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Autore: frency70    25/06/2013    26 recensioni
Anastasia e Christian riescono a funzionare solo insieme. Che cosa potrebbe accadere se uno di loro dovesse soccombere al fato?
tratto dalla storia:
Anastasia strinse il telefono fra le mani, fino a farsi male. Il dolore la teneva ancorata alla realtà e le permetteva di non cadere nell’oblio dell’angoscia.
Christian chiuse semplicemente gli occhi, cercando di memorizzare la voce dolce di sua moglie e quel suo “ti amo” sussurrato più forte di un grido.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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finché morte non ci separi

FINCHE’ MORTE NON CI SEPARI

 

1.

Christian si svegliò con le prime luci dell’alba.

Rimase a guardare le ombre, che il nuovo giorno stava scacciando senza fretta, e lasciò che il suo sguardo si soffermasse sul volto sereno di sua moglie.

Anastasia. Pronunciare il nome della donna che amava lo faceva stare bene. Gli piaceva come le sue labbra si soffermavano sulle sillabe, come un alito di vento, come un bacio leggero.

Si sentiva felice. Anzi, si corresse mentalmente, lui era felice.

Aspettò alcuni attimi eterni, in cui permise al suo cuore di gonfiarsi d’amore per lei, per i loro bambini, per tutto quello che avevano costruito insieme, quindi si decise a svegliare la sua dolce metà, con il suo solito sistema

Una lunga scia di baci, sempre più esigenti, depositati sulle braccia, sul collo, sul viso, costrinsero Anastasia ad aprire le labbra in un sorriso dolce.

Fingendosi ancora troppo assonnata per reagire a lui, si lasciò ricoprire di attenzioni, sempre più audaci, con la commuovente consapevolezza che lui era suo. Sempre.

< Pensi di collaborare un po’, Mrs Grey, o devo fare tutto io? >

< Ti stai lamentando, Mr Grey? Un tempo ti piaceva comandarmi a bacchetta! >

< Comandare te? Quando mai l’ho fatto davvero? >

< Hai ragione, come sottomessa sono davvero pessima! Ma se vuoi giocare, io sono a tua disposizione… > disse lei maliziosamente.

< Mia cara Mrs Grey, se mi lasci carta bianca, sono quasi certo che potrei stupirti! >

< Allora stupiscimi! >

Il sorriso lascivo di Christian si contrappose allo sguardo di sfida di Anastasia e presto, i due innamorati, si ritrovarono avvinghiati in un abbraccio forte, stretto, appassionato, vorace.

Purtroppo ogni loro progetto lussurioso fu interrotto dall’arrivo di due folletti in pigiama.

Teddy, occhi blu e capelli castano rossicci, saltò sul lettone dei genitori con un unico balzo, mentre Phoebe, occhi grigi e capelli scuri, cercò di arrampicarsi a fatica, ma fu solo con l’aiuto di suo padre che riuscì a conquistare un posticino in quell’isola di cotone e cuscini.

Anastasia guardò suo marito, con un piccolo sorriso di rammarico per l’occasione persa, ma Christian si stava già dedicando ai suoi due piccoli tesori.

Dopo una mezz’ora di coccole l’intera famiglia scese dal lettone, per procedere con le varie operazioni mattutine.

Anastasia andò in aiuto a Gail per preparare la colazione, mentre Christian fece la doccia ai due bimbi. Con una sincronia, collaudata nel tempo, i quattro componenti si sedettero a tavola insieme, per consumare il primo pasto della giornata, con il caos tipico di tutte le famiglie, quindi, con l’intervento tempestivo di Taylor e Sawyer, Anastasia e Christian furono pronti per cominciare la giornata lavorativa, dopo aver accompagnato i bimbi a scuola.

Una volta in ufficio, Christian si sedette alla sua scrivania e la prima mail che decise di aprire quella mattina fu quella di sua moglie.

 

Da: Anastasia Grey

A: Christian Grey

Oggetto: promesse non mantenute…

 

Caro Mr Grey,

non voglio infierire sul tuo ego, ma vorrei sottolineare che stamattina hai disatteso le mie aspettative.

Non dovevi stupirmi?

Capisco che la tua buona volontà sia stata sopraffatta dall’incursione dei due diavoletti di casa, ma voglio sperare che la cosa non si ripeta! :D

Che ne dici?

Ci riproviamo stasera?

 

Anastasia Grey

Direttore e moglie innamorata Grey Publishing

 

 

Da: Christian Grey

A: Anastasia Grey

Oggetto: vedremo…

 

Cara Mrs Grey,

solo se sarai estremamente fortunata… ;)

 

Christian Grey

amministratore delegato e marito molto frustrato per essere stato interrotto Grey Enterprises Holdings Inc.

 

2.

Le gioie familiari ormai erano all’ordine del giorno e la felicità, che ogni mattina popolava il risveglio della famiglia Grey, era lo specchio delle notti insonni e piene di passione che Anastasia e Christian condividevano con complicità ed amore.

La domenica successiva, approfittando di una delle prime belle giornate di sole, decisero di fare un giro in barca.

Sia i bimbi che Anastasia furono costretti ad indossare il giubbotto salvagente, per volontà intransigente di Christian, ed anche se questa cosa un po’ irritava Anastasia, in cuor suo sapeva di dovergli concedere d’essere autoritario, in alcuni frangenti.

Lui era fatto così e non solo non poteva cambiare del tutto quel lato del suo carattere, ma non voleva nemmeno che cambiasse sul serio. Non troppo. In fondo il suo fascino risiedeva proprio in quella sua sicurezza, ostentata con arroganza. 

Scosse la testa e, dopo averlo aiutato a far indossare quell’ingombrante affare arancione ai loro bambini,  lasciò che lui stringesse anche le cinghie del suo giubbotto.

< Ecco qua. >

< Ti piace legarmi, vero? > chiese lei, sorridendo.

< Non  immagini quanto! > rispose lui, ammiccando.

< Pensavo che potrei lasciartelo fare anche stasera. >

< Credi davvero che avrò la pazienza d’aspettare fino a stasera? Mi sopravvaluti, Mrs Grey! >

< Non vorrai mica farlo qui, sulla barca! Ci sono i bambini! >

< Ecco perché stanno arrivando i miei genitori. Loro si occuperanno dei nostri figli, mentre io mi prenderò cura di te. >

< Co...cosa? > Anastasia balbettò confusa qualche parola, ma suo marito stava già ridendo di gusto.

< Com’è facile farti arrossire, mia cara Mrs Grey! >

< Quindi non è vero? Non stanno venendo i tuoi? >

< No. Ci siamo solo noi. >

< Uffa! Per un attimo ci ho creduto davvero! >

< Delusa? Posso sempre ritardare la partenza ed invitarli sul serio. > rispose lui, speranzoso.

< No. Lascia perdere. Ma stasera te la farò pagare! Devi smetterla di prendermi in giro! >

< Ma io adoro farlo! >

< Non è carino da parte tua! >

< E comunque che cosa mediti di fare, per vendicarti dei miei scherzi? >

< Ho tutto il giorno per pensarci, ma sarò crudele! >

Anastasia gli fece una linguaccia e riuscì a scappare prima che lui potesse acchiapparla al volo.

La raggiunse sul ponte di comando, poco dopo, e le sussurrò all’orecchio:

< Come hai osato farmi una boccaccia e poi scappare? Questa volta l’hai combinata davvero grossa, Mrs Grey. Questa sera ti punirò, per quest’affronto, e poi ti scoperò a dovere. >

Il basso ventre di Anastasia ebbe uno spasmo di desiderio e subito le sue guance si imporporarono.

Quale segreto celava la voce di Christian? Come poteva, con una sola frase sussurrata nell’orecchio, suscitare in lei così tante emozioni?

Anastasia, come ormai aveva imparato col tempo, decise di sorprenderlo ed invece di tremare per la minaccia promessa si girò verso di lui e gli buttò le braccia al collo, baciandolo con passione.

Christian compensò lo slancio di lei stringendola forte contro il suo petto, quindi sorrise sulle sue labbra.

< Sei tremenda, Mrs Grey! >

< Ho imparato da te, Mr Grey! >

I bimbi, spettatori di quell’effusione, ridevano di gusto. Phoebe, di cinque anni, sognando il principe azzurro, con le sembianze del suo papà, Teddy, di sette anni, lamentandosi dei troppi baci che i suoi genitori si davano in pubblico.

 

3.

La sera stessa, come promesso, dopo aver messo i bimbi a letto, letteralmente crollati dalla stanchezza, dopo una giornata intera all’aria aperta, i coniugi Grey si ritrovarono nella loro camera da letto.

Si amarono con passione, quasi con tenacia, mordendo, leccando, baciando ogni centimetro di pelle disponibile. Senza fermarsi per prendere fiato, senza trovare una valida ragione per fermarsi, mai davvero appagati, perché l’amore non ha limiti, non ha barriere, non ha mai fine.

Solo verso notte fonda, presero un attimo di respiro, stremati ed innamorati come non mai.

Anastasia, sdraiata sul petto di Christian, respirava affannosamente, eppure le sue labbra non riuscivano a smettere di baciare quel corpo che adorava.

Christian sciolse il nodo che teneva legati i polsi di sua moglie e fece scivolare la sciarpa di seta, usata per quello scopo, lungo la schiena nuda di lei.

Mentre faceva questo, Anastasia allungò le mani sul petto di lui, accarezzando con delicatezza quella pelle profumata di sesso, bagnoschiuma e Christian, una miscela afrodisiaca, e si ritrovò a pensare a quanto il loro rapporto fosse cambiato, negli anni. Lui, che non voleva farsi toccare, ora mugolava di piacere alle carezze di lei.

Lei, impaurita da quell’uomo arrogante e calcolatore, da cui era fuggita in lacrime, ora lo adorava in ognuna delle sue cinquanta sfumature.

Con le mani sfiorò il suo collo e notò una piccola sporgenza. Che strano…non ci aveva mai fatto caso.

Contemporaneamente lui si portò la mano sullo stesso punto, aggrottando la fronte.

< L’hai sempre avuto? >

< A dire il vero, no. >

< Sono sicura che non sia niente, ma per sicurezza lunedì va dal dottore e fatti controllare. >

< Come sei autoritaria, Mrs Grey! >

< Puoi sottomettermi a letto in mille modi, Mr Grey, ma davanti a queste cose non transigo! >

< Sottometterti in mille modi? Interessante, Mrs Grey! >

< Non cambiare discorso! Ci andrai? >

< Tranquilla, lo farò. Ora veniamo a noi. Ho giusto in mente uno dei mille modi con cui sottometterti, Mrs Grey... >

 

4.

Le mani del dottore palparono per diversi minuti il collo di Christian poi, abbassando gli occhiali, il luminare guardò l’uomo dritto negli occhi.

< Sento qualcosa. Potrebbe non essere nulla, ma solo un’indagine più accurata potrà scongiurare che non sia una cosa di più seria. Le consiglio una visita specialistica, da fare al più presto. >

Christian, conoscendo bene sua moglie, una volta uscito dall’ambulatorio, si fece portare dal fidato Taylor presso una clinica privata, molto rinomata per le tecniche all’avanguardia.

Era inutile aspettare i tempi d’attesa normali, Anastasia non l’avrebbe lasciato in pace finché non avesse fatto tutti gli accertamenti consigliati dal medico, per cui decise d’armarsi di pazienza e di aspettare il suo turno, in modo da tornare a casa con la certezza che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

 

< Mi spiace, Mr Grey, ma qui c’è un nodulo e la sua natura non è chiara. Va asportato al più presto. Prima però dobbiamo programmare una biopsia, per scongiurare che non sia maligno e che non ci siano in giro altre cellule. >

Christian tornò in macchina, con tutta una serie di fogli ed incartamenti, che avrebbe dovuto consegnare al chirurgo che l’avrebbe operato.

Che cos’era successo? Quella mattina era uscito di casa con la certezza che tutto andasse per il meglio ed ora, nel giro di poche ore, un perfetto estraneo gli aveva detto che aveva un tumore, se benigno o maligno era ancora da appurare, e che si sarebbe dovuto fare operare al più presto, per scongiurare complicazioni.

Fece un sospiro prolungato. Improvvisamente gli sembrò di non avere più aria nei polmoni.

Cos’avrebbe dovuto dire a sua moglie? Ed i bambini? Avrebbero capito perché il loro papà sarebbe stato ricoverato per qualche giorno in una clinica?

Doveva anche parlare con Ross, per organizzare gli affari della Grey Enterprises Holdings Inc., e poi con suo padre, per tutte le questioni legali, e magari anche con sua madre. Anzi, sua madre sarebbe stata la prima perché, da medico, avrebbe potuto capire la situazione e tranquillizzarlo.

Tranquillizzarlo? Era questo di cui aveva bisogno?

∞ ∞ ∞ ∞ ∞

< Christian, da quello che vedo dalla tua cartella clinica, non devi aspettare. Fatti operare al più presto. Conosco un bravo chirurgo che saprà fare un taglio che non si vedrà nemmeno. >

< Una volta tolto non mi devo preoccupare, vero? >

< Lo sapremo solo con l’esito della biopsia… >

Madre e figlio restarono in silenzio. Poi la donna non riuscì più a trattenersi ed allargò le braccia.

< Dammi un abbraccio, Christian! >

Il figlio, per non darle un dispiacere, si lasciò avvolgere dalle braccia materne, ma erano altre braccia che voleva attorno al suo corpo, era un altro profumo che voleva respirare in quel momento.

Voleva sua moglie. La sua piccola e forte Anastasia.

< Che cosa devo dire ad Ana? >

< La verità. Devi dirle tutto e permetterle di aiutarti, la farà sentire meno impotente >

< Ok. Ora devo andare. >

< Tienimi aggiornata, mi raccomando, e se vuoi che ti metta in contatto con quel chirurgo, basta una chiamata >

< Lo farò. Grazie mamma. >

Christian uscì da quella casa confortevole, per entrare subito dopo nel suo suv, dove Taylor lo stava aspettando pazientemente.

Guardò verso la porta d’ingresso e vide la preoccupazione sul volto di sua madre.

Istintivamente fece un gesto di saluto con la mano, dandosi dell’imbecille subito dopo, visto che i vetri dell’auto erano oscurati e lei di certo non l’aveva visto.

Lasciò che la sua fidata guardia del corpo lo accompagnasse verso la sua società, nel frattempo rifletté sul da farsi.

Avrebbe aspettato la sera, per dirlo a sua moglie. Qual era il modo migliore per farlo? C'era un modo giusto? Sospirò piano.

Una volta giunto nel suo ufficio, si sedette pesantemente sulla sua comoda poltrona di pelle, quindi osservò lo skyline di Seattle.

Il suono discreto del computer lo avvisò di una mail in arrivo.

 

Da: Anastasia Grey

A: Christian Grey

Oggetto: dottore

 

Caro Mr Grey,

sei andato dal dottore? Che cosa ti ha detto?

Rispondimi al più presto perché sono in ansia! :/

Ti amo x

 

Anastasia Grey

Direttore e moglie perdutamente innamorata Grey Publishing

 

 

Da: Christian Grey

A: Anastasia Grey

Oggetto: infermiera

 

Cara Mrs Grey,

ti aggiornerò stasera, mentre giocheremo al dottore.

Ho già in mente qualche terapia chiropratica molto interessante! ;)

Vuoi essere la mia infermiera personale?

 

Christian Grey

amministratore delegato, marito e specialista in anatomia femminile, soprattutto quella di sua moglie, Grey Enterprises Holdings Inc.

 

 

Da: Anastasia Grey

A: Christian Grey

Oggetto: cosa significa?

 

Caro Mr Grey,

cosa vuol dire “ti aggiorno stasera”?

Se prima ero in ansia ora sono nel panico!

Ti prego non tenermi all’oscuro! :(

 

Anastasia Grey

Direttore e moglie terribilmente preoccupata Grey Publishing

 

 

Da: Christian Grey

A: Anastasia Grey

Oggetto: lifting?

 

Cara Mrs Grey,

come sempre sei impaziente ed esasperante!

È una cosa da niente. Solo un piccolo nodulo. Si toglie ed è fatta.

Tu non devi preoccuparti di nulla e dovrai assecondare la mia naturale inclinazione a controllare tutto.

Ho già parlato con mia madre, mi farà avere il nome di un bravo chirurgo che, a sentir lei, mi renderà ancora più bello di quanto io già non sia!

 

Christian Grey

amministratore delegato e marito molto bello Grey Enterprises Holdings Inc.

 

 

Da: Anastasia Grey

A: Christian Grey

Oggetto: lifting? ASSOLUTAMENTE NO! (urlato)

 

Caro Mr Grey,

so che non dovrei dirtelo, perché il tuo ego, già di dimensioni cosmiche, si gonfierà a dismisura, ma non c’è nulla al mondo che potrebbe renderti più affascinante di quanto tu già non sia!

Giammai un lifting!!

…e poi adoro quelle piccole rughe che hai intorno agli occhi! Ti danno un’aria molto sexy!

> o__o <    <- tu con le tue belle rughette d’espressione <3  

 

Anastasia Grey

Direttore e moglie affascinata Grey Publishing

 

 

Da: Christian Grey

A: Anastasia Grey

Oggetto: colpa tua!

 

Moglie,

vorrei farti notare che le suddette “rughette d’espressione” non le avevo, prima di conoscere te.

Io prima di incontrarti ->  o__o

Dovrei chiederti i danni fisici e morali, per questo, ma vista l’entità esorbitante di denaro che dovresti sborsare, (cifra che nemmeno il tuo ricco e facoltoso marito possiede), sono disposto a farmi risarcire in natura.

Stasera stabiliremo un piano di rientro, per azzerare il tuo debito nei miei confronti.

Così, ad occhio e croce, se ti impegni con metodo e costanza, dovresti cavartela in una ventina anni…

 

Christian Grey

amministratore delegato e marito che vanta un credito di almeno quattro lustri di sesso estremo Grey Enterprises Holdings Inc.

 

 

Christian sorrise. Era riuscito a distogliere l’attenzione di sua moglie dal suo piccolo problema, ma sapeva che la sera lei lo avrebbe ritirato fuori.

Era solo una tregua momentanea.

 

5.

Dopo una decina di giorni, mentre era in riunione con il suo staff, il cellulare di Christian risuonò nello spazio di accoglienza, dove Andrea aveva la sua postazione. Mr Grey aveva lasciato in carica lì il suo BalckBerry.

< Ufficio di Mr Grey, sono Andrea Parker >

< Ehm…signorina, chiamo dalla clinica privata di Seattle. Ho bisogno di parlare con il signor Christian Grey, nato a Detroit il 18 giugno 1984. >

< È il mio capo, ma in questo momento è in riunione. Posso esserle d’aiuto io? Posso riferire un messaggio? >

< Gli dica solo che sono arrivati gli esiti e che deve venire qui, per un colloquio col professore, il prima possibile. Lui sa di cosa si tratta. >

< Non c’è problema. Riferirò al più presto. >

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

< Mi dispiace, Mr Grey, ma la biopsia è risultata positiva. Significa che il tumore… >

< È maligno > concluse Christian, al posto del medico che aveva di fronte.

< Sì >

Il potente amministratore delegato della Grey Enterprises Holding Inc. si lasciò sfuggire un’imprecazione a fior di labbra quindi, dopo aver sospirato, salutò il luminare e si accomiatò.

 

< Taylor, portami da Claude. >

< Sì, signore. >

La fidata guardia del corpo non aggiunse altro, ma dopo tanti anni insieme, aveva imparato a riconoscere i segnali impliciti del suo datore di lavoro.

Era evidente che fosse preoccupato per qualcosa e, visto l’indirizzo dove gli aveva chiesto d’essere accompagnato, non era difficile capirne la ragione.

Una sessione di kick boxing con Bastille non avrebbe di certo cambiato le cose ma, di sicuro, lo avrebbe aiutato a scaricare parte di quella tensione, trattenuta a malapena dai pugni chiusi.

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

Your love is King risuonò nell’ufficio occupato dal direttore della Grey Publishing. Anastasia si affrettò a rispondere a suo marito, perché aspettava con ansia l’esito degli esami.

< Christian! > sospirò lei in un fiato leggero.

< Ana, questa sera ti va di cenare sola con me? > chiese lui.

< Dobbiamo festeggiare? > ribatté lei speranzosa.

< Dobbiamo parlare > rispose Christian con voce ferma.

< Oddio… Christian! > la voce di Anastasia si fece flebile e tremante.

< Non t’angosciare, tesoro. Dobbiamo solo mettere a punto la situazione. Vedrai che si sistemerà tutto. Passo a prenderti in ufficio alle sei. I bambini sono già a casa dei miei genitori. Ok? >.

< Va bene. >

< Allora a dopo. >

< Christian? >

< Sì? >

< …Ti amo. > disse lei in un fiato flebile.

< Anch’io, piccola! >

La telefonata lasciò entrambi con un senso di vuoto e di perdita.

Era forse questo il loro destino? Che cosa sarebbe successo di loro due, del loro amore, della loro famiglia?

Anastasia strinse il telefono fra le mani, fino a farsi male. Il dolore la teneva ancorata alla realtà e le permetteva di non cadere nell’oblio dell’angoscia.

Christian chiuse semplicemente gli occhi, cercando di memorizzare la voce dolce di sua moglie e quel suo “ti amo” sussurrato più forte di un grido.

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

Anastasia pasticciò un po’ la sua insalata con la punta della forchetta, proprio non riusciva a mandarne giù nemmeno un boccone.

< Rispiegami esattamente che cosa ti ha detto il dottore. >

< È un nodulo di natura maligna e va asportato al più presto. Domani mattina verrò ricoverato per fare l’intervento >

< Domani? Ma da quanto tempo lo sapevi? > chiese la donna, con voce strozzata.

< L’ho saputo solo oggi, ma ho deciso di non aspettare. Mia madre mi ha messo in contatto con un chirurgo molto bravo ed io ho fatto in modo che trovasse un posto per me domani stesso. So essere molto persuasivo, quando voglio! > esclamò con un malcelata arroganza.

< Christian io… >

< No, Ana, non dire niente. È già tutto sistemato. Ti chiedo solo di starmi vicino. >

< Sai che ci sarò sempre, per te, è solo che… >

< Lo so. Anch’io. >

Christian strinse forte la mano fredda di sua moglie fra le sue, cercando di darle conforto.

La sua dolce e forte Anastasia era alla deriva. Le si leggeva in volto la paura di perderlo.

Era confortevole sapere quanto amore lei gli avesse riservato. Mai come in quel momento s’era sentito amato incondizionatamente.

< Fai l’amore con me, stanotte? Voglio perdermi dentro di te e non pensare a nulla fino a domani >

Una lacrima scivolò sul viso tirato di Anastasia e Christian si affrettò ad asciugarla con le sue dita.

< Non piangere! Non è niente! >

< Oh, Christian! Scusami! È che… non so… mi sento così inutile! Vorrei poter fare qualcosa per te... >

< Lo fai da più di otto anni. Mi hai dato così tanto! Non temere. L’unica cosa che mi terrorizza è la paura di perderti… il resto è niente >

< Quella è anche la mia paura… >

Quella notte fecero l’amore finché ebbero fiato. Con passione, con tenerezza, con la voglia di appartenersi. Christian dovette prendere spunto dal suo vasto repertorio di fantasie e di accessori alternativi per distrarre sua moglie dai pensieri tristi, finché la stanchezza non li accompagnò verso un sonno profondo e senza sogni. L’alba li trovò stretti l’uno fra le braccia dell’altra.

Come fosse un addio.

 

6.

Il giorno successivo, Christian si presentò alla clinica, accompagnato da Taylor e da sua moglie, pronto a farsi ricoverare, ed all’ingresso della struttura privata, nella saletta d’attesa, trovò anche i suoi genitori, Elliot e Mia.

< Che cos’è questo comitato di accoglienza? Mi pare eccessivo! Primo, non sto andando alla gogna, secondo non sono ancora morto! >

Christian avrebbe voluto una certa discrezione e la presenza di tante persone lo aveva messo di malumore.

< Volevamo farti sapere che ti siamo vicini > disse Grace, dolcemente, avvicinandosi a suo figlio.

< Sì. Sei mio fratello e ti voglio bene! > aggiunse Mia, con enfasi.

< No. Io sono qui solo per accertarmi che ti taglino la gola fino in fondo! Se muori mi lasci la tua R8 nuova? Tanto tua moglie ha la sua! > disse Elliot, scherzando e sdrammatizzando la situazione.

< Sei il solito coglione! > disse il fratello minore, grato della leggerezza creata da quell’inappropriato commento.

< Lo so, è più forte di me! E tu mi rendi le cose incredibilmente facili! Prenderti per il culo è come sparare su uno che caga! >

< Che immagini poetiche riesci ad evocare, fratello! Sei proprio uno stronzo ed un ingrato! Vorrei ricordarti che, se non fosse stato per me, non avresti mai incontrato tua moglie! >

Elliot stava per ribattere sarcasticamente ma la voce nasale di un’infermiera interruppe quella sequenza di battute.

< Mr Christian Grey? >

< Sono io > disse Christian, voltandosi verso la voce che lo aveva richiamato all’ordine. La donna rimase qualche attimo a fissare inebetita il bellissimo volto dell’uomo di fronte a lei, quindi si lisciò la divisa, con mani nervose, e riprese il suo normale contegno.

< Venga. Da questa parte. >

I familiari, esclusa la moglie, rimasero nella sala d’attesa e, poco prima che le porte del reparto si chiudessero alle spalle di Christian ed Anastasia, Elliot riuscì a gridare:

< Mi raccomando, tagliategli solo la protuberanza che ha in gola, perché se gli tagliate anche quella che ha più in basso mia cognata non saprebbe che cosa farsene di lui, dopo! >

< Elliot, sei un idiota! >

E sulle note cristalline di una risata fraterna, le porte si chiusero.

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

Odore di disinfettante, nausea, gola secca, lingua gonfia, collo dolorante, testa completamente vuota. Queste furono le prime sensazioni che Christian provò, non appena riprese coscienza.

Poi un profumo famigliare colpì i suoi sensi, più di ogni altra cosa. Anastasia, la sua pelle. Lei era lì, accanto a lui, appoggiata al letto, con la testa china sul cuscino, intenta a riposare un po’, in attesa che lui si riprendesse dall’anestesia.

< Ciao bell’addormentata! > disse Christian, con voce flebile

< Ciao mio bel principe! > rispose Anastasia, sollevando il capo e chinandosi verso di lui per baciarlo dolcemente.

< Come ti senti? >

< Indolenzito ed intontito >

< Posso fare qualcosa per te? >

< In questo momento sono knock-out. >

< Allora cerca di riposare. Fuori ci sono tutti i nostri cari, dirò loro che ti sei svegliato e che possono stare tranquilli. Torneranno domani. >

< Ci sono anche i bambini? >

< Sì. Volevo che stessero a casa con Gail, ma hanno insistito così tanto ed io ero così ansiosa che, alla fine, li ho portati con me. Tanto sapevo che ci sarebbero stati i tuoi genitori, Elliot ed anche Mia, a tenerli d’occhio. E comunque non c’è stato bisogno di loro, perché Taylor li ha seguiti come un’ombra! >

< Vorrei vederli… e ricordami che devo dare un aumento a Jason. >

< Li vado a chiamare subito. >

Anastasia si alzò, per andare a prendere i bimbi, ma la mano calda di Christian la trattenne il tempo necessario per farla girare verso di lui.

< Grazie. >

< Per che cosa? > chiese lei, genuinamente curiosa.

< Per tutto. Per essere stata qui al mio risveglio e per aver permesso ai bambini di esserci. È bellissimo avervi vicino. >

< Non c’era altro posto in cui avremmo voluto stare. Siamo una famiglia. >

Si sorrisero con la consapevolezza che non erano solo frasi fatte, quelle che si erano scambiati, ma la loro vita reale e concreta.

Dopo pochi minuti i due eredi di Christian ed Anastasia irruppero nella stanza occupata dal loro papà ed una serie infinita di domande interruppe il silenzio austero tipico degli ospedali.

< Ciao papà! >

< Ciao papi! >

< Come stai? >

< Sei guarito? >

< Ti fa male la gola? >

< Perché hai un ago nel braccio? >

< Ma se ti tocco il collo ti faccio male? >

< Cos’è quel tubicino che hai nel braccio? >

< Cosa c’è nel sacchetto appeso a quel bastone? >

< Posso prendere un sacchetto di patatine alla macchinetta? >

< Io posso prendere una cioccolata? >

< Bambini, non tormentate vostro padre! > disse Anastasia, sospendendo quella raffica di domande più o meno opportune.

< Lasciali sfogare, Ana. Sai che adoro averli fra i piedi! E voi due venite subito qui! > disse Christian, sorridendo contento di quella parentesi di normalità.

I due piccoli si accomodarono sul letto del papà, che li accolse fra le sue braccia, incurante della flebo ancora attaccata.

< Quando torni a casa, papà? È brutto stare senza di te! > disse Phoebe, con la sua voce dolce e fragrante come un biscotto.

< Molto presto, piccola mia. >

 

L’uomo fu di parola. Dopo un giorno di degenza, Christian ottenne il permesso di tornare a casa, con la promessa di restare a riposo per un po’.

L’operazione era andata molto bene, per cui ora doveva solo dare il tempo alla ferita di cicatrizzarsi al meglio.

Il taglio era piccolo ed ancora arrossato, mentre Christian lo osservava dallo specchio del bagno di casa.

< Sembra che mi sia scontrato con Jack lo Squartatore! >

< Quando non sarà più rosso, non si vedrà nemmeno. E comunque sei sempre l’uomo più affascinante che io abbia mai incontrato! > disse Anastasia, per rassicurare suo marito.

Ma da quando Christian aveva bisogno di rassicurazioni in merito al suo aspetto?

Ed infatti, ecco lo sguardo strafottente e malizioso che la trafisse dal riflesso dello specchio.

< Ho solo detto che il segno si vede ancora, non che io non sia sempre un gran bell’uomo! Dovresti avere più rispetto, Mrs Grey. >

< Oh, mi scusi Mr Grey. Perdoni la mia leggerezza! Non volevo offenderla in alcuna maniera! >

Anastasia fece una riverenza esagerata, per enfatizzare le sue parole, e questo le impedì di vedere suo marito sorridere sornione e buttarsi su di lei senza alcuna riserva.

Nel giro di pochi attimi furono sul loro letto.

I polsi di lei bloccati dalla stretta morsa della mano sinistra di Christian che, con il peso del suo corpo, la costrinse a restare ferma ed immobile, mentre la mano destra di lui accarezzava il suo corpo, con desiderio sempre più pressante.

Le labbra troppo impegnate nella loro dolce battaglia per potersi fermare, anche solo per un attimo, per dire una parola o per sorridersi con complicità.

La loro piccola guerra personale si trasformò presto in una resa incondizionata da parte di entrambi, che si lasciarono andare nel più intimo degli abbracci che due amanti possano mai scambiarsi.

Terminato l’amplesso, con ancora il fiato spezzato, Anastasia si girò verso suo marito, per piazzargli un sonoro bacio sul petto profumato.

< Non dovresti fare certi sforzi. Abbiamo promesso ai medici che saresti stato in riguardo per qualche giorno! >

< Hai ragione… fammi riprendere fiato e poi vieni sopra tu, questa volta! > disse lui, scherzoso.

< Christian! Sei incorreggibile! > rispose lei, senza riuscire a trattenere una risata nata dal cuore.

< Ti amo, Mrs Grey. È così bello sentirti ridere! >

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞ ∞

Dopo circa una decina di giorni Christian mandò Taylor alla clinica, a ritirare i documenti del suo ricovero e gli esiti degli  ultimi esami fatti.

Quando il suo fidato dipendente arrivò alla Grey Enterprises Holdings, non si limitò a lasciare la cartella al banco di Andrea, l’assistente personale di Christian, come gli era stato chiaramente indicato, ma pretese di farsi ricevere da Mr Grey in persona, che in quel momento era nel suo ufficio, in una riunione informale con il suo staff.

< Che cosa succede, Taylor? >

< È una questione delicata, Mr Grey. Preferirei parlarne in privato con lei. >

< Può aspettare? >

< No, Mr Grey. >

Christian scambiò uno sguardo d’intesa con Jason.

Mantenendo il suo solito contegno, gentilmente, congedò i suoi collaboratori per dare udienza alla sua guardia del corpo personale.

< Che cos’è successo? >

< Il medico si aspettava che andasse lei in persona a ritirare la cartella clinica. Ho dovuto insistere molto per farmi consegnare i documenti. >

< Ed allora? >

< Il dottore vuole parlare con lei. A quanto pare c’è qualcosa che non va >

< In che senso? >

Christian fece un grosso respiro, in attesa che Jason gli dicesse quello che ormai era chiaro ad entrambi.

< Non mi ha potuto dire nulla di specifico, ma mi ha pregato caldamente di portarla da lui al più presto. >

< Ok. Finisco un paio di cose e poi andiamo là. >

< Mi perdoni se insisto, Mr Grey, ma credo che dovremmo andare subito >

< Sono così grave da non poter lasciare nemmeno le mie ultime volontà? >

Il tono di Christian fu più tagliente di quello che avrebbe voluto, ma la necessità di non far trapelare il suo stato d’ansia lo avevo reso acido.

< Come desidera, signore. L’aspetto di sotto. >

Taylor sapeva quando la sua presenza non era gradita, per cui uscì dall’ufficio senza battere ciglio. In fondo anche lui, se fosse stato al suo posto, si sarebbe innervosito davanti a tanta insistenza.

Christian si passò entrambe le mani fra i capelli.

Avrebbe dovuto avvisare sua moglie, metterla al corrente delle novità, ma in quel momento non se la sentiva. Dirlo ad alta voce, avrebbe reso la cosa più reale, di quanto già non fosse.

 

∞ ∞ ∞

< Dobbiamo cominciare subito un ciclo di chemioterapia. >

Ecco quello che il professore disse a Christian, senza mezzi termini, quando andò a parlare con lui, e furono esattamente le stesse parole che l’uomo disse a sua moglie quella stessa sera.

Non aveva potuto rimandare, come avrebbe voluto, perché le cure sarebbero iniziate a breve ed aveva bisogno di lei, del suo conforto, del suo sostegno.

< Ok. >

Anastasia non riuscì a dire nulla di più, perché il nodo alla gola era più grosso e pesante di un macigno ed in quel momento nessuno dei due aveva voglia di parlare.

Si amarono con la passione di sempre, con lo stesso coinvolgimento, con lo stesso desiderio, mai sopito, e con la consapevolezza che le cose sarebbero inevitabilmente cambiate.

 

Le prime cure furono fatte in casa, in modo da non sconvolgere troppo la routine famigliare dei Grey, soprattutto per i bambini, ed in modo da permettere a Christian di seguire i suoi affari dallo studio di casa sua.

Anastasia, al contrario di quanto richiesto da Christian, che avrebbe voluto che la sua vita proseguisse come sempre, si rifiutò di recarsi tutti i giorni alla Grey Publishing e lavorò da casa, con un occhio sul suo pc ed uno verso suo marito.

Christian riuscì a sopportare bene i primi due cicli di chemioterapia, avendo un fisico allenato. I due successivi furono invece più invasivi.

Dopo un primo tentativo di mantenere la sua vita il più simile a quella precedente, Christian fu costretto a capitolare e restare in camera sua, per non affaticarsi e per non essere esposto a troppe aggressioni esterne, avendo le difese immunitarie ridotte al limite.

 

7.

Una mattina, dopo essere andato in bagno per la cura quotidiana, rimase a lungo a guardarsi allo specchio.

Senza rendersi conto del tempo trascorso, sentì sua moglie chiamarlo al di fuori della stanza.

< Christian? Sei lì dentro? Tutto bene? >

Lei cominciò a bussare ma, per alcuni istanti, lui non rispose.

Prima che il tono allarmato di sua moglie si tramutasse in panico, Christian aprì la porta del bagno e rimase lì, a guardarla, senza dire niente.

< Christian! Stai bene? Ero preoccupata e tu non rispondevi! >

Lui rimase in silenzio e si limitò a passarsi una mano fra i capelli, poi fece vedere a sua moglie la ciocca che gli era rimasta fra le dita.

Anastasia lo guardò con tenerezza infinita e disse:

< Sapevamo che sarebbe successo. Ricresceranno e saranno più forti e più belli di prima! >

Lui non rispose, ma le allungò il rasoio elettrico che aveva preventivamente preso e tenuto stretto nell’altra mano.

< Per favore >

< Ma Christian, non è necessario essere così drastici! Possiamo aspettare… >

< Te lo chiedo per favore, Anastasia. Voglio almeno un po’ di dignità. >

< O…ok. > balbettò lei, con una morsa nel cuore.

 

Ovviamente l’umore altalenante di Christian non trovò giovamento da quella situazione.

Ormai solo sua moglie, l’infermiere che gli faceva le flebo di chemio, il fisioterapista ed i suoi bambini potevano accedere alla sua camera. Non voleva vedere nessuno, specialmente ora che lui, novello Sansone, si era ritrovato a chiedere a sua moglie di rasarlo a zero, per non dover raccogliere ciocche di capelli sul cuscino ogni mattina. Ma a volte, anche nel dolore, possono nascere piccoli momenti felici.

Un pomeriggio, mentre Anastasia e Christian erano in camera loro, intenti a decidere alcune strategie aziendali sia per la Grey Enterprises che per la Grey Publishing, erano così presi dai loro discorsi che non sentirono il lieve bussare alla porta che accompagnò l’ingresso dei loro due bambini.

Phoebe, con un viso da folletto, si precipitò fra le braccia del papà, mentre Theodore si fece avanti più circospetto, con uno strano sorriso sul volto.

Il bimbo era vestito di tutto punto, pronto per andare all’allenamento di baseball, con tanto di guantone e cappellino ben calcato in testa.

< Che cosa c’è, Teddy? Perché non vieni più vicino? > chiese Christian.

Il primogenito si fece più avanti ed Anastasia sussultò appena, incrociando lo sguardo di suo figlio.

< Oh Teddy! > disse la madre, trattenendo una lacrima di commozione.

< Ma si può sapere che cosa vi succede? > chiese Christian spazientito, guardando madre e figlio.

In quel momento Teddy si tolse il cappello, mostrando una bella testolina completamente rasata.

< Ma che diavolo… ? >

Christian rimase senza parole.

Che cosa gli era successo? Stava male anche lui? Prima di farsi prendere dal panico, guardò sua moglie che, però, sorrideva commossa.

Questo era un buon segno, ma allora perché suo figlio era rasato come...

…ed allora capì.

< Teddy…non era necessario! >

< Io voglio assomigliare a te, papà! Tu sei davvero forte! Lo dice sempre il nonno e lo dice anche lo zio Elliot. >

< Ma… i tuoi bei capelli… >

Il bimbo fece spallucce.

< Lo zio Elliot, quando gli ho chiesto di tagliarmeli, ha detto che ricresceranno, proprio come a te. >

< Vieni qui, campione. >

Teddy accorciò la distanza che lo separava da suo padre, finendo dritto fra le sue braccia, lasciando cadere per terra il guantone.

< Quando sarò guarito, andremo insieme dal barbiere e ci faremo fare lo stesso taglio di capelli, ok? > disse Christian, trattenendo a stento l’emozione per quel gesto così semplice eppure così significativo.

Padre e figlio si strinsero in un abbraccio forte e carico di promesse.

Nel mentre, la piccola Phoebe si fece triste.

< Che cosa c’è, principessa? > chiese Christian, mai stanco di prendersi cura dei suoi figli.

< Io… >

< Coraggio, amore. Qualsiasi cosa sia, puoi dircela. > aggiunse Anastasia, preoccupata dal repentino cambio d’umore di sua figlia.

La bimba guardò i suoi genitori poi, coprendosi la testa con le manine paffute, disse:

< Anch’io voglio bene a papà, ma non voglio raparmi a zero!! >

I due adulti si misero a ridere contemporaneamente, ma Christian fu più veloce ad acchiapparla per abbracciarla forte.

< È  una cosa da uomini, questa! Tu devi assomigliare alla mamma! Vedi che lei non si è tagliata i capelli come me? >    

< Davvero non devo tagliarli? > chiese la bimba, poco convinta.

< Te lo garantisco. Puoi togliere le mani dai capelli. >

< Ti voglio bene, papà! >

< Anch’io, principessa. Tantissimo >    

                                

I momenti belli, purtroppo, non erano tanti e sempre più spesso Christian si ritrovò a pensare a come sarebbe stato il futuro suo e dei suoi cari.

Cosa poteva offrire loro se non un corpo malato, debole e martoriato dai medicinali?

 

8.

Anastasia si girò nel letto ed allungò  una mano per poter fare una carezza a suo marito, ma al suo posto trovò solo il cuscino e le lenzuola accuratamente tirate su. Christian non era sdraiato accanto a lei.

Forse era dovuto andare in bagno.

Si alzò per andare a controllare che non avesse bisogno d’aiuto e, mentre la sua mente formulò questo pensiero, si scoprì a sorridere.

Per anni aveva accusato suo marito d’essere un maniaco del controllo ed ora era lei che lo perseguitava continuamente per accertarsi che stesse bene.

In un certo senso era ironico, se le cause fossero state più felici.

Decise che se lui l’avesse rimproverata per tanta sollecitudine, lei si sarebbe difesa dicendo che era stato il suo karma. Della serie “chi la fa, l’aspetti”!

Certa della sua decisione bussò piano alla porta del bagno e, non ottenendo alcuna risposta, aprì l’uscio per scoprire che l’ambiente era vuoto.

Rimase ferma alcuni istanti a pensare. Che fosse andato nel salone a suonare il pianoforte? Quando soffriva d’insonnia era la sua valvola di sfogo.

Senza preoccuparsi d’indossare la vestaglia per coprire la camicia da notte, scese al piano di sotto, per ritrovarsi ancora una volta da sola.

Possibile che fosse in cucina a mangiare qualcosa?

Lo cercò anche lì, ma con lo stesso inutile risultato.

Ok, Anastasia. Niente panico. Non può essere andato lontano, nelle sue condizioni. Sa che deve stare a riposo. Disse fra se la donna.

Decise di cercarlo nel suo studio, convinta che Christian avesse ignorato di nuovo le indicazioni del medico e stesse lavorando alacremente.

Se davvero era lì a lavorare, giurò a se stessa di dargli una bella strigliata. Poco importava se poi lui gliel’avrebbe fatta pagare!

Ma di nuovo si ritrovò in una stanza vuota.

Un freddo innaturale cominciò a percorrere le sue gambe nude.

Prese in mano il telefono, non sapendo bene chi chiamare. Doveva avvisare la polizia? O forse poteva chiamare Taylor e farsi aiutare nelle ricerche. Magari era andato da Elliot. Avrebbe dovuto chiamare anche lui e forse suo padre.

Mentre la testa andava sempre più in confusione si accorse che la portafinestra, che dava verso il giardino e la spiaggia privata, era aperta. Era da lì che arrivava la brezza fredda della notte.

Lasciò andare il cordless per correre in giardino. Certa di trovarlo seduto lì fuori, a pensare a chissà cosa.

Invece, una volta all’esterno, solo il rumore delle onde riuscì a coprire il tuffo del suo cuore.

Dov’era Christian?

Come nei peggiori incubi, in quel momento le venne in mente una frase che aveva involontariamente sentito dire al telefono da suo marito quel giorno stesso.

Sono così stanco. Non ce la faccio più. Certi giorni vorrei mollare tutto e farla finita…    

Guardò verso il mare.

Sulla sabbia vide delle orme che proseguivano verso il nero dell’oceano.

No! No! No! No! Non poteva averlo fatto! Non lui. Non l’avrebbe mai abbandonata. E poi c’erano i loro bambini. Avevano ancora troppe cose da fare, tante cose da scoprire insieme. Non poteva aver ceduto allo sconforto.

Eppure in un angolo della sua mente, il tarlo del dubbio trovò terra fertile.

Cominciò a camminare sempre più in fretta e poi si mise a correre seguendo le orme ormai sbiadite dal vento.

Incurante del freddo, cominciò a scrutare l’orizzonte scuro.

Le onde erano impetuose e non le permettevano d’avere una visuale coerente.

Spuma argentea, mischiata alla sabbia, si prendeva gioco di lei.

Strizzò gli occhi alla ricerca di Christian e, quasi in risposta alle sue tacite preghiere, lo vide.

Fu solo per una frazione di secondo. Dove l’acqua urlava e vorticava di più aveva visto la testa di suo marito. Un momento era lì e l’attimo dopo era sparito.

Non stava nuotando… stava annegando!

Cominciò ad urlare con quanto fiato aveva in gola, ma le sue parole furono sommerse dalla voce del mare. Senza perdere tempo si spinse verso l’acqua con l’intenzione di raggiungerlo. Non poteva certo starsene lì e guardarlo morire senza nemmeno provarci.

Con il volto rigato dalle lacrime e la voce confusa dal vento, proseguì camminando alla cieca, nel buio della notte.

< CHRISTIAN! CHRISTIAN!! >

< MRS GREY! NO! >   

Taylor, essendosi svegliato alle prime grida della donna, l’aveva raggiunta sulla battigia e cercò di trattenerla da quel tentativo assurdo di salvataggio.

< LASCIAMI TAYLOR! DEVO SALVARE CHRISTIAN! >

< NO! E’ TROPPO TARDI! NON POSSIAMO FARE PIU’ NIENTE! >

< NO! LASCIAMI ANDARE! LASCIAMI! >

Anastasia scalciò e strinse i pugni, pronta a battersi con lui, pur di liberarsi e correre da Christian, e Jason dovette moderare la sua forza per costringerla a non proseguire nel suo folle intento e comunque difendersi dalla ferocia della donna, nata dalla disperazione.

Per fortuna in suo aiuto venne una terza persona che, richiamata dalle grida, nonostante si trovasse piuttosto lontana, accorciò la distanza in un batter d’occhio.

< ANA! MA CHE CAZZO STAI FACENDO? >

Christian. La meravigliosa, soave, melodica ed arrabbiatissima voce di Christian era riuscita dove la forza delle braccia era stata vana.

Anastasia si bloccò di colpo, con gli occhi sbarrati.

< Christian? >

< Certo che sono io! Ma tu che diavolo pensavi di fare? Volevi ammazzarti? >

La donna non rispose, ma si limitò a tuffarsi fra le braccia forti del marito e piangere.

Lacrime di sollievo, nello scoprire che lui era vivo e vegeto. Lacrime di paura, per lo scampato pericolo. Lacrime di rabbia, per la sua insicurezza.

Con l’aiuto di Taylor, Christian riuscì a portare sua moglie sulla parte asciutta della spiaggia, quindi, con un cenno del capo, ringraziò e congedò contemporaneamente il suo fidato collaboratore.

La donna gli si accoccolò fra le braccia, non riuscendo a trovare la forza per parlare, e si limitò a baciare ogni più piccola parte a sua disposizione.

Restarono diverso tempo così. Lei in attesa di ritrovare la ragione per quanto accaduto, lui in attesa di sentire le folli spiegazioni che Anastasia avrebbe dovuto fornirgli.

Quando il tremore cominciò a scemare, Christian riuscì a guardare il volto tirato di sua moglie e, trattenendo a fatica la voglia di sgridarla e punirla, le chiese:

< Si può sapere che cosa ti è passato per la testa? >

< Credevo d’averti visto in mezzo al mare. Un attimo eri lì e quello dopo non c’eri più. Io… io… volevo salvarti… >

< Se non fossi incazzato come una iena, credo mi farebbe anche sorridere, questa cosa. Ma ti rendi conto che il tuo è stato un comportamento stupido ed irresponsabile? Se ti fosse successo qualcosa? Non pensi a me? Ai bambini? >

Gli occhi di Christian si fecero sempre  più scuri, a causa della rabbia mal celata.

< Non ti trovavo più… >

< Ed hai pensato che avessi deciso di farmi un bagno in mare in piena notte? >

< No, io credevo… >

< Che cosa? Ana? Che cosa credevi? >

< Ecco… che… >

Solo in quel momento l’uomo si rese conto di che cosa avesse avuto paura sua moglie.

Lo sconcerto per quella scoperta gli diede giusto quell’attimo di tempo per non perdere il controllo, mentre un lampo rabbioso e metallico gli attraversò lo sguardo plumbeo.

< COSA? Credevi mi fossi suicidato? >

< Oggi ti ho sentito dire che eri stanco, che non ce la facevi più e poi c’erano le tue orme sulla sabbia che andavano verso il mare… >

< Parlavo con Claude e mi riferivo al kickboxing, Ana! Sono fuori allenamento e voi non mi permettete di fare niente. È stato lui a consigliarmi di fare delle passeggiate sulla sabbia, per irrobustire le gambe senza sforzarmi troppo. >

< Perché non me l’hai detto? E perché farle di notte? >

< Non te ne ho parlato perché, ultimamente, non mi permetti nemmeno di soffiarmi il naso, da solo, e l’ho fatto di notte perché ero certo che nessuno sarebbe venuto ad impedirmelo! >

Christian si passò una mano sulla testa, un gesto che non aveva smesso di fare, nonostante ora i suoi capelli non ci fossero più, poi sospirò, guardando sua moglie.

< Sai cosa mi fa incazzare più di tutto? Che tu abbia anche solo potuto immaginarmi capace di un gesto così ignobile come il suicidio. >

< Ma io… >

< Ana! Ho avuto un’infanzia schifosa. Ho subito abusi e violenze. Ho patito la fame ed il freddo. Ho lottato contro i miei incubi peggiori eppure non ho mai mollato. Anche quando credevo che non avrei mai potuto avere una vita decente, non ho mai pensato nemmeno una volta di prendere la via più facile. La mia malattia è stata un duro colpo, ma ho troppi buoni motivi per lottare. Ora più che mai! >

Anastasia lo guardò come se lo vedesse per la prima volta.

Si rese conto solo in quel momento che, a forza di fregiarsi del compito di paladina della sua anima, aveva perso di vista il loro semplice e meraviglioso viaggio insieme.

Il bambino smarrito non c’era più, sostituito da un uomo meraviglioso, capace d’amare con tutto se stesso ed oltre ogni limite.

< Basta la tua presenza accanto a me, per rendere la mia vita degna d’essere vissuta. Se aggiungi anche i nostri due bambini, ho troppe scuse per restare su questa terra. Non sono pronto a lasciarvi. > continuò lui.

Abbracciò sua moglie, consapevole che il suo gesto insano fosse nato solo ed esclusivamente da un eccesso d’amore per lui.

Rientrarono in casa, ripercorrendo gli stessi passi che li avevano portati a quella situazione e per la prima volta, dopo diversi mesi, fu Christian a prendersi cura di sua moglie.

Le preparò un tea caldo, quindi salirono al piano di sopra, dove lui si preoccupò di riempire la vasca da bagno con acqua calda e rincuorante.

Fecero il bagno insieme, coccolandosi ed accarezzandosi.

Christian riuscì anche a strappare un momento di intensa intimità, nonostante lei fosse un po’ restia, in un primo istante.

Da quando aveva cominciato la chemioterapia, Christian aveva progressivamente perso ogni istinto sessuale, sia fisico che mentale.

Le cure lo avevano abbattuto fisicamente e moralmente.

Gli avevano detto che era un decorso normale e che col tempo, una volta terminata la cura così invasiva, tutto sarebbe tornato “funzionante” come prima.

Anastasia non si era mai lamentata della mancanza di rapporti, al contrario aveva scelto la via dell’astinenza, proprio per condividere anche questo aspetto della sofferenza di suo marito. Ma lui, ovviamente, se ne faceva un cruccio.

Il fatto che lui non provasse più certi stimoli, non significava che lei non li avesse, per cui si preoccupava oltre misura di non farle mancare nulla, nemmeno in quel senso.

Fino a rasentare l’assurdo. Come sempre.

Il più delle volte lei riusciva a farlo desistere, ma ogni tanto gli permetteva di toccare le sue corde più intime. Sapeva che la paura più grande per lui era quella che lei lo tradisse, per cercare in un altro uomo le attenzioni che lui non poteva più garantirle. Quello che Christian non aveva capito era che ad Anastasia non interessava avere rapporti con altri uomini.

Preferiva di gran lunga una serata davanti alla tv accoccolata a lui che fare sesso sfrenato con chiunque altro che non fosse suo marito.

Ma era un tasto dolente da affrontare, così molte volte il discorso rimaneva sospeso tra loro.

Quella sera cercarono il modo di sentirsi più vicini e le mani di Christian compirono il miracolo.

 

La mattina dopo si svegliarono serenamente abbracciati.

Anastasia, per prima cosa, parlò coi medici e si accordarono sul fatto che se Christian trovava giovamento nel fare delle passeggiate, queste potevano rientrare in un contesto di leggera attività fisica.

Christian alzò gli occhi al cielo e guardò la moglie con malcelato disappunto.

<  Non ho bisogno del benestare dei medici. Io ho intenzione di fare le mie camminate con o senza il loro permesso. Chiaro? >

< Ma Christian, ho dovuto chiedere perché se loro avessero detto che … >

Ma l’uomo la interruppe:

< Ana, sono arrivato a trentasei anni senza dover rendere conto a nessuno, prendendo le mie decisioni, nel bene e nel male, da solo. Non cambierò certo adesso. Non più. Farò di testa mia e tu dovrai fartene una ragione. >

< Ma… >

< Basta! Niente più “ma” o “se”. Lasciatemi in pace. Tutti quanti! >

Anastasia avrebbe voluto dargli una botta in testa, a vedere se era vuota o se ragionava un po’, ma si limitò a fargli una linguaccia, proprio nel momento in cui lui si voltò per andare nel suo studio.

Senza rigirarsi, ma continuando a salire le scale, Christian disse solo:

< Ti ho vista! >

< Lo so > rispose lei.

< Lo sai che ti punirò anche per questo, vero? >

< Tanto non puoi farmi niente >

< Per ora… >

Inevitabilmente lei sorrise, a sentire quella frase, e nello stesso istante lui si voltò a  guardarla.

Sì. Un giorno lui sarebbe riuscito a far fremere di nuovo il corpo di sua moglie.

 

9.

Era passato poco più di un anno, dall’inizio delle cure che avevano portato Christian a rivedere tutta la sua vita.

Dopo i primi mesi di sconforto, era riuscito a riprendere in mano le redini sia della sua azienda sia della sua situazione personale.

A dire il vero, la sua famiglia gli era rimasta accanto per tutto il tempo e mai aveva avuto alcun dubbio o cedimento.

Guardò lo skyline di Seattle attraverso l’ampia finestra del suo ufficio.

I suoi capelli erano ricresciuti sufficientemente da potergli dare un taglio regolare.

Assomigliava ad un Marines appena rientrato da una missione ed, in fondo, era così che si sentiva. Aveva combattuto la sua guerra personale ed era tornato vincitore.

I suoi collaboratori più fidati avevano saputo sopperire alla sua inevitabile, e per fortuna momentanea, defezione, ed ora le cose erano tornate come prima.

Quasi tutte.

L’arrivo di una mail lo distrasse dai suoi pensieri e si sedette alla sua scrivania per leggere il nuovo messaggio.

 

Da: Anastasia Grey
A: Christian Grey
Oggetto: ti amo!

 

Volevo solo dirtelo.

 

Sempre e solo Tua

Mrs G. x

Anastasia Grey direttore generale Grey Publishing

 

Christian sorrise.

Ormai lui e sua moglie erano sposati da nove anni, eppure non c’era giorno in cui non si dicessero quanto si amassero, quanto l’uno fosse importante per l’altro.

La conferma, se ce ne fosse stato bisogno, l’aveva avuta nell’ultimo anno, ma in cuor suo lo aveva sempre saputo. Anastasia era la sua metà del cielo. Il sole sorgeva e tramontava con lei.

 

Da: Christian Grey
A: Anastasia Grey
Oggetto: idem

 

Tuo

C. x

 

Christian Grey amministratore delegato e marito innamorato Grey Enterprises Holdings Ind.

 

 

A volte scriveva lunghe lettere in cui le apriva il suo cuore, altre volte, come quel giorno, bastava solo una parola, per dirle quanto lei fosse importante.

Premette in tasto invio e sentì il suo cuore gonfiarsi d’amore per lei.

Lasciò che la mente vagasse un po’ fra i tanti pensieri che l’affollavano, poi prese in mano il suo BlackBerry e fece alcune telefonate.

 

Il venerdì successivo Christian prese la sua auto ed andò a trovare sua moglie durante la pausa pranzo.

< Ciao mia cara! >

< Ciao amore! Come mai da queste parti? >

< Mi serve un motivo per passare a salutare mia moglie? > chiese lui, alzando un sopracciglio, in chiaro segno di disapprovazione.

< Certo che no! Ma di solito mi avvisi. >

< Preferisco fare delle improvvisate, tiene i dipendenti e le moglie sull’attenti! > 

< Credevi di trovarmi in atteggiamento sconveniente? Mi offendi! >

< Ovviamente no. Ma mi piace vedere la sorpresa sul tuo viso. Ti illumini, quando entro all’improvviso. > e sfoderò il suo più bel sorriso timido.

Anastasia lasciò stare i fogli che stava sistemando per andare ad abbracciare suo marito.

< Lo sai che ti amo, vero? >

< Credo che tu me l’abbia detto un paio di volte… ma non è mai abbastanza, per cui se vuoi ripetermelo più spesso te ne sarei infinitamente grato! > disse Christian, sorridendo sulle labbra di lei.

< Mi fai compagnia per pranzo, Mrs Grey? >

< Molto volentieri, Mr Grey! >

Invece di recarsi al solito locale, vicino alla Grey Publishing, Christian guidò fino all’Escala, il loro vecchio appartamento.

< Come mai siamo venuti qui? >

Christian non rispose, si limitò a sorriderle ed a farle l’occhiolino.

Una volta che Anastasia si fu accomodata sullo sgabello del bancone della cucina,  lui tirò fuori dal frigo due porzioni di insalata di pollo, preparate in precedenza da Mrs Jones, e le mise sul tavolo, dopo aver apparecchiato con due salviette coordinate.

< Oggi pranzo leggero. >

< Ottimo. >

Anastasia non aggiunse altro. Ormai conosceva suo marito fin troppo bene e sapeva che lui non si sarebbe fatto sfuggire niente, nonostante fosse evidente che stesse tramando qualcosa.

Consumarono il loro pasto gustoso, condendolo con chiacchiere ed un po’ di vino bianco, poi lui la prese per mano e la condusse nella camera da letto principale, che tante volte li aveva visti amarsi con ardore incontenibile.

La lasciò al centro della stanza, andò verso la cabina armadio e recuperò un favoloso vestito rosso.

< Indossa questo >

< Christian! È bellissimo, ma non capisco perché indossare un abito da sera all’ora di pranzo. >

< Non c’è nulla da capire. Puoi metterlo solo perché te lo chiedo io, sapendo che mi farai felice? >

Chiese lui, sinceramente curioso di sentire la risposta di sua moglie.

< Sai bene che farei di tutto, pur di farti felice. >

< Risposta esatta! > disse lui, avvicinandosi a lei ed aiutandola ad indossare l’abito da sera.

Subito dopo Christian si inginocchiò ai piedi di sua moglie, per aiutarla a calzare delle stupende Louboutin dal tacco vertiginoso.

Lei rimase per qualche istante in equilibrio precario, tenendosi appoggiata alla spalla del marito, poi trovò la sua stabilità.

< Ora metti questi, mentre io mi cambio > ed allungò ad Anastasia un paio di orecchini con un braccialetto abbinato, finemente lavorati con oro bianco e diamanti.

L’effetto finale fu di assoluta perfezione, specialmente quando Christian si avvicinò a lei, elegantemente avvolto da uno smoking nero come la notte.

< Sei bellissima. > le sussurrò all’orecchio.

Quindi la prese per mano e la condusse nel salone.

< Balli con me, Mrs Grey? >

< Con piacere, Mr Grey! >

La coppia cominciò a volteggiare nell’ampio locale, sulla voce calda e graffiante di Liza Minelli che invocava le luci, lo splendore ed i colori di New York.

Dopo poco il BlackBerry di Christian vibrò e l’uomo terminò il ballo con un sorriso compiaciuto ed un perfetto casquet.

< È ora d’andare, Mrs Grey >

< Dove? > chiese lei, ma l’uomo si limitò ad osservare la curiosità negli occhi di sua moglie e sorrise sornione, quindi tirò fuori una sciarpa di seta nera e l’avvolse sugli occhi di lei.

< Hai già visto fin troppo. >

Depose un bacio leggero sulle labbra schiuse di Anastasia, poi la condusse verso l’ascensore ed il garage sotterraneo, dove Taylor li stava aspettando pazientemente.

L’auto partì senza scossoni ed andò dritta fino alla sua destinazione, lasciando Anastasia colma di curiosità.

Arrivati sul posto, Christian prese in braccio sua moglie e la depose in piedi sull’asfalto, quindi le tolse la sciarpa dagli occhi.

Il jet della Grey Enterprises Holding Inc. brillava sotto il sole dorato ed il cielo terso, pronto a spiccare il volo.

< Dobbiamo salire? > chiese lei stupita.

< Sì >

< Non  hai ancora intenzione di dirmi dove andremo? >

< No > rispose lui sorridendo.

Sempre avvolta dall’abbraccio di suo marito, Anastasia si ritrovò presto dentro all’aereo aziendale.

Prese posto in una delle comode poltrone ed attese che Christian le allacciasse la cintura di sicurezza.

< Ti piace ancora legarmi? >

< Sempre > rispose lui, con un lampo di malizia negli occhi.

Quando anche lui si fu sistemato, venne annunciato il decollo dell’apparecchio e presto Christian ed Anastasia furono proiettati nei cieli di Seattle.

Durate il viaggio parlarono molto dei progetti futuri, dei figli, del lavoro, ma l’ansia di Anastasia toccò il culmine quando Christian, poco prima dell’atterraggio, la bendò nuovamente.

< È proprio necessario? Non posso scendere dalla scaletta bendata! Cosa penseranno le persone che mi vedranno? >

< Con tutta la fatica che ho fatto per tenerti all’oscuro non vorrei proprio rovinare la sorpresa sul più bello! È questione di poco e dopo la tua curiosità sarà soddisfatta. Porta pazienza, piccola. >

Quindi le diede un bacio leggero a fior di labbra, per arginare la sua ansia.

Anastasia cercò d’immaginare la scena dal punto di vista di chi era all’aeroporto ed avrebbe visto una coppia, elegantemente vestita, scendere da un jet privato. Lui bellissimo e perfetto nel suo smoking e lei avvolta in un abito da sera rosso fuoco ed impacciata a causa della benda sugli occhi. Si augurò solo che Christian la tenesse ben stretta per non farla caracollare giù dalla scaletta.

Le cose, come avrebbe dovuto immaginare, conoscendo bene suo marito e la sua mania del controllo, andarono meglio del previsto, dal momento che Christian la prese in braccio e la depositò a terra solo quando fu vicino all’auto noleggiata per l’occasione.

< Il suo cocchio, signora! >

Anastasia si sedette sul morbido sedile, respirando l’odore dell’auto e cercando d’immaginarne il colore.

< Che auto è? >

< Una limousine. Nera, se te lo stai chiedendo. > rispose Christian, con la sua innata capacità di leggerle nella mente.

Lei sorrise e si rilassò fra le braccia del marito, che la circondarono con amore.

< Ci vorrà ancora molto? > chiese lei con impazienza.

< No, siamo quasi arrivati e purtroppo presto dovrò toglierti questa benda. Devo dire che mi evochi dei bellissimi ricordi, così vulnerabile. >

Il bassoventre di Anastasia ebbe un sussulto.

Quanto tempo era passato da quando Christian era stato dentro di lei?

Il desiderio si impossessò dei suoi pensieri e, per un momento, la nostalgia le fece fremere ogni nervo sensibile. Si morse il labbro per trattenere un gemito, quindi sospirò piano. Non voleva che lui la sentisse, vista la situazione.

Scesero dall’auto sotto lo sguardo divertito di molte persone.

Christian camminò fiero ed impassibile, tenendo ben stretta al suo fianco sua moglie, ancora momentaneamente privata del senso della vista, facendosi largo tra la folla, diretto verso un ingresso privato, mentre Anastasia cercò, inutilmente, di carpire qualche informazione, circa il luogo, ma riuscì solo ad intuire che fossero in mezzo ad una piazza gremita di gente.

Il suo volto si imporporò per la vergogna d’essere portata in giro bendata, ma la stoffa delicata coprì buona parte del suo rossore.

Odore di stoffa, di legno, di antico, di fiori e di profumi da donna. Voci, risate ed una cacofonia di suoni che si sovrapponevano, con una strana eco.

Il luogo doveva essere ampio e pieno di persone e cominciò a sospettare qualcosa, ma fu solo quando Christian le tolse la benda di seta che Anastasia poté riconoscere il maestoso Metropolitan di New York.

< Siamo a teatro! >

< Benvenuta alla prima della “Turandot” >

< Oh mio Dio! È bellissimo! >

< Speravo ti piacesse. >

< Oh Christian, è meraviglioso! >

Anastasia era al settimo cielo. In nove anni, tra gli impegni di lavoro, i bambini, le rispettive famiglie e la vita frenetica in generale, per non parlare della malattia di Christian dell’ultimo anno, non erano mai stati al Metropolitan.

Il teatro era maestoso e tra le pareti antiche si poteva respirare l’odore inconfondibile della storia di Broadway.

Il sorriso di Anastasia non riusciva a lasciare spazio ad altre espressioni e Christian ne fu compiaciuto.

< Quando hai preso i biglietti per l’opera? >

< Questo palco è nostro. Siamo abbonati a tutti gli spettacoli. Possiamo venire qui ogni volta che vogliamo. >

Anastasia lo guardò facendo una smorfia.

< Che spreco! In nove anni non ci siamo mai venuti! >

< Tranquilla. Mia madre e mia sorella hanno fatto gli onori di casa al posto nostro in parecchie occasioni. >

< Oh, allora va bene. >

Rimasero per un po’ ad osservare le varie personalità, che accedevano alla platea, riccamente vestite, anche se non sempre accompagnate dal buongusto.

Risero di alcune improbabili mise, salutarono con un cenno qualche viso a loro noto ed attesero che l’orchestra accordasse gli strumenti.

Quando le luci si abbassarono e si spensero del tutto, Anastasia e Christian si accomodarono sulle loro poltrone, per godersi lo spettacolo.

Gli artisti erano bravissimi, le musiche perfette, gli abiti di scena impeccabili e la scenografia grandiosa, ed Anastasia era così rapita da quella magia, che non si accorse subito delle manovre che Christian stava mettendo in atto.

Solo quando, con la coda dell’occhio, vide entrambe le tendine scivolare di lato e coprire la visuale degli altri palchi, si girò verso suo marito, con una domanda inespressa sul volto, e la risposta che lesse negli occhi grigi e profondi di lui le fece mancare un battito.

Lo sguardo di Christian era lascivo e carico di promesse.

< Cosa credi di fare? > chiese lei, sussurrando.

< Fidati di me >.

Christian si alzò dal suo posto. Fece scorrere in avanti sua moglie e si posizionò dietro di lei, in modo che potesse appoggiarsi al suo petto.

L’abbracciò stretta, spostò di lato i lunghi capelli scuri e, baciandole il collo, cominciò, con la lingua, a lasciare una scia rovente sulla pelle sensibile di lei.

Anastasia si lasciò sfuggire un gemito, che lui soppresse con la sua bocca.

< Non fare rumore, piccola! >

< Facile per te! >

< Mmmm… hai un profumo meraviglioso, amore mio. >

< Christian, siamo in mezzo ad un teatro pieno di gente. Non vorrai davvero… >

< Sono tutti concentrati verso il palco e le tende sono abbastanza tirate da impedire ai nostri vicini di vedere cosa accade qui. Sono sicuro che nessuno farà caso a noi due >

Le morse il lobo dell’orecchio, mandando in tilt ogni sinapsi di lei.

Le mani di Anastasia, appoggiate sulle cosce di lui, si strinsero in una morsa, affondando nel tessuto pregiato.

< Ora devi promettermi di non fiatare >

< Dipende da quello che vuoi farmi… Non te lo garantisco. >

Christian sorrise sul collo di lei, poi le diede un piccolo ed innocente morso.

< Ho intenzione di farti venire in fretta >

< Co…cosa? Qui? Davanti a tutti? >

< Non ci vedrà nessuno. > disse lui, sicuro di se.

E senza aspettare ulteriormente, fece scorrere il tessuto leggero ed elegante dell’abito di sua moglie, scoprendole le gambe ed apprezzandone ogni centimetro.

Quando l’abito fu sufficientemente sollevato da permettergli l’accesso che si era prefissato, istintivamente Anastasia chiuse le gambe, intimorita ed imbarazzata.

< Apri le gambe > ordinò gentilmente Christian, continuando a sfiorare con le labbra il collo di lei.

< Christian non vorrai davvero… >

< Ana, o lo fai tu o lo farò io per te. > rispose categorico lui.

Non stava scherzando. Il comando, anche se sussurrato con dolcezza, fu perentorio e non lasciò alcun margine di dubbio. L’avrebbe fatto. Ed un fremito familiare percorse la spina dorsale di lei.

Anastasia schiuse lentamente le cosce, per consentire a suo marito l’accesso alla sua femminilità.

Christian sorrise. < Brava bambina >.

La mano destra di Christian cominciò ad accarezzare il monte di Venere, per poi farsi strada sotto il tessuto umido della biancheria intima di sua moglie, assaporando ogni brivido e fremito che riusciva a strapparle.

Quanto tempo era passato da quando erano stati così intimamente vicini?

Nell’ultimo anno lei non aveva voluto quasi mai farsi toccare, per non dargli motivo di ulteriori pensieri, senza però tenere conto che per lui era importante saperla soddisfatta, sotto ogni punto di vista.

Quella sera le cose sarebbero andate diversamente. Niente e nessuno lo avrebbe fermato dal suo intento.

Sorrise soddisfatto, nel sentire l’impazienza di sua moglie montare sempre più e quando la penetrò con due dita, dovette chiuderle gentilmente la bocca con la mano sinistra, per non far sapere a tutto il teatro quanto lei fosse sensibile al suo tocco. Anastasia mosse i fianchi a ritmo degli affondi di lui ed in breve un orgasmo potente esplose fra le sue gambe, facendola tremare.

Le dita di Christian rimasero ancora qualche istante dentro di lei, dandole modo di riprendersi, poi le sfilò lentamente e se le portò alla bocca, assaporando il nettare che gli era rimasto addosso.

< Strepitoso. > disse, guardandola con occhi famelici.

< Sei tremendo, Mr Grey! >

< Lo prendo per un complimento. >

< Lo è. È stato meraviglioso… Tu sei meraviglioso! >

< Guarda che non ho ancora finito... > disse Christian, godendosi lo sconcerto che dipinse il volto di sua moglie.

< Che cosa intendi fare? >

< Non rivelo mai i miei piani, ormai dovresti saperlo! >

La prese per i fianchi e la sollevò un po’, per sfilarle il perizoma di pizzo, quindi la fece riaccomodare sulle sue gambe.

< Saperti completamente nuda sopra di me, mi fa un certo effetto, Mrs Grey >

< Spero sia un effetto positivo, Mr Grey >

< Tu che dici, Mrs Grey? > rispose Christian, strusciando la sua erezione sulle natiche di lei.

Anastasia sussultò per la sorpresa.

Christian si mosse in fretta, senza darle modo di realizzare completamente quanto stesse accadendo. La sollevò quel tanto per poter aprire la cerniera dei pantaloni e liberare il suo membro turgido, quindi la rimise giù, impalandola completamente.

Il grido di sorpresa di lei fu attutito dalla mano di Christian, che aveva previsto la reazione di sua moglie.

Era da quasi un anno che non affondava in lei, e la sensazione fu travolgente per entrambi.

Rimasero fermi alcuni istanti, godendo del loro intimo incastro, poi lui cominciò a muovere lentamente il bacino, assaporando ogni più piccola scossa, quindi, tenendo abbracciata sua moglie, la indusse ad alzarsi ed abbassarsi, con un ritmo sempre più veloce.

La pienezza di quel contatto, fece venire Anastasia quasi subito ed il calore che inondò il suo ventre pochi istanti dopo le confermò che anche per Christian l’atto era stato compiuto. Lo sentì rilassarsi, appoggiando la fronte sulla sua schiena.

Un appaluso fragoroso la fece sussultare, pensando stupidamente che fosse rivolto a loro, per poi rendersi conto che il primo atto dell’opera si era concluso e le luci si accesero.

Christian sfilò il suo membro, temporaneamente appagato, e si ricompose in fretta, lasciando libera sua moglie di recuperare le mutandine.

Quando entrambi furono presentabili, riaprirono le tendine del loro palco, godendosi lo splendore delle gocce di cristallo dei lampadari che riflettevano la luce in ogni più piccolo antro. Come davanti ad una nuova alba, si abbracciarono stretti, felici di scoprire che nulla era cambiato, per loro. Il tempo aveva solo ritardato un po’ le cose, ma il loro amore non aveva subito alcun contraccolpo.

< Ci siamo persi metà opera > disse Anastasia, arrossendo.

< Ti dispiace molto, Mrs Grey? > la canzonò lui.

< Dovresti saperlo, Mr Grey >

< Allora credo che ci perderemo anche il secondo atto, Mrs Grey > rispose lui, maliziosamente.

< Quando è successo? > chiese sua moglie, diventando improvvisamente seria.

< Che cosa? >

< Quando hai ricominciato ad’avere di nuovo degli istinti sessuali? >

< Da circa una settimana. >

< E perché hai aspettato a dirmelo? >

< Volevo essere sicuro che non fosse un…falso allarme, se vogliamo chiamarlo così, e poi dovresti conoscermi, amo preparare la scena! >

Rimasero abbracciati per tutto il secondo atto, stuzzicandosi a vicenda, prolungando l’attesa dell’appagamento che, di sicuro, avrebbero cercato una volta fuori dal teatro.

Infatti, dopo gli applausi, dopo i saluti, dopo gli inchini di rito, Christian ed Anastasia raggiunsero in fretta la loro limousine e l’uomo fece giusto in tempo a chiudere il vetro oscurato, che divideva l’abitacolo tra occupanti ed autista, prima di perdersi di nuovo tra le braccia e le gambe di sua moglie.

Dopo un tempo indefinibile, ripresero fiato e poterono finalmente farsi accompagnare nel loro appartamento newyorkese.

Entrarono incespicando, troppo presi l’uno dall’altra per preoccuparsi di non sembrare due adolescenti in preda agli ormoni e forse, in fondo, era così che si sentivano, dopo tanti mesi di astinenza.

Taylor, sempre impeccabile, chiuse la porta principale, poi si eclissò in quella che sarebbe stata la sua stanza per la notte, per lasciare la maggior privacy possibile ai suoi datori di lavoro, non senza essere riuscito a trattenere un piccolo sorriso soddisfatto.

Era bello sapere che le cose era ritornate quelle di un tempo.

Il suo capo era una brava persona, sotto molti punti di vista, e meritava la felicità che sua moglie sapeva dargli. 

 

10.

La mattina successiva Anastasia si svegliò piacevolmente indolenzita e sorrise, ripensando a tutta l’attività fisica fatta nella notte.

Suo marito era tornato quello di prima e, come se fosse una cosa possibile, ancora più focoso. La conferma al suo pensiero arrivò subito, con la mano di Christian che si soffermò sul seno di lei, accarezzandolo e stuzzicandolo dolcemente.

< Buongiorno, Mrs Grey >

< Buongiorno Mr Grey >

< Piaciuta la serata a teatro? >

< Sì. E, se te lo stai chiedendo, ho apprezzato molto anche la corsa in macchina e la nottata fra le lenzuola! >

Christian si sollevò su un fianco, per poter ammirare sua moglie in tutto il suo splendore, senza mai staccare la mano dal seno di lei, beandosi del suo sguardo innamorato.

< Sei sempre stata una donna bellissima, Anastasia, ma devo ammettere che così scarmigliata dalla maratona di sesso, a cui ti ho sottoposta stanotte, sei ancora più bella. Quasi radiosa. >

< Ed è così che mi sento. Felice, appagata ed innamoratissima del mio meraviglioso marito! >

< Grazie piccola > disse lui, diventando improvvisamente serio.

< Per cosa? >

< Per avermi…aspettato. >

< In che senso? Non capisco…>

Christian smise il suo massaggio erotico per potersi sdraiare sopra sua moglie e bloccarle i polsi sopra la testa.

< Hai aspettato che io tornassi in forma. Non hai cercato appagamento…altrove… >

Anastasia capì solo in quel momento il significato di quelle parole ed intuì anche il motivo per cui suo marito si era posizionato sopra di lei, immobilizzandola.

< Ma sei impazzito? Cosa credevi?! Dopo nove anni hai ancora dei dubbi sul mio amore? Christian!! >

Lei cercò di divincolarsi, arrabbiata per quella mancanza di fiducia.

< Lo so, lo so…è che oltre a non essere in grado di stare con te fisicamente, sono stato anche molto scostante ed tu ne hai subito le conseguenze, più di tutti gli altri. >

Anastasia smise di muoversi ed alzò gli occhi al cielo, sbuffando sonoramente.

< Christian! Tu sei scostante, lunatico e imprevedibile da sempre e non ho cercato la compagnia di nessun altro uomo perché mi interessi solo tu! >

< Un punto per te, Mrs Grey. > disse lui, sorridendo timidamente.

< Non devi ringraziarmi. Non avresti fatto la stessa cosa anche tu, se le parti fossero state invertite? > chiese lei, improvvisamente dubbiosa.

< È diverso. >

< In che senso, scusa? >

< Tu sei adorabile sempre. Nessun uomo sano di mente si sognerebbe mai di tradire il tuo cuore. Conquistare il tuo amore e riuscire a sposarti sono le due cose di cui vado più orgoglioso! >

< Più dei nostri figli? >

< Sì. > rispose lui, convinto.

< Davvero? > chiese lei stupita.

< Ana, i nostri figli sono il coronamento del nostro amore, ma sei tu il fulcro di tutto. Senza di te ci sarebbe il nulla… >

La rabbia di Anastasia scemò in un soffio, davanti alla vulnerabilità di suo marito.

A volte dimenticava quanto fosse ancora molto fragile, dal punto di vista emotivo. Le insicurezze di Christian nascevano dal rifiuto della madre naturale ed ora era compito suo colmare quelle lacune.

In nove anni era riuscita a dargli sicurezza, ma ogni tanto riemergevano queste vecchie ferite e lei conosceva un solo modo per tranquillizzarlo.

< Fa l’amore con me, Mr Grey >

 

11.

Il jet atterrò senza problemi sulla pista dell’aeroporto di Seattle e presto i coniugi Grey furono in auto, diretti a casa dei genitori di Christian, per ricongiungersi ai loro pargoletti.

< Ciao a tutti > disse Christian, appena scese dall’auto, una volta arrivati a destinazione.

< Papà! Mamma! >

Le voci bianche dei suoi bambini sovrastarono i saluti dei nonni paterni.

< Venite qui, piccoli! >

Christian non fece in tempo a girare intorno all’auto che fu avvolto dall’abbraccio dei suoi eredi e non aspettò che Anastasia li raggiungesse per condividere con lei quel momento di pura felicità.

< Un tempo eri così cavaliere che mi aprivi la portiera, ora mi sono dovuta arrangiare! > disse lei, fingendosi offesa, tenendo le mani appoggiate sui fianchi.

< Stavo per venire da te, ma sono stato travolto da questi due terremoti! > rispose Christian sorridendo, < Puoi perdonare questa mia mancanza? >

< Solo se mi permetti di entrare a far parte del quadretto. Sono mancanti tantissimo anche a me! >

Anastasia si chinò alla loro altezza, poi si lasciò abbracciare dall’amore incondizionato della sua famiglia.

Dopo un tempo sufficiente per ricomporsi, genitori e figli andarono incontro ai nonni Grey, rimasti in disparte ad osservare quella piacevolissima scenetta familiare.

< Bentornati, ragazzi! >

< Ciao mamma, ciao papà. > disse Christian piegandosi un pò per poter dare un bacio sulla guancia di sua madre.

< Stavo per chiedervi se la vostra breve fuga d’amore fosse andata bene, ma guardandovi ho già la mia risposta! > aggiunse Carrick, sorridendo e facendo loro l’occhiolino.

Anastasia arrossì. Nonostante fosse sposata da nove anni ed avesse avuto due bambini da suo figlio, si imbarazzava sempre quando suo suocero faceva dei riferimenti al suo rapporto di coppia con Christian.

< Carrick, smettila di fare commenti a sproposito e falli entrare. Saranno stanchi, dopo tante ore di volo! Avete fame? Vi faccio preparare qualcosa? > chiese Grace, preoccupandosi per loro.

< Grazie mamma ma, se per voi non è un problema, preferirei prendere i miei bambini ed andare a casa. Ho voglia di tornare alla mia routine. >

< Nessun problema, è comprensibile. Lasciateci i bambini ogni volta che volete. Siamo felici di potervi aiutare. È un vero piacere vedervi così uniti. > disse Grace, trattenendo a stento una lacrima di commozione.

Erano passati nove anni, da quando questo suo sfortunato figlio aveva trovato la rotta per la felicità ma per lei era ancora un miracolo, vederlo abbracciato a sua moglie e circondato dai suoi figli.

< Grazie mamma. Credo che approfitteremo di te molto presto! Ho intenzione di portare mia moglie ad Aspen, uno di questi weekend, e di certo non per pescare! > rispose Christian, strizzando l’occhio proprio come aveva fatto poco prima suo padre.

I quattro adulti sorrisero, lasciando che, per una volta, fossero i sentimenti inespressi a dare un senso al loro incontro.

 

Una volta a casa, dopo cena e dopo i riti collaudati, i bambini furono messi a letto e Christian ed Anastasia si ritrovarono abbracciati nel loro talamo.

< Che ne diresti se  mi facessi un tatuaggio? > chiese Anastasia, osservando il bel volto di suo marito.

< Cosa? Che novità è questa? Assolutamente no! > sbottò Christian, improvvisamente serio e corrucciato.

< Andrei da un professionista. Strumenti sterili e tutte le dovute precauzioni >

< Non voglio che tu corra dei rischi inutili e poi si può sapere che cosa vorresti farti tatuare? >

< “Proprietà di Mr Grey”. Pensavo di farlo appena sopra la linea del pube. Forse così ti sentiresti finalmente sicuro e tranquillo! >

< Mrs Grey, mi stai prendendo in giro? > chiese Christian, cercando di restare serio e fallendo miseramente.

< Un po’… > disse lei, sorridendo.

< Se non fosse che tremo al pensiero delle possibili infezioni, l’idea non mi dispiace del tutto. Tu. Sei. Mia. > disse lui, scandendo ogni parola con un sonoro bacio sulla gola di lei.

< Lo sono, Christian. Lo sono dal primo instante che ti ho visto. >

L’uomo non ebbe tempo per rispondere, troppo impegnato ad affondare il bacino sul ventre di sua moglie.

 

La settimana successiva, entrambi i coniugi Grey furono parecchio indaffarati con le rispettive attività lavorative, questo però non impedì loro di ritrovarsi ogni volta, a fine giornata, abbracciati stretti.

< Ho una sorpresa per te > disse Christian, un giovedì sera come tanti altri.

< Quale? >

< Chiudi gli occhi >

< Ok >

Anastasia obbedì prontamente al marito, pregustando già qualcosa di eccitante.

Sentì le mani di lui scorrere sul suo corpo, mentre le sfilava la camicia da notte, lasciandola solo con le mutandine.

Quindi le dita di lui indugiarono più volte sulla sua pelle sensibile e tracciarono brevi tratti.

La curiosità stava per avere la meglio, per cui Anastasia cominciò a muoversi sempre più insofferente.

< Se continui così dovrò legarti! Mi stai facendo sbagliare tutto! >

< “Sbagliare” cosa? Christian, che cosa mi stai facendo? >

Christian si mise a ridere e permise a sua moglie di aprire gli occhi sulla sua opera d’arte.

L’uomo, infatti, usando dei colori da body-painting, aveva scritto su tutto il ventre di Anastasia.

Frasi d’amore, frasi possessive, frasi appassionate. Il corpo di Anastasia era una vera e propria dichiarazione d’intenti!

< Non ti permetterò di tatuare la tua bellissima pelle, ma mi piace usarti come una tela per il mio piacere edonistico >

< Oh mio Dio! Christian! > esclamò lei, non riuscendo a trattenere la sorpresa. Non sapeva che suo marito fosse un provetto…Picasso in pieno cubismo!

< Cosa c’è? >

< E questo cosa sarebbe? > chiese lei indicando un disegno davvero poco identificabile.

< Una posizione del Kamasutra. > rispose lui, trattenendo a stento una risata.

< Tu sei tutto matto! > disse lei ridendo.

< Sono pazzo di te! > rispose lui, facendosi improvvisamente serio.

< Ti amo, Anastasia. Ti amo come non credevo fosse possibile amare una persona >

< Christian, tu sei tutta la mia vita. >

Il gioco, iniziato per scherzo, si trasformò in un amplesso profondo ed intenso e presto i colori, ancora bagnati sul corpo di lei, si trasferirono confusamente sul ventre di lui, creando un’opera d’arte astratta e confusa.

 

< Dovremmo proprio fare una doccia e cambiare le lenzuola > disse Anastasia, ancora in estasi per l’amore appena consumato.

< Posso lavarti la schiena? >

< Solo se poi mi permetterai di ricambiare il favore! >

< Non potrei chiedere di più. >

I due amanti si alzarono dal letto, barcollando un po’ e sostenendosi a vicenda per le poche energie ancora a loro disposizione, quindi si recarono nel loro sontuoso bagno personale, dove poterono lavare via la vernice e l’odore del sesso, senza però togliere dalla loro pelle la sensazione di appartenersi.

< Finché morte non ci separi > disse lui, in un soffio leggero.

< Per sempre. > rispose lei, baciandolo dolcemente.

Avvolti dagli accappatoi, si sdraiarono sul loro talamo, privato delle lenzuola macchiate di colore, e si addormentarono stretti, con le gambe intrecciate e con la consapevolezza che, l’indomani, l’alba li avrebbe svegliati ancora l’una fra le braccia dell’altro.

 

∞ ∞ ∞ ∞ ∞

 

Ciao a tutti! Eccomi qui!

Questa storia è nata da una mia paura personale.

Qualche tempo fa, ho scoperto d’avere un nodulo alla tiroide.

Visite successive hanno messo in evidenza la necessità di asportare chirurgicamente tutto quanto.

Ho avuto l’esito della biopsia, che è “negativa” (per fortuna!) e, ad oggi, sono in attesa di ricevere la chiamata per l’intervento, che è la cosa che più mi spaventa (sono terrorizzata dall’anestesia totale!) :/

Motivo per cui, con questa storia, ho deciso di dare voce alle mie paure ed esorcizzarle con un più che inevitabile happy end!

A dirla tutta, spero d’avere meno problemi di Mr Grey, ma nel caso spero d’ottenere lo stesso esito felice! :)

 

Ora, sorvolando sulle coincidenze volute, mi piacerebbe sapere cosa pensate di questa storia e, se vi va, lasciatemi un commentino!

Grazie in anticipo a chi lo farà ed anche a chi ha solo letto ed è arrivato fin qui senza vomitare!!!! :P

Baci

Frency70

   
 
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