“Ragazzi??
Potreste mostrarmi Tokyo?”
“Come? Ah, è vero…Tu non
conosci ancora la città…”
“Già, magari se la conosco riesco anche a fuggire
meglio dal mio ex
ragazzo. Dio, non so neanche come ho fatto ad innamorarmi di lui. Sono
stata
una stupida.”
“Non dire così,
Reila. In fondo capita a
tutti di fare qualche cazzata.” disse Ruki, guardando quella
piccola creatura esile, che
ancora non riusciva ad inquadrare bene. Il modo con cui lei guardava le
cose e
le persone intorno a lei, era
circospetto, quasi stentava a
credere che solo il giorno prima lei gli aveva dato il premesso di
chiamarla
per nome quando erano soli. Perché
lei, si chiamava solo Rei. Aveva cambiato nome per sicurezza, con le
persone
con cui aveva contatto, non certo sui documenti.
“Beh,
di sicuro meno si vedono e meglio sarà per tutti
noi.” disse Uruha, col tono di chi rendeva noto qualcosa di
ovvio. Uscirono
tutti insieme, salendo sulla
metropolitana.
“Come si arriva a quel parco,
Ruki?”
“E’ il parco di Ueno. Tra due fermate, poi
scendiamo,
perché?”
“Perché dal parco a casa mia la strada
almeno la so. Se tu mi potresti
aiutare a spostare la mia roba a casa
tua…”
“Certo, oggi ti aiuteremo noi. Vero??” disse il
piccolo vocalist rivolto
ai suoi compagni, che annuirono.
“Noi ti aiuteremo sempre, Reila. Imparerai a fidarti di noi.
Non amiamo molto
prendere in giro le persone, sarebbe scorretto.” furono le
parole di Aoi.
Scesero ordinatamente dalla metropolitana.
“Quando mi sono trasferita a casa mia, avevo con me due
valigie. Che adesso ho
messo chissà dove…”
“Prova a descrivercele. Sai, sono piuttosto bravo a
trovare le cose,
considerato che il mio ragazzo è un disordinato
cronico…”
“Ehi, Aoi!! Ma che ti salta in
mente?!”
“Va bene, va bene, Reita, scusami
tanto…”
“Una ha i brillantini dappertutto, ed è rosa,
l’altra ha lo stesso motivo, ma è
azzurra.”
Quando giunsero a casa di Reila, Aoi si lasciò
scappare un…
“Brillantini,
eh?”.
Una cosa che lei non aveva ancora detto a nessuno di loro, tranne a
Ruki, era
che lei aveva il pallino dei brillantini. Ed erano ovunque: dalle
gabbiette, ai
vestiti che in quel momento portava addosso, ai pendagli della
borsetta.
“Dove potrei cercare?”
“Uhm…
Vediamo, Aoi, dovrebbero essere… In quel buco
là in fondo”
“Oh Santi Kami Sama…” si
sentì venire da dietro la voce del leader.
“Scusami se mi imbuco.”
“Hai il mio permesso.”
“Brillantini, brillantini…
Ahi!”
“Amore che c’è?” esplose
Reita, tutto agitato.
“Ahi-Ahi-Ahi… Il mio povero
naso…” disse, fingendo di essersi ferito
seriamente. “Prima o poi le trover…”
stava per dire Ruki, quando Aoi, tutto
contento se ne uscì tenendo per i manici le due valigie.
Certo però che Reila
doveva avere poca roba in casa.
“Ma queste valigie sono come quelle per il bagaglio
a mano sugli aerei!
Tesoro se me lo dicevi portavo io una valigia per
aiutarti.”
“Credo che queste bastino, Ruki. Per favore aiutatemi a
riempirle. Ho
pochissimi vestiti in casa, non ho mai sentito la necessità
di spendere molti
soldi.”
“Non ti andava o non avevi
disponibilità finanziaria?”
“Cos… Ruki! E va bene, va
bene… Ho pochi soldi. E poi non ho un
lavoro. Ho mollato tutto ciò che avevo a Kokura e sono
scappata a Tokyo, per
fuggire da quel mostro.” Guardò in terra con lo
sguardo
triste.
Emi, di cui tutti si erano dimenticati, la consolò:
“Cerca di non pensare a
quello che è successo in passato. Come ha detto Ruki, spesso
capita di fare
qualche cazzata. Ne ho fatte anche io, ma sono sempre riuscita a
venirci fuori.
Scommetto che ci riuscirai anche tu.”
Si
osservarono per un attimo, quando Emi ruppe
l’imbarazzante silenzio: “Su, infiliamo tutto
ciò che possiamo nelle valigie,
il resto lo potrai finire con Ruki domani, sempre se avanzi della
roba.”
“Va bene, grazie a tutti quanti di aiutarmi.”
Dovrei sdebitarmi con loro pensò poi la ragazza magari domani mattina esco con Ruki e compro cinque piantine.
“Adesso
andiamo via da qui. Desidero non vedere mai più questa casa,
se non per venderla. Magari ci faccio un po’ di soldi, visto
che non ne ho.”
E magari riesco anche ad arricchire me e Ruki. Anche se… Con il lavoro che fa, credo che i soldi, almeno da parte mia, siano innecessari. Mah…