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Autore: 2calzona3    23/06/2013    17 recensioni
non ci furono poi così tante parole, ammiravamo l'una il lavoro dell'altra e lo sapevamo. Sapevamo molte cose, sempre. Non so come, sapevamo che emozioni provava l'altra. Non so perché, sapevamo come non parlarne. Un lavoro fantastico, una donna fantastica, non c''era bisogno di dirglielo, lo sapeva meglio di me.
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Dove iniziamo noi.

 

 

 

 

Può capitare di sentire una sensazione, trovare sbagliata la situazione in cui ci si trova. Trovare ingiusto il mondo in cui si vive, la famiglia a cui si appartiene o il lavoro che si è costretti a fare. Questa sensazione che pesa in ogni sguardo che ci scambiamo, rimarca il fatto che le cose sarebbero dovute andare diversamente.

E lei continuava a guardarmi nei momenti meno opportuni, e io continuavo a guardarla.

 

 

 

 

“Pensavo....io pensavo che avessimo superato questa parte! Pensavo stessimo finalmente bene!” piangevo, è così che dovevo fare, è così che mi avevano insegnato. O forse mi veniva naturale e gli occhi rossi, quasi pieni di sangue e solitudine ne erano la prova. Perché mi sentivo realmente più sola che mai.

“ed è vero, era vero” dovevo urlarle contro, dovevo farlo con tutta me stessa, ma la voce mi si spezzava forse dalla vergogna. Ogni lacrima che mi usciva dagli occhi era sempre più rara, avevo un'ansia incomprensibile nel pensare di non poterne più avere. Continuava a ripetermi “lo so, lo so”, mi portai le mani al viso, toccai i miei occhi bagnati e in fine...mi misi a ridere.

“no davvero. Non ce la faccio, non ce la faccio ad urlarle contro!”

“Sara, ma la vedi la mia faccia? Hai una moglie che ride mentre le sputi in faccia il tradimento subito” una voce fuori campo ci disse di continuare. Non era facile, mi dispiaceva troppo urlarle contro, mi sarei sicuramente scusata. Il fatto più curioso è che passavo la maggior parte del tempo a pensare come ci si sentisse una volta traditi così nel profondo, e a come Jessica potesse urlarmi contro così facilmente, ma lo faceva bene, dannato talento.

 

 

 

 

Dovevo urlare in faccia la rabbia, perché ero arrabbiata con Sara. Lei e il suo perfetto viso distrutto, le sue immancabili lacrime, lei mi stava facendo sentire veramente in colpa. Come se la stessi veramente tradendo, non l'avrei mai fatto comunque. Tradire non era minimamente nei miei principi. La guardai, recitava con un viso sconvolto e allo stesso tempo bellissimo, pronunciò le ultime parole e quando finalmente nessuna delle due fu scoppiata a ridere, seguì il silenzio. Il Cast era rimasto a bocca aperta, sembravano essersi dimenticati le regole della respirazione: inspiri, aspetti ed espiri. Mi accorsi che io per prima mi stavo dimenticando quei rudimenti. L'interpretazione di Sara mi aveva stordita, le mie urla e il suo pianto erano una combinazione pericolosa. Un applauso ci inondò, perché eravamo state uniche, perché lei era stata incredibilmente brava. E bella. Brava e bella. Mi sorrise, finalmente si liberò e rise con me, quelle erano le vere scene da registrare, la nostra recitazione non avrebbe mai potuto sostituire quei sorrisi. Mi venne incontro allargando le braccia e mi crogiolai nell'idea di potermici immergere, era una grande amica, e in oltre dava degli abbracci divini.

“scusa! Jessica scusa, non lo faccio apposta”

“complimenti, mi hai stesa oggi”

non ci furono poi così tante parole, ammiravamo l'una il lavoro dell'altra e lo sapevamo. Sapevamo molte cose, sempre. Non so come, sapevamo che emozioni provava l'altra. Non so perché, sapevamo come non parlarne. Un lavoro fantastico, una donna fantastica, non c''era bisogno di dirglielo, lo sapeva meglio di me.

 

 

 

 

Entrai nel camerino di Jessica bussando forse troppo debolmente, forse di proposito.

“Jessica, lasciatelo dire, è il camerino più disordinato che io abbia mai visto” vestiti ovunque, ovunque. E mi chiedevo perché. Doveva aver provato 5 combinazioni di vestiti in cinque minuti, quella donna avrebbe potuto risultare sexy con un sacco di patate addosso, bucato, e pieno di patate.

“solo perché dico ai miei figli di mettere in ordine non è detto che lo debba fare io! Sono di fretta, ma dio solo sa quanta ragione hai!” vedevo la sua ombra dietro un'opaca tenda, si stava togliendo i vestiti di Arizona per tornare sé stessa.

“non vieni al rinfresco? Abbiamo finito quasi tutti le riprese, non puoi mancare Jessica...” uscì mezza vestita dalla tendina, mezza vestita...teneva in mano una maglia mentre nel frattempo braccia e testa erano incastrate in una morsa, la terribile morsa della canottiera. Mi misi a ridere per coprire l'imbarazzo e cercai di aiutarla. Aiutarla a vestirsi, era una tortura.

“no...no ferma. Quest...questo di qua, fai passare il braccio sotto. No! L'altro. Ma quante braccia hai?”

“me ne cresce uno ogni figlio che sforno. Basta, tolgo tutto” e con una mossa agilissima si districò rimanendo realmente mezza nuda davanti a me. Mi girai immediatamente e fissai il muro.

“scherzi? Quante volte mi hai vista praticamente nuda?”

“dio, che muro favoloso. Lo sai...va bene così, finisci di vestirti” la tortura più pesante che mai.

“io so cosa?” una vampata di calore mi colorì il viso, cosa che era pressoché impossibile il più delle volte. Vedevo tutto ciò che stava facendo, lo potevo vedere nella mia testa. Mi immaginavo la sua pelle chiara e le sue spalle nude. Mi dimenticai immediatamente della domanda che mi aveva posto, perché a pochi centimetri da me c'era il suo corpo, senza stoffe costose a dividerlo dall'aria che respiravo, ed era un odore fantastico.

“non posso venire al rinfresco, devo accompagnare mio figlio al saggio, una madre attrice che non va a vedere la recita del figlio non si è mai vista”

feci un respiro di resa, profondo e pieno di sconfitta. Mi mise una mano sulla spalla per farmi girare verso di lei, ci guardammo silenziosamente per qualche secondo, ed ogni secondo che passava ci strappava inspiegabilmente un sorriso.

“Sara,, grazie di tutto, sinceramente. Di aver aspettato che mi vestissi, di aver sopportato le mie risate poco prof...”

“sei bellissima quando ridi, non ho fatto fatica” mi sorrise ancora di più, se possibile.

“e grazie per il lavoro che hai fatto, sei fantastica, dovremmo festeggiare”

“tipo con un rinfresco tra due ore?!”

“no, una sera di queste magari”

“si...certo. Una di queste sere”

bussarono alla maledetta porta del maledetto camerino.

“signora Capshaw? I suoi figli l'aspettano”

spalancai gli occhi senza che lei potesse capirne il perché.

 

 

 

 

Spalancai gli occhi senza che Sara potesse capirne il perché. Le incredibili somiglianze tra “Noi e “loro” si ripetevano, seguivano un percorso ben preciso, tanto da farmi intuire il futuro.

“arrivo” urlai verso la porta, sentendo i miei figli parlare a bassa voce dietro di questa.

“vado, ti chiamo ok?” Sara allargò le braccia, faceva così, sempre. Allargava le braccia e prima che potessi capirne il perché mi ritrovavo accolta in qualcosa a cui non sapevo dare un nome. Quanto amavo quando lo faceva, mi ci fiondai.

Spezie. Sentii un tenue profumo di spezie.

Qualcosa di dolciastro e leggero, poteva sembrare anche panna. Panna e cannella. Sara non usava profumi costosi per ammaliarti, bastava il suo odore e ne era consapevole.

“non lo fai mai. Non mi chiami mai” quanto aveva ragione.

“neanche tu”

”perchè forse è così che deve andare” avrei voluto sussurrarle: no, non andrà così. Io ci sarò e tu ci sarai. Faremo finta di niente, continueremo a parlarci con toni dolci e no. Non andrà così, perché noi ci cerchiamo sempre.

Entrarono due bellissimi uragani.

 

 

 

 

 

Jessica sapeva di puro, di bambino. Sapeva di crema lenitiva e di biscotti. Amava così tanto i suoi figli che era riuscita a prenderne il profumo. Era un profumo innocente, senza odori forti, coprenti o spiccati. Sapeva di ciò che aveva fatto nascere.

Ero impressionata dalla sua purezza, che viveva insieme al suo lato adulto e femminile.

Si staccò dalla mia presa, feci un respiro profondo e silenzioso, sembrava che il mio corpo ne facesse di continuo, come se volesse memorizzare la consistenza dell'aria che io e Jessica condividevamo. Forse i miei occhi erano tristi, forse le mie palpebre erano stanche.

Dovevo lasciarla, come tutti gli anni. Le sue braccia dovevano riempirsi dell'abbraccio dei figli e del marito. La lasciavo ancora lì, e non mi avrebbe più chiamata. Era giusto così, dopotutto.

 

 

 

 

 

Sembrava che in tutti i mondi paralleli, nei mondi in televisione, nei capitoli scritti da qualcuno chissà dove o nella nostra stessa mente, noi fossimo destinate ad amarci. Ma la cosa più importante era che in ogni mondo, universo o storia..noi non potessimo farlo fino in fondo.

 

 

 

 

 

N.d.A.

 

Ho bisogno di pareri per continuare, perché non ho idea di cosa io stia facendo.

Capitolo corto, per preservare la mia dignità e non tediarvi in caso di fallimento totale.

Vi ho amati (D)

 

il secondo è gia pronto, ma necessito dei vostri pareri per migliorarlo!

 

Grazie mondo

 

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