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Autore: Acid_    25/06/2013    2 recensioni
Alex aveva bisogno di essere amato. Nick aveva bisogno di amare.
Poi c'è Bob che ha bisogno delle torte e Paul della sua batteria, ma quello è diverso.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 We only work when we need the money. So, what if I need you? 




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Nick lo aveva avvicinato a sè per il sottile bacino, e – cazzo, non poteva ancora crederci – ma mentre lo stringeva forte gli baciava il collo.
Alex aveva il fiato corto e sentiva il bisogno di urlare ma non riusciva nemmeno ad articolare un pensiero.
Nick cercava di afferrare l’essenza del profumo della pelle dell’altro perché, in qualsiasi modo fosse andata a finire quella faccenda, voleva ricordarsi di quel profumo per sempre.
- Non sei più ubriaco? – Chiese nel buio della stanza.
- Ummhh – Alex non aveva voglia di pensare, non in quel momento, e affondò la testa nell’incavo del collo del chitarrista, mentre con le mani gli carezzava la schiena.
- Oh, andiamo.. – Nick gli baciò la fronte.
- Fingevo, l’avevo detto di non essere ubriaco. – Gli soffiò nell’orecchio.
L’altro ci mise un po’ a recepire il contenuto di quella frase, distratto dal suono che ne era uscito fuori. Puro sesso.
- Vieni con me. – Gli mordicchiava il lobo mentre lo diceva.
- Eh? –
- Adesso sembri tu quello ubriaco. – Sorrideva, Alex.
- E’ colpa tua! –
 

 
Camminavano uno dietro l'altro, per il corridoio che portava alla camera da letto.
Questa era una grande stanza con un letto matrimoniale e un grosso armadio, e tanti libri sparsi dappertutto. Nick poteva giurare di averne visti alcuni cucina e giardinaggio, uno o due addirittura col titolo in greco.
La camera era illuminata da una piccola lampada nell'angolo opposto alla porta, poggiata su una pila di vecchi dizionari.
Il letto era disfatto e le coperte erano intrise del sudore di Alex, quello che lui aveva cercato di fissare nella mente solo qualche minuto prima.
Stava diventando pazzo, era meno di un minuto che aveva tolto le mani dal corpo dell'altro e già ne avvertiva l'assoluto bisogno.
I due erano in piedi, di fronte e si guardavano.
Le mani grandi di Nick contrastavano con quelle lunghe e affusolate di Alex, con le vene sporgenti che si potevano seguire fino scopra il suo piccolo polso.
Nick era soffermato a guardare le gambe magrissime dell'altro, all’interno di jeans attillati quando questo interruppe il sottile filo dei suoi pensieri.
- Non mi farai del male? - Lo sguardo sincero degli occhi color del cristallo si perdeva negli occhi azzurri dell’altro. - Non mi farai del male, vero? –
Nick non riusciva più a trattenersi, per quanto la sua decenza e il suo buonsenso urlassero dal profondo del suo cervello.
Lo baciò. Baciava come mai avesse fatto prima.
Quando le loro labbra si staccarono, sulla bocca di Alex si dipinse un sorriso.
- Ho davvero bisogno di te, non potrei mai fare del male ad una creatura così frangile. - Nick si era appena accorto in cosa Alex fosse diverso dagli altri. Aveva un muro di cristallo tra se e gli altri e lui sentiva di poterci passare attraverso.
Alex si stese sul letto e Nick si mise a cavalcioni su di lui.
Iniziò a sfilargli la maglietta. Mentre le sue dita toccavano i fianchi nudi dell'altro questo emise un mugolio gutturale, seguito da un scatto che gli fece muovere tutta la spina dorsale.
 


Alex con le sue dita bianche iniziò a sbottonare la camicia nera a pois di Nick. O meglio, ci provò.
Gli tremano le mani, non ci riusciva proprio.
Rideva, si vedeva quella luce negli occhi di chi è felice per davvero. Anche Nick era preso dalle risate, e finì a sbottonarsela da solo la camicia.
Alex aveva invertito i posti, adesso lui era sopra. Poteva vedere il suo torace alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Lo leccò, dal mento fino alla cintura.
Nick gemette, e - oh, quanto era sexy la sua voce - prese ad accarezzare i fianchi dell'altro.
Gli tolse la cintura.
 


Un timido raggio di sole entrava flebile dalla finestra.
La piccola lampada era ancora accesa sui dizionari. Alex allungò un braccio e la spense.
Era una di quelle lucine ‘eterne’, di quelle che non si spengono mai, ma ora non ne aveva più bisogno.
La luce del sole scorreva dritta a terra e saliva sul letto, entrando e uscendo dalle pieghe delle coperte.
Andava sul petto bianchissimo di Alex e continuava su quello più scuro di Nick, per salire e scomparire sul suo braccio.
Alex era disteso di schiena ma si era voltato per guardare il regolare saliscendi della pancia dell'altro. Era così bello che faceva venir voglia di piangere. Si sentiva scoppiare il cuore per la felicità.
Un ciuffo dei suoi capelli cioccolato gli copriva un occhio. Alex lo spostò, facendo attenzione a non svegliarlo.
Ringraziava una qualsiasi divinità lassù per avergli impedito di bere a sera precedente. Non avrebbe avuto ricordi così vividi di quello che era successo.
Le labbra sottili di Nick erano socchiuse, sembrava che gli implorassero di farlo. Si spinse leggermente in avanti, senza far rumore, e posò le sue labbra su quelle dell’altro, solo per mezzo secondo. Solo per essere sicuro che quello che aveva davanti agli occhi fosse reale e non un angelo mandato dal cielo.
Certe cose, pensò, però aveva dovuto impararle negli angoli più sporchi dell’inferno.
Si svegliava, ora, l’angelo sceso all’inferno e venuto sulla Terra.
- Buongiorno – Alex gli si mise su a cavalcioni, sfoggiando un sorrisetto malizioso.
- Sei già sveglio? Non è giusto! Volevo poter guardarti dentro all’anima! – Gli prese il viso tra le mani e lo abbassò per baciarlo. Questo perse l’equilibrio e cadde sull’altro.
Nick rimase meravigliato dal peso quasi nullo che aveva addosso. Era estremamente magro, e questo per lui era estremamente piacevole.
- Che c’è di strano nella mia anima? Perché non potresti guardarci dentro mentre sono sveglio? –
- Hai degli occhi stupendi – Ma aveva paura di guardarli. Erano come cristallo, come bolle di sapone. A molti farebbero paura.
A molti farebbero paura perché pochi saprebbero come non farli cadere a pezzi e tagliarsi con le scaglie.
A molti fanno paura perché nessuno sa evitare che le bolle di sapone scoppino.
C’era un muro di cristallo tra quell’uomo e il mondo, ma adesso lui sentiva di averlo attraversato. Vi era dentro, con Alex e avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché questo muro non si rompesse. E se un giorno il vento fosse stato più forte lui sarebbe rimasto lì. Anche se fosse crollato in mille cristalli, non sarebbe andato via. Non lo avrebbe abbandonato per nessun motivo al mondo, anche al costo di ferirsi a sangue, pur di non lasciare che Alex soffrisse. Adesso sentiva di poterli guardare.
E non gli avrebbe fatto del male, mai.
- Perché dovrei chiuderli, se sono “bellissimi”? – La domanda sorgeva spontanea.
- Giusto, tienili aperti. – Sorrideva.
- Shei schizofrenico? – Erano ancora così abbracciati. La faccia di Alex affondata tra il collo e il cuscino di Nick. Non è che avesse molto spazio, lì sotto, per muovere la bocca.
- E togli quella testa da lì! - - Dove devo metterla? –
- Tagliala! - - Non shei shpiritosho. –
- Hai una pronuncia bellissima - - Grashie. –
Nick scorreva le sue dita tra quei sottilissimi capelli biondi. Nel frattempo Alex aveva deciso che forse era troppo giovane per morire soffocato e quindi aveva girato la testa sul collo dell’altro.
- Perché hai dei libri in greco? –
- Io sono greco. - - Andiamo, non prendermi in giro, Alex! –
- Il mio cognome è Kapranos. Ti sembra un cognome scozzese? –
- Giusta argomentazione – Silenzio. Poteva essere passato il secondo o un millennio, e loro erano ancora lì.
- Non so se riuscirò a dormire senza di te, domani. Resterai qui con me per sempre? – Alex ora lo guardava negli occhi.
- Fino a quando non diventerò polvere, e allora solo il vento potrà portarmi via. – Gli baciò la fronte.
 







NDA
Ecccomi di nuovo qui, gente! Non demordo. No. Per Niente. Forse dovrei. Forse.
Cooomunque, sono contenta che a qualcuno sia piaciuto il primo capitolo, è un piccolo passo per l’uomo un grande passo per blablabla. Perché divago sempre?!
Aaaallora, volevo scrivere una cosa tutta carina e flufflosa, ma la prima parte un po’ ‘arancione’ ci stava tutta. Dovevo sfogare i miei istinti repressi. Ok, me ne vado.
*si para dai pomodori* Volevo solo dire che il titolo del capitolo è da una canzone delle Dum Dum Girls, e ci sono riferimenti a ‘Katherine Kiss Me’ dei Franz Ferdinand.
Alex è greco per davvero. E ho rimesso una foto dei Franz Ferdinand perchè era bella e perchè qui Alex è biondo.
Me ne vado, lo giuro. 
  
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