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Autore: Cara_Sconosciuta    14/01/2008    4 recensioni
Nella vita di Sharpay Evans qualcosa di incredibilmente grande e importante è cambiato e crede che nessuno potrà mai capire i suoi veri sentimenti...
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kelsi Nielsen, Sharpay Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una storia decisamente triste dedicata alla migliore amica che abbia mai avuto, la mia Sharpay preferita

Una storia decisamente triste dedicata alla migliore amica che abbia mai avuto, la mia Sharpay preferita.

Magari ad alcuni ricorderà un po’ “This Christmas”, la storia che ho tradotto per Natale, ma giuro che me ne sono accorta solo dopo averla scritta.

Non so perché ho scelto di non chiamare Ryan per nome…suonava semplicemente giusta così.

Ah, siccome qualcuno si è lamentato (chissà chi….) sappiate tutti che io non ho assolutamente niente contro i barboncini!

Spero vi piaccia…e anche di ricevere tanti commentino!!!!!

 

You were the music in us

Alla mia Pay (la seconda storia che ti dedico…)

Sperando che il nostro progetto diventi realtà….

E sperando anche di poter sposare il tuo fratellino, un giorno!

Ti voglio benissimo!!!!

Tua Kelsi

 

Il teatro era vuoto.

 

Assolutamente, incredibilmente, irrimediabilmente vuoto e non solo perché al suo interno non c’era anima viva.

Certo, questo contribuiva al tremendo senso di solitudine che Sharpay provò entradovi, ma la ragazza sapeva che si sarebbe sentita allo stesso modo anche se tutte le poltroncine fossero state occupate e il teatro animato dal movimento degli attori, perché lui tra quegli attori non ci sarebbe stato, perché la sua risata non sarebbe più risuonata in quel luogo né in nessun altro, perché più nessuno spettatore sarebbe più stato incantato dalla passione che lui metteva in tutto ciò che faceva.

 

Mai più.

 

Sharpay era perfettamente cosciente di dove si trovava il resto della scuola e questa sua consapevolezza non riusciva a farla sentire altro che un mostro.

Insegnanti, Wildcats, Drama Club…. Tutti erano radunati al cimitero di Albuquerque per il funerale della metà migliore di lei, la metà sempre fiduciosa e gentile, quella che non si stancava mai di sostenere la sua parte più debole e frivola nelle sere in cui veniva presa dalla malinconia.

La sua parte peggiore, che non aveva nemmeno avuto il coraggio di andare a salutare il suo complementare per l’ultima volta.

Già le sembrava di sentire i commenti di Troy e compagnia. Avrebbero detto che il suo cuore di ghiaccio era troppo duro persino per piangere la scomparsa di un fratello che aveva sempre dato per scontato e trattato alla stregua di uno stupido barboncino.

 

Sharpay si sedette sul bordo del palco, affondando le mani nei capelli chiari e lasciandosi sprofondare  nell’immenso dolore che le stringeva il cuore come in una morsa.

Come al solito, nessuno avrebbe capito niente di quello che lei provava…

Era così immersa nei suoi pensieri e nelle sue sensazioni che non si accorse della musica finché questa non si interruppe.

La bionda si guardò intorno, cercando la fonte di quei suoi, per vedere Kelsi camminare verso di lei, gli occhi abbassati sul pavimento di legno e i capelli stranamente liberi da fermagli e cappellini.

 

Anche lei soffriva, lo si leggeva nelle sue occhiaie scure, troppo profonde per essere dovute solo alla mancanza di sonno; nel suo portamento, più chiuso e curvo del solito, come se si fosse trattato di un guscio per difendersi dal resto del mondo; nello spasmo costante delle piccole mani, strette intorno a dei fogli pentagrammati che, probabilmente, contenevano note scritte per lui.

 

E che lui avrebbe amato da impazzire, pensò Sharpay con un moto di insensata gelosia, mentre la pianista le sedeva accanto.

Tutto ciò che faceva Kelsi, tutto ciò che diceva Kelsi, tutto ciò che pensava Kelsi agli occhi di suo fratello era assolutamente perfetto e meraviglioso, mentre lei era solo Sharpay, l’insopportabile, noiosa ed egoista gemella che gli era capitata in sorte.

 

“Siamo due codarde, sai?” Constatò la ragazza al suo fianco con una voce più debole di un alito di vento, gli occhi fissi sul vuoto davanti a lei.

Che…che cosa?” Domandò Sharpay, strappata all’improvviso dalle proprie considerazioni.

“Il funerale. Non vorrei sembrare presuntuosa, ma credo di non sbagliare se dico che siamo due tra le persone che avrebbero più diritto di essere lì… ma io davvero non ce l’ho fatta.”

Sharpay non rispose; rimase semplicemente a fissare quello stesso nulla che era sicura anche Kelsi vedesse.

Era stata una storia d’amore vero, quella tra il re del teatro e la piccola, timida pianista della East High.

Una storia bellissima e intensa come Sharpay non ne aveva viste mai e che poteva solo sperare di vivere, ma era stata anche ingiustamente troppo breve.

Il modo in cui Kelsi e suo fratello si guardavano, si sfioravano, in cui sembravano trascorrere insieme ogni momento, anche quando erano lontani era qualcosa di straordinario e la bionda si ritrovò a pensare che il rapporto tra loro due fosse quanto di più simile avesse mai visto a quello che lei stessa aveva condiviso con il gemello.

Forse, in fondo, lei avrebbe potuto capire come si sentiva….

 

“Mi manca…” Sussurrò Kelsi dopo un po’, mentre lacrime sottili iniziavano a scivolare sulle guance pallide da sotto i suoi occhiali tondi. “Mi manca in un modo che nemmeno riesco ad esprimere.”

“A chi lo dici.” Rispose Sharpay, senza guardare l’altra ragazza. “Da quando se n’è andato mi sento… incompleta… come se una parte di me non esistesse più…la parte…”

“La parte migliore.” Completò Kelsi per lei.

“Sì…” La bionda, stupita, alzò finalmente gli occhi i quelli della giovane musicista, trovandoli pieni della tristezza di quel sorriso che le illuminava il viso, dandole un aspetto quasi celestiale.

Fu in quel momento che Sharpay capì tutto quello che suo fratello vedeva in quella ragazza timida e insicura, con i suoi vestiti troppo grandi e i suoi lineamenti da eterna bambina.

Era stato davvero capace di andare oltre le apparenze… qualcosa che lei non aveva mai saputo fare.

“Come… come lo sai?”

Kelsi si strinse nelle spalle.

“È quello che sento anche io. Potrà sembrarti…mieloso, stupido, magari, ma ogni istante passato lontano da lui è un dolore qui, al cuore, più acuto delle punture di mille spilli. È come… come se il mio cuore fosse stato strappato e la ferita non accenna a rimarginarsi.

“Non avrei mai creduto di poter sentire i miei sentimenti descritti con questa precisione da qualcun altro…”

“Non sei sola, Sharpay…” Rispose Kelsi, posandole d’istinto una mano sulla spalla, per poi ritrarla immediatamente. “Voglio dire… lo so che io e te non siamo mai state amiche e probabilmente tu non vuoi che le cose cambino… ma io… credo che lui avrebbe voluto…ecco… che noi facessimo uno sforzo…”

 

In un impeto di commozione e tristezza improvvise, Sharpay gettò le bracci al collo di Kelsi, mentre il mascara colava, misto alle lacrime, lasciando lunghe righe scure sulle sue guance rosate.

La pianista la strinse delicatamente a sé, piangendo silenziosamente quella perdita che aveva segnato tutte e due in modo così radicale.

 

“Sai…” Cominciò Sharpay, dopo aver passato in quella posizione quelli che potevano essere secondi, minuti od ore. “Credo che non sia stata la paura a spingerci a non andare al funerale. Credo che non ci fosse luogo più giusto di questo dove avremmo potuto essere. Insomma… lui amava questo posto…così come amava me e te ed è qui che resterà per sempre. È giusto che siamo qui… ed è giusto che ci siamo insieme.

 

“Oh, hold me very tightly

Hold me fast and strong

I am your love

Won’t stray from you

You and I belong”

(Rebecca Lavelle, My Heart is like a River)

 

Fine

 

 

 

 

   
 
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