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Autore: jade146    23/06/2013    5 recensioni
“Passo a prenderti alle sette”. Il sorriso da malintenzionato che spuntò sulle labbra di Nathan nel pronunciare quella promessa fece passare a Stana le buone intenzioni e scoppiò a ridere forsennata.
I due si voltarono verso di lei - la nuova ragazza di Nathan con una particolare espressione infastidita e scocciata, come se la donna fosse stata lì solo per il gusto di sbellicarsi ad ogni svenevole moina della coppia.
Il che era una mezza verità.

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Nathan e Stana alle prese con appuntamenti troppo insoddisfacenti da poter essere portati a letto - err… a termine.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disaster Date
*Do Not Trust The French*

 

 
 
<< Allora suppongo ci vedremo questa sera >>
Ci puoi scommettere, carina…
Stana si coprì gli occhi e abbassò il volto fingendo interesse per il suo cellulare in modo da nascondere la risata che minacciava di uscire con impetuosa malizia dalla sua bocca. Nel tentativo, soffocò uno strano verso.
<< Come ho detto >> rispose Nathan, distraendo la ragazza che aveva di fronte dall’ilarità malamente oppressa dall’attrice seduta su una panchina poco lontana da loro.
Ragazza… avrà avuto l’età di Stana, ma si atteggiava ancora da ventenne incallita.
Di fronte… era così bassa che se per disgrazia si fosse mossa nelle vicinanze dell’attrice, quest’ultima l’avrebbe stesa con una gomitata in pieno volto senza neanche rendersene conto. Quell’effetto per quante volte si sarebbe moltiplicato se a darle la gomitata fosse stato quell’omone che era Nathan?
<< Passo a prenderti alle sette >>. Il sorriso da malintenzionato che spuntò sulle labbra di Nathan nel pronunciare quella promessa fece passare a Stana le buone intenzioni e scoppiò a ridere forsennata.
I due si voltarono verso di lei - la nuova ragazza di Nathan con una particolare espressione infastidita e scocciata, come se la donna fosse stata lì solo per il gusto di sbellicarsi ad ogni svenevole moina della coppia.
Il che era una mezza verità.
<< Scusate, stavo solo… >> indicò il cellulare alzando le spalle << Diane Keaton, mi fa morire! >>
Gli occhi di Nathan divennero due fessure minacciose alle quali Stana rispose con un’espressione innocente.
La ventenne incallita coetanea di Stana riportò l’attenzione dell’uomo su di se stringendogli l’avambraccio - che probabilmente si trovava più o meno all’altezza del suo petto << Ti aspetto >>
E io aspetto che tu te ne vada. Stana doveva sfogarsi, quella tipa era da soap! O da soup. Tipo brodo di gallina…
Con un cenno del capo la salutò e attese che si allontanasse da quei trenta metri quadrati di New York che erano stati ricostruiti con incredibile minuzia lì, a Los Angeles, per battere le mani e alzare gli occhi al cielo pregando Dio di darle la forza di non sfottere in modo troppo offensivo il suo collega, il quale le si avvicinò con il suo solito cipiglio da bello e dannato - questa volta in allegato ad una mossa vergognosamente arrogante che voleva festeggiare la riuscita organizzazione di un appuntamento a cena nel quale Nathan sarebbe stato così bravo a giocare le proprie carte da Pro nel campo della seduzione da rendere probabilmente impossibile ad entrambi di resistere dal saltarsi addosso prima ancora del dessert.
<< Chi glielo dice che per ostentare una voce lontanamente sensuale bisogna prima abbandonare quella da teenager arrapata? >>
Nathan sorrise dell’ironia che stava facendo Stana sulla sua preda, e rispose prontamente: << Ci penserò io questa notte >> si abbassò lentamente per potersi sedere accanto alla sua collega << Le farò scoprire i toni adulti che le sue corde vocali possono permettersi >>
Stana roteò gli occhi e si scostò leggermente da lui. La sua spavalderia era come un campo magnetico impenetrabile che le permetteva solo di allontanarsi.
<< E’ inutile che reciti la parte della disgustata, Katic >> la canzonò Nathan, guardando un punto indistinto come fanno i malavitosi che - seduti sulla stessa panchina - fingono di non conoscersi mentre organizzano il colpo del secolo << Per quanto ti piaccia credere il contrario, tra i due sei la prima a godere dell’impazienza che caratterizza il genere maschile >>. Finalmente le rivolse lo sguardo e sorrise sornione.
Erano quattro anni che Stana non si lasciava più imbarazzare dalla sfacciataggine di Nathan Fillion e dai ricorrenti doppi sensi che ricamava nei momenti meno opportuni. Ci aveva fatto l’abitudine e aveva preso coscienza del fatto che, se certe uscite gliele riservava personalmente, era perché quando si erano conosciuti lei non era certamente il tipo di ragazza in grado di lasciare da parte quel po’ di pudore di troppo per mettersi a rispondere alle incessanti provocazioni del fascinoso di turno.
<< Sarebbe strano se ne godessi anche tu, Fillion >>
Nathan si concesse un forte lamento gutturale e si passò una mano sul volto << Oddio, Stana, tu sì che sai come impostare una voce sexy! >>
<< Be’, quando hai finito d’imboccarle la cena puoi sempre mandarla da me >> offrì lei, mantenendo un tono ambiguo << Chissà… Magari insegnandole qualche trucco per principianti, la tua serata potrebbe addirittura prendere pieghe interessanti >> distolse lo sguardo dagli occhi blu che la fissavano, catturati, e passò una mano sul colletto della sua camicia, sistemandolo nonostante non ce ne fosse alcun bisogno. Nathan s’irrigidì, ma continuò a far finta di nulla << Potresti persino eccitarti prima ancora che lei possa togliersi i vestiti. Certo, solo se mi permetti d’insegnarle come… >> aggiunse in un sussurro.
Nathan si era completamente perso nella dolce sensazione creata dal lieve contatto che la mano di Stana aveva sul suo collo. Lei sì che sapeva come annientare l’uomo spavaldo che era in lui.
<< A saperlo avrei invitato te a cena… >>
Di conseguenza non era sua intenzione esprimere quel pensiero ad alta voce.
Naturalmente Stana non aveva alcuna idea di quali fossero le intenzioni dell’attore, come non ce l’aveva mai avuta e aveva rinunciato ad averne. Perciò prese quell’affermazione come l’ennesima mossa provocatrice.
<< Avresti dovuto metterti in fila e, come hai detto… >> Stana alzò gli occhi e vide un bell’uomo, alto, avanzare verso di loro. Gli sorrise << Sei un uomo impaziente >>
Si alzò, accarezzando sbadatamente il volto di Nathan mentre lasciava andare la sua camicia. Lui avvertì quel gesto sulla sua pelle come se al posto della leggiadra mano della donna, a toccarlo fosse stata una lama ardente.
<< Lucas! >>
Quel bell’imbusto e Stana si abbracciarono stretti.
<< Hai finito qui? >> chiese Lucas. Lucas-dai-capelli-biondi.
Stana sorrise a pochi centimetri dal suo volto. Nathan aggrottò le sopracciglia << Sì. Ti stavo aspettando >>
<< Bene >> soffiò Lucas, sporgendosi per darle un bacio sulla guancia estremamente - e pericolosamente - vicino all’angolo destro della bocca di Stana << Quindi adesso possiamo andare da te, così ti prepari e andiamo a cena fuori >> disse, nell’intimità che la figura di Nathan lì seduto a pochi metri gli permetteva << Poi nel mio giardino a guardare le stelle >>
L’attore, non comprendendo il ruolo che quel Lucas avesse nella vita di Stana ma afferrando a grandi linee il contenuto del suo discorso, decise d’intromettersi - così, tanto per offrire a Stana l’occasione di presentarli.
<< E se dovesse piovere? >>
Sia Stana che Lucas si voltarono verso di lui, con i corpi ancora uniti e l’espressione che si ha in volto quando il terzo incomodo distrugge l’atmosfera.
<< Come, prego? >> chiese Lucas, evidentemente privo di ogni forma di umorismo (e sopportazione).
Nathan li raggiunse ciondolando << Non lo so. Quello a cui ho assistito sembra quasi l’elenco di appuntamenti della tua agenda >> rispose senza malizia - oppure celandola magistralmente << Dico… se dovesse piovere, se dovesse essere nuvoloso - eventualità da non scartare dal momento che su iWeather è segnalata una perturbazione proveniente da nord-est, che - esatto! - potrebbe farci conoscere il temporale che ha colpito Arcadia la scorsa settimana, ma… digressione! >> batté le mani << Volevo solo presentarmi, sono Nathan Fillion >> gli porse la mano.
Stano lo guardò allucinata e poi si voltò verso Lucas, più perplesso che mai.
<< Sì, Stana mi ha parlato… di te >>
L’attore annuì con rassegnazione << Lo so, non riesce proprio a farne a meno >> sorrise per poi sibilare con la mano vicino alla bocca come se stesse raccontando uno scoop << Anch’io lo farei se non si trattasse di me! >> rise apertamente, per poi rivolgersi a Stana << Ti piace tenere le tue relazioni segrete, eh? >>
Dal volto della donna si comprendeva come avrebbe tanto desiderato trucidarlo all’istante. A volte era così incredibilmente presuntuoso e invadente da non poter essere reale. Per questo Stana non lo degnò di risposta e, prendendo il braccio di Lucas, lo incitò a lasciare quel posto.
<< Buona serata! >> augurò con non poco sarcasmo Nathan alle loro spalle.
<< Contaci! >> rispose lei, alzando una mano.
Lucas.
Nathan sbuffò sonoramente e si chiese il perché la sua collega gli riservasse tanto mistero, soprattutto dal momento che lui la teneva aggiornata su ogni sua nuova conquista.
Il fatto che si fosse messa tanto sulla difensiva lo stranì e rimase a guardarla allontanarsi dagli Studios accanto a quel bel tipo palestrato senza comprendere ciò che gli procurava quello strano senso di vuoto nel petto.
 
<< Non riesco ancora a credere che tu sia riuscito a prenotare un tavolo al Saveur Etrangère! >>
Brigitte era evidentemente eccitata e si comportava come una ragazzina al parco divertimenti. Era curiosa e si copriva la bocca ogni volta che riconosceva una parola sul menù scritto in francese. Nathan pensò a come quella mano non fosse abbastanza decisa da farle trattenere detestabili urletti che avrebbero sicuramente messo la coppia al centro degli sguardi degli altri commensali.
Che figura ci avrebbe fatto Fillion?
<< Ho voluto rendere omaggio alle tue radici francesi >>
Suadente e impeccabile.
Brigitte rise e scosse la testa << Oh, ma io non ho parenti francesi >>
Il volto di Nathan sbiancò.
Qualcosa non tornava nei suoi conti.
Aveva realmente preso un tavolo nel più costoso ristorante di Los Angeles per scoprire che la sua ragazza non era neanche francese?
<< Vengo dal New Jersey >> spiegò senza riuscire a staccare gli occhi dal menù << Ho cambiato nome perché il mio era veramente banale >>
<< Ah >>
Brigitte-porca-miseria-Bardot. Avrei potuto arrivarci anche da solo, diamine!
Certo. Ma quando l’aveva conosciuta era strato completamente attratto dal suo essere così minuta e ben fornita che neanche aveva fatto caso alla fregatura. E poi francese! Insomma, quale uomo desidererebbe di più?
Quello che ha preso una ciofeca, ecco. 
Per fortuna comparve un cameriere con il palmare alla mano a salvare Nathan dal voler tornare indietro nel tempo, e Brigitte dai termini francesi che, a quanto pareva, non riconosceva affatto. Probabilmente non sapeva neanche se quella lingua si leggesse da sinistra a destra come l’americano.
 
<< Bo-you-ph… >> Lucas immerse il volto nel libretto che teneva stretto tra le mani << Bur-k… >>
<< Boeuf bourguignon >> lo aiutò Stana sorridendo.
Era rimasta colpita dalla sorpresa che gli aveva fatto Lucas. Si conoscevano da così poco tempo e non si sarebbe mai aspettata che dopo aver accennato distrattamente a quel ristorante, lui se ne sarebbe ricordato e l’avrebbe portata a deliziarsi della magica atmosfera del Saveur Etrangère.
Niente come quel luogo avrebbe potuto permetterle di rilassarsi e di cancellare dalla propria mente l’immagine del volto di Nathan modellata in maniera impeccabile dal sorrisetto tronfio che in quel preciso istante stava senza dubbio rivolgendo alla sua donna. Un sorrisetto tremendamente sexy.
<< Questo posto è sopraffino >>
Il volto di Lucas s’illuminò all’affermazione di Stana. Probabilmente i suoi guadagni da modello avrebbero risentito di tale azzardo - quello di cenare in un ristorante rinomato e caro dove Dio solo sapeva cosa andavi a mettere nello stomaco.
<< Come lo immaginavi? >> chiese versandole altro Bordeaux.
<< Se possibile, anche migliore >>
Lucas sorrise e alzò il suo bicchiere invitandola a fare un piccolo, silenzioso brindisi.
 
Chissà se Stana si sta divertendo…
Ormai Nathan non sapeva più come occupare la mente e così pensò bene di tirare fuori Stana. Come suo solito, non aveva neanche più la forza di sorprendersene.
In ogni caso, tra i due, Stana era l’unica rimasta con la possibilità di godersi quella serata.
Non poteva credere che, con tutte le donne che gli giravano intorno, lui fosse andato ad abbordare proprio quella con il nome finto e - rullo di tamburi - il seno rifatto! Naturalmente avrebbe potuto accorgersi anche di quello… Un metro di tette per un metro e sessanta d’altezza? Dubbio…
Gli occhi, allora. Mi hanno colpito gli occhi.
Non riusciva a convincersene neanche da solo.
<< Cosa fai… nella vita? >> chiese, mordendosi la lingua. Non aveva mai parlato d’impieghi nei suoi appuntamenti “romantici”, ma quella volta il solo nominare i suoi capelli lucenti o i suoi occhi color miele lo spaventava a tal punto che era stato costretto dalle circostanze a lasciare da parte i complimenti da adulatore professionista; Dio solo sapeva se quella non era una parrucca o se indossasse lenti a contatto colorate.
Brigitte sembrò accogliere il nuovo topic proposto da Nathan con sport, fortunatamente, così si pulì la bocca con una mossa forzatamente teatrale - una nomination ai Razzie Award assicurata - e rispose << Te l’ho detto, sto lavorando per diventare un’attrice >>
Quante cose si spiegavano? Troppe?
No. Molte più di un semplice troppe.
<< Ah, davvero? >> chiese Nathan, improvvisamente colto da una curiosità investigativa << Non ricordo di avertelo mai sentito accennare… >> … In questa manciata di giorni.
Un lampo di mortificazione attraversò lo sguardo di Brigitte, la quale si riprese alzando le sopracciglia e aprendo le braccia come ad imitare un molle spiegamento d’ali << Pensavo te ne fossi accorto >> rispose, reprimendo la stizza << Sono anni che cerco di corregge la mia postura >> posò il dorso della mano sulla fronte.
Be’, sembrava proprio aver sguinzagliato tutto il talento drammatico che il suo corpo minuto era capace di contenere.
<< Come potevo saperlo? >> disse Nathan, sorridendo e mantenendo la calma << Ti conosco dallo scorso martedì, sono passati… >>
Ma non ebbe neanche il tempo di elaborare il numero di giorni trascorsi tra martedì e venerdì, che Brigitte lo interruppe, saltando sulla sedia << Ho un provino, la prossima settimana >>
<< Ma pensa te… >>
<< Mi renderesti la ragazza più felice della terra se accettassi di accompagnarmi >>
Non aveva alcuna intenzione di far durare quella relazione una settimana.
 
Per quanto ci si fosse messa di buona volontà e genuine intenzione, Stana non riusciva a fare a meno di pensare a quel maledetto uomo. Solo in quel momento le erano venute in mente delle risposte toste abbastanza da tener testa alle sue infantili allusioni anti-innocenza.
Se solo potessi tornare indietro nel tempo… pensò, stringendo i pugni, gli farei sparire quell’espressione da stronzo dalla faccia.
Più ci rimuginava su, più i suoi insulti diretti a Nathan si facevano pesanti.
<< Tutto bene, Stana? >> chiese Lucas vedendola evidentemente turbata.
Lei alzò gli occhi incontrando lo sguardo interrogativo del ragazzo. Lucas la incitò con un gesto del capo ad aprirsi con lui, e Stana fu quasi tentata dal rivelargli l’accanita e virtuale furia che aleggiava nella sua mente che la ostacolava dal farsi coccolare dagli occhi dolci del ragazzo e dalle luci soffuse del ristorante.
<< Tutto ok >> rispose cercando di recuperare un po’ di serenità << Se mi assento per un secondo, prometti di non cedere alle avance della prima predatrice che ti farà inevitabilmente l’agguato? >> aggiunse guardandosi intorno circospetta.
Lucas rise << Prometto >>
<< Grazie >>
Dopo avergli regalato uno sguardo inguaribilmente sexy - se lo meritava - Stana si diresse verso la toilette camminando come una modella di Vogue sulla passerella - e non perché ci fosse qualcosa di fashion nel chiudersi per qualche minuto in bagno giusto per riprendere le proprie facoltà mentali, ma proprio perché lei stessa possedeva l’elegante portamento da indossatrice.
Adesso mi strappo i vestiti.
Ok. Il suo incedere era indiscutibilmente impeccabile, ma quanto al suo umore… be’, era molto più vicino a quello di Bruce Banner prima di prendere quel colorito smeraldo che tanto gli donava.
Con un gran sospiro Stana accolse la sua figura stretta in un incantevole tubino nello specchio.
Era davvero stupenda, quella sera, doveva essere difficile per le altre donne in sala non provare un minimo d’invidia di fronte tanta bellezza. Per non parlare del suo appuntamento: romantico, dolce, premuroso e statuario.
Ma allora perché continuava a rodersi la mente con Nathan e con quella tipa, Brigitte?
Probabilmente quello che le ci voleva non era la dolcezza, ma una bella scossa di fervore che le facesse dimenticare persino come si chiamasse.
Si lanciò uno sguardo deluso e poi prese dalla sua pochette una boccetta e si fece travolgere da una piccola nube di profumo. Attese che ogni minima goccia le si appoggiasse sulla pelle e si ravviò i capelli, canticchiando il verso di una canzone che le faceva ricordare quanto fosse fortunata solo per il fatto di trovarsi a Los Angeles.
<< No one even knows what life was like… >> ruotò per ammirare la propria schiena scoperta << Now I’m in LA and it’s paradise >>
<< I’ve finally found you >>
Una profonda voce maschile - che non avrebbe dovuto prendere quota tra le pareti del bagno delle signore - la fece sussultare esageratamente e voltare verso la fonte.
Quante probabilità aveva Stana d’incontrare una persona palesemente di sesso maschile in quella particolare situazione? E quante possibilità c’erano che questa persona ascoltasse Lana Del Rey? Inoltre: era reale Nathan Fillion lì, a pochi passi da lei?
Sì, era reale. In quanto alle probabilità, Stana si ricordò di non essere una matematica e lasciò perdere i valori statistici che le piombarono in testa non appena incontrò l’eleganza dell’attore.
<< Ti ho trovata, finalmente >> disse Nathan, sorridendo senza troppo gaudio. Stana non riuscì a comprendere quelle parole. Si riferiva alla canzone o alla vita reale?
<< Eri in cerca di un’avventura sui marmi del Vermont? >> rispose prontamente, senza titubare. Aver passato l’intera serata a studiare la battuta pungente le aveva fatto passare l’istante di stupore con grande leggerezza e non si stupì del proprio essere in perfetta sintonia con la situazione sovrannaturale che si era creata nell’arco di pochi secondi.
 La risata di Nathan, in ogni caso, le fece venire i brividi sulla pelle.
<< Sei divina >>
<< Non hai risposto alla mia domanda >>
<< Di solito non rispondo alle offese >>
Stana alzò gli occhi al cielo e tornò a guardarsi riflessa nello specchio che occupava l’intera parete a lei di fronte. Era sola con Nathan, ed intravedere con la coda dell’occhio quella figura davvero troppo affascinante dietro di lei le fece conoscere un pizzico di eccitazione.
<< E perché mai? Paura di offendere a tua volta? >>
Nathan si avvicinò cautamente, con le mani in tasca e gli occhi puntati su quelli della Stana nello specchio << Dipende… >> disse, fermandosi ad una distanza di sicurezza di poco più di un metro << Ti offenderesti se ti dicessi che varrebbe la pena di prenderti di peso e… >>
<< Shh, Nathan, ho capito >> lo interruppe Stana prima che quella conversazione prendesse i connotati ideali da poter essere etichettata come l’ennesimo pretesto per dare il via al loro gioco preferito.
<< Ho chiuso la porta a chiave >> sussurrò lui, avvicinandosi ancora un po’ e facendo crollare la riluttanza di Stana.
Ormai i loro volti distavano talmente poco da aver superato il limite dei leciti quaranta centimetri permessi dalla friend-zone. Potevano percepire i loro respiri battersi per conquistarsi l’aria che li separava e le loro bocche, pronte, erano spinte a trovare la forma perfetta… in un sorriso machiavellico.
Stana si morse il labbro compiaciuta.
<< Come ti sono sembrato? >>
<< Irresistibile >> rispose alzando un sopracciglio << Ed io? Abbastanza…? >>
<< Oh, ci puoi scommettere! >> esclamò Nathan stregandola con uno sguardo perverso << E’ sempre un piacere conversare con i tuoi occhi. E le tue labbra… Dio! Dovresti andarci piano con loro, rischi di andare contro alle tue folli convinzioni riguardo l’astinenza forzata per il primo appuntamento >>
<< Già, peccato… Speravo quasi di non dover andare in bianco, stasera, e invece… >> scosse la testa Stana, voltandosi e appoggiandosi sul freddo marmo sul quale erano incastonati i lavandini in ceramica ricamata.
L’attore sospirò e rimase lì, al fianco della donna << Se ti può confortare in qualche modo, immagino che anche io finirò col tornare solo e deluso nel mio freddo giaciglio >> confidò con sconforto.
Sul volto di Stana fece capolino un piccolo sorrisetto trionfante.
<< Oh, sono contento che la cosa ti diverta >> si complimentò Nathan, profondamente ferito.
Stana cercò di porre rimedio alla sua insensibilità dandogli una leggera pacca sull’avambraccio << Scusami, Nate, non era mia intenzione >> la sua voce suonò incrinata per lo sforzo di non farla sembrare troppo gioiosa << Ma, comprendimi: ero gelosa della tua serata all’insegna del piacere >>
Nathan annuì, con lo sguardo basso e il volto da cane bastonato << Sarebbe stato il piacere che si prova con una bambola di gomma… Non è neanche una donna interessante! >>
<< Ma pensa te! >>
<< E - ciliegina sulla torta - prova ad indovinare a cosa aspira nella vita? >>
Fingendo di cercare la risposta chissà dove, Stana si prese il mento tra pollice e indice << Qualcosa mi dice che non sia fare la cassiera da Sears… >>
<< Infatti, ormai anche loro si sono convertiti alla cassa-amica >>
Stana annuì. Non era malaccia come idea, comunque. Avrebbe potuto doppiare la cassa-amica << La voce fredda e robotica non gliela toglie nessuno… >> sibilò fingendo un colpo di tosse.
<< Vuole che l’accompagni ad un provino! >> Nathan insorse dai suoi pensieri << E’ ridicolo! >>
Per quanto avrebbe voluto, Stana evitò di far precipitare ancor più l’umore dell’amico, e così tenne per sé i commenti alla “te l’avevo detto che quella era una pistola a salve”.
<< Brigitte Bardot >> disse pensierosa << Quanto poteva essere interessante o benintenzionata? >>
Nathan sgranò gli occhi come ad intendere un’innumerevole quantità di privilegi nell’uscire con una tipa come quella << Credevo fosse francese >> si difese << Tutti sanno che le francesi hanno quel qualcosa in più… >>
<< In meno, vorrai dire >> lo riprese Stana, contrariata << E quel qualcosa si chiama pudore >>
Nathan scoppiò a ridere.
<< In più, posso dire che tendi a generalizzare troppo >> lo accusò << Come tutti gli uomini, d’altronde >>
<< Hai appena fatto una generalizzazione mentre ne condannavi l’utilizzo >> la canzonò lui invitandola a guardarlo negli occhi << Vai contro il principio di non-contraddizione >>
Stana sbuffò, divertita. Giusto un minuto prima lo avrebbe incenerito a suon di sgradevoli epiteti infuocati, e adesso erano lì, insieme, chiusi a chiave nella toilette delle donne di un rinomato ristorante francese, ognuno con le proprie riserve per la serata che stava trascorrendo con la persona sbagliata, ognuno con i propri desideri su come sarebbe dovuta concludersi quella serata.
<< Ora che ci penso >> mormorò lentamente lei, in un tono così basso da costringere Nathan a farsi più vicino << Tutto quello che sto facendo in questo momento è una contraddizione, professor Fillion >>
<< Persino questo tono accattivante? >>
Stana non rispose e attese pazientemente che Nathan portasse la propria attenzione sulle sue labbra prima di accarezzarle con gli incisivi. Non potendo permettersi di toccarla, l’attore dovette ardere nel proprio istinto, represso e tenuto a bada da quando aveva visto Stana sfilare tra i tavoli del ristorante.
Come si poteva resistere ad una tale attrazione?
C’era qualcosa tra i due di inevitabilmente sensuale e reciproco che non permetteva ad entrambi di vivere tranquillamente a stretto contatto senza provare una forte agitazione che aumentava al diminuire dello spazio che li separava. E in quel momento - bisognava dirlo - la distanza tra i loro corpi era davvero infima.
<< Non ho fatto che pensare a te >> sussurrò Nathan, studiando la reazione della donna ed ogni minima increspatura intorno alla sua bocca quando questa si curvò in uno splendido sorriso.
<< Davvero? >> chiese lei, per il puro piacere di sentirselo ripetere.
Nathan annuì, mettendosi finalmente di fronte a lei ed incastrandola tra il suo corpo ed il ripiano in marmo sul quale era appoggiata << Chi è quel Lucas? >>
<< Un conoscente >> soffiò Stana, molto più concentrata sul millimetrico avanzare del bacino dell’attore verso di lei che sul contenuto della conversazione.
<< Uhm… >> mugugnò Nathan in tutta risposta, focalizzando la sua attenzione sul petto di Stana che iniziava a dar segnali di una leggera iperventilazione.
Desiderio, calore, proibito.
Ecco cosa vedeva Stana negli occhi di Nathan. Ormai non sapeva più dove posare lo sguardo e calibrava disastrosamente lo spazio intorno a lei a meno che questo non fosse in funzione di lui. Avrebbe voluto poterlo toccare, poterlo baciare… Non avrebbe resistito ancora per molto e sentiva l’impulso di bruciare le distanze con tale foga da essere spaventata della sua stessa attrazione.
Così - nel briciolo di razionalità che era riuscita a mantenere vivo nella sua mente - valutò l’ipotesi in cui Nathan, spinto dalla sua inguaribile sfacciataggine, la stesse mettendo alla prova per qualche suo losco fine perverso. Infondo solo pochi minuti prima si erano concessi un istante di flirt per puro divertimento.
Ma c’era davvero qualcosa di divertente in tutto quello che stavano facendo? Improvvisare sketch romantici, sfidare i propri limiti di sopportazione… E quando a fine giornata ripercorrevano i momenti passati insieme, le loro labbra si aprivano per dar vita ad un sorriso compiaciuto, oppure per recuperare l’aria perduta in quegli istanti in cui dimenticavano persino di respirare?
<< Devi proprio andare a vedere le stelle nel giardino di quel conoscente? >>
La preghiera di Nathan fece perdere un battito all’attrice, che con non poca difficoltà cercò di trovare le parole che gli avrebbero fatto capire le sue più segrete intenzioni riguardo loro due, quella notte.
<< Io… >>
<< Signorina, è tutto a posto? >>
In una frazione di secondo Stana spinse Nathan talmente forte da farlo incespicare costringendolo a trovare appiglio sulla maniglia di una delle porte del bagno. Inevitabilmente l’instabilità dei cardini lo fece sbattere contro lo stipite rendendo inutile quel discutibile tentativo di auto salvataggio.
<< Oddio, scusa! >> gemette Stana coprendosi la bocca. Con la coda dell’occhio vide la maniglia della porta d’entrata muoversi, forzata dall’altro capo. Doveva assolutamente destare il personale da tutta quella situazione: come avrebbe potuto uscire dalla toilette sottobraccio con Nathan Fillion?
<< Si è bloccata la porta >> inventò di sana pianta << Chiamate un… fabbro? >>. L’ultima frase suonò più come una domanda alla quale Nathan rispose con un’espressione perplessa.
<< Che avrei dovuto dire? >>
Nathan le si avvicinò lentamente massaggiandosi la schiena << Non saprei… Qualsiasi altra cosa? >> poi fece un lamento e borbottò qualcosa riguardo al suo bellissimo sedere.
<< Ok, torno subito >>
Nathan si batté una mano sulla fronte << Chi diavolo chiama un fabbro per aprire una stupida porta che può benissimo essere buttata giù a calci? >>
<< In realtà può benissimo essere aperta >> gli ricordò Stana indicando la maniglia << ed è una fortuna che quel tipo non sia propriamente un genio… ora che ne dici di uscire da qui? >> aggiunse con una nota d’urgenza.
Nathan scosse la testa e fece scattare il chiavistello.
<< Prima le signore >>
E fu quella la prima volta in cui Stana ebbe l’onore di scontrarsi personalmente con Brigitte Bardot.
Quella finta, ovviamente.
 
 
Seduto sui gradini del numero 5042 di Riverton Avenue, Nathan sfoggiava una capigliatura talmente scomposta da far invidia a Robert Pattinson. Era passata almeno un’ora da quando aveva lasciato il Saveur Etrangère dopo l’epico sfogo di gelosia che aveva messo in scena Brigitte.
Che figura… si coprì il volto con una mano e sospirò pesantemente. Poi si massaggiò meccanicamente la guancia arrossata.
Non era la prima volta che una donna gli inveiva contro a causa del suo rapporto con Stana, nonostante tra loro non ci fosse alcuna nota romantica. O almeno non l’aveva mai avuta prima di quell’incontro particolarmente ravvicinato nella toilette del ristorante riservata alle signore. Ma che cosa gli era saltato in mente? Chiudersi a chiave con una donna sexy come Stana Katic e flirtare senza sosta…
Volevo solo parlare un po’, si disse, senza crederci troppo. Forse avrebbe potuto fregarci qualcun altro con quella balla, ma non se stesso.
Non sopportava l’idea di vedere Stana con altri uomini ed ogni volta che mostrava disinteresse per le sue misteriose uscite serali, lo faceva impazzire. Che la donna non fosse interessata a lui?
Be’, era probabile… d’altronde non faceva altro che dire “Nathan è come un fratello maggiore” e frasi demoralizzanti del medesimo tipo.
Ma non le bastano i fratelli che ha già?
<< Che ci fai sui miei gradini? >>
Nathan alzò lo sguardo portandosi indietro i capelli con una mano per dar loro una lontana parvenza di decenza.
Squadrò la donna tenendo gli occhi socchiusi come fosse stato abbagliato da un faro luminoso << Com’erano le stelle? >>
Stana aggrottò leggermente le sopracciglia ed inclinò la testa da un lato. Che ci faceva davanti il suo porticato?
<< Le stelle? >>
Nathan annuì mestamente. Lei rispose con un mezzo sorriso e alzò lo sguardo al cielo.
<< Be’, sembrano essere le solite, non trovi? >>. Nathan non diede alcun cenno di vita, così aggiunse: << Dovresti controllare la tua applicazione iWeather, credo abbia inteso male le minacce provenienti da Arcadia >>
Finalmente l’attore accennò un sorriso tirato. Se l’era inventata quella storiella sulle perturbazioni da nord-est.
<< Senti, Stana, mi dispiace per stasera >> sbottò improvvisamente << Per quello che ho fatto, intendo, scusami >>
Stana rimase per un istante scombussolata non comprendendo a pieno le scuse di Nathan. Infondo era stato lui a subire la collera di Brigitte che - seppur recitata male - sembrava esser stata in grado di mettere Nathan in imbarazzo abbastanza da fargli esprimere tutto il disprezzo in poche e pesate parole che avevano preannunciato la sua fulminea uscita di scena. Perché scusarsi? Possibile non ricordasse di essere lui quello con la sagoma di una piccola mano da hobbit stampata sulla guancia?
<< Non devi dispiacerti per quello che hai fatto, Nate >> rispose pacata, avvicinandosi di un passo al porticato << Piuttosto: chiedi scusa per quello che non hai fatto >>
Questa volta Nathan rise apertamente facendo sospirare Stana dal sollievo, e quando lui alzò lo sguardo ridente, lei gli porse la mano e lo fece alzare.
<< Dio, mi hai fatta preoccupare! >> ammise Stana ridendo a sua volta << Pensavo avessi quell’aria disperata a causa della separazione con Brigitte >>
<< Figurati! >> ruggì Nathan << E chi l’avrebbe sopportata ancora. In più, non avrei mai permesso a me stesso di testimoniare il grande talento artistico di quella donna >>
<< Hai ragione… >> convenne lei, scuotendo la testa << E poi con quella voce… e queste mani >>
Stana percorse con l’indice l’impronta che Brigitte aveva lasciato sulla pelle dell’attore fin quando non percepì l’atmosfera satura di dolcezza.
<< Lo so… Mai più >>
<< Mai più cosa? >> domandò divertita << Mai più ragazze false e opportuniste? >>
Nathan mise le mani in tasca e alzò le spalle << Chissà… Magari questa esperienza mi ha fatto capire che l’apparenza inganna >>
<< Oh, certo! Adesso è scientificamente provato… >>
<< Meglio di niente, no? >>
I due rimasero a guardarsi ancora per un po’, facendo cadere il discorso e sorridendo a loro agio ognuno nello sguardo dell’altra.
<< Vuoi entrare? >> chiese finalmente Stana. Per quanto avrebbe voluto far apparire innocente quella richiesta, la sua voce la tradì. Anche Nathan rimase sorpreso dalla sensualità del suo tono.
Una volta carpita l’atmosfera che si era andata erroneamente a creare, Stana conobbe una certa agitazione e si morse la lingua prima di aggiungere: << Non in quel senso >>. Uhm. Non era esattamente la correzione che stava cercando - o la verità che stava cercando? - << Non necessariamente >> sussurrò per poi rialzare il volume della propria voce << Le porzioni erano davvero misere, al Saveur Etrangère… Non ti senti… inappagato? >>
Nathan sorrise di fronte al turbamento di Stana. E proprio per il fatto di averlo notato, decise di metterla ancora più in confusione << Non immagini quanto stasera io sia… inappagato, Stana >>
<< Nate! >> lo ammonì lei prima di battersi una mano sulla fronte, sconfortata dal suo stesso scombussolamento.
<< Ok, va bene >> alzò le mani Nathan senza far cadere quel sorrisetto perfido dal volto << La tua pronuncia francese è fantastica, comunque >>
<< Grazie >>
<< Canteresti una canzone francese per me? >>
<< Che razza di richieste strambe… >> commentò Stana.
<< Lo so, vero? >> disse lui, consapevole del suo essere anticonvenzionale << Se vuoi la cantiamo insieme >>
Stana ci pensò su e nel frattempo salì i gradini del suo porticato. Nathan la seguì come un’ombra.
<< Dai, sarà divertente! >>
<< Divertente? >> ripeté lei << Questo dipende dalla canzone >>
<< Ah, sì? >>
<< Certamente! >>. Prese le chiavi dalla borsetta, Stana le fece tintinnare tra le mani stimando l’incredibilità di tutta la situazione << Le canzoni francesi rendono psicologicamente instabili >>
Nathan la guardò sorpreso, come se la donna gli avesse appena servito su un piatto d’argento la rivelazione del secolo << Se è così, allora voglio cantare Je T'aime Moi Non Plus >>
<< La versione di Brigitte Bardot? >>
<< A-ah, molto divevtente >> rimbeccò lui con un affettato accento francese.
Stana rise << Entra >>
<< Hey, finché facciamo la versione con Jane Birkin, io opterei per quella canzone >> riprese Nathan, mostrandosi del tutto innocente. L’attrice fece una smorfia << Se ti preoccupa la parte in cui devi… sospirare - chiamiamola così >> aggiunse sussurrando << Be’, sappi che io sono disposto ad aiutarti in qualsiasi modo tu ritenga necessario >>
Stana alzò gli occhi al cielo e scosse la testa divertita.
<< Lo prendo per un sì? >>
<< Prendilo per un “vatti a lavare le mani e cucina qualcosa di sostanzioso” >> si chiuse la porta alle spalle e lanciò la borsetta e il copri-spalle sulla poltrona più vicina << Trovi tutto in cucina >>
Nathan si voltò verso la donna, falsamente scioccato << Mi schiavizzi a casa tua? >>
<< Proprio così >> rispose lei sedendosi di peso sul divano del suo salotto e accavallando le lunghe gambe.
<< Sebbene io sia ferito? >>
<< Oh, sì >>
<< Sexy >> constatò Nathan compiaciuto, sfregando le mani in maniera teatralmente comica dopo essersi tolto la giacca con foga.
Stana scoppiò a ridere e lo guardò sfrecciare verso il lavello della cucina.
Quell’uomo era irrecuperabile.
Vederlo destreggiarsi nella sua cucina fece riflettere Stana su come non le dispiacesse averlo lì, dopo aver trascorso la serata con un altro ragazzo troppo dolce, troppo perfetto. Non pretendeva fiori ad ogni singolo appuntamento o gelidi complimenti studiati a tavolino. Amava la spontaneità, la battuta irriverente, la parlata spigliata. Perché rischiare di annoiarsi imbottigliandosi in una relazione romantica e sdolcinata quando poteva divertirsi e provare l’ebbrezza del caso, dell’imprevedibile?
<< Sai cosa mi ritrovo a pensare, ultimamente? >> esordì Nathan dall’isola della cucina. Stana gli chiese di continuare, reprimendo uno sbadiglio, e poi si alzò stiracchiandosi come un gatto per riabbassarsi subito sulle caviglie, dove con due gesti veloci si liberò dei tacchi. Avanzò sul pavimento in cotto fino agli sgabelli di fronte al cuoco di turno.
<< Che sono vecchio >>. Ad accompagnare quella costatazione ci fu una smorfia rassegnata dell’attore che fece arricciare il naso a Stana. Vecchio?
<< Hai solo quarant’anni, Nate, non credo sia il caso di esagerare >>
<< Tu dici? >>. Nathan affondò il coltello nel burro d’arachidi con più forza del necessario. << Perché io a volte mi sento così vecchio e stupido >>
<< Be’, non lo dai a vedere… >> commentò con una nota di sottile ironia l’attrice. Nathan non le sembrava certo il tipo in grado di lamentarsi di se stesso, anzi. Era più il tipo d’uomo a cui piace complimentarsi del suo stesso essere affascinante, carismatico ed irresistibile. Strano avesse deciso di auto commiserarsi proprio quella sera. Sarà stata l’atmosfera di intimità e solitudine…
<< A te >> sospirò Nathan perso nella sua vecchiaia. Stana abbassò lo sguardo sul piatto che le stava venendo servito.
<< Un panino con marmellata e burro d’arachidi? >> chiese perplessa.
Nathan alzò le spalle e la guardò ingenuamente << Non so cucinare >>
Le sfuggì una risata e scosse la testa << Vedi? >> disse << Come puoi reputarti vecchio se non sai neanche cucinare? Ma… davvero? Cioè, io realmente mi aspettavo sapessi fare qualcosa, che storia è questa?! >>
<< Sono un bravo attore >> affermò addentando il proprio panino << Mi offro, mi butto… E poi quel che viene fuori, viene fuori. Qualunque cosa sia, sarà speciale perché l’ho fatta io >>
<< Wow >> soffiò stupita Stana, iniziando anche lei a mangiare. Al diavolo i buoni propositi per mantenere la linea << A volte quasi invidio il tuo essere così sicuro di te… Nonostante anche tu abbia i tuoi momenti di abbattimento >>
<< Intendi per il fatto che mi sento un vecchio? >> Stana annuì << Be’, quello è solo perché non mi sono piaciuto oggi al ristorante, insomma… Essere preso a schiaffi da una donna, davanti tutta quella gente… è da inetti. E solo i vecchi lo sono >> poi pensò ed aggiunse: << I vecchi e i modelli >>
<< Uhm… Riferimenti a fatti o persone realmente esistenti sono del tutto volontari? >>
<< Certo >> rispose con ovvietà << Non sono mica uno che parla a vanvera >>
Stana accolse quella mezza verità con alzata di spalle e continuò a mangiare il suo panino in silenzio. Nathan, invece, non aspettandosi che l’amica chiudesse in maniera così brusca la conversazione, s’acciglio leggermente e attese che fosse lei a dir qualcosa per prima.
Ma l’attrice non sembrava in vena di rispondere o di portare avanti quell’argomento. Nathan aveva tirato in ballo Lucas sicuramente perché voleva parlarne, voleva capire perché lei gli avesse omesso un particolare della sua privacy in quella maniera, come se non fossero amici. Molto probabilmente, però, l’uomo si era già risposto da solo: si trattava di una questione privata. Forse doveva iniziare a capire che non tutti erano euforici nello sbandierare le proprie relazioni volutamente fallimentari.
Non avendo staccato per un istante lo sguardo dal volto pensieroso di Stana, Nathan poté vederne lo spegnersi della spensieratezza che sembrava averla caratterizzata nei minuti precedenti e si fece largo una strana espressione infastidita, persa in un’infelicità occulta.
<< Non ti piace? >> le chiese, sperando di non aver esagerato con il burro d’arachidi. Possibile non fosse stato in grado di cucinare qualcosa di meglio? Sospirò mestamente.
Stana, senza alzare lo sguardo o cambiare espressione - come se si aspettasse una domanda simile - rispose: << No >>
Nathan si sentì leggermente in imbarazzo e si massaggiò il collo prima di proporsi di toglierle il panino di torno, ma la donna lo addentò con una furia spaventosa e continuò a mangiarlo.
<< Non c’è bisogno di essere così masochisti, Stana, guarda che non mi offendo >>
<< E perché dovresti offenderti? Inoltre, sono io quella che si fa del male >> disse con noncuranza << O magari no. Perché io non sento assolutamente niente, quindi… Io faccio del male a lui >>
E affondò nuovamente i denti nel pane.
Oh, sì, pensò Nathan, gli stava facendo davvero del male.
<< Senti, smettila. Finirai per sentirti male >>. Con un gesto veloce la privò dell’ultimo boccone afferrandole la mano. << Lo diamo in pasto ai cani dei vicini, non m’importa >>
Stana strabuzzò gli occhi e rimase a bocca aperta, il suo polso a mezz’aria avvolto nel palmo di Nathan.
<< Hai intenzione di far sbranare Lucas da dei pincher nani? >>
Nathan corrugò la fronte.
<< Uno strano tipo di tortura… >>
<< Io… >> biascicò lui << io… Ma non stavamo parlando del mio panino? >>
Stana lo guardò come se avesse detto la cosa più insensata che avesse mai potuto immaginare << No, dicevamo di Lucas… O almeno credevo >>. Abbassò lo sguardo sulla mano di Nathan che era ancora intenta ad afferrarle il polso con decisa delicatezza. Alzò un sopracciglio interrogativa e avvicinò la bocca alla mano inerte per poter finire la propria cena.
<< Ottimo, per la cronaca >>
Nathan la liberò e scosse la testa sorridendo. Lei nel frattempo si allontanò dall’isola per poter prendere due bicchieri e una bottiglia di vino rosso.
Promette tutto dannatamente bene.
<< Non ti preoccupare >> esordì Stana con un tono rassicurante non appena vide Nathan fissarla con uno strano sguardo negli occhi << Ti pago il taxi del ritorno >>
<< Come? Non avevi detto che potevo rimanere per la notte? >>
<< Nei tuoi sogni, probabilmente >>
<< Aspetterò con ansia Morfeo >>
Stana roteò gli occhi e rispose sarcastica: << Dio mio, mi sto sciogliendo… >>. Con un lieve ghigno si concentrò sull’essenza alcolica dell’uva che stava versando con estrema lentezza all’interno dei calici che aveva in mano. Nathan si strinse nelle spalle all’uscita derisoria della donna ed attese d’impugnare il proprio bicchiere prima di sfoggiare lo sguardo più affascinante di quale era capace.
L’attrice - che lo conosceva bene - scrutò oltre il bordo del calice le mirabili peripezie del volto dell’uomo.
<< Ci stai per caso provando con me, Nathan Fillion? >> chiese con una piacevole vena indagatrice.
<< Voglio soltanto riparare alla serata che non hai potuto trascorrere in… rosso >>
Stana fece una smorfia disgustata.
<< Sembra il trailer di uno scadente film splatter >>
<< Vero? >> convenne Nathan prendendo un sorso di vino << Credevo contrastasse bene con la notte in bianco della quale ti lamentavi. Rosso come il vino, >> alzò il calice << rosso come la passione >> le fece l’occhiolino.
Stana sorrise dolcemente << Grazie, è carino da parte tua preoccuparti per me, ma credo di cavarmela anche da sola, stanotte >>
<< Uhm… >>. Nathan fece delle strane fusa e mise le labbra a cuore - segno che stava per arrivare il pezzo forte, la battuta che fa ridere senza che ci sia il gobbo a suggerire al pubblico di battere le mani. Sicuramente non avrebbe fatto ridere Stana che già si stava coprendo il volto con una mano << Una cosa alla I Touch Myself? >>
<< La serietà non è di casa Fillion, eh? >>
<< Figurati! >>
Con un sospiro celato da un sorriso, Stana fece cadere quel discorso. Avrebbe potuto tirare fuori l’argomento toilette delle signore al Saveur Etrangère in un momento come quello, o sarebbe risultato inopportuno, magari imbarazzante?
Forse avrebbe dovuto riempire quei calici almeno una terza volta, prima di tirare in ballo qualsiasi cosa avesse a che vedere con la loro inspiegabile attrazione fisica e con quello che sarebbe inevitabilmente accaduto se la Bardot non avesse avuto bisogno del bagno proprio in quel maledettissimo istante.
Esatto, sarebbe bastato un istante. O, meglio: le sarebbe bastato un istante e poi si sarebbe addirittura concessa a lui, tanto era il desiderio che correva nelle sue vene.
<< Senti, Nate… >> iniziò, cercando coraggio nella solidità delle cose materiali che la sorreggevano in quel momento << Parlando seriamente… >>
Dal suo canto, Nathan, avendo avvertito il tono della donna aver preso una strada di reale serietà, decise di raggiungere il livello dei suoi occhi appoggiandosi sull’isola con gli avambracci e fissandola, incitandola a continuare ed assicurandola di aver impostato la modalità di gioco adeguata.
<< Quando prima… >>
<< Sì >> rispose Nathan. Stana alzò lo sguardo scontrandosi violentemente con gli occhi azzurri dell’attore che, alla penombra della sola luce accesa in quella casa, apparivano terribilmente profondi. Un abisso che Stana avrebbe esplorato volentieri, con la sola paura di essere respinta dalle gelide correnti che attraversavano quel mare senza preavviso.
<< Ti avrei fatta mia sui marmi del Vermont >>
Ed improvvisamente, l’attrice percepì i propri polmoni restringersi, avvizzirsi come un palloncino bucato, non più in grado di accettare aria al proprio interno. Ogni qualvolta cercasse di prendere un respiro, questo sembrava bloccarsi a metà strada, in gola, senza raggiungere la propria meta. Inoltre la totale assenza d’ossigeno rese i battiti del suo cuore lenti e forti contro il petto, tanto da percepirne la vibrazione lungo tutto il corpo. Cosa non avrebbe fatto in quel momento per poter far capire a Nathan che provava lo stesso… bestiale ed irrefrenabile desiderio nei suoi confronti?
<< Per favore, dimmi che è ciò che intendevi >> la pregò << Altrimenti potrei morire dall’imbarazzo >>
Combattuta nel suo stato d’apnea involontaria, con una miriade di cose da dire e una scarsa quantità di mezzi per spiegarle, Stana optò per un approccio con la situazione molto più… carnale.
Afferrò Nathan per la nuca e si sporse verso di lui facendo leva sullo sgabello. Mosso dalla stessa impazienza, l’uomo non attese che fosse lei a sancire l’unione delle loro labbra, così prese l’iniziativa folle di superare l’angolo dell’isola che lo separava da Stana e la strinse a se con dolce violenza.
La scossa creata dallo scontro dei loro petti fece sì che Stana riprendesse le proprie funzionalità vitali e ritrovasse un po’ di razionalità che le permise di godersi quell’incontro estremamente ravvicinato con Nathan.
Sorridendo maliziosa, accolse la passione che l’attore sembrò non saper più come trattenere e lasciò che le sue forti braccia l’avvolgessero, accompagnando quel bacio con una danza fatta di morbide carezze e…
<< Ahi! >>. Nathan si allontanò leggermente, portandosi una mano sul labbro e facendo gemere Stana con un lamento contrariato << Mi hai morso! >>
Non essendosene assolutamente resa conto, Stana si coprì la bocca con una mano e si scusò per l’inconveniente.
Nathan la guardò intensamente e realizzò che quella distanza tra loro non era accettabile. Così l’afferrò per i fianchi e fece unire i loro bacini nuovamente, questa volta con più lucidità. Con la lingua percorse il labbro, proprio sul punto in cui Stana si era divertita a giocare con i denti. Scosse la testa al pensiero di essere stato morso da Stana Katic, ma non appena sentì quel leggero dolore, quel fastidio creato dalla ferocia della passione, comprese che non era mai stato tanto eccitato da un semplice bacio in vita sua.
<< Rifallo >>

fine 
 


Molto probabilmente in questo momento dovrei impegnarmi sulla mia FF di Castle e decidermi a pubblicare il nuovo capitolo, ma mentre scrivevo della serie TV, Nathan e Stana sono propriamente emersi dalla mia mente ed hanno iniziato a scombussolarmi le idee. Così ho deciso di scrivere questa one-shot per tolgliermeli dalla testa e poter continuare l'altro progetto in santa pace.
Spero con tutto il cuore che l'abbiate gradita. E' la prima Stanathan che scrivo e mi piacerebbe avere un vostro commento :)
Alla prossima!
- jade146


 

   
 
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