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Autore: malpensandoti    16/06/2013    21 recensioni
Dalia ha vent’anni e una costellazione di nei sulla schiena che Niall conosce a memoria. Gli piace tracciarci percorsi sempre diversi con le dita e con le labbra, sentirla fremere e farla ridere per il solletico. Lei di solito lo scansa, sfugge al suo tocco perché è troppo orgogliosa e troppo timida per ammettere che nelle sue mani, levigate per la chitarra, ha sempre trovato un rifugio accogliente, un po’ troppo caldo e pesante certe volte, ma pur sempre il migliore.
Missing moment della fanfiction "No church in the wild", da leggere anche separatamente
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Siccome pioveva'
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A Dalila, che è bella anche con gli occhi castani e 44 followers su Twitter.
E per tutti quelli che leggeranno, questo è solo l'inizio.






 



La melodia di una canzone, il suono del plettro che accarezza le corde della chitarra, lo sfregamento delle mani per il freddo, il battito del vento e quello del cuore, la risata soffocata dal caldo e le lenzuola, i vestiti lanciati sul pavimento e calpestati per la fretta, lo schiocco dei baci nel cuore della notte e le urla sul palco, i singhiozzi morti sul nascere in qualche bagno e le mani che accarezzano le ferite che bruciano.
Dalia ha vent’anni e una costellazione di nei sulla schiena che Niall conosce a memoria. Gli piace tracciarci percorsi sempre diversi con le dita e con le labbra, sentirla fremere e farla ridere per il solletico. Lei di solito lo scansa, sfugge al suo tocco perché è troppo orgogliosa e troppo timida per ammettere che nelle sue mani, levigate per la chitarra, ha sempre trovato un rifugio accogliente, un po’ troppo caldo e pesante certe volte, ma pur sempre il migliore.
E il loro appartamento, quello che hanno comprato insieme dopo due anni di semi convivenza nella casa di Niall, quello fuori città, con le pareti alte e il soffitto con le travi in legno, Dalia l’ha sempre adorato. Non glielo ha mai detto, non gli vuole dare questa soddisfazione, ma ama tutto di quella casa: l’ingresso ampio, il corridoio stretto e pieno di premi che Niall non guarda mai ma che lo fanno felice ugualmente, la camera spaziosa e il letto per due, per loro.
Nelle notti degli anni passati, quando lui non era in tour e lei cantava nei pub, l’unico materasso a disposizione era ad un piazza.
Stavano stretti che stretti è riduttivo, ma Niall le ha insegnato gli incastri adatti per evitare di soffocare nel sonno. Le ha detto dove mettere le mani – sul mio petto e solo sul mio- , le ha fatto vedere dove incrociare le gambe lunghe – con le mie e solo con le mie, - le ha mostrato dove chiudere gli occhi e come respirare per non fare rumore. Se ci pensa adesso, a distanza di anni, sa che quelle notti, sono state le migliori della sua vita.
Dalia ha vent’anni, una costellazione di nei sulla schiena e un pianoforte nell’angolo del salone. Gliel’ha comprato Niall per Natale. Lei si è arrabbiata – costa troppo! – e non gli ha parlato fino a Capodanno. E mentre lui era in studio a registrare il terzo disco, lei gli scriveva una canzone, seduta sul panchetto in pelle, con gli occhi scuri struccati e le dita un po’ tremanti per l’emozione.
Niall ha pianto, quando l’ha ascoltata. Ed è stata una cosa buffa che ha fatto ridere anche Zayn, che di solito non ride mai, perché era Dalia – ed è tutt’ora – quella che piange per lui, per le sue canzoni e per quell’accento così orrendamente irlandese della sua voce.
Dalia ha anche un vestito di Armani, una riproduzione di Picasso e un paio di occhi da cerbiatta.
A Niall piacciono anche più della sua voce, specie quando li socchiude mentre è arrabbiata, o quando li spalanca per l’emozione, quando lui è sul palco e, voltandosi verso le quinte, li trova gonfi e rossi. E allora le sorride, “Per te” scandisce, in un sussurro che i microfoni non riescono a cogliere. Ma Dalia capisce lo stesso, perché si asciuga le guance con le dita e sorride.
Non è facile, stare con una persona come Dalia. È fredda, acida, tremendamente insicura e sarcastica. Non mangia carne, non beve il succo alla pera e ha la fobia degli autobus. Niall la conosce a memoria come tutte le canzoni che le ha scritto. Non c’è un punto del suo corpo così perfetto che lui non abbia baciato, un’espressione del suo viso che non abbia visto e un neo sulla sua schiena magra che non abbia toccato. Lui disegna costellazioni, con quei puntini piccoli e neri. Li unisce, traccia percorsi con le sue dita callose per la chitarra e le bacia una spalla. Dalia di solito chiude gli occhi, e Niall sa che lo fa per proteggersi. Perché se c’è una cosa che lui ha imparato, è che Dalia ha paura, ed è forse la cosa con la quale è più difficile convivere. Dopo gli sbalzi d’umore per il tempo, i biscotti finiti nella credenza vuota, i pomeriggi insieme rimandati per qualche intervista dimenticata, le litigate notturne in mezzo alla strada e i messaggi che spediti dall’altra parte del globo ad orari indecenti.
Dalia ha paura dei ragni, delle cavallette, dei rumori improvvisi, della casa buia e vuota, dei film dell’orrore, di India e Megan ubriache, di Ed Sheeran e di Niall. Ha paura delle costellazioni di nei che lui bacia, del suo respiro pesante quando dormono, delle sue mani ruvide sui suoi fianchi, del suo: “Adesso prendi un respiro profondo e parliamo” ogni qualvolta litigano e lei scoppia a piangere.
Dalia è convinta che un giorno Niall si stancherà di svegliarsi con lei accanto, che le sue mani non basteranno più, che i suoi baci diventeranno monotoni e le sue labbra insoddisfacenti. È convinta che arriverà quel giorno in cui non la verrà a cercare dalle sue amiche, che non le manderà i messaggi della buonanotte anche se sono le due del pomeriggio e non le dirà: “Sei la mia principessa” ogni volta che la vedrà con un vestito nuovo.
E questo fa paura, perché Dalia lo ha fatto entrare così tanto che non sa distinguere quando e dove finiscono le sue mani e iniziano quelle di Niall o quale dei due è il suo respiro nel letto. Fa paura, perché Dalia sa che ha bisogno di lui. Se n’è accorta una sera al supermarket, quando lui non aveva risposto a nessuno dei suoi messaggi e lei si sentiva così vuota da sbagliare la marca dei biscotti e quella delle cialde per il caffè. Perché Dalia lo ha fatto entrare nella sua monotonia, la sua voce è diventata una colonna sonora giornaliera, le sue imprecazioni il motivo della sua risata, le sue mani ruvide le hanno dato forma e coraggio, sono state il suo punto di riferimento e i suoi occhi –guarda me, guarda solo me – sono diventate lo sfondo delle sue costellazioni di nei.
Fa paura, perché lo ama così tanto da far male, perché non ci sono farfalle nel suo stomaco ma elefanti impazziti, perché l’arrossire per un suo complimento è finito ormai da un pezzo, perché la cotta è già passata e qui non si torna più indietro.
Dalia ha la convinzione che un giorno, tornando a casa, troverà l’armadio vuoto e un piccolo foglietto con un addio un po’ scarabocchiato, un appartamento silenzioso e un cuore da rifare.
Ma quello che non sa, è che in quello stesso armadio, quello che vuoto le fa paura, c’è una giacca nera. E in quella stessa giacca, nascosta in modo adeguato, è presente un taschino interno, dove, dentro, c’è un piccolo cofanetto in velluto. E poi c’è un anello, che brilla, brilla anche meglio di tutte le costellazioni di nei.




 


mi sentivo in dovere di intitolare questa mia one shot per Nesli, che ho visto ieri e che è anche più bello di quanto non sia nelle canzoni.
spero vivamente che dalia e niall vi siano piaciuti, con tutti i pro e i contro. se deciderete di seguirmi ancora, li rivredete in altre occasioni (una long, per esempio), in cui anche gli altri personaggi citati avranno un ruolo importante.
non ho altro da aggiungere, grazie per chi mi sta leggendo e chi mi farà sapere il proprio pensiero :)
caterina


 

  
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