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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    19/06/2013    2 recensioni
(SPOILER per chi non legge gli scan settimanali!)
Dopo la battaglia contro Madara ed Obito, le cinque terre ne escono vincitrici.
Ma l'amata Quinto Hokage ha riscontrato un debito verso un vecchio amico che, volente o nolente, deve ripagare. Niente sdolcinatezze, niente sentimenti inesistenti: loro come l abbiamo sempre conosciuti, e come mai li abbiamo visti.
-Ti conosco troppo bene per non pensare che tu sia venuto qui con uno scopo, Orochimaru.- Tagliò corto d’improvviso, come volesse evitare di discutere ancora su principi morali che li allontanavano terribilmente.
Si volse verso di lei, le iridi gialle ed ancora gelide la osservarono mentre gli voltava le spalle, sistemando la scrivania delle ultime incombenze.
Restò in silenzio per qualche attimo, quasi meditando sulla sua prossima mossa: mai impulsivo, mai avventato, e soltanto dopo poco avanzò lentamente verso di lei.
-Non è necessario che io ribadisca il tuo debito nei miei confronti, Tsunade. Ti ho salvato la vita, e con essa quella degli altri Kage. Chissà, magari senza il mio intervento non avreste nemmeno vinto la battaglia…-
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Orochimaru, Tsunade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
- Questa storia fa parte della serie 'A Life of a Queen'
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The last meaning

 
Era una serata splendida, nonostante le temperature fossero piuttosto elevate e rendessero l’aria afosa.
Il cielo, tuttavia, era ancora rischiarato dagli ultimi raggi del sole, rendendo inutile la luce dei lampione che andava pian piano accendendosi.
«Oh andiamo, Sas’ke-kun! Non dirmi che non vuoi riprendere gli allenamenti neanche domani!»
Le poteva udire dalla finestra del suo ufficio, quelle voci finalmente felici, finalmente libere dall’angoscia e dai tormenti che li avevano invasi per così tanti anni.
«Di sicuro ne ha meno bisogno di te, Naruto!»
E la solita diatriba aveva inizio, ora come tanti anni prima.
Poteva vedere i loro volti sorridere, poteva vedere l’arrogante ma sincera smorfia di divertimento dell’Uchiha, il sorriso gioioso dell’Uzumaki e l’espressione felice ma più contenuta della sua allieva.
Erano loro, il Team 7, che passeggiavano per le vie di Konoha dopo una meritata giornata di quiete.
Sorrise intimamente nel vederli allontanarsi assieme alla luce del tramonto, le iridi ambrate si assottigliarono appena, divenendo una piccola fessura luminosa.
 
Erano passati pochi giorni dal termine di quella sanguinosa battaglia, soltanto la mattina precedente erano stati celebrati i funerali delle vittime cadute, degli eroi di guerra.
Una guerra che aveva spazzato via terre, costretto i paesi ad inginocchiarsi, richiedere uno spasmodico sforzo a chiunque, dai Kage al semplice ninja novello.
Tutti avevano lottato, tutti avevano dato il massimo, tutti avevano perduto qualcosa o qualcuno…
Ma nessuno di loro si era arreso, avevano continuato la loro battaglia con il solo intento di riportare la pace fra i paesi e gli animi di chi li viveva.
Socchiuse definitivamente le iridi ed appoggiò una mano al proprio petto, costretto in quel kimono grigio che portava fin troppo spesso:  anche lei aveva perduto qualcuno, di nuovo, per la seconda volta, senza aver avuto la possibilità di stringerlo a sé per più di qualche attimo…
 
«Non dirmi che lavori fino a quest’ora, Tsunade…» Quella voce sibilante le avrebbe gelato il sangue nelle vene solo qualche giorno prima.
Quella voce, che per anni era stata dapprima un piacere e poi un tormento, lasciava dietro di sé ancora una scia di ambiguità ed imprecisione che non la tranquillizzavano completamente.
Eppure aveva deciso di fidarsi, il caso li aveva di nuovo ravvicinati, nonostante tutto e tutti avessero sempre scommesso il contrario…
«Scusami, non ti avevo sentito arrivare.» Disse volgendo le spalle alla finestra, irrigidendosi quasi d’istinto nel momento in cui incrociò quelle iridi gialle.
Non era paura, non lo aveva mia temuto, eppure le troppe ferite che le erano state inferte a causa sua non potevano che ritornare a bruciare ogni volta.
«Comunque no, stavo giusto per andarmene…» affermò in tutta tranquillità, avvicinandosi alla propria scrivania e riordinando le ultime carte con noncuranza.
«Tu invece? Hai intenzione di restare a Konoha?» Gli domandò, giusto per avere qualche informazione.
Sempre con quel distacco che ormai la caratterizzava, ma il suo tono era decisamente più amichevole del solito, gentile: ciò che la mente si ostinava a mettere da parte, a declassare ad un essere che aveva fatto le cose più orribili, il cuore si imponeva di vedere come un uomo a cui lei aveva voluto bene.
E al quale era debitrice.
 
Mosse solo qualche passo in avanti, chiudendo la porta alle proprie spalle mentre lo sguardo vagava all’interno dell’ufficio: un ufficio che, se avesse fatto scelte diverse, probabilmente sarebbe stato suo…
Eppure lui non era mai stato simile a nessuno, unico nel suo genere sotto tutti gli aspetti.
«No, ho intenzione di osservare ancora un po’ i movimenti di Sasuke… Dopotutto è il mio nuovo passatempo.» Affermò con noncuranza, sfiorando con le dita biancastre un paio di volumi in rilievo, come se avessero destato la sua attenzione.
 
Tsunade sorrise appena, con fare ironico, mentre ammucchiava una pila di tre o quattro libri sul lato della scrivania.
«Hai sempre giocato con le persone, Orochimaru… in questo non sei cambiato.» Era più una constatazione, la sua, come se si fosse ripetuta tutto ciò solo per imprimerlo meglio nella propria mente.
Perché lei lo aveva rifiutato, non lo aveva aiutato, si era schierata apertamente contro di lui sin dal primo momento in cui aveva compreso la strada oscura che avrebbe intrapreso.
«Ho solo cercato di ottenere ciò che mi interessava… non è forse ciò che, in fondo, fanno tutti?»
Avrebbe voluto rispondergli che no, non era così.
Perché lei amava ancora Dan, perdutamente.
Perché lei avrebbe dato la sua vita per riavere il proprio fratellino…
Eppure non aveva ceduto, non aveva venduto il proprio paese per un egoismo personale.
 
«Ti conosco troppo bene per non pensare che tu sia venuto qui con uno scopo, Orochimaru.»
Tagliò corto d’improvviso, come volesse evitare di discutere ancora su principi morali che li allontanavano terribilmente.
Si volse verso di lei, le iridi gialle ed ancora gelide la osservarono mentre gli voltava le spalle, sistemando la scrivania delle ultime incombenze.
Restò in silenzio per qualche attimo, quasi meditando sulla sua prossima mossa: mai impulsivo, mai avventato, e soltanto dopo poco avanzò lentamente verso di lei.
«Non è necessario che io ribadisca il tuo debito nei miei confronti, Tsunade. Ti ho salvato la vita, e con essa quella degli altri Kage. Chissà, magari senza il mio intervento non avreste nemmeno vinto la battaglia…»
Aveva ragione, maledettamente ragione, e lo sapevano entrambi.
Lei fermò i propri movimenti, le labbra carnose lasciarono spazio ad un sorriso sconsolato.
«No, decisamente non sei cambiato del tutto.»
Enunciò nuovamente una sentenza, appoggiò un paio di documenti al centro del tavolo e poi si voltò verso di lui, le braccia incrociate sotto il seno prosperoso.
«Cosa vuoi, Orochimaru?»
 
Una richiesta spiccia, rapida, indolore.
Lo conosceva meglio di chiunque altro, e non avrebbe atteso che fosse lui a proporsi.
Resse il suo sguardo senza difficoltà, determinata come ogni volta: troppo onesta, troppo leale, troppo legata ad un affetto e ad una sincerità che l’avevano aiutata  a crescere, nonostante tutto e tutti.
Lo osservò mentre si avvicinava lentamente, le iridi gialle percorsero quella figura prosperosa soltanto per un attimo, ma sicuramente intenso.
«Il tempo scorre, mia cara Tsunade, e questo nemmeno una tecnica molto potente può impedirlo.»
Come ogni volta era metaforico, come ogni volta sputava sentenze incomprensibili.
«Scorre e travolge, scorre e distrugge… e non si può avere la certezza di cosa resterà o se ne andrà, di cosa non si ha fatto in tempo a scoprire, a sapere, a provare…»
Si avvicinò ancora, breve era la distanza che li separava: allungò una mano verso il suo volto, con il dorso delle dita le sfiorò la pelle morbida e tiepida della guancia.
Freddo, gelo e ribrezzo condensati in uno stesso gesto, tanto che lei si scostò immediatamente, leggermente perplessa.
«Te lo richiedo, Orochimaru: cosa vuoi?»
La sua voce era più tesa, più irritata. Non capiva dove volesse arrivare, o meglio, non riusciva a dare una spiegazione all’idea malsana che stava penetrando nella mente di entrambi.
Il signore dei serpenti sorrise, con quelle labbra ironiche ed un volto spavaldo, superbo, di chi crede di avere ogni cosa fra le proprie mani.
Eppure anche lui, come lei, conosceva bene chi avesse davanti: una donna che non avrebbe mai rinnegato di ricambiare un favore, che non avrebbe sopportato il debito di un’intera vita o, forse, di molte di più oltre alla propria.
E lo sapevano, lo sapevano entrambi.
 
«Assecondami, Tsunade. Sono stato lontano dalla carne e dal calore per troppo tempo, ed ora che ho compreso quanto labile ed ingenua sia la vita, non voglio aver rinnegato parte della sapienza.»
Non era amore, il suo, se non per la sapienza.
Non era affetto quello che cercava, ma piacere carnale e fisico nella scoperta di qualcosa dal quale si era sempre tenuto lontano.
Non amava Tsunade, per lui era stata fonte di affetto ed ammirazione, talvolta di studio, ma nulla di ciò che invece aveva attraversato il cuore di lei (seppure per altri) poteva anche solo essere immaginato da un uomo come lui.
 
Restò basita, letteralmente: le labbra dischiuse, le iridi sgranate, il corpo che non riusciva a fare la benché minima mossa.
Tutto si sarebbe aspettata, da Orochimaru, ma non questo.
«Non posso…»
Disse semplicemente. Perché dentro di lei il senso del dovere e dell’onestà erano sempre vivi, come una fiamma le ardevano dentro dal primo momento in cui aveva compreso se stessa ed il mondo.
Ma quello era troppo anche per lei, nonostante l’uomo che avesse davanti non avesse alcuno scrupolo: il sapere era ciò che voleva, quella donna ciò che bramava.
Per lui non era una donna qualsiasi, se avesse voluto soltanto piacere carnale avrebbe potuto sottometterne molte altre: voleva lei, perché era sempre stata una donna retta e casta.
Voleva lei, perché godeva di alti onori e titoli.
Voleva lei, perché per ogni uomo era sempre stata qualcosa di proibito.
E questo, per un amante della bramosia di potere, di controllo, della superiorità, non poteva che essere un enorme stimolo.
 
«Non puoi scegliere, Tsunade. Devi ricambiare il favore piuttosto generoso che io ti ho fatto, in punto di morte. Non puoi avere un debito eterno con un tuo caro amico…» Sorrise con maggior malizia, la mano si spostò dal volto al collo, lo percorse lentamente, premendo cautamente sulla pelle come avesse paura di rovinarla.
Scese sino all’inizio della scollatura, ma il suo polso venne fermato da una presa salda.
E di nuovo le loro iridi si scontrarono.
«Da quando hai riscoperto il significato di questa parola? L’oltretomba ti ha rigirato le idee?»
Era quasi sarcastica, un misto di stupore, irritazione e sì, ora anche timore.
Non perché fosse una donna debole, nonostante fosse consapevole di cosa l’aspettasse restava forte, fiera, orgogliosa.
Una montagna che nessuno avrebbe abbattuto, se non per decisione sua.
«L’hai detto tu, Tsunade: sono cambiato.» Ambiguo, irriverente, opportunista come al solito.
Una mente che aveva calcolato ogni cosa sin dal primo istante, una mente che non avrebbe lasciato scampo.
 
Si scambiarono l’ennesimo sguardo, deciso, determinato, sicuro nelle loro differenti posizioni: e l’amara consapevolezza di cosa fosse effettivamente giusto.
«Tutto questo non ha alcun significato.» Puntualizzò lei, come a voler porre un compromesso, avere l’ultima parola e decisione: avrebbe pagato il suo debito, ma voleva che fosse consapevole che da parte sua non ci sarebbe stato nulla.
Né ora, né mai.
Era solo diplomazia, solo onestà fra due compagni che si erano aiutati: solo un debito saldato tra debitrice e debitore.
«Ancora più assurdo cercare di trovarlo, quando si tratta di un’anima umana.» E non attese oltre, avvicinò rapidamente il volto a quello della donna e ne assaporò l’essenza.
Le labbra si toccarono, quelle sottili e gelide di lui contro quelle morbide e tiepide di lei.
A contatto, strette l’una all’altra, ed il sapore di fragola che risvegliava in Orochimaru chissà quali emozioni ed istinti che aveva ignorato per tutta la vita.
Premette ulteriormente, ma senza foga, senza invadenza: la sapienza, il piacere, erano un piatto che andava gustato freddo.
 
Si distanziò da lei soltanto per qualche attimo, la vide riaprire lentamente le iridi, il suo volto freddo e defunto specchiato in quel luminoso color ambra.
«L’ho trovato.» proferì a bassa voce, senza ottenere alcuna risposta.
Si era distanziata di nuovo da tutto e da tutti, si era allontanata dalla vita per non avere sensi di colpa.
Era lì, bloccata dalla scrivania dietro di lei, Orochimaru che le si era avvicinato quanto bastava per far aderire il proprio petto al prosperoso seno della donna.
Una mano infilata tra quei capelli color del grano, quasi a volerla costringere ad un contatto sempre più ravvicinato: riprese a baciarla con più foga, più bramosia, ma nulla di tutto questo poteva definirsi passione, perché d’amore non si parlava.
Piacere, desiderio, un banale affetto che li aveva legati, poi divisi, poi ironicamente riavvicinati.
L’altra mano si appoggiò sul suo fianco, si spinse dietro di lei sino alle natiche.
Ne percorse ogni curvatura, ne assaporò ogni centimetro, si lasciò pervadere dal calore per la prima volta nella sua vita.
 
Lui le aveva salvato la vita, favorendo inevitabilmente la vittoria di quella sanguinosa battaglia…
E lei aveva ripagato, come fosse stata una posta in denaro dei suoi giochi d’azzardo: eppure in quell’atto di onestà, di apparente piacere carnale, anche lei gli aveva ridato la vita.


Noticine:
Non mi dilungherò!
Cosa c'è di meglio dell'ispirazione folle verso due personaggi che ho sempre amato e stimato, per inaugurare l'ansia pre-seconda prova di maturità (nel mio caso, la temuta matematica)??
Spero che vi sia piaciuta, e che la mia non sia stata un'idea troppo malsana xD
Non dovrebbero essere OOC, come personaggi, e spero che vi sia piaciuta l'introspezione piuttosto particolare che ho provato a trattare =)
Detto questo buone vacanze e buona maturità a chi è sulla mia stessa barca :'D
  
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