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Autore: Distress_And_Coma    24/06/2013    0 recensioni
"Pensava che il destino con lui non era stato benevolo. Fino al giorno in cui incontrò quattro ragazzi, che, forse per uno strano scherzo del destino, avevano il suo stesso sogno. Perchè lui, Takanori Matsumoto, diciannovenne ragazzo di Kanagawa, aveva un talento innato per il canto."
[...] "Perchè sapeva cos'era. [...] Sapeva che era stato dato in affidamento, e che il giorno in cui tutte le televisioni diedero la notizia del ritrovamento del cadavere di Junko Furuta, lui pianse."
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Ragazzi?? Potreste mostrarmi Tokyo?” 
“Come? Ah, è vero…Tu non conosci ancora la città…” 
“Già, magari se la conosco riesco anche a fuggire meglio dal mio ex ragazzo. Dio, non so neanche come ho fatto ad innamorarmi di lui. Sono stata una stupida.” 

“Non dire così, Reila. In fondo capita a tutti di fare qualche cazzata.” disse Ruki, guardando quella piccola creatura esile, che ancora non riusciva ad inquadrare bene. Il modo con cui lei guardava le cose e le persone intorno a lei, era circospetto, quasi stentava a credere che solo il giorno prima lei gli aveva dato il premesso di chiamarla per nome quando erano soli. Perché lei, si chiamava solo Rei. Aveva cambiato nome per sicurezza, con le persone con cui aveva contatto, non certo sui documenti.

“Beh, di sicuro meno si vedono e meglio sarà per tutti noi.” disse Uruha, col tono di chi rendeva noto qualcosa di ovvio. Uscirono tutti insieme, salendo sulla metropolitana.   
“Come si arriva a quel parco, Ruki?”      
“E’ il parco di Ueno. Tra due fermate, poi scendiamo, perché?”     
 “Perché dal parco a casa mia la strada almeno la so. Se tu mi potresti aiutare a spostare la mia roba a casa tua…”    
“Certo, oggi ti aiuteremo noi. Vero??” disse il piccolo vocalist  rivolto ai suoi compagni, che annuirono. 
“Noi ti aiuteremo sempre, Reila. Imparerai a fidarti di noi. Non amiamo molto prendere in giro le persone, sarebbe scorretto.” furono le parole di Aoi. Scesero ordinatamente dalla metropolitana.  
“Quando mi sono trasferita a casa mia, avevo con me due valigie. Che adesso ho messo chissà dove…”  
 “Prova a descrivercele. Sai, sono piuttosto bravo a trovare le cose, considerato che il mio ragazzo è un disordinato cronico…”   
 
“Ehi, Aoi!! Ma che ti salta in mente?!”    
“Va bene, va bene, Reita, scusami tanto…”  
“Una ha i brillantini dappertutto, ed è rosa, l’altra ha lo stesso motivo, ma è azzurra.”                   
 Quando giunsero a casa di Reila, Aoi si lasciò scappare un… “Brillantini, eh?”.        
Una cosa che lei non aveva ancora detto a nessuno di loro, tranne a Ruki, era che lei aveva il pallino dei brillantini. Ed erano ovunque: dalle gabbiette, ai vestiti che in quel momento portava addosso, ai pendagli della borsetta.  
“Dove potrei cercare?”
  “Uhm… Vediamo, Aoi, dovrebbero essere… In quel buco là in fondo”
“Oh Santi Kami Sama…” si sentì venire da dietro la voce del leader. 
“Scusami se mi imbuco.” 
“Hai il mio permesso.”  

“Brillantini, brillantini… Ahi!” 
“Amore che c’è?” esplose Reita, tutto agitato.  
 “Ahi-Ahi-Ahi… Il mio povero naso…” disse, fingendo di essersi ferito seriamente. “Prima o poi le trover…” stava per dire Ruki, quando Aoi, tutto contento se ne uscì tenendo per i manici le due valigie. Certo però che Reila doveva avere poca roba in casa. 
 “Ma queste valigie sono come quelle per il bagaglio a mano sugli aerei! Tesoro se me lo dicevi portavo io una valigia per aiutarti.” 
“Credo che queste bastino, Ruki. Per favore aiutatemi a riempirle. Ho pochissimi vestiti in casa, non ho mai sentito la necessità di spendere molti soldi.” 
  “Non ti andava o non avevi disponibilità finanziaria?” 
  “Cos… Ruki! E va bene, va bene… Ho pochi soldi. E poi non ho un lavoro. Ho mollato tutto ciò che avevo a Kokura e sono scappata a Tokyo, per fuggire da quel mostro.” Guardò in terra con lo sguardo triste.                                                                         
Emi, di cui tutti si erano dimenticati, la consolò: “Cerca di non pensare a quello che è successo in passato. Come ha detto Ruki, spesso capita di fare qualche cazzata. Ne ho fatte anche io, ma sono sempre riuscita a venirci fuori. Scommetto che ci riuscirai anche tu.”

Si osservarono per un attimo, quando Emi ruppe l’imbarazzante silenzio: “Su, infiliamo tutto ciò che possiamo nelle valigie, il resto lo potrai finire con Ruki domani, sempre se avanzi della roba.”
“Va bene, grazie a tutti quanti di aiutarmi.”

Dovrei sdebitarmi con loro pensò poi la ragazza magari domani mattina esco con Ruki e compro cinque piantine.

“Adesso andiamo via da qui. Desidero non vedere mai più questa casa, se non per venderla. Magari ci faccio un po’ di soldi, visto che non ne ho.”

E magari riesco anche ad arricchire me e Ruki. Anche se… Con il lavoro che fa, credo che i soldi, almeno da parte mia, siano innecessari. Mah…

  
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