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Autore: Evelyn Wright    20/06/2013    4 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo: 1/?
 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»
 

L'aereo era appena atterrato con un orrendo scossone quando erano incominciati gli applausi per l'atterraggio da manuale del pilota a cui io non avevo partecipato, troppo occupata a tenermi una mano sul cuore ed a sospirare per lo scampato pericolo.

Si, soffro leggermente di puro terrore quando arriva il fatidico 'momento dell'atterraggio' ma davvero, era una cosa che potevo gestire benissimo se avessi avuto un po' di compagnia, ma così non era perché era il mio primo viaggio 'in solitaria' e quindi mi sentivo sola e completamente in balia delle mie paure, non sapendo assolutamente a chi chiedere conforto. Il bello della cosa era che avevo dovuto sopportare tutto questo solamente per realizzare un mio piccolo sogno personale: conoscere le star della mia serie preferita.

Volevo uccidermi da sola per avuto questa bella pensata, ma ormai era andata e la parte peggiore di quel viaggio era passata, sebbene non in modo perfetto. Forse sarebbe stato meglio se avessi dormito un pochetto, almeno fino al momento dell'atterraggio, ma il volo era stato abbastanza breve e quindi non c'era stato verso d'addormentarmi. Ero partita dalla mia 'isoletta', la Sicilia, ed avevo come destinazione finale Roma, il luogo in cui si sarebbe tenuta la Jus in Bello, ossia la convention a cui desideravo partecipare da tanto tempo.

Per una cosa o per l'altra non avevo mai avuto abbastanza soldi per partecipare ma li avevo racimolati col tempo ed alla fine avevo annunciato a gran voce a mia madre l'intenzione di andare a Roma per partecipare alla convention di Supernatural. Come l'aveva presa lei? Non benissimo a dire il vero. La prima cosa che mi aveva detto era stata "Ma se non sai cavartela nemmeno in questo paesino, come vuoi farcela a Roma?" ed ovviamente mi ero indignata a tal punto che non le avevo più rivolto la parola per tutto il resto della giornata, ma aveva ragione... aveva dannatamente ragione.

Come potevo farcela se non ero mai uscita di casa se non per ragioni futili e sempre in compagnia di persone più grandi di me? Come potevo cavarmela nella capitale? Era un dubbio che mi assillava ma la voglia di partecipare alla convention era stata più grande di qualunque altra cosa.

Infischiandomene altamente del buonsenso e della mia coscienza che mi urlava "Ti stai per cacciare in un brutto guaio, signorina!" avevo spedito la mia prenotazione ed avevo prenotato tutto per il mio soggiorno in terra romana. Per fortuna non sarei stata sola in quella mia folle avventura perché c'era una persona che avrei incontrato lì... un ragazzo che avevo conosciuto in un forum e che amava Supernatural quasi quanto me.

Ero stata io a trasmettergli la voglia di partecipare ed ero lieta di conoscerlo finalmente 'dal vivo' e non attraverso un pc. Ecco, una volta scesa da quell'aereo del cavolo sarei dovuta anche andare a cercarlo perché lui era atterrato qualche ora prima e mi aveva aspettata all'aeroporto.

Ero un po' agitata anche per questo, dovevo ammetterlo, perché comunque non l'avevo mai visto. Era anche vero che mi conosceva meglio di chiunque altro, in un certo senso, e quindi non sapevo che pensare! Ero nervosa ma non dovevo esserlo perché non c'era nulla per cui essere nervosi. Non ancora almeno... Alla convention probabilmente si, soprattutto durante i photo op! Non volevo neanche pensarci o sarei inciampata da qualche parte assieme al mio bagaglio a mano mentre scendevo finalmente dall'aereo.

Mi guardai un po' intorno con aria stranita mentre cercavo di capire da che parte dovevo andare per incontrare Simone – ups, non vi avevo ancora detto il nome del mio amico! - e quando finalmente lo vidi da lontano, il mio sorriso era raggiante. Gli corsi incontro indecisa se abbracciarlo o meno, ma poi mi schiantai direttamente su di lui per stringerlo in un caloroso abbraccio stile koala perché, davvero, era la cosa giusta da fare.

« Ciao! » gli dissi quando mi staccai da lui con le guance completamente in fiamme per l'imbarazzo sempre crescente. « C-ciao. » mi disse lui, anch'esso imbarazzato e con le guance che potevano fare concorrenza alle mie ormai diventate del colore di una bella ciliegia. « Bene.. Eccoci qui.. Roma, eh? » dissi sparando le prime cavolate che mi erano venute in mente e pentendomene un secondo dopo perché, davvero, potevo essere più idiota di così? « Eh già.. Roma! » disse lui, tentando di sorridere ma sentivo che la tensione sarebbe salita alle stelle se non avessi rimediato subito. Così, prendendo coraggio ed invocando tutti gli dei per assistermi in questa gloriosa impresa chiamata 'conversazione', decisi di smetterla di fare la cretina e di parlare normalmente.

« Bene.. Si.. Ma dannazione! » urlai leggermente facendo girare alcune persone che con le loro valigie cercavano di uscire dall'aeroporto. Lo guardai negli occhi e scoppiammo a ridere nello stesso istante, ossia quando capimmo entrambi di essere dei veri idioti. « Ricominciamo da capo? » chiesi con un sorriso ed anche lui era d'accordo con me ed allungò una mano per stringere la mia con un altro sorriso. « Piacere, sono Simone! » ed gli risposi immediatamente « Piacere, sono Roberta! » scatenando altre risate che non riuscivamo più a trattenere. Potevamo farcela, comunque, con un po' di allenamento.

Sapevamo entrambi sin dall'inizio che eravamo dei timidoni di prima categoria ma questo viaggio a Roma serviva anche a questo: a ridarci la fiducia in noi stessi che credevamo di aver perso per strada. Certo, potevamo anche scegliere qualcosa di più semplice per una 'prima follia' ma non avevamo voluto sentir ragioni perché in cuor nostro sentivamo che era la nostra occasione.

Cosa poteva andare storto? Tante cose a rigor di logica, ma eravamo pronti per la prima volta nella nostra vita a rischiare tutto pur di diventare persone migliori e non solo dei 'rifugiati in casa' che non sapevano più cosa ci fosse oltre ad un computer. La nostra testardaggine poi aveva fatto il resto perché una volta entrata in testa l'idea di Roma, avevamo combattuto per far si che potessimo andarci.

Unendo le forze neanche i soldi erano un problema, quindi era davvero la nostra occasione. C'erano tutti i presupposti per una vacanza perfetta: non eravamo totalmente soli, eravamo finalmente folli in due ed avremmo incontrato i nostri idoli in una città magica. Meglio di così! Si, era tutto perfetto ed ora non ero neanche più nervosa all'idea di parlare con il mio gemellino preferito/Simone. Alla fine dei conti lo consideravo davvero il mio gemello perso alla nascita perché eravamo uguali, due gocce d'acqua non si sarebbero potute somigliare di più, e quindi come potevo non riuscire ancora a parlargli decentemente?

« Bene, ora che ci siamo ripresentati possiamo anche smetterla di far finta di non conoscerci.. Sei o non sei il mio gemellino? » dissi colpendolo leggermente con un pugnetto all'angolo della spalla. Era sempre così... quando cercavo di rimettere a posto una situazione, non potevo fare a meno di colpire qualcuno, in questo caso Simone. « Hai ragione.. E' che.. Lo sai come sono fatto. Ci vuole un po'.. » disse lui alzando le spalle ed io lo capii, come sempre. « Lo so.. » dissi semplicemente e gli sorrisi ancora per un lungo momento prima di decidere che fosse ora di andare finalmente all'Hilton Hotel dove avevamo prenotato una stanza.

Quanto ci era costata quella stanza! Al solo pensiero ripiangevo di nuovo così come avevo fatto quando avevo dovuto sborsare i soldi. Facendo due conti però era stato meglio così perché o li avremo spesi per la stanza o per l'autobus o qualunque altro mezzo di trasporto con cui saremo dovuti comunque arrivare all'Hilton Hotel, luogo in cui si sarebbe tenuta la convention di Supernatural. « Andiamo? » chiesi ed al suo cenno affermativo, incominciai a trascinare la mia valigia verso la prima uscita disponibile. Bene, che la nostra avventura a Roma abbia inizio!

***

Una volta usciti dall'aeroporto dovemmo per forza prendere un taxi che ci portasse a destinazione perché naturalmente eravamo sprovvisti di mezzo di trasporto, ed ancora una volta vedemmo fior fior di quattrini sparire dalla nostre tasche assieme all'avanzare del contachilometri del tassista.

Lo sguardo che scoccai in direzione di Simone era identico a quello che lui mi stava rivolgendo ed in quel preciso momento scoppiammo ancora una volta inevitabilmente a ridere, facendo sussultare il tassista. Eh sia! Quel viaggio ci sarebbe costato tutto quello che avevamo ma se era il prezzo da pagare per quelle risate, allora ero ben contenta di pagarlo.

Durante il viaggio era di nuovo sceso quell'alone di mutismo che ci aveva sempre contraddistinto con gli altri, ma dovevamo farci forza! Stavamo prendendo in mano la nostra vita? Stavamo facendo qualcosa che tutti pensavano che non saremmo mai riusciti a fare? Si, quindi stavamo già cambiando qualcosa. Dovevamo solo rendercene conto per sentirci finalmente liberi.

« Ce la faremo, vedrai.. » dissi quasi senza un minimo di senso, ma sapevo che anche lui stava pensando la stessa cosa. Condividevamo anche le stesse paure quindi sapevo cosa stava passando per la sua mente perché erano le stesse cose che stavo pensando anche io.

« Immaginati le facce di tutti quando avremo le foto di Jared e Jensen! » dissi con forza mentre immaginavo di postare le foto ovunque solo per far sapere al mondo questa mia piccola vittoria. Ovviamente, ne avrei anche stampata una in formato gigante da appendere in camera. Quando mi sarebbe mai ricapitata l'occasione di vederli?

« Stiamo parlando di Jared e Jensen! Oddio.. » e feci finta di svenire portando una mano teatralmente attaccata alla fronte. Si, tendevo ad essere comica quando non sapevo che dire per non lasciare spazio ad un silenzio imbarazzante. Lo sentii ridere ed era già una bella conquista dato che avevo spezzato quel silenzio così intollerabile e quando lo sentii parlare ero quasi orgogliosa di me stessa.

« Già.. Ed appenderai un enorme foto in camera tua. Me l'avrai detto un milione di volte! » disse e continuò a ridere seguito a ruota da me che annuivo tra una risata e l'altra perché era vero. Lo avevo sicuramente annoiato a morte con questa 'faccenda delle foto' perché era stata la mia fissazione ed il secondo principale motivo per cui avevo deciso di partecipare alla convention!

Non facevo altro che dirlo a tutti e lui, essendo una delle poche persone che riusciva a comprendermi in questo mondo, mi aveva dovuta sopportare durante i miei scleri. E quante cose che avevo detto! Immaginavo il momento in cui finalmente avrei potuto fare questa benedetta foto con lui ed ovviamente sognavo in grande: la mia mente passava dal contare le lentiggini di Jensen all'inciampare sui suoi piedi solo per sentire le sue braccia afferrarmi. Ma erano tutti solo scleri, ovviamente.

La realtà era che probabilmente arrivata in sua presenza avrei assunto la posizione di un palo e non mi sarei mossa neanche di un millimetro! Sarebbe dovuto venire lui a scollarmi dal suolo o probabilmente saremmo rimasti lì per tutta la durata della convention ed anche oltre.

« E' vero ma sei il mio sclero-amico preferito, nonché anche l'unico, quindi mi devi sopportare.. Rassegnati! » dissi e da quel momento la tensione si sciolse sempre di più. Incominciammo a parlare del viaggio, di come le nostri madri si erano disperate alla nostra partenza e di come eravamo sicuri che ci saremmo divertiti anche in albergo.

« Io ti avverto.. Guarda che canto 24 ore su 24! Divento insopportabile! » dissi ridendo ed anche lui, assumendo un tono serio, cercò di farmi capire che era una persona difficile con cui trattare. « Ed io sono mr precisino. Potrei incominciare anche a piegare i tuoi vestiti se non li metti in ordine, quindi attenta a te se non lasci in ordine la stanza! Avrai a che fare con il maniaco del controllo che è in me.. » disse e poi rise divertito mentre il tassista ci avvertiva che eravamo quasi arrivati.

« Ci siamo.. » dissi terrorizzata ed eccitata al tempo stesso. « Ci siamo. » rispose lui con lo stesso sguardo e la stessa espressione stampata sul mio viso.

E fu così che ci ritrovammo all'entrata dell'hotel senza che fossimo davvero pronti. Ma lo saremmo mai stati? Il tassista ci lasciò poco più in là e pagammo la nostra corsa. Il mio portafogli fu più leggero ed io piangevo in silenzio per la perdita subita. Con un po' di forza, incominciai a trascinare la valigia verso l'ingresso e quando entrammo ovviamente ci travolse un'ondata di freschezza (aria condizionata accesa a tutto volume) e di stupore perché l'hotel era davvero, davvero bello.

« Wow! » dissi semplicemente e, nel guardare Simone, notai che anche lui aveva la bocca aperta. Beh, non eravamo di certo abituati ai lussi dei grand'hotel. Questa era la mia prima personale volta in un hotel del genere ed avevo intenzione di godermela tutta. Ci avvicinammo alla reception, chiedemmo della camera prenotata a nostro nome e ci consegnarono due chiavi che agguantai in un attimo prima di pagare. Meglio farlo subito, così mi sarei tolta dai pensieri anche questo piccolo particolare. Probabilmente alla fine della convention non avrei avuto neanche la testa per pensare ad una cosa del genere. Ci sarebbe voluta poi una settimana per riprendermi!

Simone si avviò subito verso l'ascensore dato che la camera si trovava al terzo piano ma io non ero dello stesso avviso. Si, avevo un problema anche con l'ascensore. Soffrivo di claustrofobia e per una persona come me l'ascensore è praticamente off limits, tranne che in casi particolari. « Tu vai pure, io me la cavo! » dissi avviandomi subito verso le scale assieme alla valigia, ma giustamente lui mi fece notare che potevo permettergli di salire almeno la valigia sull'ascensore. « Giusta osservazione.. L'idea di scarrozzarmi la valigia per tre rampe di scale non mi fa tutt'ora impazzire. Beh, grazie! » dissi e gli mollai la valigia dentro l'ascensore assieme ad una chiave della stanza.

Appena le porte si chiusero incominciai lentamente a salire le scale, uno scalino dopo l'altro, finendo poi col guardarmi seriamente intorno. Non è che ci fosse qualcosa di particolarmente interessante attorno a me ma tanto valeva guardare bene dato che avevo ben tre scale da fare.

Mi accorsi ben presto che le scale erano trafficate, con mia somma sorpresa. Incontrai così sul mio cammino un mucchio di ragazzi, sia grandi che piccini, e ad ognuno riservai un sorriso semplicemente perché ero davvero contenta di essere lì. Con molta probabilità anche loro erano lì per la convention e li avrei rivisti presto il giorno dopo, anche se la mia concentrazione sarebbe stata altrove.

Con un sospirone comunque arrivai finalmente al mio piano e cercai la stanza che ci era stata assegnata, la 125. Aprii la porta e ci trovai dentro Simone che si stava già sistemando al meglio per sopravvivere lì per quei tre giorni.

« Che letto prendi? » fu la prima cosa che chiesi e lui mi indicò il letto più a destra. Annuii e mi buttai completamente sul letto che non aveva scelto, chiudendo infine beatamente gli occhi per rilassarmi dopo quel viaggio stressante. Oh, che sensazione magnifica! Adoravo i letti, soprattutto quelli morbidi morbidi.

Mi sarei anche potuta addormentare così, con i vestiti e le scarpe addosso, se non mi fossi resa conto che sarebbe stato da maleducati. Non potevo lasciare Simone a se stesso solo perché avevo voglia di dormire! Era tutto nuovo e dovevamo viverlo insieme. Era questa la promessa che avevo fatto a me stessa prima di partire ed avrei cercato di mantenerla ad ogni costo.

« Comodo? » chiese lui all'improvviso ed io mi alzai a sedere sul letto mentre lo osservavo continuare a darsi da fare per decidere la posizione giusta della valigia e per uscire le cose che gli servivano subito. « Molto comodo. E' super approvato! » dissi e mi alzai per imitarlo. Non mi aveva forse avvertita? Niente disordine in camera e c'era la mia valigia in mezzo alla stanza. Bell'inizio! La tolsi subito di mezzo posizionandola su una sedia ed incominciai anche io a mettere fuori quello che serviva: spazolino, asciugamano ed altre cose di questo tipo.

« Chi si rinchiude prima in bagno? » chiesi a gran voce ma un tonfo mi fece girare di scatto verso la sua direzione, trovando lui che si copriva il viso con le mani. Guardai verso il basso, esattamente verso i suoi piedi, e mi accorsi che il contenuto della sua valigia si era riversato allegramente a terra. Non sapevo se piangere o ridere! Optai per entrambi e risi così tanto da farmi venire le lacrime agli occhi. Lui, mr precisino, aveva appena combinato un disastro!

Non riuscivo a smettere di ridere e mi accasciai di nuovo sul letto sentendomi una pessima amica. Solo dopo molte altre risate ed una buona dose di "ohm" mistici con cui cercavo di smetterla di prenderlo in giro, mi alzai e gli diedi una mano per raccattare le sue cose da terra. Dai, come prima giornata a Roma non era male! Alla fine stavo ridendo tanto. Peccato per Simone.. lui adesso aveva tutto da sistemare!

« Vuoi andare tu per primo in bagno? » chiesi ancora, una volta finito di posare i suoi vestiti in disordine sul mobile più vicino. « Vai pure tu.. Io ho una valigia da risistemare! » disse quasi affranto. Lo lasciai così, ossia lui che guardava la valigia e che cercava di capire da dove incominciare. Trattenni un risolino e, dopo aver afferrato il beauty case da viaggio, mi infilai in bagno pronta a darmi una rinfrescata.

Avevo sempre trovato rilassante sentire l'acqua sciacquarmi il viso e fu questa la prima cosa che feci, nonostante ci fossero bisogni più impellenti. Avevo bisogno però di realizzare di essere a Roma, di essere sola e di non stare sognando. Tutto mi sembrava sfocato, come in un sogno lontano. Ma era reale, tangibile! Mi trovavo davvero a Roma ed ancora non riuscivo a crederci. Osservai il mio riflesso allo specchio, dandomi dei colpi leggeri sul viso per 'darmi una svegliata' ma ancora mi sentivo come avvolta in una bolla.

Vabbé, era normale. Ancora non era successo nulla di particolarmente esaltante, a parte ovviamente Simone, e quindi c'era tempo per l'eccitazione e l'avventura che mi ero immaginata. Per quella sera poi saremmo rimasti in albergo, quindi non avevamo in programma chissà quale tipo di avventure, ma solo una conoscenza più profonda. Essendo la prima volta che ci vedevamo di presenza, ne avevamo di cose da capire. Parlare attraverso lo schermo di un pc era più facile per certi versi, ed anche liberatorio ma dal mio punto di vista avevamo bisogno di conoscerci di presenza e Roma era stata la nostra occasione.

« Andrà tutto bene.. Ti divertirai ed avrai mille cose da raccontare al tuo ritorno. » dissi a bassa voce mentre continuavo a guardarmi allo specchio. A volte aiutava auto-convincersi ma spesso e volentieri non funzionava un granché. Tentare comunque non era sbagliato, anzi! Fatto sta che continuai a darmi una rinfrescata ed uscì dal bagno 15 minuti dopo, trovando Simone e la sua valigia perfettamente al loro posto.

« Il bagno è tutto tuo! » dissi ed afferrai il telecomando della televisione per passare un po' il tempo. Certo, non ero più abituata a guardare la TV, anche perché trovare un programma decente era praticamente un impresa, ma non avevo con me i miei film né avevo modo di guardare i miei telefilm preferiti, quindi mi sarei dovuta accontentare di quello che passavano per la TV.

Con un tonfo sordo la porta del bagno venne chiusa ed io rimasi per un po' a tu per tu con la televisione, ossia per circa 15 minuti. « Tutto apposto? » chiesi una volta aver visto Simone tornare verso la sua valigia. « Tutto apposto. » disse lui ed io gli sorrisi. Non facevo altro! Ora sembrava un po' meno strano vederlo gironzolare per la stanza, ma non mi sarei mai abituata del tutto a quella situazione almeno fino quando non avrei incominciato con i miei giochini stupidi, di cui uno era il mio preferito: il "confessioni time".

Mi divertivo un sacco ed era un giochino che serviva ad allentare la tensione! In fondo, se confessi all'altro i tuoi momenti più imbarazzanti o i tuoi più oscuri segreti, poi saresti considerato uno sciocco se continui ad essere imbarazzato davanti a lui/lei. Ma questo sarebbe stato un giochino perfetto per stasera. La notte era sempre il momento migliore per questo tipo di confessioni e poi ero certa che non sarei riuscita a chiudere occhio. Camera nuova, compagno di stanza nuovo, città nuova. Come potevo dormire?

Si.. Avremmo potuto passare tranquillamente in quel modo la nostra prima notte a Roma. Ora, se volevamo, potevamo andare in esplorazione! Sicuramente l'albergo ci avrebbe riservato delle piccole avventure ed io non vedevo l'ora di viverle tutte. Avvicinandomi alla borsa ed estraendo la macchina fotografica presa in prestito da mio padre, mi girai verso Simone e scattai una foto a tradimento.

« Ma no! Vengo male nelle foto! » urlò lui ma io agitai davanti al suo viso una mano come a dire "ma non dire sciocchezze" e gli feci vedere la foto.« Vieni benissimo ed anche se venissi un mostro, me la terrei comunque per ricattarti a vita! Oh, sono un mostro! » dissi imitando una risatina malvagia che avevo sentito in un film.

Non ero bravissima nelle imitazioni, però. Preferivo prendere un personaggio e personalizzarlo per renderlo un po' più vicino al mio modo d'essere. Oh, non l'avevo detto ma per essere a Roma quei tre giorni avevo rinunciato ad uno spettacolo con la mia compagnia di teatro.

Si, strano vero? Casa, pc e libri e si scopre che sono anche un'attrice! Che dire a mia difesa? Adoravo interpretare un personaggio perché per un certo periodo mi annullavo. Non ero io e sparivano anche le mie preoccupazioni personali. Essere tante cose era divertente ed anche la consapevolezza di poter essere chiunque era meraviglioso.

Non riuscivo mai a recitare nella vita vera - non riuscivo neanche a comprare qualcosa senza diventare rosso pomodoro! - ma sul palco cambiavo totalmente. Ero isterica, ironica, innamorata, testarda, forte, coraggiosa, cattiva, spensierata, debole, indifesa, distrutta e molto altro ancora. Poi il fatto che ci fossero delle battute già scritte aiutava molto perché forse era proprio quello il problema: stentavo a comunicare le mie opinioni.

Avevo sempre preferito tacere e non immischiarmi nelle conversazioni di classe tanto che alla fine le mie opinioni le tenevo per me soltanto. Con le battute da imparare a memoria sparivano tutti i problemi ed io dovevo solo dare delle emozioni, e di quelle ne avevo a bizzeffe.

« No, non sei un mostro.. Sei cattiva e perfida! » disse lui ed io gli feci la linguaccia. Si, la tensione si era di nuovo allentata. « Bene, allora sono cattiva e perfida! Ma la qui presente cattiva e perfida ha una proposta da farti: esploriamo? » chiesi con un lieve scintillio negli occhi. Si, mi piacevano le cose avventurose e sebbene probabilmente non c'era poi così tanto di avventuroso nell'esplorare dei corridoi, sarebbe stato comunque divertente secondo il mio punto di vista.

« Esploriamo cosa? » chiese lui per un attimo perplesso ed io allargai le braccia come a voler inglobare l'intero albergo. « L'hotel, no? Giriamo per i corridoi.. Scattiamo qualche foto, andiamo a cena e poi ce ne torniamo in camera dove ti aspetta il terzo grado. Oh, si! Tanto entrambi viviamo di notte come dei vampiri, quindi non abbiamo problemi. » dissi ridendo ed alla fine lo convinsi ad uscire da quella stanza, trascinandolo letteralmente di peso.

Come era prevedibile da immaginare, non successe nulla di straordinario: incontrammo delle persone lungo il corridoio, capimmo dove si sarebbe tenuta la cena, scattammo qualche foto (sotto mia insistenza perché Simone non voleva) ed infine tornammo in camera per prepararci per la cena. Una serata tranquilla, insomma. Nessuna mirabolante avventura ma era già un miracolo essere lì.

Scendemmo a cena tranquillamente e ridemmo e scherzammo per un po', sparando cavolate ogni dieci secondi circa. Di solito non riuscivo ad essere spiritosa neanche volendo ma forse con lui potevo perché ci stavo riuscendo. Rideva e per me andava bene così anche se probabilmente stava pensando che fossi un po' stupida! Ma fa nulla. L'importante era ridere!

Finita la cena, quindi, risalimmo in camera (io rigorosamente per le scale) ed una volta dentro facemmo a turno per il bagno, come al solito, per metterci il pigiama e per lavarci i dentini. Il mio pigiama era assurdo! Aveva i fiori e le apine ma era divertente proprio per questo. Sembrava quello di una bambina ma in fondo io mi sentivo ancora una bambina piccola e quel pigiama mi stava a pennello. Mi sedetti sul letto con aria seria ed incrociai le gambe, girandomi verso il letto del mio compagno di stanza.

« Pronto? » chiesi alludendo al giochino che gli avevo accennato nel pomeriggio. Mi guardò un po' preoccupato ma non fece commenti, posizionandosi anche lui sul letto a gambe incrociate. « Inizio io.. Il tema è: la tua peggior caduta. » e cercai di ricordare nei dettagli quale fosse stata la peggiore, ma si equivalevano tutte quindi optai per raccontargliele e basta.

In sostanza la prima caduta era avvenuta in terza media davanti a tutta la scuola mentre inseguivo una mia compagna di classe che stava per andare a dire al ragazzo che mi piaceva che io provavo qualcosa per lui. Mi ero trascinata a terra sia lei che lui, ma sono dettagli.

La seconda caduta era avvenuta mentre andavo a lezione di danza. In pratica c'era un tombino e stava piovendo. Le due cose messe assieme avevano fatti si che cadessi a terra per via della scivolosità che si era venuta a creare ed ovviamente c'erano altre dieci mila persone intorno.

La terza caduta era avvenuta a scuola, alle superiori. La campanella non era ancora suonata ma avevamo deciso di uscire lo stesso, mettendo nel cellulare la suoneria di una campanella che suonava. Il bidello, un po' imbranato, l'aveva scambiata per la campanella vera e ci aveva fatto uscire. Per paura che capisse l'inganno, ci eravamo messi a correre come dei forsennati ma io ovviamente ero inciampata nell'unica buca presente in strada. Un dolore atroce!

La quarta caduta era sempre avvenuta per via della pioggia e dei tombini in un momento imprecisato del quarto liceo. Ovviamente davanti a tutta la scuola. Mi ero vergognata da morire ed avrei tanto voluto che la terra mi inghiottisse, ma naturalmente non l'aveva fatto ed io mi ero sentita lo sguardo di tutti addosso per una settimana circa.

Continuammo così fino a che non fummo stanchi e con la gola secca. Mi sentii serena e, contro ogni previsione, mi addormentai subito dopo aver poggiato il viso sul cuscino morbido morbido di quel letto preso in prestito.

 
 
 
 
 
Angolo autrice: Beh, che dire? Spero che questo primo capitolo introduttivo vi sia piaciuto. Ovviamente non c'erano di mezzo i nostri attori preferiti semplicemente perché dovevo delineare la figura della protagonista, di cui ancora non sapete neanche il nome xD Pardon.. Colpa mia! Scoprirete nel prossimo capitolo ogni cosa ed ovviamente entreranno anche in scena tutti, o la maggior parte, degli attori di SPN. Non volevo neanche svelarvi la coppia sulla quale ruoterà questa storia semplicemente perché è troppo presto e non volevo spoilerarvi nulla. Se questa storia piacerà la continuerò volientieri, quindi fatemi sapere cosa ne pensate! Anche un semplice "non è che mi è piaciuta più di tanto" sarà assolutamente gradito! E' la prima volta che invado questo luogo quindi ero titubante nel postare questa storia, ma poi mi sono detta: "Perché no?". Insomma, un bacione a tutti e spero di avere presto vostri commenti. Vostra, Evelyn.
   
 
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