Ma forse il mio destino era quello: vagare come un fantasma, soffrire, non trovare felicità e risposte, che il mio cervello aspettava impazientemente.
I miei muscoli si rilassarono e le mie palpebre su chiusero, come se avessero voluto anche loro abbandonare quella vita.
Ero fottutamente persa.
Ero un'anima persa.