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Autore: Hooligan8    21/06/2013    6 recensioni
"avrei dovuto rendermi conto prima di ciò che stavo facendo e di ciò che stavo rovinando. ora mi rimangono solo una casa, i mille ricordi e un vecchio pianoforte..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Una flebile luce filtrava dalle tende bianche bucherellate sul fondo a formare un fiore. La finestra era socchiusa e ogni tanto si percepiva una leggera brezza marina che odorava di sale e mare. Era da tanto che non venivo in quella casa e oramai puzzava di chiuso. Evitando tutti i possibili odori mi sedei su una poltrona incellofanata che al mio solo tocco scricchiolò rumorosamente. Stetti diversi minuti a guardare il vuoto e a pensare. Odiavo riempirmi la testa di tristezza ma qualche volta bisognava pur farlo. Mi alzai e mi diressi verso la cucina. Tutto li dentro puzzava di marcio compresi i vecchi mobili di mogano che un tempo fungevano da dispensa. Sfiorai con un tocco leggero il tavolo di marrone scuro e uno strato di polvere si depositò sulle mie dita. Ritornarono alla mente tutti i ricordi passati lì: quando Rose e io sedevamo a lume di candela e lei mi sfiorava la mano sorridendo. I suoi occhi brillavano come due stelle che io non potevo non osservare estasiato. Quei piccoli sprazzi di tempo erano quelli per cui vivevo e mi facevo forza. Il mio lavoro oramai non mi permetteva più né momenti né piccoli istanti di tregua da passare con la mia ragazza. Continuai a camminare lungo il corridoio dove presto scorsi le nostre foto impolverate. Una ci ritraeva mentre attraversavamo un grigio ponticello dal quale pendevano lunghi fili di erba verde e brillante. Sotto passava un limpido ruscello e noi ci tenevamo per mano unendo le nostre fronti e sfiorandoci il naso. Sorrisi debolmente e una lacrima mi si formò alla base dell’ occhio per poi scendere e rigarmi il viso. Avrei dato qualunque cosa per rivivere quei momenti. Ormai tutto era più lontano del previsto. Ricordo il preciso istante di quella sera, la scorsa settimana. Le urla e le luci accese. Tutti avevano sentito quello che era solo nostro. Ricordo nitidamente la furia con cui lei aveva sbattuto la porta dell’ appartamento, tutte le sue valigie verdi sistemate alla rinfusa sullo stipite. Le lacrime scorrevano a fiotti e i suoi occhi erano rossi ed era spettinata. Piccoli ciuffi marroni uscivano dal suo cerchietto mal sistemato di color viola. Dopo che se ne era andata mi ero avvicinato al mobile in vetro e avevo preso una bottiglia trasparente nella quale vi era del buono e costoso whisky regalato da amici pochi giorni prima. Lo avevo scolato tutto in meno di due ore seduto sul divano con la testa fra le mani e osservando i quadri colorati appesi in quell’ immenso appartamento che era più vuoto che mai. Ricordo di essermi addormentato verso le 11 e che al mio risveglio la testa mi pulsava tremendamente. Mi ero alzato e diretto in camera da letto chiamando in vano Rose. Solo quando ero arrivato davanti all’ armadio avevo ricordato la sera prima. Era aperto e la chiave era stata buttata a terra. All’ interno non vi erano più i suoi vestiti ma solo mie camicie e pantaloni. In un impeto di rabbia avevo buttato tutto per terra e chiuso violentemente le ante dell’ armadio. Una di esse aveva ceduto ed era caduta a terra con un tonfo assordante. Mi ero seduto sulla sponda del letto a contemplare ciò che avevo fatto. Avevo pianto di nuovo. Un pianto isterico e disperato. I giorni che si susseguirono furono una disfatta per il mio corpo che continuava a subire una quantità sproporzionata di alcol. Improvvisamente il mio ricordo fu interrotto da un rumore proveniente dalla finestra ma non mi avvicinai, non mi importava di ciò che fosse. Mi resi conto di avere ancora la mano poggiata sul viso di Rose della foto. Mi mancava l’aria stando in quella casa così decisi di andare in una discoteca lì vicina. Un altro po’ di whisky non mi avrebbe fatto così male … Decisi di fare la strada lungo mare. Mi levai con un gesto svelto le scarpe e affondai i piedi in quella “soffice” sabbia. Adoravo quella sensazione, era come di … libertà! Camminai sentendo il rumore del mare e delle onde che si infrangevano con mille spruzzi sugli scogli. Quando arrivai davanti alla discoteca il buttafuori (conoscendomi) mi sorrise cordialmente e fece scricchiolare la maniglia di ferro del portone. Già si udiva il rumore assordante della musica. Entrando accecato dalle luci stroboscopiche riconobbi subito la canzone messa dal dj. Era quella che spesso io e Rose ballavamo. Con fare distaccato, ignorando tutti i ragazzi che mi si accalcavano attorno, mi diressi verso il bar e mi sedetti su un vecchio sgabello con il sedile lacerato. Un omone sulla trentina era dietro il bancone che asciugava i bicchieri. Mi chiese se volessi qual cosina in più dentro il drink ma io declinai l’ offerta. Con aria stranita mi versò dentro un bicchiere azzurro un po’ di whisky, lo bevvi tutto d’un sorso e me ne feci versare un altro. Mentre bevevo il secondo girai lo sgabello per guardare la pista da ballo piena di gente che si agitava a ritmo di musica. La riconobbi subito. Era al centro della pista e ballava senza rendersi conto della canzone. Avrei dovuto immaginare di trovarla li … lei lo adorava. Era bellissima come al solito. Portava un paio di jeans corti fin sopra la coscia, una maglietta lunga stile impero di colore giallo con righine nere, le sue scarpe erano di un’ altezza esorbitante. Appiccicato al lei c’era un ragazzo. La sua bella e possente muscolatura era messa in mostra grazie all’ aderente maglietta bianca. Portava dei jeans scialbi e schiariti sulle ginocchia. Lei improvvisamente si avvinghiò a lui. Passò le sue braccia sottili attorno al suo collo. Lui la baciò e lei non si scostò. Fu un bacio lungo e dolce. La seconda lacrima di giornata mi rigò il viso. Rose si staccò dal ragazzo e nel ballare mi vide. Per un minuto i nostri occhi si incontrarono e i suoi divennero lucidi. Il ragazzo si girò e mi guardò. La sua faccia si contorse in un ghigno e venne verso di me. Non fece in tempo ad arrivare che ero già scappato. Dietro di me lo sgabello roteava ancora per la velocità con cui mi ero alzato. Abbassai la gelida maniglia e corsi via. Corsi più velocemente che potei e mi scontrai con un’ anziana signora che si mise ad imprecare contro di me. Scavalcai il muretto rosa che separava la spiaggia dal marciapiede. Andai verso il mare e mi fermai davanti ad esso per osservarlo. Ora era calmo e la luna era alta nel cielo e si rifletteva nell’ acqua. Quando tornai a casa non riuscivo a respirare e avevo bisogno di un goccio d’acqua. La casa era immersa nel buio e la cosa la rendeva ancora più triste e macabra. Entrando nel salone sbattei il piede sulla sediolina nera del pianoforte ed essa strusciò i “piedini” sul parquet. Avevo scordato l’esistenza di quello strumento. Lo accarezzai leggermente con la punta delle dita sui tastini e vi levai tutta la polvere. Mi sedetti sulla seggiola e poggiai le mani sui tasti bianchi e iniziai a suonare.Sapevo benissimo per chi stavo cantando quella canzone.
" Same bed, but it feels just a little bit bigger now. Our song on the radio, but it don’t sound the same [...]  That I should bought you flowers and held your hand, should have gave you all my hours when I had the chance, take you to every party cause all you wanted to do was dance. Now my baby is dancing, but she’s dancing with another man [...]


ciao! questa è la mia prima ff! mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate... :) potreste lasciare una recensione?? grazie in anticipo :P accetto qualunque tipo di consiglio! un bacione a tutte <3 """""


  
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