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Autore: Jarvis e Ferro Vecchio    26/06/2013    3 recensioni
quando si tratta di me che scrive una ff a ora tarda nasce questa storia. non che sia particolarmente esilarante, ho sempre desiderato incontare Master e lo desidero ancora..
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Master - Simm
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Insomma, quando si tratta di me il Maestro non è un buon attore e riesco a modellarlo a mio piacere.
Dico a voce alta mentro batto la frase al pc.
- Chi è che riusciresti a modellare a tuo piacere?
Questa voce mi risulta alquanto familiare. Ma dove l’ho già sentita?
- Allora, sciocca umana, a chi ti riferisci?
Sbatto le palpebre più volte prima di capire che non è frutto della mia fantasia la voce che sento alle mie spalle, e che non è nemmeno mio fratello che mi fa uno dei suoi soliti scherzi.
Mi giro lentamente, quasi a rallentatore, come nei film.
Quando mi accorgo che il biondo dietro di me è vero e non solo un’allucinazione quasi svengo.
No, non posso mostrarmi debole davanti a lui.
Mi do una decina di schiaffi mentali per riprendermi dallo shock.
- Chiudi la bocca, o altrimenti ci entreranno le mosche.
Questa battuta.. l’ho appena scritta nella mia storia.. merda.
Maestro..
- Era riferita a.. a.. un personaggio.. di una storia che.. tratta di un telefilm.. di cui sono appassionata.
Rimango sul vago, forse non mi farà più domande.
E forse ti sbatterà sulla prima superficie piana a disposizione.
Non sarebbe una cattiva idea dopo tutto..
- Fammi leggere.
Il Maestro si impossessa del pc e legge le ultime dieci pagine della storia, praticamente quelle che nessuno dovrebbe leggere.
Cerco di alzarmi lentamente, senza farmi notare da lui, che sembra preso nella lettura. Mi dirigo verso l’uscita, appoggio la mano sul pomello della porta e lo giro.
- Non ti muovere, umana.
Un brivido gelido mi attraversa il corpo.
Non riesco a muovere nemmeno un muscolo.
Ma come diavolo a fatto a leggere dieci pagine in nemmeno un minuto?
Nella mia storia sono decisamente più coraggiosa.
- Le hai scritte tu?
Cerco velocemente una risposta che non implichi la mia morte. Non ne trovo. Tanto vale dire la verità.
- S-sì.
- Come ti chiami, umana.
Cerco di trattenermi dal dirgli come vuoi che io mi chiami.
- Sara. Mi chiamo Sara.
- Bel nome.
Mi ha appena fatto un complimento?
Saltagli addosso. Saltagli addosso. Ora! Attacca Sara!
Non sai quanto ne avrei voglia. Il mio idolo, lì, in piedi davanti a me. Con il mio pc in mano.
Divento rossa.
- Come mi conosci?
Faccio un respiro profondo.
- Tutti ti conoscono, Master.
- Stai mentendo.
- Non ti mentirei mai. Tutti ti conoscono come nemico del Dottore. Alcuni anche in altre maniere, ma sorvoliamo. Io ti stimo tantissimo. Era da un casino di tempo che volevo dirtelo.
Pian piano il rossore se ne va.
- Master, posso viaggiare con te?
Chiedo tutta speranzosa. Magari accetta.
- Non oggi, ma tornerò a riprenderti.
Sparisce in un’esplosione di luce.
Subito mi viene in mente la definizione di Amelia Pond e la modifico.
“Sara Pierce, la ragazza che ha aspettato”
Almeno spero di aspettare per poco.
 
Una settimana dopo aspetto ancora con ansia l’arrivo del mio mito, ma purtroppo non sono stata come Amy seduta in giardino su una valigia per tutta la settimana, ma la dura vita da liceale mi attendeva. Insomma, io neanche volevo fare il liceo linguistico. Non mi piace studiare le materie scolastiche, mi piace più studiare la storia di Gallifrey e dei suoi abitanti oppure l’Enochiano antico.[1]
Ma conoscete quei momenti in cui vorresti essere da tutt’altra parte all’infuori dell’aula di antologia e lontano dalla vostra prof. di poesia? Ecco, tutte le mie giornate sono cosi.
Che poi, cosi ci servirà la poesia nella nostra vita? Capisco che a qualcuno potrebbe piacere, ma se qualcuno cancellasse la memoria a tutti i professori ci farebbe un immenso favore.[2]
Se qualcuno provasse a cancellare questa città dalle cartine e dalla faccia della terra non sarebbe affatto male.
Concordo pienamente.
Alzo la mano.
- Che hai adesso, Larese?
- Posso andare in bagno, prof?
- Ma che è? Vi faccio un effetto diuretico? Nella mia ora andate sempre in bagno, c’è una continua processione.[3]
Direi più lassativo che diuretico.
- E vai se devi andare. Certo che Foscolo non ti va proprio giù, eh Larese?
Eccerto che non mi va giù. Cazzo sei una racchia, brutta e bavosa. Se a insegnare italiano ci fosse il Maestro avrei i voti più alti di tutta la scuola.
Mi alzo lentamente dalla sedia e mi dirigo sempre con estrema lentezza verso la porta. Abbasso lentamente la maniglia e esco in tutta velocità, chiudendo altrettanto velocemente la porta.
Mi fermo a parlare un po’ con la mia bidella, anzi, collaboratrice scolastica, di nome Ivana.
- Ciao, Ivi.
- Ciao. Che ci fai qui?
- Mi faccio una passeggiata.
- Prima un ragazzo ha chiesto di te.
- Perché non mi hai chiamato, Ivi? Perché?
Mi accascio sulla sedia della bidelleria.
- Ha detto che tornava dopo.
- Davvero?
Faccio un sorriso che parte da un orecchio e arriva all’altro.
- Chi era? Era un po’ arrabbiato.
Si vede che avrà finito di leggere la mia storia su di lui.
Secondo me era più eccitato che arrabbiato.
No, fidati, era arrabbiato.
- Eccolo lì che torna.
Il Maestro entra in tutto il suo splendore dall’entrata principale della scuola, accompagnato da K-9?? Che cazz..
- Master! Che bella sorpresa.
In quel momento arriva Serena, una mia compagna di classe.
- Sara, la Mandri[4] ti rivuole in classe.
Guarda il Maestro in piedi davanti a me.
- Aspetta un momento.. lui è..
- The Master, si. È lui.
- Pensavo che fosse solo inventato, che fosse..
- Vedi, avevo detto che ti conoscevano tutti.
Sorrido felice di aver “vinto” contro di lui.
- Dille che è venuto un mio parente e che devo parlare con lui.
So già che quando tornerà in classe dirà a Miriam (l’altra amica) che ha visto il Maestro.
Sere se ne va, io mi avvicino a K-9 e lo accarezzo (per quanto si possa accarezzare un cane di ferro.
- Pensi di portarmi via con te o sei solo venuto a farmi vedere che puoi tornare?
- Sono venuto a prenderti. Abbiamo delle galassie da far esplodere.
- Senti, io in aula ho tutta la roba che mi serve, se mi firmi il permesso di uscita sarò per sempre tua.
- Permesso di uscita?
- Arrivo subito.
Corro in classe.
- Prof, è arrivato mio fratello è mi ha detto che devo uscire adesso, perché mia nonna sta veramente molto male e vorrei vederla prima che, sa..
Faccio scendere una lacrima lungo la guancia.
- Va bene, prepara la cartella e portami il permesso prima di andartene.
Preparo in fretta e furia la mia cartella. In poche paole ci metto dentro il libro di storia Gallifreyana e il quaderno di disegno dove l’unico soggetto è Master.
Prendo il libretto e corro dal mio amore.
Compilo al posto suo e poi gli dico di firmare con il nome di mio fratello.
Riporto il libretto in classe, faccio firmare alla Mandri, sorrido a Sere e me ne vado.
Quando arrivo in corridoio Master aveva già impostato le coordinate sul suo manipolatore vortex. Ci appoggio una mano sopra come fa lui, K-9 ci appoggia un’antenna e spariamo in un lampo di luce dorata.
La povera Ivi rimane sconvolta.


[1] Piccola cit. di Supernatural.
[2] Riferimento al Maestro puramente casuale.
[3] Cit. della mia vera prof di italiano.
[4] Soprannome della mia prof.
*angolo autrice*
questa storia è nata metre ne scrivevo un'altra. stavo parlando di Master
ed è nato questo obrobrio di ff.
fa decisamente schifo, ma ormai sono arrivata a questo punto quindi continuo.
quindi, rifiuto l'offerta del Dottore di dedicarmi completamente a lui e vado avanti
*momentaneo momento (?) di pazzia*
ok, il mio cervello si sta lentamente scollengando, quindi vi chiedo solamente di essere clementi con me
*si inginocchia e supplica*
xoxo Cas

 
   
 
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