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Autore: benzodiazepunk    20/06/2013    5 recensioni
I pensieri di Danny, dal suo punto di vista, in due capitoli che riassumono due momenti fondamentali: quando, mentre Derek è in carcere, Danny si avvicina alla setta di suo fratello, e dopo la sua scarcerazione, quando mette in discussione le sue idee e inizia a cambiare vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come Derek

 

Un urlo acuto mi sveglia dal mio torpore; no, non stavo dormendo davvero, di nuovo sonnecchiavo e basta. Cerco ingenuamente di riprendere il mio sogno da dove l'avevo lasciato ma un altro strillo rompe il silenzio della casa addormentata; chi non abita qui potrebbe pensare di trovarsi in mezzo a una tragedia. In realtà è solo mio fratello che si è svegliato di nuovo nel cuore della notte.
Sbuffo nel buio e cupi pensieri mi affollano la mente; un tempo non mi sarei dovuto preoccupare perché non dormo abbastanza, né tantomeno perché la mia famiglia sta crollando. I soldi scarseggiano, questa è la verità, già da parecchio tempo e da quando Derek se n'è andato le cose vanno sempre peggio.
Non posso fare a meno di pensare che ora sono io l'uomo di casa, dovrei almeno lavorare invece che andare a scuola a spendere soldi che potrebbero senza dubbio servire per altro, anche se mia madre ci tiene che io continui ad andarci; dovrei guadagnare, dovrei provvedere alla mia famiglia, dovrei prendermi cura di loro e saperli difendere, dovrei saper fare un sacco di cose…
Davvero non so cosa tutti si aspettano da me. Forse niente, ma io me ne accorgo degli sguardi severi e preoccupati che mi lancia mia sorella quando io non guardo.
Vorrei veramente riuscire a diventare come Derek, anche se la prospettiva sembra angosciare, quasi spaventare mamma. Però se fossi come lui non ci dovremmo più preoccupare di niente; saremmo di nuovo una famiglia rispettata e io sarei forte, non dovremmo avere più paura di nulla.
Ma non è così.
Io non sono Derek, e se lui non torna presto…
Il marmocchio continua a urlare perciò, dato che nessuno ha la benché minima intenzione di andare a vedere che succede, mi alzo io. Sono stanco morto, è da almeno tre o quattro giorni che non mi faccio una bella dormita come si deve per un motivo o per l'altro; un giorno un compito da finire, poi mia madre sta male, oggi il bambino piange, ce n'è sempre una. Non è possibile cazzo.
Senza neanche accendere la luce attraverso il salotto e mi avvicino al lettino, prendo in braccio il mio fratello più piccolo che inizia finalmente a calmarsi e lancio un'occhiata fuori dalla finestra. È buio, a occhio e croce non saranno neanche le cinque; una moto rompe il silenzio della notte sfrecciando lontano sotto la luce debole dei lampioni. Dovrebbero davvero decidersi ad aggiustarli, ‘sti lampioni. Da almeno un anno la maggior parte è bruciata e quelli rimasti illuminano la strada a singhiozzo, accendendosi e spegnendosi di continuo ronzando in modo sospetto.
Finirà che resteremo al buio, altroché.
E restare senza illuminazione di notte nel nostro quartiere non è una grande idea.
Oltretutto ora che Derek non c'è se una banda di negri decide di spararci in casa noi che facciamo? Quel cretino di Murray non può mica venire ad abitare qui per proteggere la mia famiglia al posto suo. Anzi, al posto mio.
Dopotutto sono l' unico uomo adulto in casa ora. Bell' affare davvero.
Ma tanto Murray non verrà; lo so che si continuavano a vedere, lui e mamma, ma da quando Derek l’ha cacciato e lei si è ammalata la cosa si sta raffreddando, e lui non verrà.
David dorme di nuovo finalmente. Chissà mai che riesca a dormire un paio d'ore prima di scuola, altrimenti amen, vorrà dire che faccio sega di nuovo e vado a dormire al parco, ora che al mattino non fa più così tanto freddo come prima.
Mi avvio in silenzio verso la mia camera e mi butto sul letto. È aprile ormai ma durante la notte fa ancora un freddo maledetto a casa mia, e i miei vecchi pantaloni di tuta, il mio pigiama direi più o meno da sempre, non mi tengono al caldo quanto vorrei.
Come posso prendere sonno ora?
Dio santo, odio quel bambino, qualche volta.
Mi giro e mi rigiro scombinando tutte le coperte. Non mi addormenterò mai, lo so.
L'attimo dopo è mattina. Il sole primaverile filtra dalle tende e in soggiorno c'è già un gran tumulto.
Vorrei tanto ignorare la sveglia e continuare a dormire. Fanculo la scuola, fanculo quel rompipalle di Sweeney, fanculo tutto. Ma ovviamente non posso; mi concentro su quel po' di senso del dovere che mi rimane e mi alzo sbadigliando.
In cucina Davina tenta disperatamente di scaldare il latte per David e di tenere a bada Ellie, senza peraltro ottenere risultati tangibili.
-Che diavolo sta succedendo qui?- sbotto ancora mezzo addormentato.
-Niente- risponde burbera Davina. -Tutto sotto controllo-
-Non so perchè ma non mi pare…- borbotto avvicinandomi al divano dove dorme mia madre e lasciandole un leggero bacio sulla guancia.
-Ellie, vieni qua- sbadiglio buttandomi su una sedia.
La bambina mi si avvicina saltellando e appena cerco di prenderla fugge via ridendo. 
-Ma cosa le avete dato stamattina?- chiedo perplesso, alzandomi e andandole dietro per non rovinarle il gioco. -E’ iperattiva. Non è normale! Vieni qui, piccolo mostro!- ridacchio poi nella sua direzione rincorrendola per la casa e facendole il solletico.
-Noooo!- strilla lei ridendo e lanciandosi sul divano tra le braccia di mia madre.
-Ora basta bimba. Devo andare a scuola io! Ha fatto colazione?- chiedo rivolto a Davina.
-Sì- risponde lei. -La accompagni tu all'asilo?-
-Cosa?! No!-
-Hey, tocca a te Danny. Non ci provare-
-E allora che me lo chiedi a fare se poi devo per forza?- borbotto addentando l'ultimo biscotto.
-Vai tu. Punto- conclude lei.
Mi alzo da tavola il più rumorosamente possibile e torno nella mia stanza; mi guardo intorno alla ricerca dei libri di scuola, impresa piuttosto ardua considerato il casino che c'è in giro, e li infilo nello zaino logoro. Rassegnato agguanto Ellie e le faccio indossare la giacca, saluto mia madre ed esco tenendo la bimba per mano piuttosto violentemente.
-Danny- pigola lei. -Danny Danny senti!- insiste. -Oggi a scuola dipingiamo la pasta di sale! Danny senti, io ho fatto un fiore! Lo posso regalare alla mamma, eh Danny?-
-Direi che è un' ottima idea…- borbotto senza entusiasmo.
-Oppure a Davina! Oppure posso regalarlo a Mike!-
-Chi diavolo è Mike?- chiedo, tutt'a un tratto interessato.
Ellie sbuffa. -Mike è il mio fidanzato- afferma con aria saputa.
-Chi scusa? Non puoi avere un fidanzato. Sei troppo piccola- borbotto. -E’ il tuo migliore amico, è così?-
-No no, è il mio fidanzato. C'è proprio tanta differenza tra un migliore amico e un fidanzato, lo sai? Con un amico si può chiacchierare e dire i segreti, e anche giocare, qualche volta, con un fidanzato invece non si gioca, si sta per mano e ci si…-
-Sì sì va bene, lo so cosa si fa con un fidanzato!- mi affretto a interromperla con tono funereo.
Mia sorella di cinque anni ha un fidanzato e io che ne ho diciassette neanche uno straccio di frequentazione. Patetico.
Intanto siamo arrivati alla scuola materna del quartiere e per fortuna possiamo accantonare l'argomento. Presto e bene mollo mia sorella alle maestre (Danny! di nuovo il tuo turno eh? Come va la scuola? E la mamma?) e posso dirigermi verso la mia, di scuola. All’entrata non mi aspetta nessuno. Non è che io abbia molti amici, ultimamente, me ne sto quasi tutto il tempo per i cavoli miei anche perché non ho tempo per uscire e girare senza meta come gli altri.
Mi dirigo svogliatamente verso il mio corridoio lanciando qualche occhiata in giro: tutto come al solito.
Odio la scuola. E odio questa scuola in particolare. Piena zeppa di negri, neanche il consigliere scolastico è bianco. È una vergogna, questa è la verità, ci fosse mio padre non permetterebbe mai a quello sporco figlio di puttana di darmi punizioni. Come se avesse davvero qualcosa da insegnarmi.
Mi infilo in bagno e mi accendo una sigaretta in santa pace; che meraviglia, il silenzio.
I muri pieni di scritte di generazioni di alunni mi sono ormai familiari come le pareti della mia stanza, mi rifugio sempre qui, quando voglio pensare in santa pace, stare da solo o semplicemente saltare una lezione.
Anche se a volte ci sono dei rompicoglioni che si credono i re della scuola.
Quando entro in classe il prof sta già spiegando da un pezzo, mi lancia un' occhiata di disapprovazione e continua a parlare mentre io prendo posto in fondo all'aula. Nessuno fa caso a me, ma in fondo è meglio così.
La verità è che l’unica cosa buona della mia vita era mio fratello Derek, e ora che anche lui non c’è più è tutto una stramaledettissima merda.

  
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