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Autore: pirateforhire    23/06/2013    2 recensioni
Mentre Cosette cresceva, suo padre si era assicurato che non le mancassero lezioni di autodifesa e karate così che fosse abbastanza forte da badare a se stessa, una volta adulta.
Una delle tante fiction con i personaggi catapultati nel modern! L'ho trovata molto carina, semplice e divertente.
Spero piaccia anche a voi.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cosette
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Qui trovate il link per la storia in lingua originale: http://www.fanfiction.net/s/9189726/1/Attack-and-Release
Enjoy!

Mentre Cosette cresceva, suo padre si era assicurato che non le mancassero lezioni di autodifesa e karate così che fosse abbastanza forte da badare a se stessa, una volta adulta.

Nell’animo, Cosette, era una persona pacifica, di conseguenza odiava quelle lezioni. Non la irritava lo sforzo fisico che era costretta a fare o il fatto che sudava e si spettinava, ma che stava imparando come poteva infliggere il maggior danno possibile ad un altro essere umano con le sue mani nude. Vero era che la forza che aveva sviluppato la faceva sentire potente ed indipendente, ma lei continuava a tenerla nascosta nei piccoli muscoli di braccia e gambe, esitante nell’usarla davvero, spaventata dall’eventualità di fare male a qualcuno.

Comunque, una sera mentre stava camminando per le strade di Parigi verso il Café Musain per incontrarsi con i suoi amici, Cosette fu attaccata.

O meglio, lei pensava di essere stata attaccata alle spalle.

Solitamente avrebbe percorso la via verso il Musain con Marius o Eponine, ma quella settimana Marius era malato ed Eponine era impegnata con l’incontro genitori-insegnanti alla scuola di Gavroche, quindi lei era rimasta sola;  ascoltava il suo iPod, On Top of the World degli Imagine Dragons le riempiva le orecchie e la rendeva meno cosciente di ciò che le accadeva attorno (un errore da parte sua, avrebbe poi ammesso.)

Ma quando sei una ragazza diciannovenne che cammina da sola, di sera, percorrendo le vie più desolate di Parigi e qualcuno ti afferra da dietro, è abbastanza usuale che le intenzioni di chi ti sta toccando non siano caste.

Sentì una mano posarsi pesantemente sulla sua spalla e, senza nemmeno fermarsi a pensare, i suoi rapidi riflessi si fecero strada nel cervello e lei si girò per portare il suo gomito sulla faccia dell’aggressore, sentì il rumore di un osso spezzato mentre la pelle cozzava contro la pelle. Quindi sbatté il suo avversario a terra, bloccandogli la vita con le cosce in maniera che non si potesse muovere (tuttavia, a giudicare dal modo in cui la testa dell’uomo aveva sbattuto contro il marciapiede, quell’individuo non andava proprio da nessuna parte.).

L’adrenalina che aveva attraversato le vene di Cosette e l’aveva spinta a reagire in quel modo, cominciò a fluire via, lasciando libera la sua mente di pensare con lucidità. Il cuore batteva selvaggiamente nel suo petto mentre la ragazza tremava violentemente, il respiro pesante e veloce mentre cercava disperatamente aria.

Lentamente, sbirciò il volto dell’aggressore.

Era Courfeyrac.

«Merda!» esclamò, alzandosi da lui. Il ragazzo era esanime e il sangue usciva dal suo naso macchiando il suo volto, «Merda, merda, merda, merda

Nel panico, gettò uno sguardo lungo la strada in cui si trovavano, cercando una sorta di soluzione magica a quello che era successo. Ma la strada era deserta, priva di segni di vita- era poco più che un vicolo, a dir la verità- quindi non c’era alcun tipo di aiuto.

S’inginocchiò attentamente al suolo per cercare nel giovanotto segni di vita nel caso lo avesse accidentalmente ucciso (Oh Dio, e se lo avesse ucciso davvero?!). Posò le dita sul collo di Courfeyrc, e emise un sospiro di sollievo quando sentì il battito costante sotto il suo tocco.

Quindi, più gentilmente che poté, tastò la testa del giovane in cerca di tagli o ferite, non trovò niente ad eccezione di un grande bernoccolo sul retro della sua testa, dove aveva violentemente sbattuto sul terreno. Quando fu abbastanza convinta che la morte di Courfeyrac non era imminente, Cosette posò la testa del ragazzo sulle sue gambe e cercò il telefono nella borsa.

Chi sarebbe stato meglio chiamare in una situazione del genere? In qualsiasi altra emergenza avrebbe chiamato Marius, ma al momento era avvolto nelle coperte a guardare le repliche di Gilmore Girl, quindi era fuori discussione. Non poteva trascinare Eponine via dai colloqui alla scuola di Gavroche, erano passate le dieci di sera quindi Grantaire sarebbe stato ubriaco perso, Enjolras invece probabilmente si trovava nel bel mezzo di un dibattito sulla politica con Combeferre e Joly.

Dopo un’intima e silenziosa discussione di trenta secondi circa,  decise che avrebbe chiamato Combeferre, dato che era il più intelligente e più calmo di tutti gli Amici dell’ABC, e quindi era perfetto per crisi come questa.

Digitò il suo numero e lui rispose dopo tre squilli, «Cosette?»

«E’ Cosette?» sentì dire da Grantaire in sottofondo, «Va tutto bene?»

«
Dammi la possibilità di parlarci!» disse Combeferre esasperato, «Ehi Cosette, scusa. Ma dove sei? Stavamo iniziando a preoccuparci.»

«Oh, Combeferre, ho steso Courfeyrac!»  spiegò la ragazza in un singhiozzo, mordendosi il labbro e gettando uno sguardo al ragazzo che teneva in grembo, il quale stava iniziando a muoversi, mugolando.

«Cosa?! Tu cosa?!»

«Stavo camminando quando ho sentito qualcuno afferrarmi da dietro, mi sono spaventata, così gli ho tirato una gomitata in faccia e l’ho gettato a terra e ora lui è svenuto e per di più gli sanguina il naso!»

«I-io…..Cavolo, Cosette, come hai fatto?» Combeferre rise, incredulo.

«Non è divertente! Gli ho fatto davvero male!»

«No, certo,» disse Combeferre schiarendosi la gola, «Dove siete? Vuoi che vi passi a prendere?»

«Non lontano, vicino all’enoteca in Rue des Mathurins-Saint-Jacques. Non so in che condizioni sia Courfeyrac, potremmo doverlo portare al Pronto Soccorso.»
 
«Okay, aspettami lì, ci metterò solo alcuni minuti.»

«Grazie mille Combeferre,» disse Cosette sollevata, «Non intendevo colpirlo così forte.»

«Non preoccuparti, starà bene; ci vediamo tra poco.»

Quando Combeferre concluse la telefonata, Cosette riportò la sua attenzione su Courfeyrac, il quale la stava guardando confuso mentre si toccava il naso, cercando di fermare il flusso di sangue.

«Penso di essere borto.», sussurrò piano,  «Bi hai ucciso.»

«Courf, mi dispiace così tanto!!»

«Tu bi hai attaccato! Io stavo solo cercando di attirare la tua attenzione così che potessimo cabbinare assieme! Mon Dieu Cosette, non sapevo che tu fossi una specie di Karate Kid!» la sua voce era rauca.

«Io mi sono spaventata! Scusa!»

«Se bi hai rotto il naso ti odierò per sempre.»

«Scus-»
 
«Non scusarti, sappi solo che se bi hai perennemente sfigurato il volto bangerò quello a cui tieni di più! Partendo da Barius!»

«Mangerai Marius?!» chiese Cosette incredula.

«Si, bangerò Barius!» concluse Courfeyrac.




  
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