Sul traghetto i torcioni del basso ventre mi hanno impedito di godermi i piaceri del viaggio.
Avevo questo stimolo doloroso e pressante di un chilo di merda che tentava di abbattermi il retto, e di contro pure una tensione alla vescica.
Mamma col suo cappuccino tiepido e la brioches alla crema, papà fuori sul ponte a stabaccarsi il sigaro, ed io che nonostante la prospettiva del rilassamento ventrale scaricandomi allegramente non ho trovato il coraggio di affrontare i gabinetti di quella nave.
Dio santissimo, il wc delle navi ha una pozza d'acqua enorme che quando il carico si stacca e cade giù di contro ti lava il culo letteralmente; azionando poi lo sciacquone il terrificante rumore di un risucchio ingoia il prodotto del metabolismo, rimpiazzando il tutto con altra acqua pulita, sempre se non si intasa.
Ho dato fondo alla pazienza del buddha in macchina, mentre il babbo, guidando, indicava questa o quella meraviglia di cui non poteva fregarmi meno.
Le mie energie intere, il mio fuoco interiore, il mio chackra l'amore di Dio o del Geova di chi volete voi, tutto era convogliato a darmi la forza di reggere allo stimolo.
Una volta all'appartamento, finalmente, il tripudio lirico della liberazione, un coro d'archi e violini accompagnò l'atto dello spurgo intestinale ed un sorriso dolce ed appagato mi si disegnò sul viso.
Così comincia la mia vacanza.
Quindi non ho visto un cazzo dell'avvicinamento all'Elba, di Porto Ferraio, del monte capanne della flora delle strade dei borghi delle cale però ora sono qui, e mi guardo in giro.
La spiaggia è incastonata tra due scogliere ed ordinatamente addobbata di ombrelloni, chioschi bar, torrette di salvataggio. 
Sul bagnasciuga i pedalò.
In lontananza sul mare azzurro la costa Toscana, una striscia irregolare di cielo più scuro.
Il mio esame ambientale si ferma qui perchè più pressanti analisi interessano la mia mente: c'è un mucchio di figa al pascolo.
Tettine deliziose fasciate in bikini risicati, culetti sodi e rotondi, umidi di acqua salata, sorrisi bianchissimi e spalle abbronzate, capelli profumati nella brezza del mare cavalcata da gabbiani veloci.
Con decisa soddisfazione sfilo la marlboro dal pacchetto e me la appizzo, gustando il fumo acre e forte, studiando il bestiame disponibile: sarà una grande vacanza al mare, me lo sento, le probabilità numeriche sono tutte dalla mia parte e sopratutto circolano delle crucche niente male a cui basta offrire un paio di moretti da 66 cl per poi convincerle a baciarti.
Baciarti i genitali.
Mi scappa una ridacchiata malvagia ed il cellulo vibra: " Fra-cucciola " scrive: " Kiao ammmore tt bene il viaggio?!?!??! MI MANKI!!!!!!! "
Gli angoli della bocca mi puntano all'unisono verso il basso, arcuandomi la faccia in una smorfia triste come i cani quando li leghi al guard rail e li lasci li.
La stronza ieri sera dopo la pomiciata s'è impossessata del mio smartphone e ci ha messo il suo numero ed ora fa come se fossimo fidanzati: devo spiegargli che me la sono fatta per noia a quella scema ritardata, e che se non fosse che è così carina neanche prenderei la briga di rispondere: " ...tutto bene Fra ci vediamo quando torno! <3 "
Figurati se a 16 e la sera prima di partire per il mare mi caccio in una storia, diavolo boia.
Stacco gli occhi dallo schermo ed invece di aiutare i miei a scaricare le valigie dal carrettone vado al bar a fare colazione, che il pancino ora è leggero e svuotato e brama energia; ed a giudicare da quante belle ragazze circolano, me ne servirà parecchia...