Yoooo minnaa! Ce l’ho fatta! Anche io
inizio la mia storia ad oc! Non
vedevo l’ora! *saltella tutta eccitata* Lo so che ho
altre…due o tre long in
corso, ma tranquilli: sono in scrittura XD Allora, ho deciso che
accetterò per
ora 12 oc, 6 maschi e 6 femmine,
quindi controllate le altre recensioni prima di mandarmeli :D il
“per ora”
significa che se qualcuno, proprio ci tenesse quanto la sua stessa vita
a
partecipare ma non ci fossero più posti, allora aggiungerei
anche il suo a
patto che si procurasse un altro iscritto del sesso
opposto…MA sappiate che mi
complicate la vita!
Canzone consigliata come sottofondo per il
capitolo: I need your love
di Calvin Harris :D
Ora…buona lettura!
Un’ombra
in viaggio!
Il sole non era ancora sorto nel
cielo violetto e una
leggera brezza faceva frusciare le foglie degli alberi del bosco; tutto
ancora
dormiva sereno, tranne un piccola figura ammantata che rapida e
silenziosa
scivolava lungo il grosso tronco di un pino centenario; i suoi passi
sul
terreno non si udivano nemmeno, l’unico suono era il
frusciare del lungo
mantello nero che la avvolgeva tra i fili d’erba.
L’ombra sottile
camminò per alcuni minuti, fino ad arrivare
in una piccola radura vicino al corso del fiume; lì
cominciò a compiere
flessuosi ed agili movimenti: le mani che stringevano qualcosa di
appuntito e
luccicante, prima descrivevano grandi cerchi poi infliggevano rapide e
silenziose stoccate. Le gambe si muovevano rapide e i muscoli si
tendevano
guizzanti. Era una danza, una danza meravigliosa e attraente, una danza
mortale.
Passato del tempo, la figura, con
mano decisa, scaglio il
pugnale a conficcarsi con mira precisa e velocità
incredibile nel tronco di un
abete. Corse leggiadra a riprendere l’arma, e, dopo averlo
fatta saltare per qualche
istante tra le mani, il pugnale si dissolse in una nuvola nera. Con
soddisfazione si avvicinò alla superfice del fiume per
ammirare il suo nero
riflesso; nel fiume delle morbide labbra rosate sorrisero, di un
sorriso
felino, del sorriso che la pantera rivolge alla preda prima di balzare.
La città di Ninivel,
capitale del Regno di Elmar, che
duemila anni prima, prima
della Grande
Catastrofe, era il Regno di Fiore, era già in fermento
poiché scoccata la
quinta ora*. Le ridanciane e chioccianti signore della città
gironzolavano di
qua e di là per il mercato, facendo frusciare tutte le loro
gonne e sotto gonne
e comprando l’occorrente per il pasto di mezzodì e
per tutta la settimana; i
robusti signori delle bancarelle urlavano a gran voce nella speranza di
attirare le comari, mentre bambine e bambini correvano per il mercato,
giocando
felici in quel colorato caos. Il mercato era uno dei giorni
più belli per i
cittadini: i profumi delle spezie solleticavano il naso dei passanti, i
colori
sgargianti delle stoffe rapivano lo sguardo, il dolce sapore dei
prodotti fatti
in casa deliziava i palati.
Nessuno faceva caso alla piccola
ombra che strisciava
nell’oscurità lungo i muri delle case e lei lo
sapeva, sapeva di essere
invisibile per quegli occhi così indaffarati, e divertita si
godeva anche lei
il mercato, alleggerendo di tanto in tanto qualche incauto passante.
Con un
sorriso di sfida di avvicinò alla bancarella sgargiante del
fruttivendolo e
rapida afferrò una grande mela rossa, che morse con gusto
prima di mescolarsi
alla calca e sparire di nuovo. Come se non fosse mai passata. Non era
forse
quello il suo destino? Un’ombra tra
le
ombre, destinata all’oblio e
all’oscurità…
Mentre guardava rilassata chi passava
per il mercato, vide
un gruppo di ragazzine camminare e ridacchiare e rimase incantata a
guardarle:
parlavano del loro primo bacio. Per una ragazza è uno dei
momenti magici della
vita. Un sorriso malinconico si disegnò sulle sue labbra,
poi scosse la testa
rimproverandosi a mezza voce e cambiò strada. Era
lì per raccogliere
informazioni non per perdersi in fantasie. Aveva rinunciato da tempo a
quel
mondo.
Cautamente si diresse verso
l’ala nord del mercato, quella
vicino alle caserma delle guardie e quindi quella più
pericolosa; lentamente e
mantenendosi nell’ombra si avvicinò ad un gruppo
di guardie che nelle loro
armature argentee chiacchieravano tenendo d’occhio il mercato.
“Quindi sta sera voi siete
di guardia al Palazzo Valleir?”
stava dicendo una di esse rivolta ai suoi compari.
“Già, e io che
programmavo una bevuta in osteria!” sospirò
l’altra, scocciata.
“Cosa che io invece
farò!” disse con una risata la prima
guardia che aveva parlato.
“Dannata Ladra!”
proruppe l’ultimo, “Se non ci fosse lei
potremmo fare dei turni più tranquilla, ma ora che
è arrivata tutti i nobili
richiedono la massima protezione perché hanno paura di
lei”
“Come Valleir, teme che
quel maledetto fantasma riesca a
mettere fuori combattimento le sue venti guardie e rubi lo smeraldo!
Come se
potesse succedere! E quindi a noi ci tocca lavorare!”
“Vorrei tanto sapere chi si
cela sotto quel mantello…” e si
lanciarono in speculazione sulla vera identità della Ladra
Nera, il nuovo
terrore di Elmar. C’era chi sostenesse fosse un uomo, in
realtà, chi una donna
per la piccola statura, chi un demone, chi un fantasma; chi sosteneva
fosse un
antico mago oscuro, chi un ladro fortunato. Ma nessuno ad ora poteva
dirlo con
certezza.
Intanto l’ombra si
allontanava con un ghigno divertito: ora
sapeva tutto quello di cui aveva bisogno. Esultante ritornò
al suo rifugio sul
pino dove rilassandosi si preparò mentalmente per la serata
di lavoro.
La figura ammantata si mosse quando
ormai era scoccata la
dodicesima ora e il cielo tendeva a lillà;
camminò rilassata per le vie ormi
quasi deserte della città, evitando con cura le varie
pattuglie, fino a
giungere in una vietta scura tra catapecchie pressoché
disabitate; da lì si
arrampicò sul tetto di una di queste ed iniziò
una veloce ed entusiasmante
corsa sui tetti al tramonto, così liberante che finalmente
apparve un vero
sorriso sul suo volto. Cosa c’era d meglio che sentire il
vento, simbolo di
libertà, sferzargli il volto, mentre dall’alto
poteva ammirare quella distesa
di case in pietra, che il sole tingeva d’arancio e di rosa?
Finalmente giunse davanti
all’alta torre cittadina e dalla
borsa in cuoio che portava a tracolla, dopo un lungo e difficile
rimestare,
estrasse un piccolo quadernetto. Rilesse velocemente le informazione
sul suo
cliente e fece una smorfia scocciata. Quei tipi li detestava: avrebbero
venduto
loro madre per soldi, figurarsi la sua identità. Doveva
assicurarsi di
spaventarlo talmente tanto da non fargli nemmeno pensare di poterla
fregare.
Con un ghigno si avvicinò
alla parete in ombra della torre e
vi appoggiò una mano, dopodiché
l’attraverso, risucchiata dall’oscurità.
Un’ombra
tra le ombre...
Un uomo grasso e basso attendeva
nervosamente in cima alla
torre e si stava chiedendo se il suo uomo sarebbe mai arrivato, quando,
improvvisamente, la sua stessa ombra proiettata sul pavimento
iniziò a muoversi
di vita propria, contorcendosi e allargandosi. Poi iniziò ad
emergere
dall’ombra, lentamente, una figura ammantata.
L’uomo lanciò un
urlo e si rannicchiò su se stesso, mentre
la figura lo guardava segretamente soddisfatta.
“Sbaglio o lei voleva
vedermi per affidarmi un incarico?”
disse l’ombra.
“Lui si alzò
tremante stringendo al petto una borsa
tintinnante e la guardò stupefatto.
“M-ma lei è
davvero…” iniziò a balbettare, ma
l’altro lo
interruppe avvicinandosi un dito alle labbra.
“Non siamo qui per
discutere la mi identità, le pare?” disse
con un tono di minaccia, “Mi dia la borsa con le istruzione e
metà dei bahal*,
poi se ne vada. Il prossimo appuntamento è sempre qui,
domani sera.”
L’uomo annuì e
le porse la borsa.
“E mi raccomando, non
faccia parola con nessuno di
quest’incontro, altrimenti…” e
lasciò la frase in sospeso, mentre l’altro
deglutiva spaventato.
Dopodiché la figura
salì sul parapetto e, sotto lo sguardo
stupefatto del cliente, si lanciò giù dalla torre.
Sorrise, sentendo l’aria
accarezzarle la faccia; a pochi
metri da terra si concentrò e, invece di schiantarsi per
terra, attraversò il
pavimento in ombra e riemerse all’ombra del suo pino.
La figura lesse le istruzioni che
c’erano nella borsa,
nonostante sapesse già cosa dovesse fare: il cuore degli
uomini è facile da
comprendere; poi contò i bahal per controllare di non esser
stata ingannata,
anche se nessuno sano di mente ci avrebbe mai provato.
Dopo aver mangiato,
ripartì coperta dall’oscurità della
notte; destinazione: Palazzo Velleir. Obbiettivo: lo smeraldo.
Mentre l’adrenalina
cominciava a pervaderla, giunse davanti
al palazzo. Era un grosso e decorato palazzo in pietra, protetto da un
muro di
cinta, con un giardino curato, le persiane in legno e tante, tante
guardie di
ronda.
Tipico.
Silenziosa si appiattì
lungo il muro della casa di fronte al
palazzo e, dopo aver preso le misure, attraversò
l’ombra e riemerse nel
giardino. In un cespuglio di rose, per la precisione.
Con un gemito si districò
dalle spine e corse a nascondersi
dietro un quercia. Perché diavolo i nobili avevano la fissa
delle rose!? Non
potevano piantare margherite o pomodori?!
Sempre imprecando, iniziò
ad analizzare la ronda: le guardie
andavano a due a due. Il percorso era il perimetro del palazzo.
L’incontro tra
due gruppetti di guardie avveniva ogni trenta secondi
all’angolo. Quindi aveva
trenta secondi per stordire le guardie, entrare, prendere lo smeraldo e
scappare.
La figura tese tutti i muscoli fino
allo spasmo.
L’adrenalina in circolazione. Un sorriso ferino sul volto.
Uno.
Le guardie si incontrano e un gruppo
sparisce dietro
l’angolo.
Quattro.
Corre silenziosa fino ad arrivare
alle spalle delle due
guardie.
Otto.
Condensa nella sua mano una frusta di
ombra.
Dieci.
Strozza la prima guardia fino a farle
perdere coscienza
Tredici.
La seconda guardia si accorge di lei
e fa per dare
l’allarme.
Quindici.
Colpisce con un calcio in pancia la
guardia e mentre è
piegata per il dolore, la colpisce nuovamente con un gomito a collo.
Diciotto.
La guardia stramazza la suolo e lei
cerca la finestra della
stanza affianco a quella dello smeraldo.
Venti.
Si arrampica fino al balcone del
secondo piano ed entra
nella stanza.
Ventidue.
Tre guardie bloccano la porta
all’esterno; utilizza i suoi
portali d’ombra si teletrasporta davanti a loro.
Ventiquattro.
Con un tentacolo d’ombra
soffoca le tre guardie.
Ventisei.
Entra nella stanza della pietra, poi
blocca e imbavaglia con
l’ombra le sei guardie all’interno, infine le
sbatte contro il muro per far
perdere loro coscienza e magari anche la memoria.
Ventotto
Rompe la teca e infila lo smeraldo in
borsa. Nella speranza
poi di ritrovarlo.
Ventinove.
Apre la finestra pronta a gettarsi
giù. Si odono urla nella
casa. Devono aver sentito i colpi degli elmi contro le pareti.
Trenta.
Qualcosa la colpisce con forza alla
testa e cade
nell’incoscienza.
La prima cosa che vide fu il cielo
stellato.
“Strano…”
pensò, “Di solito le fronde mi coprono la
visuale…”
Poi, in un drammatico istante, si
ricordò del lavoro,
dell’incursione nel palazzo, della villa…e della
sua perdita di coscienza.
Di scatto si alzò, si
rannicchiò su se stessa e nelle sue
mani si condensarono due spade d’ombra, ricurve con
l’impugnatura a forma di
drago.
“Finalmente sei sveglia,
cominciavo a pensare di averti
ucciso!”
La figura si voltò di
scatto e ritrovò a guardare un ragazzo
appoggiato a braccia incrociate ad un tronco. Aveva un fisico asciutto
e
allenato, una muscolatura ben visibile nonostante la camicia bianca
leggermente
aperta, i pantaloni in pelle neri e il mantello marrone; i capelli
erano biondo
miele, mossi e scompigliati, sopra le spalle; gli occhi erano di una
grigio
incredibile, come il cielo nuvoloso, e il sorriso era il sorriso di un
bastardo.
Questa fu l’analisi, per
nulla condizionata dal fatto di
essersi fatta fregare come una novellina, della figura.
Lentamente si raddrizzò,
ma non fece scomparire le armi.
“Chi sei?”
sibilò.
“Potremmo dire che sono un
ladro anche io...” Disse lui passandosi
una mano tra i capelli.
“Cosa vuoi da
me?”
“Il tuo aiuto.”
Disse tranquillamente.
La figura scoppiò in una
risata cristallina.
“Non potevi chiedermi un
incarico come fanno tutti? Dovevi
per forza tramortirmi’!” iniziò a dire
ironica, ma si ghiacciò pressoché
subito, tornando in modalità difensiva: come aveva fatto a
stordirla? Non era
certo una ladra da quattro soldi!
Con un saltò
indietreggiò dal ragazzo che le si stava
avvicinando.
“ Come siamo
diffidenti…Non potresti togliere quel mantello?
Preferisco parlare con le persone guardandole in faccia, Ladra
Nera.” La figura
si bloccò e strinse le mani a pugno, tanto da far sbiancare
le nocche.
“Tanto ho già
dato un’occhiata mentre eri svenuta…”
disse
con un sorriso malizioso.
Un’imprecazione a dir poco
colorita giunse dal mantello;
come aveva osato, quel pervertito?! Alla prima occasione gli avrebbe
rotto il
naso!
Poi, lentamente la figura
slacciò i lacci del mantello e lo
fece scivolare a terra. In quel momento non era lei ad avere il
coltello dalla
parte del manico…
Il ragazzo la guardò,
stupendosi ancora di chi si celasse
sotto il mantello della Ladra Nera, colei che aveva messo in ginocchio
tutto
Elmar; era poco dire che la giovane ragazza, a occhio sedici anni, che aveva davanti era
bella: i
capelli biondi con sfumature ramate cadevano in morbidi boccoli lungo
la
schiena, mentre gli occhi blu come il mare gli lanciavano occhiate
diffidenti e
innervosite; sulle guance rosse d’imbarazzo per essere
così scoperta erano
impressi quelli che pensava fossero tatuaggi neri, come un rampicante
sottile.
Il busto era avvolto da una morbida camicia nera sopra cui indossava un
corpetto nero con ricami rossi, mentre le gambe allenate erano fasciate
in
pantaloni di pelle nera. LA borsa a tracolla era in cuoio, come la
cintura in
vita a cui teneva appesi vari sacchettini.
“Hai finito di
analizzarmi?” chiese infastidita arrossendo.
“Mmh…
quasi” disse innervosendola e imbarazzandola ancora di
più, “Sei una mezzelfo, vero?”
La Ladra lo fulminò e
digrignò i denti.
“Come lo sai?” Lo
avrebbe definitivamente ucciso.
“Il modo in cui tieni i
capelli: è ovvio che cerchi di
coprire le orecchie leggermente a punta. Piuttosto raro, devo
ammetterlo…”
La ragazza non aveva mi avuto tanta
voglia di fare a pezzi
qualcuno in vita sua, né si era mi sentita tanto indifesa e
imbarazzata. Quanti
anni erano che non si mostrava apertamente a qualcuno? E poi la
guardava come
se volesse mangiarla, quel maniaco!
“Comunque, tornando ai
nostri affari,” la ragazza alzò gli
occhi al cielo: da quando loro due avevano affari in comune?
“Ti ho stordito
perché dubito che altrimenti mi avresti
preso in considerazione: voglio arruolarti per compiere un viaggio alla
ricerca
della Fairy Heredity.”
La ragazza lo guardò
perplessa, mentre ricordi affioravano
nella sua memoria.
“Il tesoro della
leggendaria gilda di maghi…Fairy Tail…la
più forte al mondo prima della Grande
Catastrofe…” mormorò ricordando le
parole
della sua vecchia tata.
“Esatto! Io lo sto cercando
e ho bisogno del tuo aiuto!”
disse il ragazzo.
“E’ una leggenda
per bambini, e comunque ho altro da fare.”
Disse lei voltandosi, prendendo il mantello e facendo per andarsene.
“No,
è reale e io lo
troverò! Non verresti nemmeno se ti offrissi qualcosa in
cambio?” disse il
ragazzo, afferrandola per una spalla, bloccandola e voltandola.
“Potrebbe
interessarti…” le sussurrò prendendole
il mento
tra le dita e avvicinandosi pericolosamente.
La ragazza arrossi di botto e lo
scosto da sé apostrofandolo
gentilmente; purtroppo, facendo
ciò,
la grande Ladra Nera inciampò in una radice e cadde leggiadramente a terra.
L ragazzo scoppiò a ridere.
“Non credo che tu abbia
qualcosa mi interessi.” Disse scettica
mentre si rialzava nel tentativo di mantenere una dignità,
ma il rossore sulle
guance la tradiva parecchio.
“Io
credo di sì: se
prometti di aiutarmi non solo ti porterò fuori dalla
foresta…” iniziò a dire,
ma la ragazza lo interruppe, ferita nell’orgoglio.
“Credi che non sia capace
di uscire da sola?” chiese mentre
un brivido le scese lungo la schiena.
“No, assolutamente no. Ti
ho osservato parecchio e mi sono
accorto che il tuo orientamento è pessimo, motivo per cui
disegni sempre delle
mappe dei posti in cui viaggi. Mappe che io ho bruciato.”
Disse con un ghigno.
La ladra si pietrificò:
sia perché aveva appena scoperto che
il tizio con cui stava parlando era uno stalker di prima categoria, sia
perché
se era vero ciò che aveva detto, lei era amabilmente fregata.
Poi iniziò a frugare come
una forsennata nella borsa. Non
c’era nessuna delle sue preziose mappe.
“Tu.” Disse
gelida mentre le ombre tutto intorno
cominciavano a contorcersi e a tendersi verso di lei,
“Come. Hai. Osato. Toccare. La.
Mia. Roba?!”
“Devo dire che non avevo
mai visto da vicino una borsa
sottoposta ad un incanto di allargamento…”
ciarlò lui senza nemmeno darle
retta.
Iniziò ad avvicinarsi
lentamente alla preda: lo avrebbe
ucciso.
Il ragazzo non si mosse di un passo,
per nulla intimorito,
mentre osservava curioso i tatuaggi sulle guance della ragazza guizzare
e
muoversi come se fossero vivi.
“Io mi fermerei, fossi in
te.” Disse poi ghignando, prima di
estrarre da una tasca della camicia bianca un medaglione in argento.
“Il mio
medaglione!” urlò la ragazza tastandosi il collo.
“Ladro!! Ridammelo
subito!” urlò slanciandosi contro di lui.
“Detto da te!” si
schernì lui balzando lontano dalla belva
che aveva risvegliato.
Poi, con uno schiocco, il medaglione
sparì.
“Nooo!” la
ragazza balzò contro il suo nemico, tentando di
colpirlo con un calcio in pancia; il ragazzo lo scansò
abilmente e la ladra
evocò le due spade cercando di squarciargli il petto, mentre
una rabbia omicida
l’assaliva; ma non fece in tempo ad agire che il ragazzi
scomparve davanti a
lei, per poi comparirle dietro.
“Ma cos..?”
“Silver
rope!” Il pugnale d’argento che aveva
in mano il ragazzo si sciolse e si
ricondensò in una corda, che lui usò per
bloccarla.
“Gnh..mollami
maledetto!” urlò tentando di allontanare la
corda dal suo collo, con scarsi successi.
“Ma come siamo focosi! Mi
chiedo se lo sei anche in am…Argh!”
la ragazza lo colpì negli attributi, arrossendo come non mai.
“PERVERTITOOOOOOOOO!”
Il ragazzo rantolò e
imprecò per qualche secondo, ma non
mollò la presa.
“Okay, questo è
stato un colpo basso…comunque, datti una
calmata, bellezza! Il tuo medaglione non l’ho
distrutto!” la ragazza smise
all’istante di muoversi.
“Sono un mago anche io, se
non hai notato! Sono un silver
claimer e un teletrasportatore, come te! Ho teletrasportato il tuo
medaglio in
un posto segreto e te lo ridarò solo dopo che avremo trovato
la Fairy
Heredity.” disse lasciandola andare e allentandosi il
più possibile da lei. Non
era ben sfidare troppo la sorte.
La ragazza si massaggiò il
collo, guardandolo male.
“Io non sono una
teletrasportatrice!” disse con astio.
“Oh, lo so. Magia del
dominio delle ombre. Un’ombra tra
le ombre…” iniziò a dire,
ma un pugnale si conficco nel tronco a cui era appoggiato, ad un
centimetro di
distanza dal suo orecchio.
“Silenzio!” disse
con voce gelida, mentre le sue mani
venivano ricoperte da neri tatuaggi a rampicante che si muovevano e
quelli
sulle guance riprendevano vita.
“Immaginavo…e
così sei tu, eh? Pensavo fossi una leggenda,
principes…”
“Ho detto
silenzio!” disse lei lanciando un altro pugnale
d’ombra.
“Mi puoi far vedere il
tatuag..” la ragazza lo afferrò per
il colletto.
“STAI ZITTO!” gli
urlò puntando la lama della sua spada alla
gola, mentre la pupilla degli occhi le si restringeva e si allungava.
Lui la guardò sorpreso,
per poi lanciarle uno sguardo di
sfida.
“Altrimenti?”
Lei lo fulminò con quegli
occhi felini.
“Non una parola di
più.” Ansimò infine come sfinita,
lasciandolo andare e allontanandosi. Non doveva perdere il controllo. O
la
bestia sarebbe tornata.
La pupilla tornò normale.
“Se è
l’unico modo per riavere il mio medaglione, allora
verrò a cercare la Fairy Heredity; ma guai a te se dici una
sola parola
riguardo a… me. Se lo fai…”
Il ragazzo alzò un
sopracciglio.
“Ti uccido.” E
lui capì che non stava scherzando.
Mentre un brivido gelido gli scendeva
lungo la schiena, le
sorrise.
“Benvenuta a bordo! Io sono
Rey Leon.” disse tendendogli la
mano, con un’occhiata maliziosa.
Lei la prese arrossendo.
“Miel, la Ladra
Nera.”
“Come, niente cognome
principessa?” chiese lui ridendo e
allontanandosi dal pericolo imminente.
Lei strinse le nocche e lo
fulminò.
“Idiota! Non chiamarmi
così!”
Non ci poteva davvero credere, dopo
anni di solitudine
autoimposta vissuta nell’ombra, aveva accettato di stringere
un patto con un
cretino pervertito, che sapeva tutto di lei, per aiutarlo a cercare una
cosa
che nemmeno esisteva! Doveva essere impazzita.
“Allora, vieni
principessa?” la chiamò lui sorridendo.
Lei sospirò, guardando il
biondo farle cenno di seguirlo.
“Idiota…”
Chissà, forse non sarebbe
stato così male…
*Quinta ora: equivale alle 11, le ore
le si contano dalle
sei.
*Bahal: moneta in uso, in oro
Scheda
personaggio ( *
segnala i campi obbligatori), ma solo se avete letto le altre
recensioni! Siate
dettagliati e prolissi! (guai a chi scrive due righe!)
Nome*
Cognome*
Soprannome
Sesso*:
preparatevi
ragazze: Rey, nonostante sembri un pervertito, non lasciatevi
ingannare: è
davvero un pervertito. (Rey: amante del gentil sesso, prego!
– Miel: sì, certo,
dicono tutti così…)
Età*:
quel cavolo che
vi pare; se però poi avete ottant’anni e siete
delle cariatidi non mi chiedete
la storia d’amore u.u Inoltre farei un po’ fatica a
descrivere i pensieri di un
trentenne perché ho solo sedici anni
-.-‘’
Razza*:
novità! *rullo
di tamburi* potete essere quel che volete: umani, elfi, draghi, animali
parlanti, mezz’elfi, gnomi, fate (ma siete alte al massimo 20
cm, se volete
essere alte normali dovete tirarmi fuori un motivazione convincente
XD), sirene
(quindi vivete in acqua, a meno che non abbiate quella famosa
spiegazione convincete…),
troll, goblin, mannari, vampiri…tutto quel che vi pare
(però vale come sopra:
se siete un troll, poi non chiedetemi la storia romantica u.u non
faccio
miracoli)
Aspetto
fisico*
Segni
particolari
Abiti*:
ragazzi, faccio
presente che siamo in una società MEDIEVALE; quindi niente
t-shirt con stampe,
scarpe da ginnastica etc., etc.… avete seta, lino grezzo,
cuoio, tutta roba non
sintetica o prodotta in industria
Carattere*:
scrivete
tutto ciò che potete, anche abitudini, tic, manie (ex:
quando è imbarazzata si
stropiccia le mani/ quando vede una bella ragazza sbava),
l’impressione che ne
hanno gli altri…devo vederli i vostri oc!
Gusti/passioni*:
non
solo cibo XD
Odi/rancori/
cose che
non piacciono*:
Paure*
ingegnatevi che
poi io mi diverto XD
Passato*
prometto che
affronterò il passato di tutti gli oc,
quindi...sbizzarritevi!
Classe
sociale
Occupazione*:
anche qui
a voi la scelta: maghi erranti, soldati (però ricordo che
Rey e Miel sono
ricercati), armaioli, apprendisti, viaggiatori, mercanti, assassini,
ladri,
contadini, studenti (ma ricordo che solo i nobili studiano), tessitori,
commercianti, mercenari, cacciatori di taglie… anche qua,
guai se ve ne uscite
con: manager! O industriale! Vi uccido -.- Inoltre: siate vari! Accetto
max.
due pg per lavoro! Ah, tranquilli per l’età: si
inizia a lavorare, se non siete
nobili, a 15 anni per le ragazze 14 per i ragazzi :D
Poteri:
non è
obbligatorio perché la magia è un cosa poco
conosciuta
Armi*:
anche la fionda
va bene XD se avete i poteri potete avere anche le armi.
Capacità:
ex:
combattimento corpo a copro, a distanza, nuotare, arrampicarsi,
scappare
(vigliacchi :P), correre, cacciare, pescare.., etc. etc.
Punti
di forza
Punti
deboli* (sì, è
obbligatorio!!)
Obbiettivi:
Spirito animale:
Sogni:
Storia
d’amore: se vi
interessa un altro oc, fatemelo sapere; oppure descrivetemi il tipo di
persona
con cui andrebbe d’accordo (guai alla prima che mi fa la
descrizione di un
ragazzo che poi non è tra gli oc XD)
Amicizie/inimicizie:
Altro
Ok!
Io ho finito!
Buon
viaggio a tutti!
StelladelLeone
Ps:
l’aggiornamento a
quando torno dalla montagna :D