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Autore: EleRigoletto    25/06/2013    1 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tornata a casa, presi dei giornali che erano accatastati in una cesta e cerchiai i lavori più possibili.
Rimanevano meno di tre settimane e dovevo decidermi a fare qualche extra.
Arrivata una certa ora, scesi dal letto su cui ero appoggiata e andai in cucina a preparare da mangiare.
Apparecchiai e poi mi sedetti sul divano ad aspettare i ragazzi.
Mi arrivò una chiamata.
“Pronto?” Dissi io.
“Hey, ciao!”
“Ciao, perché mi hai chiamato adesso? Non siete di ritorno?”
“Sì, in teoria.”
“Cosa vorresti dire?” Alzai la voce preoccupata.
“Avril è una cosa da nulla …”
“Marc, ora ti do cinque secondi per aprire quella bocca e illuminarmi con una spiegazione diretta e per niente insensata!”
“Ok, siamo andati da Chuck oggi e ci siamo divertiti …”
“Arriva al punto!” Lo interruppi, io.
“… Stavo dicendo, che eravamo tranquilli, tutto procedeva bene, solo che David si è buttato in piscina e ha sbattuto contro il bordo.”
“Cosa? Come sta? Dove siete adesso?” Mi alzai bruscamente.
“No, non pensarci nemmeno! Non verrai qui, noi siamo al pronto soccorso e David sta bene.
Arriveremo entro le undici, credo, per cui tienici pronto da mangiare e non preoccuparti.”
“Ma …”
Quella volta, lui mi interruppe.
“… Niente ma! Rilassati, noi arriveremo tra due orette.”
Attaccammo e, con uno sbuffo rumoroso, mi lasciai cadere sul soffice cuscino e chiusi gli occhi.
Possibile che quel cretino del mio “quasi ragazzo” abbia avuto un incidente del genere? Neanche fosse un bambino.
Certo che David è proprio una scimmia, hanno ragione i ragazzi.
Scacciai dalla mente quel pensiero e mi abbandonai piano, piano al fresco vento che faceva sbattere le finestre.
Stavo lì, sul divano a riposare, svuotando completamente la mia mente.
Non so quanto tempo passò, ma l’unica cosa che ricordo è che sentii un rumore provenire dalla porta del soggiorno ed entrò qualcuno che si avvicinò a me e mi accarezzò una guancia.
Aprii gli occhi velocemente, spaventata dai passi che si facevano più svelti di altre persone e mi ritrovai davanti Dave bendato in testa.
“Ciao!” Mi sorrise un po’ intimorito dalla mia reazione nel vederlo.
Gli altri si fiondarono sulla tavola ad ingozzarsi.
“Come stai?” Gli chiesi.
“Bene, credo …”
Ridemmo entrambi.
Raggiungemmo gli altri in cucina.
Quella sera a tavola non parlai, non dissi niente.
Poi, dal nulla, mio fratello mi chiamò.
“Oggi mi ha avvisato l’avvocato che domani dobbiamo raggiungerlo.”
“Ok.”
Semplicemente ok.
Dovevo stare proprio male per dire solo un ‘ok’ per quella faccenda che mi faceva gelare il sangue ogni volta.
Marc continuò.
“Al mattino ci prepariamo e andiamo là, poi ha detto la segretaria che verrà un’ altra persona in causa.”
Mi alzai dalla tavola mettendo in lavastoviglie il mio piatto.
Mi girai verso di lui e dissi “Va bene” E  me ne andai in camera, con la musica alta e le cuffie.
Può sembrare il tipico comportamento di una ragazzina che non sa quello che vuole, ma quella sera, in quell’esatto istante che David mi accarezzò la guancia, mi accorsi di quanto ho sempre cercato di respingerlo e che adesso mi piace più che mai.
Sorrisi al pensiero dei nostri momenti o quando andavo a trovare mio fratello a casa e lui iniziata a parlarmi di loro … dei suoi amici.
Guardai il display del mio cellulare che si illuminò subito.
Un messaggio.
“Hey, vieni a farmi compagnia giù di sotto, nei gradini fuori casa?
David. J”
Posai  il telefono e andai fuori dalla porta.
Lo trovai lì appoggiato al muretto, che si premeva la fasciatura con la mano destra.
Mi sedetti accanto a lui.
“Devo chiederti una cosa.”
Mi guardò negli occhi.
“Sì, dimmi.”
“Hai paura di questa storia? Sei preoccupata per quello che succederà da quell’incontro con l’avvocato?”
Mi grattai la testa.
“Un po’, ma non ci faccio caso … cioè ci penso, sì, solo che tutto dipende da domani,
cosa deciderà il giudice, l’avvocato … ma sono rilassata perché anche se starò con mio padre, potrò stare accanto a Marc.”
Sorrise.
“Te l’ho mai detto che sei pazzesca?”
“No, ma dovrai ripetermelo continuamente.”
Appoggiai la mia testa contro la sua spalla.
Un silenzio aleggiò su di noi, mostrandoci i reali fatti.
Ad un tratto, qualcosa scattò in me e decisi di chiederglielo.
Sì, dovevo farlo.
“David senti, noi due siamo … cioè, non riesco a capire cosa siamo.”
Feci una faccia buffa.
Insomma, non potevo rimanere con il dubbio.
Alzai la testa e mi misi composta, aspettando la sua risposta.
“Io mi trovo bene con te e vorrei passare ogni giorno accanto alla persona che mi piace.”
Non dissi nulla, sorridemmo insieme e ci fermammo a guardare le stelle.
Non c’era bisogno di parlare, era tutto chiaro.
Io e lui eravamo fidanzati, nessuno poteva negarlo.
 
 
 
 
  
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