Escape.
La guardo affascinato.
Beve allegramente con Isabela,
e credo proprio che sia totalmente ubriaca.
Ride, ride e ancora ride, anche al sentir
nominare la parola ‘hurlock’. Non capisco cosa ci
trovi di divertente, ma la giustifico solo perché ha alzato un po’ troppo il
gomito. Be’, per un po’ troppo
intendo due o tre boccali di birra. Anche se, pensandoci, mi sembra strano che
sia già ubriaca. Di solito resiste a molto di più.
Sapevo che Isabela
l’avrebbe fatta diventare un’amante del divertimento, e rido anch’io, ma da solo. Preferisco sorseggiare il
mio vino rosso in silenzio, in un angolo della taverna, nonostante gli
incitamenti dei miei compagni.
E continuo ad osservarla: da quando l’ho
conosciuta i suoi capelli sono cresciuti di un po’ e adesso le arrivano quasi
sulle spalle. Li porta sempre legati in una piccola coda sulla nuca. I suoi
occhi sono rimasti gli stessi, il suo corpo immutato. Il suo valore si espande
ogni giorno di più, come la sua generosità ed il suo senso di giustizia.
Hawke è una forza
della natura, ed io la guardo agire in silenzio.
Le sto accanto discretamente, ma in ogni
missione, per suo volere, io sono presente. Non oserei rimanerle accanto se non
volesse. E se sono ancora a Kirkwall, dopo tutto
questo tempo, è solo per lei. Si fida di me: credo che mi consideri un amico.
Mi ha promesso più volte che mi avrebbe aiutata a vendicarmi di Danarius, e l’ha fatto. Hawke mantiene sempre le promesse, l’ho capito da tempo.
Questa taverna puzza di gente arresa al
fato e speranze ormai abbandonate; lei cosparge l’aria di giustizia ed un vivace
odore di cannella.
Scruto il suo profilo deciso,
completamente arreso all’allegria.
Varric la raggiunge e brindano insieme: la loro amicizia
mi fa quasi invidia. Sorseggio il mio dolce vino mentre la vedo voltarsi verso
di me e distendere le labbra in un meraviglioso sorriso, uno di quelli capaci
di farti bruciare l’anima. Si alza senza dire una parola e si dirige verso di me;
poi si siede e continua a sorridermi, finendo di bere il mio vino.
Io alzo un sopracciglio.
Poggia la testa sullo sporco tavolo,
girata nella mia direzione, chiudendo gli occhi e perdendo la sua espressione
rilassata ed allegra. «Fenris, non hai idea di quanto io faccia fatica a fingermi
ubriaca.»
Scoppio a ridere, passandomi
una mano sul viso. «Hai paura che non ti considerino divertente?»
«No» risponde «provo ad
ubriacarmi, davvero, hai visto tu stesso quanto bevo, eppure sono ancora
abbastanza sobria da riuscire a parlare e fingere decentemente. Vorrei solo
divertirmi e rilassarmi. Non lo faccio per loro, ma per me stessa. Ma come vedi
fallisco ogni santissima volta.»
«Non ho ancora capito il
senso della tua messa in scena.»
Hawke sospira. «Fenris, non
hai idea –o forse sì– di quanto sia difficile essere, in qualche modo, la protettrice
di questa città. Kirkwall non dorme mai. Anche in
questo momento, mentre siamo qui dentro a bere e a divertirci –o almeno a
provarci–, qualcuno lì fuori viene straziato, ucciso. Uscirei fuori a dare
un’occhiata, Fenris, controllerei la Città da cima a
fondo. Ma mi sento così…stanca.
Non solo fisicamente. Tento in tutti i modi di sfogarmi, di divertirmi. E
fingo, sperando che questa bugia mi entri in testa e riesca a distrarmi.
Perché, in un modo o nell’altro, io penso sempre alla morte? Non ho una
risposta precisa. Ne ho vista così tanta…»
«Così li illudi che ti
diverta, con loro.» indico Varric ed Isabela, che ogni tanto rivolgono qualche sguardo ad Hawke per assicurarsi che sia ancora viva.
«Loro sono uno spasso, Fenris. Degli ottimi amici. Sono io ad essere terribilmente
complicata e noiosa.»
Rimaniamo qualche secondo in
silenzio. Osservo il mio bicchiere di vino ormai vuoto. «Così provochi il loro
divertimento, non il tuo. Non ha molto senso.»
«Be’…provoco
anche il tuo. Ti vedo sorridere alle
mie assurdità. Sono le uniche volte in cui sei tranquillo, credo che ne valga
la pena. Se così riesco a farti divertire, perché fermarmi?»
Le poggio una mano sulla
spalla sorridendole. Ha un cuore così grande. «Se l’alcol non riesce a
distrarti dovresti provare qualcos’altro, no?»
«Mh»
mormora lei, prendendomi la mano che si era precedentemente posata sulla sua
spalla «voglio solo dormire, per ora. Potresti far finta che io sia sfinita
dall’alcol e portarmi a casa? »
Rido di nuovo. È davvero
incredibile. «Non ti ci abituare.»
Disclaimers: i personaggi non mi appartengono (purtroppo), e
questa fan fiction non è stata scritta a scopo di lucro.
Note: ok, se la mente non mi inganna, ho scritto questa ff a Dicembre. E non ho mai avuto il coraggio di
pubblicarla –del resto, come un’altra cinquantina di ff
ammuffite nel mio povero pc–, ma oggi ho avuto la
malsana idea di completare qualche ff e pubblicarla.
All’inizio
non mi convinceva molto, perché pensavo che potesse essere considerata senza un
significato apparente. Cerco sempre di scrivere storia abbastanza
introspettive, soprattutto dove mi rendo conto che i sentimenti dei personaggi
sono trattati in maniera superficiale.
Nulla da
criticare a DA2, ma la povera/il povero Hawke ha
subito troppe perdite. È umana/o,
avrà pure le sue debolezze, pur essendo un personaggio naturalmente forte. E
io, poveraccia/o, tratto proprio delle sue insicurezze. Perciò, rileggendola
oggi, ho pensato: “Il significato è abbastanza palese, dai”. Hawke ha tutte le responsabilità sulle sue spalle,
un’immensa voglia di fare del bene a tutti, ma la forza viene a mancarle. E
tenta di divertirsi in un modo strambo, ovvero fingendo che l’alcol le faccia
effetto. Alla fine tenta di distrarsi come tutti, no?
Detto questo
spero non sia uno schifo totale, a voi le critiche!