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Autore: telesette    28/06/2013    0 recensioni
Sori non disse nulla, gli occhi fissi verso il basso e l'espressione assente, tuttavia lo stesso Mitamura non poté fare a meno di notare l'evidente tristezza nel suo sguardo...
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Yu Hazuki/Mila Hazuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mitamura sbarrò gli occhi allibito.
Sulle prime pensò di aver capito male.
Sori non poteva parlare sul serio, certo intendeva dire diversamente.
Sì, doveva per forza essere così, senza dubbio.
Forse intendeva dire di essersi affezionata a lui oltremodo e, senza volerlo, l'emozione le aveva strappato di bocca parole con tuttaltro significato.

- Sori - esclamò piano Mitamura, cingendole le spalle con fare paterno. - Sei una ragazza molto sensibile, questo l'ho capito, e mi commuove un simile affetto da parte tua; adesso però calmati, asciugati gli occhi, e sediamoci davanti ad una buona tazza di té!

Sori scosse la testa.
Evidentemente non aveva capito nulla.
Come poteva essere così ottuso?
Eppure lei era stata sincera.
Nonostante avesse appena messo a nudo i suoi sentimenti, con uno sforzo incredibile oltretutto, lui ancora non capiva ( o non voleva capire ) quanto lei fosse seria.
Del resto lo temeva.
Dani Mitamura era l'allenatore delle Seven Fighters, un uomo con dei doveri e delle responsabilità precise nei confronti di ognuna delle sue giocatrici, e dunque non poteva anche solo concepire una relazione con una ragazza poco più che diciottenne.

- Mister, io...
- Non dire altro - la zittì lui, con fare comprensivo. - Ti vedo molto agitata, adesso, forse e meglio riprendere la questione in un altro momento e... Mmm ?!?

Accadde tutto così velocemente.
Sori si buttò così, senza pensare.
Le labbra di Mitamura assieme alle sue, proprio come nei suoi sogni, eppure reali questa volta.
L'uomo, dal canto suo, era completamente spiazzato.
Non poteva immaginare che i sentimenti della ragazza fossero forti sino a quel punto.
Anche se era immobile, lei prese ugualmente ad abbracciarlo.
Anche se era confuso, le labbra di lei erano morbide e piene di passione.
La fanciulla era più che convinta di ciò che stava facendo, e difatti lo stava baciando con tutta sé stessa.
Col corpo.
Con l'anima.
C'era più amore in quel singolo bacio di quanto Mitamura avesse mai concepito nell'arco di tutta la sua vita.
Dolce.
Autentico.
Inconfondibile.
L'amore di Sori era tale da lasciarlo completamente senza fiato.
Se solo non si fosse trattato di lei.
Se solo...

- No, non posso - mormorò il Mister, recuperando in fretta il controllo di sé. - Non posso, è sbagliato, non posso farlo!
- Ma...
- Ti prego, Sori, non fraintendermi - aggiunse lui in fretta. - E' una sensazione bellissima anche per me, davvero è stupendo, TU sei stupenda... solo che non è giusto, non è giusto, capisci ?

Certo, Sori comprendeva.
Comprendeva perfettamente.
All'improvviso si sentiva una tale stupida, per aver anche solo pensato di poter vivere quel sogno nella realtà.
Quanto era stata stupida.
In un attimo aveva rovinato tutto.
Tutto, tutto era finito in quel preciso momento.
Mitamura non l'amava, non poteva amarla, e non l'avrebbe mai amata.
La tristezza si tramutò subito in disperazione, finché lei non fu più in grado di sopportarla oltre, e così cedette all'impulso istintivo di scappare via il più lontano possibile.

- Sori - urlò Mitamura, non appena costei corse fuori del suo ufficio in lacrime. - Sori, aspetta!

Ma le parole, da sole, non potevano certo fermarla.
Sori attraversò il corridoio, uscendo prima nel cortile, e oltrepassò il cancello aperto che dava sulla strada. Mitamura la inseguì sconvolto, tanto quanto lei, chiamandola ripetutamente. Tuttavia lei non aveva alcuna intenzione di fermarsi né di voltarsi indietro.

- Sono una stupida - singhiozzò tra sé. - Una stupida, stupida, stupida...
- Sori, per l'amor del cielo, sta attenta !!!
- Eh ?!?

Nel momento in cui lei si avvide del pericolo, una macchina attraversò l'incrocio a tutta velocità, suonando il clacson all'impazzata.
Sori rimase immobile, in preda al panico, incapace di spostarsi.
La macchina cercò di inchiodare, sfrigolando violentemente le gomme sull'asfalto, ma era troppo veloce per arrestarsi in modo da evitarla.
Era inevitabile.

- Sori, nooo!

Tuffandosi in mezzo all'incrocio con balzo felino, incurante del rischio che egli stesso correva, Mitamura spinse via Sori dalla traiettoria del veicolo. La fanciulla cadde bocconi di lato alla strada e, prima che potesse riaprire gli occhi, l'ultima cosa che sentì fu uno strìdere di pneumatici e un tonfo sordo.
Come rialzò dunque lo sguardo, Sori vide la macchina ferma e, poco distante, il corpo inerte del suo allenatore.

- Mister - urlò, rialzandosi e correndo verso di lui. - Non può essere, non può essere, no!

Sorreggendolo per le spalle, Sori sollevò piano la testa dell'uomo ferito.
Malgrado il duro impatto col veicolo, il conducente era riuscito fortunatamente ad evitare di ucciderlo sul colpo.
Mitamura aveva gli occhi chiusi e un sottile rivolo di sangue all'angolo della bocca.
Sori invocò il suo nome disperata, supplicandolo con quanto fiato aveva in corpo, e per un qualche miracolo le sue preghiere parvero ascoltate.
Mitamura aprì gli occhi stancamente.

- So... ri...
- Mister - gemette Sori, con gli occhi pieni di lacrime. - Mi dispiace, io non...
- Stai... Stai bene? - domandò l'allenatore con un filo di voce. - N... Non sei ferita, vero?
- No, sto bene - annuì lei. - Stia tranquillo, chiamo subito un'ambulanza!

Mitamura sorrise, malgrado la vista appannata, e si sforzò di rimanere il più possibile cosciente.

- L'importante... è che tu stia bene - disse. - S... Se ti fosse accaduto qualcosa, non me lo sarei mai perdonato!
- Oh, Mister...
- A... Anch'io ti amo... Sori - concluse lui, con le sue ultime energie.

Sori provò ad abbracciarlo, a dirgli con esattezza ciò che provava, ma Mitamura era nuovamente svenuto.

 

( continua )

   
 
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