a sanguinare, forse quando ti ho spinta sull’asfalto sono stato troppo irruente.
La tua voce è un urlo roco, la gola la senti in fiamme, le costole schiacciate ti perforano i polmoni.
 
Nessuno ti salverà. Per il resto della tua vita, se vorrai continuare a vivere, nessuno.
Sei in mio potere.
Comando io.
 
Così bella… Sei così bella addolorata.
Distesa sotto di me, così aperta a me… E’ quasi un peccato non poterti portare via! Ma questa è la tua punizione.
Ti prego continua a dibatterti, opponi resistenza, rendi il gioco divertente, fallo per me. Fallo con me.
So che ti piace sentirti sottomessa. Sei così inerme, dolce nella nostra violenza. Come miele che cola sui petali appassiti di una rosa, ti sento bagnata.
 
Sconvolgente rivelazione di un destino troppo ingiusto?
 
Labbra rosse, tumide, lucide di saliva che cola tra le dita della mano che ti tengo sulla bocca. Vorrei vederti soffocare nel tuo stesso pianto.
Saranno i miei trofei, i solchi delle tue unghie sul mio braccio.
 
E mentre l’estasi avanza ecco che un fascio di luce illumina i nostri corpi uniti in questo abbraccio blasfemo.
Il tuo volto è rivolto al cielo, cerchi forse l’aiuto di Dio? O stai cercando il suo perdono? Forse, stai pregando per me?
Ti rispondono gli angeli? Con gli occhi spalancati e vuoti di ogni emozione, credi che verranno a prenderti?
Sei un morto che cammina, ormai.
Sei sola a questo mondo.
Ti senti in colpa? Dovresti.
Sei disgustata da te stessa? E’ giusto.
Non esiste dio che ti possa salvare dalla mia verga castigatrice; punizione per essere troppo bella, per aver pensato di potermi amare, per avermi illuso.
 
Umida passione, umido dolore, umido pianto svuotato d’orgoglio.
Non è solo la pressione delle mie ginocchia a schiacciarti il corpo. All’improvviso ti sei resa di quanto pesi la gravità? Hai il peso del mondo che ti comprime lo sterno, lo senti sul cuore, lo senti in testa.
E’ nella mente che si annidano i demoni peggiori.
 
Avrai paura; paura di te stessa, paura degli altri, paura di tutto e di tutti.
Non capirai più per cosa vivi; perché ti svegli al mattino? Perché ti ostini ad andare avanti quando sai di non volerlo più fare?
Potrai andartene quando vorrai, in qualsiasi momento, potrai decidere tu quando sparire. Nessuno ti seguirà, nessuno ti fermerà, non vali niente per nessuno perché nessuno ti ha mai voluta, tranne me.
Ci sarà un momento nel quale riuscirai a guardarti dentro e vedrai solo un eterno vortice di disperazione, una disperazione così radicata che sarà impossibile da eliminare, una disperazione che avviluppa l’intero animo con le sue radici, una disperazione che ti ha ricoperta e non ti lascia respirare, non ti lascia godere del tepore dei raggi del sole e di tutte le cose belle. Rimarrai sola con te stessa. Ti sentirai rinchiusa nel tuo stesso corpo, vivrai di ricordi e sarai schiacciata dal peso che avrai nella mente.
Ti ucciderà la routine, vivere, se di vita si tratta, ogni giorno uguale all’altro: passato, presente, futuro. La notte diventerà il giorno, il giorno si confonderò con la notte.
Ti ha mai sfiorato l’idea che il problema non siano le persone, o il mondo? Hai mai pensato che potresti essere tu quella sbagliata? Quella che distrugge la bellezza che la circonda? Quella che porta disperazione, menzogna e tristezza?
Hai mai pensato che potresti essere tu… Il mostro?
 
 
 
 
Immaginare non costa nulla.
I miei rimangono desideri sopiti nella parte inconscia del mio essere. Ma la rabbia che provo, il mio dolore, sì… Sono reali. E non riesco a essere una persona per bene, una persona buona, una persona migliore. Non riesco ad augurarti la felicità e a gioire dei tuoi sorrisi.
Sono un uomo ferito e malgrado tutto, sono un uomo ancora innamorato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
THE END
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci giunti alla fine!
Lo so, la storia non è chiara ma “l’effetto caos” è voluto. Spero solo riusciate ad apprezzarla almeno un pochino.
La poesia iniziale non è mia ma l’ho presa da questo indirizzo: freeforumzone.leonardo.it/lofi/Stupro/D7432359.html
Come sempre ringrazio chi ha letto e chi è così gentile da voler lasciare una recensione perché le recensioni sono il pane quotidiano per uno scrittore e NON creano dipendenza!
La storia è sul filone di Missing (http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1755213&i=1); parla sempre della pazzia del mondo e dei suoi abitanti.
Grazie infinite a tutti!
   
 
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