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Autore: Tinkerbell    19/09/2004    0 recensioni
Per lei era tutto nuovo! Quel caldo afoso che l’aveva accolta all’aeroporto, l’accento straniero con cui parlava la gente del posto, la musica incessante, che si sentiva per le strade e i colori che sprigionava la città! Non aveva mai visto un centro abitato così colorato. Le ricordava lontanamente le isole della Grecia ma l’accostamento tra il bianco,l’arancio,il blu e il rosso era ancora più forte. Osservava lo spettacolo che le si presentava davanti al finestrino di quel vecchio autobus. E' una mia versione di Dirty Dancing 2. 2nd ff! Commentate plz!!!!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pochi raggi di sole filtravano dalla finestra illuminando alcuni angoli della stanza. Il vento fuori continuava a soffiare , accompagnando le onde sulla spiaggia e guardandole ritrarsi verso l’oceano, terminato il loro viaggio. Nessuno era testimone di quello spettacolo, tranne un uomo, seduto sul bagnasciuga : guardava l’orizzonte. La luce si fece più forte, raggiunse gli occhi della fanciulla destandola dai suoi sogni. Si svegliò lentamente. Appena tornata alla realtà fu pervasa da un profumo a lei poco conosciuto: inspirò un paio di volte: era l’odore del sale. Annusò l’aria ancora una volta, sentì l’odore delle lenzuola pulite e del legno del pavimento della stanza. Odori che comunemente non trovava insieme. Poco dopo si rese conto di non essere a casa , ma nella casetta sul mare di suo papà . Era venuta a trovarlo per le vacanze estive . Ripercorse nella mente le ore passate . L’arrivo , lo scooter, la piazza, camera sua , la *Rosa Negra*, tornò sulla pista da ballo. Rivide Xavier scatenarsi a suon di musica, le spalle, il bacino, i fianchi, le gambe …seguivano le note perfettamente, e lei, che dopo i primi due balli , aveva preso a seguirlo. Erano quasi in perfetta sintonia . Risentì le sue braccia cingerle la vita ,le sue mani accarezzarle le braccia, il volto di lui appoggiato al suo collo. Avevano danzato per tutta la sera! Come solo i cubani sanno fare. Non era un modo per provarci, per corteggiare le ragazze, la loro era una danza passionale e così ballavano tutti. In quelle ore si era dimenticata di tutto, si era data alla musica . Si era divertita,pensò. Non riusciva a ricordare da quanto tempo non provava una gioia simile. Sul suo volto si dipinse un dolce sorriso , senza che la ragazza lo volesse. Mentre immaginava ancora il tocco del giovane,si alzò a sedere sul suo letto e aprì le persiane della finestra. Guardò fuori Eccolo! Allora è vero – sorrise ancora- “papà!” gridò. La figura lontana si voltò nella sua direzione, le fece cenno con il braccio : “Buongiorno , mia regina!”. Elly non si teneva più dalla felicità, saltò giù dal materasso duro e si catapultò fuori. La sabbia era ancora fresca, anche l’aria era frizzantina, ma non ci fece caso. Arrivò fino al bagnasciuga e si sedette accanto a lui. Gli fece compagnia e osservò il confine tra il mare e il cielo insieme a quell’uomo nuovo che conosceva poco. Mentre osservava i gabbiani planare sulle onde e tornare in cielo , canticchiava una delle tante melodie udite in quelle quarantott’ore. Lukas, guardò la figlia senza voltarsi, anche lui sorrise. Erano entrambi felice. Non avrebbe mai creduto che la sua piccola bambina si sarebbe divertita in quel modo al locale.Tutto merito di Xavier. Ne fu davvero contento. Lei non sembrava voler smettere si ripetere quelle quattro note ,così la interruppe: “Sono contento che ti piaccia quel ragazzo, perché fra un’ora passa a prenderti-gli occhi della figlia,che si era voltata,si illuminarono- andate a fare la spesa per il locale! Sai…è importante che due baristi vadano d’accordo”. Gli occhi della ragazza si spensero alla stessa velocità con cui si erano accesi. Si alzò in piedi, incominciava ad aver freddo, Indossava solamente un paio di pantaloncini corti e una maglietta rossa con la faccia di Che guevara impressa sopra. Il padre la vide solo in quel momento: “hai intenzione di girare con quella addosso?”. Ottenne un cenno di risposta. “ma l’hai usata per dormire!” “Ne ho altre cinque”. Si allontanò dalla riva . Entrò in casa, si chiuse in bagno e ne uscì solamente tre quarti d’ora dopo, completamente cambiata e pronta per uscire. Nel frattempo il papà era rientrato e aveva preparato un caffélatte. Elly raggiunse la cucina. Era piuttosto piccola. I mobili erano di un giallo spento , al centro c’era un tavolo di legno , dipinto di azzurro. La giovane suppose che avesse l’età delle mura, visto lo stato in cui era ridotto , ma le piacque comunque. La colazione era stata scaldata su uno di quei fornetti portatili, ne aveva visti tanti in campeggio, quando faceva la scout. Le era stata servita in una grande tazza arancione. Dopo averne bevuto un sorso, si accorse che era rovente e l’appoggiò sul tavolo. Il contrasto tra il blu,l’arancio e il beige del cappuccino, la fece sorridere. Una delle poche cose che l’aveva spinta all’Havana era proprio quel senso artistico che dominava su Cuba. Non si aveva paura di accostare colorazioni forti. Lì ogni cosa era un’esplosione di allegria. Non tutto quadrato e nero, come la città in cui abitava. Mentre terminava di bere sentì bussare alla porta. Lukas andò ad aprire, lei rimase seduta in cucina. Udì delle voci indistinte. Qualche secondo dopo Xavier entrò nella stanza. “Buongiorno Elly!” “ Hola Xavier” “ Sei pronta?”. Non rispose si alzò direttamente e si diresse verso l’uscita. “Comunque ciao!Anche io ti voglio bene!” Ah già! –gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla guancia- “Ciao Papi!”. “Fate at..” la porta si era già chiusa alle loro spalle. “Mannaggia!” Quando arrivò nel cortiletto davanti alla casetta sul mare trovò una moto simile ad una vespa. Rimase delusa quasi quanto il giorno precedente. “andiamo in vespa?”. Disse, facendo sentire molto lievemente il punto interrogativo al termine della frase, si aspettava la risposta. Il ragazzo le sorrise; “Claro!”. Salì sul motociclo e , non vedendo l’amica fare lo stesso si voltò: “Avanti! Monta!”. “Con la gonna?”. Xavier l’osservò. Non ci aveva fatto caso. Portava una gonna giallo canarino fin sopra il ginocchio ed una canottierina blu ,che faceva pandan con i sandali. Aveva i capelli legati in uno chignon e i suoi occhi azzurri risaltavano sulle guance, che si erano fatte rosse. Si incantò a guardarla. Elly stanca di aspettare una risposta salì a cavallo dello scooter. “Ok andiamo,non importa”. Xavier , si risvegliò dal trans in cui era caduto. Girò la chiave e partì spedito, dimenticando di avere un passeggero a bordo. La ragazza si tenne, cingendogli le braccia ai fianchi. Il supermercato era poco lontano. Quando si fermarono la ragazza scese e, dopo aver controllato che la gonna fosse al suo posto, si diresse verso l’entrata. “eh ehm….” “Non si entra da qui?” “Noi….non andiamo al supermercato..” “Cosa?!?!?” “Al mercato la roba costa meno. Avanti , seguimi…per gli alcolici ci pensa Lukas” Oh no….il mercato no… Credette che fosse il posto più affollato della terra. Neanche ai concerti aveva visto così tanta gente: era pieno di banchi dietro cui persone di tutte le età facevano offerte a squarcia gola ai compratori. Per ogni tavolo c’erano almeno dieci possibili clienti. Superarono la parte dedicata ai vestiti ed arrivarono nella zona del cibo. Seguiva Xavier senza batter ciglio. Non conosceva il posto e non voleva ritrovarsi sola in una parte sconosciuta della città. L’amico si muoveva bene in quel posto, patteggiava i prezzi con i commercianti,sceglieva la frutta migliore e non sprecava neanche mezza moneta in cianfrusaglie. Elly osservava affascinata l’ambiente che la circondava, non era tanto diverso dai mercati europei,ma i profumi che sentiva lì, erano completamente diversi, le faceva effetto sentire una lingua sconosciuta ovunque e quando il ragazzo le si rivolgeva in italiano, tirava un sospiro di sollievo. Grazie a lui il supplizio non durò molto. Verso l’ora di pranzo poterono uscire da quel piccolo mondo fatto di banconi ,frutta e verdura e dirigersi al locale per posare gli acquisti. “ Che ne dici,andiamo a piedi? Tanto non è lontano da qui!” “Perché no! Così mi puoi far vedere il lato nascosto dell’Havana!” Il giovane sorrise:“Per di qua…”. La portò lungo una stradina , ricca di tanti negozi caratteristici. Ne fu affascinata . Si ripromise di tornare. Ad un angolo della strada trovarono un cantante ,che suonava un motivetto allegro alla chitarra. Salutava tutti quelli che, passando lo guardavano. Fece lo stesso per i due, augurando loro tanta fortuna . Poco dopo aver sorpassato il suonatore felice la giovane europea trovò tempo di parlargli: “Xavier…” “Uhm?” La guardò. Non sembrava mai stanco delle sue domande. Attendeva di rispondere anche a questa. “Tu…credi che potresti…non so…per esempio…” “Per esempio?” “Insegnarmi a ballare?” Mentre pronunciava queste parole chiuse gli occhi.Aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere il ragazzo. Sapeva che sarebbe stato impossibile imparare a muoversi come lui…o come lui avrebbe voluto. “Ma tu sai già ballare!” “Non è vero! Io dico muovermi come te! Certo…riesco a starti dietro ma …voi cubani siete un’altra cosa”. “Potremmo sempre provarci! Forse in tre mesi, potresti imparare qualche cosa! Sempre che tu non sia proprio una schiappa!” “hey! Come ti permetti! Sono un’ottima studentessa!”. Gli fece la lingua. “Vedremo”. Erano arrivati . Il locale era chiuso. Non c’era nessuno all’interno, Elly fece fatica a riconoscerlo. Non era come lo ricordava la sera precedente. Ne fu meno spaventata…ma allo stesso tempo fu anche meno attratta dalla Rosa Negra, mentre la sera prima l’aveva fatta sognare. Salì sulla pista. Era grandissima. Passo dopo passo la percorse tutta , fino ad arrivare al centro, nello stesso punto in cui si era esibita la coppia di ballerini. Cercò di imitare ancora una volta quella regina così brava. Stava facendo le piroette quando sentì la musica di un giradischi partire poco lontano. Le voci di quattro cubani iniziarono a cantare un motivetto allegro. Si bloccò all’istante. Si voltò . Xavier era in piedi davanti a lei. Rivisse il momento in cui aveva visto i suoi occhi nel buoi della sala, meno di ventiquattro ore prima. L’afferrò alla vita e mise le sue mani dietro al proprio collo. Le fece vedere i passi che doveva ripetere. La ragazza li osservò e poi cercò di ripetere con scarso risultato. “Ok,riproviamo…” . Elly sorrise impacciata. Cosa le era venuto in mente di chiedere a lui di insegnarle a ballare?!?? “Non ti preoccupare. E’ una questione psicologica…” Si fece coraggio, e decise di ascoltare le parole dell’amico. Riprovarono. Questa volta fu più facile. Si erano avvicinati di più per seguire meglio i movimenti l’uno dell’altra. Risentì il suo profumo. Per un momento immaginò di non aver mai smesso di ballare. Si fece portare dal giovane latino,aveva meno difficoltà a sentire la musica questa volta. Sentiva muovere i suoi fianchi a tempo. Le sembrò di conoscere da sempre quella melodia. Incominciò a giocare con i suoi capelli, lui fece lo stesso con le pieghe del vestito.Poteva sentirsi una vera cubana. “Adesso ti metti a ballare con gli Yankees, Xavier?!??” La presa del giovane scomparì all’istante . Le mani finirono lungo i fianchi. Lo imitò preoccupata. Cercò di capire da dove provenisse la voce. In alto , in un angolo della stanza c’era una finestra aperta , alla quale erano affacciati alcuni ragazzi. L’espressione turbata del giovane si trasformò poco dopo ,in un grande sorriso. “Pablo!Carlos! Entrate! La porta è aperta!” I due scomparirono alla loro vista e ricomparirono poco dopo dalla porta , accompagnati da una bella ragazza. Xavier corse loro incontro. Si abbracciarono tutti e tre. “Allora amigo mio qué tàl?” Per tutta risposta il giovane si volse verso Elisabeth e le fece cenno di avvicinarsi. I due non sembravano contenti di vederla , ancora meno la bella ragazza che era rimasta un po’ più indietro. “Lei è Elly, la figlia di Lukas. Si ferma qui per un po’! Non è un’americana” Pablo , la squadrò dalla testa ai piedi, non sembrò gradirla comunque: “Avevamo abbastanza gringos, senza che arrivassero anche gli europei. Ma cosa sperate di trovare qui?” . La giovane,spaventata, rimase in silenzio. Xavier si sentì in colpa per averli fatti entrare. La guardò preoccupato. Fu allora che la giovane ,che si era tenuta lontana di avvicinò e , mettendogli le braccia al collo gli sussurrò all’orecchio, nonostante tutti potessero sentire:“Avanti Xavier, perché non vieni con noi in piazza. Balliamo un po’ insieme. Ieri te ne sei andato in così fretta e furia. Ti sarai annoiato a ballare con questa qui, sembra un pezzo di legno!!!”. Non voleva essere scortese con i suoi amici, così allontanò gentilmente l’amica : “Grazie Julia…magari vi raggiungo più tardi. Incominciate ad andare…finisco di mettere le cose a posto per ‘sta sera e arrivo. Lo guardarono poco convinti. “Come preferisci amico mio…fai attenzione a non farti ingannare da quella.” Disse Pablo allontanandosi. “Già” aggiunse la bella ragazza facendo una smorfia mentre guardava Elisabeth. I tre uscirono come erano entrati, lasciando dietro di se un’atmosfera poco serena. Non sapeva se essere più terrorizzata o arrabbiata. Finirono di riordinare in silenzio. Il ragazzo non ebbe neanche il coraggio di spegnere la musica: distraeva entrambi dal pensare a quello che era appena successo. Quando il disco finì di girare fu lasciato lì. Sempre in silenzio spensero le luci del locale e tornarono fino al mercato, di lì presero il motorino e arrivarono a casa di Lukas. Non fu proferita parola. Quando Elly scese , Xavier vide i suoi occhi rossi, se non aveva pianto, stava per farlo. Non ebbe il coraggio di guardarla ancora . Mise subito in moto e ripartì. La fanciulla si precipitò in casa. Si buttò sul letto e scoppiò in lacrime. Ancora una volta si chiese cosa ci facesse lì. Il cielo si era rannuvolato , di lì a poco avrebbe cominciato a piovere . Xavier decise di non raggiungere gli amici in piazza.
  
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