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Autore: Reb_clas    02/07/2013    3 recensioni
Ho voluto scrivere un piccolo one shoot sulla vita di Jake e Renesmee da sposati. Hanno due gemelli: Ephriam e Sarah. Ephriam è già un giovane lupo ed è già parte del branco ma Sarah ha qualche problemino a riguardo. Cosa succederà? Si trasformerà o no? Renesmee si preoccupa in continuazione per loro ma qualcosa va' storto anche lei... Prometto una lieta fine! Ma chissà come?!?!? Leggete e scoprite!
Ps: prometto di continuare a scrivere Unnutural Prohibited!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Quileute, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Emmett/Rosalie, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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BELLA THORNE = Renesmee Cullen
TAYLOR LAUYNER = Jacob Black
SEAN FARIS = Alex Lahote
KEVIN ZEGERS = Austin
BOOBOO STEWART = Seth Clearwater
WILLA HOLLAND = Sarah Black
DEAN GEYER = Ephriam Black



POV JACOB
Il bosco quella notte era silenzioso, come me che gironzolavo come un vecchio lupo solitario lungo il confine. I miei sensi erano allerta su tutto ma ormai erano anni che la quiete giù nella riserva non veniva contrastata da nessuno. Mi ritenevo un uomo fortunato perchè ormai da ben cinque lunghi anni ero riuscito a vivere la mia vita con Renesmee al pieno delle nostre emozioni. 
Ogni sacrosanta volta tornavo a casa felice di incontrare la mia piccola dea, Renesmee, che tempo fa è riuscita a rendermi l'uomo più felice al mondo dando alla luce due gemillini: Sarah Lillian Mary Black e Ephraim Anthony Black. 
Essere genitore mi rendeva sempre più orgoglioso. Per alcuni è un sorriso, per altri è una coccola, per altri ancora è la perfetta scusa per rispolverare le passioni della propria infanzia e tutto ciò è incredibilmente vero. 
Sarah fù la prima a muovere le zampette e a camminare senza l'aiuto della sua mamma e ogni sera quando Renesmee mi accoglieva sull'uscio della porta con in braccio mio figlio Ephraim, ancora troppo pigro per muovere solamente un muscolo, c'era lei che agitava le sue manine paffute e lanciava piccole urla tutta felice di tornare fra le braccia del proprio papà.
Quando per la prima volta Renesmee mi obbligò a cambiare il pannolino a Ephraim ed io dovetti tapparmi il naso con una molletta. Quella volta Renesmee non riusciva a smettere di ridere tanto che sveglio anche la piccola Sarah che ronfava beatamente nel box. 
Scambiarsi la vaschetta di poc corn con mio figlio Ephraim stravaccati sul divano mentre vediamo la partita era diventata una routine. Di solito ogni volta che c'era una partita chiedevo il permesso a Renesmee di cenare un po' prima perchè ero solito aiutarla a sparecchiare dopo ogni pranzo e quando c'era la partita non avevo voglia di distrarmi con lei che scuoteva le sue anche per chiudere i cassetti e con me che finivo per tagliarmi con i coltelli mentre guardavo lei. 
Amavo passare ogni notte nella camera dei miei due figli a raccontare favole diverse. A volte tornavo da Renesmee che mi supplicava di raccontarle anche a lei ma solitamente quelle storielle maliziose che le raccontavo sfociavano in alcune spassionate ed infuocate notti d'amore. 
Scambiarci piccole effusioni d'amore sotto la doccia prima che i bambini si svegliassero, correre a prendere uno da scuola e l'altra dalla casa dei nonni, usare il tono autoritario per imporre ai piccoli di smetterla di bisticciare, ridere ogni volta che Sarah mi prepara la colazione di sorpresa, ricordare e raccontare ai piccoli alcuni aneddoti sul branco e ridere a crepapelle nel momento vergognoso in cui i tuoi amici ti mettono in imbarazzo di fronte i tuoi figli. Paul, Embry e Jared sono sempre stati esperti nel raccontare stupidaggini ai bambini su me e Renesmee ma fortunatamente che volevo bene a tutti o l'avrebbero pagata grossa. 
Mi ricordo ancora perfettamente quando presi per la prima volta in braccio Sarah che emise un vagito così tenero che fece riempire i miei occhi di lacrime. La gioia che avevo provato nel raggiungere mia moglie dopo il parto, aveva deciso di partorire a casa nostra e nel nostro letto dove Carlisle e tutta la grande famiglia l'aveva accudita perfettamente. Renesmee era stata bravissima e quando entrai nella stanza lei era tutta sudata e con il volto stravolto ma il sorriso pieno di gioia. Renesmee teneva in braccio Ephraim, avvolto in una copertina azzurra e lo cullava dolcemente. Mi ero sdraiato affianco a lei con la schiena poggiata alla tastiera del letto e la sua testa posata sulla mia spalla aveva mormorato di amarmi. 
Adoravo tornare a casa e baciare a fior di labbra mia moglie e sussurrarle che mi era mancata perchè poi solitamente c'erano i versi disgutati delle nostre pesti che ci imploravano di fermarci. Ma questo particolare non era mica cambiato neanche adesso che le pesti erano cresciute. 
Entrambi mostravano diciassette anni, capelli castani e occhi verdi ereditati da Edward. Ephraim con la crescita si era alzato fino a raggiure un metro e novantacinque di altezza, ben piazzato fisicamente, dall'aspetto virile ma dall'animo estremamente gentile. 
Ephraim diventava un bellissimo ometto per poi riuscire a conquistare tanti cuoricini al liceo. Lui era molto simile a Renesmee, era il tipico Cullen ma questo non significava che lo disprezzavo rispetto a mia figlia. Assolutamente amavo ognuno dei due incondizionatamente. Lui però era l'artista belloccio della riserva, suonava chitarra, pianoforte e la batteria ed amava intrattenere il pubblico a scuola. Veniva richiesto da tutti e lui non rifiutava nessun impegno. A volte mi ritrovavo a dover parlare al telefono con qualche ragazzina che per coincidenza aveva dimenticato il diario a scuola e chiedeva proprio a lui i compiti ma ad Ephraim sembrava non interessarne manco una. Lui preferiva delle storielle da niente per poi lasciare le ragazze ma chissà perchè le ragazze nonostante il suo tipico comportamento da stronzo non volevano lasciarlo perdere. Ma si sapeva Ephriam era innamorato perso di Miah poichè è stato con lei che ha avuto l'imprinting più di un mese fa quando si è trasformato in un maestono lupo grigiastro.
A differenza sua Sarah non si era ancora trasformata. Erano mille i quesiti che ci poneva sul perchè ancora non fosse successo. Edward e Carlisle erano convinti che il fattore "femminuccia" influenzasse parecchio visto che anche Leah si trasformò più tardi d'età rispetto al fratello che era anche un quindicenne. Invece io continuavo a sperare che la mia piccola avesse il gene perchè ero sicuro nell'eredità Alfa visto che a Ephraim non gli importava molto di diventare capo di un branco di lupi. 
Sarah era minutina, non era molto alta e credo che questo fattore lo avesse ereditato da sua madre. Era alta un metro  e settanta, aveva due occhietti vispi, il fisico magrissimo ma ben ossuto e il nasino all'insù. Non era un maschiaccio ma a differenza sua lei preferiva spezzare i cuori ai ragazzi grazie al bel caratterino che si ritrovava. Era campionessa di nuoto a scuola ed aveva uno scaffale in camera sua pieno delle sue medaglie e delle sue coppe. Ogni ragazzo ovviamente stravedeva per lei e per il suo modo di fare ma anche a lei non importava nessuno tranne del suo Seth. 
Seth.... quel figlio di puttana.... aveva avuto l'imprinting con mia famiglia nel momento in cui l'aveva vista la prima volta. 
Successe il giorno dopo che Renesmee ebbe partorito, lei era in camera con Sarah mentre io tenevo in braccio Ephraim e lo mostravo al branco, qualche minuto dopo aver finito di allattarla Renesmee ci raggiunse in salone e fu circondata da tutte le donne ma subito dopo suo padre Edward gliela sfilò dalle braccia e la innalzò in aria affinchè tutti la potessero vedere e fu allora che Seth ebbe l'imprinting,
Fu Paul a notarlo perchè esclamò immediatamente << Oh oh la piccoletta ha fatto colpo su Seth >> 
All'inizio non ci volevo credere e rincorsi Seth per tutto il bosco ma pian piano mi ci abituai all'idea.
 
"Capo!" il tono allegro di Alex mi distolse dai pensieri profondo che avevano incominciato a girare vorticosamente nella mia povera mente. 
Con un grugnito lo salutai, poi mi alzai dalla grande rocia su cui mi ero appollaiato e balzai a valle affiancando lui e Seth. Quest'ultimo mi fissava continuando a mantenegere un religioso silenzio. 
Ho sempre avuto un buonissimo rapporto con Seth ma il fatto che fosse innamorato di mia figlia non mi dava pace e rischiavo di rovinarmi le giornate quando finivo di ronda con lui.
I pensieri che la testolina di Seth partoriva su mia figlia Sarah erano purissimi e non avevo niente di cui preoccuparmi poichè probabilmente Seth è stata la scelta migliore per Sarah, quella notte però Seth non riusciva a guardarmi in volto visto che si era lasciato scappare qualche pensiero di troppo.
Avevo scoperto che la sera prima mia figlia Sarah, ottusa come me, aveva fatto la prima mosse poichè Seth non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Quella sera avevo convinto Seth ad accompagnare Sarah ed Ephraim alla festa in spiaggia e ovviamente Seth, che solitamente è sempre stato tranquillo d'animo, era uscito di senno per la gelosia visto che qualche bamboccio ci aveva provato spudoratamente con mia figlia. 
Sarah per calmarlo l'aveva trascinato via e stanca l'aveva spronato a fare la prima mossa ma da bravo ragazzo Seth si era allontanato.
Ciò che mi aveva meravigliato è che Sarah non si era fermata di fronte allo sforzato insulto di Seth - " sei solo una ragazzina" - ma gli si era buttata addosso e incollata sulle sue labbra. 
Seth era rimasto sconvolto in un primo momento ma poi aveva ricambiato il bacio e aveva fatto tardi alla ronda, dunque per quella sera ero rimasto lontano da lui. Non mi andava di scoprire quando mia figlia fosse brava a ficcare la lingua in bocca a Seth e non mi era andato giù il fatto che avessero perso un altra mezz'ora  a limonare come due colombini di fronte a casa mia. 
Certo era successo anche per me e Renesmee ma Sarah era pur sempre mia figlia ed io sono pur sempre il solito Jacob super geloso che sta battendo Edward nell'essere un padre iper protettivo. 
"Ragazzi" accennai con il muso.
"Jake..." incominciò Seth. So che mi avrebbe parlato prima o poi e so anche che pur di morire si sarebbe messo in gioco per lei... a tutti i costi. 
"Lascia stare Seth" sbuffai spazientito "non ho voglia di parlarne"
Lui imitò il mio sbuffo con uno strano verso grutturale. Seth voleva parlare a tutti i costi e togliersi quel peso dalla gola, voleva stare con Sarah a tutti i costi e non aveva più senso continuare a fare "l'amico".... I pensieri di Seth invasero la mia mente di colpo e il loro bacio tornò a perseguitarmi come un incubo insopportabile. 
"Dobbiamo Jake io non voglio che..." ricominciò a dire lui. 
"Non c'è ne bisogno, Sarah è abbastnza grande per poter decidere di iniziare una relazione con te" affermai superandoli e incominciando a camminare.
Alex se ne stava di parte cercando di non peggiorare la situazione. Nonostante il suo caratteraccio però Alex rispetto a suo padre Paul era molto più razionale e sapeva quando doveva stare zitto. 
"Ma..."
Seth stava diventando insopportabile, lui non riusciva a smettere di pensare e si ordinava da solo di non farlo ma era così pazzo di lei che non ci riusciva. Lo capivo... ma SANTO DIO, quella era mia figlia!
" Seth, metti fine ai tuoi pensieri o lo farò io per te!" ringhiai pericolosamente. Mi voltai e scoprii i denti in direzione della gola di Seth, che si accasciò per terra mugolandando inutili giustificazioni. "So quanto sei felice ma non mi interessa e non voglio parlarne. Ti consiglio solo vivamente di non farla soffrire o ti stacco la testa"
" Non lo farei mai!" si affrettò a dire. 
Sospirai " E' qui che ti sbagli Seth, la farai soffrire anche se involontariamente ma succederà.... ed è meglio che non ti farai vedere in quei giorni" 
"O...ok" balbettò lui insicurò e si rialzò quando tornai a camminare per la mia strada.
 "ehm..J...jake?" mi richiamò ancora. 
"Che vuoi?" domandai irritato. 
Lui si allontanò di qualche passo e disse "Dunque ho la tua benedizione?" 
Alex scoppiò in una buffa risata ma tacque subito quando gli rivolsi una specie di ringhio intimidatorio. 
"Si" risposi secco.
A quel punto il cuore di Seth fu come se scoppiò in mille coriandoli. Era felice ed io lo ero per loro ma sarebbe stato meglio se si fosse calmato. 
" Grazie Jake Grazie " disse passandomi accanto e strusciando il muso contro il mio collo per imitare un abbracciò fratello. 
Io lo spinsi più in la e risi assieme ad Alex " Staccati, frocio! "
" Io non credo proprio " disse riferendosi alla presa in giro.
"Smettila o rischi di non tornare più a casa tua oggi! " ringhiai ancora.
"Ok Jacob" rispose lui abbassando lo sguardo.
A quel punto incominciammo ad incamminarci verso casa mia dove sicuramente la mia bella addormentata si era finalmente addormentata.
Poi un campanellino d'allarme risuonò nella mia testa.
"Seth per caso mi stai seguendo?" domandai improvvisamente.
Lui si bloccò di colpo ed ingoiò a vuoto. "Si perchè?" 
" Ho bisogno di parlare un po' con Sarah... da solo. " risposi lasciando intendere ciò a cui tramavo. 
Lui delutì nuovamente. "Ok ma quanto è grave?"
"Arriva un certo punto nella vita in cui tua figlia cresce e gli devo spiegare un po' di cose" dissi sicuro di me. 
Alex scoppiò a ridere e si rotolò per terra come un deficente "Io non credo che serva. Siamo già abbastanza istruiti di nostro..."
"Alex...." lo ripresi " I discorsi tra amici sono una cosa mentre quelli tra padre e figlia sono un altra. Dunque stanne fuori, siamo intesi?"
Lui non smise di fare un pagliaccio e continuò a ridere fragorosamente "Ti prego Jake risparmiala. Oddio non vorrei essere al posto suo"
Sbuffai e continuai a camminare. Alex mi seguì continuando a supplicarmi di non fare questa tortura a Sarah mentre Seth se ne tornò a casa con la coda tra le gambe e ansioso per ciò che sarebbe successo. Gli avrei raccontato più tardi.
 
Arrivai nelle prossimità di casa mia e prima di uscire dalla vegetazione decisi che era meglio mutare ed infilarsi un pantalone per educazione. Sorpassai la boscaglia, attraversai con fare meccanico la strada e fui in un batter d'occhio di fronte alla porta di casa. Chissà dove era finita la mia bella principessa!! Con uno scatto aprii la porta di casa e lasciai che Alex entrasse per primo. Lui si guardò attorno e inalò il profumino che arrivava dalla cucina.
Finalmente riuscii a tirare un sospiro di sollievo quando entrai dall'uscio di casa mia. Sapevo perfettamente che Renesmee a quell'ora si stava godendo gli ultimi minuti di sonno in camera da letto, anche perchè Bella se ne stava in tutta tranquillità appollaiata sul divano del mio salone a leggere il giornale quotidiano della città.
Edward si affacciò dalla cucina e sorrise ad Alex scompiandogli i capelli e affermando < Sto preparando la colazione per i ragazzi, vuoi qualcosa anche tu? >
Lasciai Alex nelle mani di mio suocero e mi diressi nella mia stanza attraversando il corridoio dei ragazzi. 
Alex mi superò di corsa e si precipità in camera di Ephriam e così riuscii ad assistere alla scena in cui il primo gli si buttò addosso, così incominciarono le urla e gli schiamazzi. 
Infine arrivai in camera mia e quando aprii la porta rimasi immobile sulla soglia della stanza. Un raggio di sole in quel momento si stiracchiava tra le lenzuola di seta id quel letto che ne aveva viste seriamente di tutti i colori. Ogni peccato, ogni gioia, ogni dolora, ogni lacrima, ogni sorriso... la maggior parte era avvenuto su quel letto.
E cosa potevo volere di più se non il sorriso di mia moglie che pian piano prendeva forma sulle sue labbra, sul suo volto era dipinto una strana e bufa espressione serena che accresceva in me un profondo senso di tranquillità.
Mi avvicinai al letto e mi sdraiai affiancandola, lei si rannicchiò nel mio abbraccio ed io mi sentii perso. Perso nel profumo dei suoi occhi, nel calore della sua pelle, nella musica del suo sorriso che non avrebbe mai stonato su quell'angelico volto. 
Prima di lei non ero niente, ero come un libro senza pagine, un cielo senza stelle, un oceano senza vita che aspettava tutto quell'amore solamente per riempirsi. Con lei affianco non mi sentivo vuoto ed avevo mille ragioni per poter combattere. Non sapevo se conosceva il modo in cui impazzivo quando lei era lontana. Quando la mattina uscivamo di casa, era dura sopportare un intera mattinata lontano da lei e ciò mi rendeva vulnerabile. Così appena avevo due minuti di tempo in cui mi liberavo dallo stress dell'officina facevo squillare il telefono del risto-pub di Emily e Sam fino a quando non sentivo la sua voce. 
Ok, in realtà non ero così paranoico però mi piaceva fare un break e parlare un po' con lei. Anche perchè da quando c'erano di mezzo i figli era un po' più difficile riuscire ad avere un po' di tempo solamente per noi. 
A volte poi, Ephriam era troppo attaccato a sua madre e per staccarlo ci voleva una motivazione seria. Ogni volta se ne stava li con lei in cucina mentre lei svolgeva i suoi affari di casa e la seguiva come un cagnolino intrattenendola con le sue chiacchiere ed io che mi avvicinavo di soppiatto a lei per poterle dare due o tre baci venivo sempre scoperto perchè quella testa calda di mio figlio odiava le smancerie e tendeva ogni volta ad avvisare Renesmee quando le sbucavo alle spalle. 
Persino il giorno di san valentino diventava una tragedia e dovevo aspettare che i figli fossero fuori casa per coccolare mia moglie per bene. Poi è successo più volte che ultimamente quando i ragazzi uscivano di sera avevamo la casa a disposizione ma lei troppo stanca si assopiva sul divano prima di poterle fare una sorpresa. 
Baciai la mia piccola stella sulla fronte e sussurrai < Buongiorno dormigliona >
Lei sorrise ma capii che non aveva voglia di attivarsi quella mattinata poichè incominciò a conversare assieme a me tramite il suo potere.
" Ciao Ciao Lupo! " mi disse stringendo la presa dietro la mia schiena "Com'è andata la rona?"
Sbuffai. Avrei voluto evitare di rispondere ma la mia Nessie doveva sapere. 
< Nostra figlia sta crescendo! > dissi sospirando.
Lei alzò il volto e mi guardò accigliata " Che cosa vuoi dire Jake? "
Sospirai nuovamente. Quel giorno non avrei smesso di sospirare poichè sembrava che ci fosse un ago dietro la schiena che mi punzecchiasse e provocasse. 
< Ieri sera Sarah ha baciato Seth > le raccontai < Seth è stato per tutta la notte a scodinzolare tutto felice >
Lei sorrise dolcemente accarezzando il mio volto "E tu come stai?"
Sospirai senza evitarlo beandomi delle carezze della sua mano che sfioravano il mio braccio fino a risalire sul volto in una dolce e lenta coccola. Corrugò la fronte in attesa di una mia risposta che non esitai a dare.
incominciai, concentrandomi nel suo sguardo < Seth è un bravo ragazzo ed è stato una fortuna per Sarah >
Renesmee scoppiò a ridere e tornò ad abbracciarmi in una stretta ferrea "Oh Jacob... sono sicura che Seth non ci deluderà"
< mmmh mmmh > grugnii io, incominciando ad accarezzarle i capelli. 
Lei continuò a ridere fragorosamente "Povero piccolo lupo gelosone!! "
La guardai, con quel suo sguardo malizioso, le gote un po' più rosse e piene di se, la purezza nel suo sorriso. Poi il mio occhi cadde un po' più giù fino a sorvolare sulle sue curve rivestite solamene da una leggera sottoveste di seta color cipria che era solita usare durante la notte.
Renesmee non era una donna che amava apparire ma era bello che ci tenesse al suo corpo. 
Questo profondo senso del curare la popria femminilità ultimamente aveva influenzato persino Sarah che precedentemente era solita usare felponi larghi per poter  nascondersi sotto un cappuccio.
Ma si sa... che arriva per tutti il periodo in cui ci si vuole compiacere di più anche esteticamente. Così Sarah aveva abbandonato tute comode e maglie larghe per scoprire un nuovo mondo di canottierine scollate, jeans stretti, abitini estremamente "ini", tacchi e gioielli. 
Mia figlia poi non era una a cui piaceva mettersi in mostra come invece mio figlio che non si faceva molti problemi a girare nudo per casa.
Dovevo ammettere che mia figlia si ritrovava anch'esa un bel fisichino ed i ragazzi non avevano tutti i torti ad andarle dietro ma...
< E' pur sempre mia figlia! > rimbeccai prontamente.
Nessie continuò a ridere e decise che era ora di alzarsi, così solo dopo avermi donato un lungo  bacio appassionato si alzò dal letto indossando la sua vestaglia. < Vado in bagno e vi raggiungo in salone, vai a svegliare i ragazzi intanto > disse.
Mi alzai e la raggiunsi vicino all'armadio da cui era intenta nel tirare fuori le robe per quel giorno. Le andai dietro e le baciai il collo e le spalle, la sentii fremere sotto le mie coccole. 
< Ness... > mormorai.
< mmh mmh? > domandò lei in un mormorio quasi impecettibile. La sentii abbandonarsi completamente sotto le carezze delle mie mani.
< Ti amo! > le sussurrai solleticandole con i denti il lobo dell'orecchio.
Lei si voltò e circondo il mio collo con le sue braccia, si alzò in punta di piedi e a pochi centimetri dalle mie labbra disse < Anche io ti amo e adoro prendermi cura di voi >
Quelle parole mi riempirono il petto di gioia e ogni volta mi ripetevo: prima o poi ti abituerai alla sua perfetta imperfezione ma la verità era che non mi ero mai abituato. Come puoi abituarti al suo sguardo in cui si intravede una celata brama di un bacio nel momento in cui si posano sulle tue labbra, come puoi abituarti al modo in cui quei due perfetti petali si modellano perfettamente sulle tue labbre, come puoi abituarti di fronte ad una tale bellezza e non avrei mai smesso di ripeterle quando fosse bella, quanto adoravo il suo respiro e il suo  profumo irresistibile, quanto amavo misurare i battiti del suo cuore. E si poteva notare l'amore che straboccava dai nostri occhi. 
Sorrisi e la baciai non sapendo cos'altro dire. Poi lei si sciolse dal nostro abbraccio, afferrò i suoi vestiti e corse via in bagno. Io invece indossai una maglietta bluastra ed uscii dalla stanza per dirigermi in cucina dove Alex e Ephriam si stuzzicavano. 
Quando entrai in cucina il gioco finì lì perchè ero sicura che Ephriam sapeva di essere in ritardo. < Ciao papà! >
Lo superai e gli donai uno scapelloto paterno sulla nuca e andai al frigorifero. "Vediamo se c'è qualcosa di buono da mangiucchiare" pensai tra me e me. 
< Ei zio Jake... > disse < Miah si è dichiarata ad Ephriam > 
Scoppiai a ridere mentre afferravo una scatola di cereali e mi ingozzavo del contenuto. 
< Ha detto che un giorno si sposeranno. Mia sorella è solo una bambina ma ha già le idee chiare > disse Alex schernendo mio figlio. 
Scossi la testa e alzai gli occhi al cielo. Quei due erano fatti così... un po' come me e Paul. 
Bella era ancora sul divano che parlava animatamente con Edward ed allora li raggiunsi < Ei che succede? >
Edward sospirò e afferrò il giornale dalle mani di sua moglie e lesse più intensamente una parte della pagina del Fork's week.
< Jacob.. > incominciò a parlare bella leggermente agitata < Il giornale dice che hanno ritrovato due impronte gigantesche nel bosco e stanno indagando su cosa possa essere >
Quella notizia mi paralizzò completamente, Ephriam ed Alex sprofondarono in un egregio e serio silenzio e mi guardarono agitati mentre Renesmee varcava la soglia del salone in tutta tranquillità. 
< Jacob! > mi richiamò con tono di rimprovero < Quante volte ti ho detto che non devi mangiare così i cereali? Dio santo, sei peggio dei tuoi figli! >
Afferrò la scatola di cereali e nel momento in cui si accorse che non avevo una bella cera si guardò attorno e capì che qualcosa non andava. 
< Ei come mai queste espressioni da funerale? > domandò lei con tono allegro. 
A quel punto tutti gli sguardi furono concentrati su di me ed io mi ripresi dal mio stato statuario e iniziai a camminare nervosamente avanti e in dietro per la stanza. < Dannazione! >
Renesmee mi bloccò la strada e fece in modo che frenassi < Che succede Jacob? > 
< Hanno trovato una nostra impronta del bosco e vogliono scoprire a che strana creatura appartiene, Renesmee > dissi tutto d'un fiato. La sua espressione sorpresa prese forma sul suo volto e strinse i denti per l'ansia. 
< Ed ora che facciamo? > domandò lei circondando il mio fianco con un braccio. Voleva consolarmi così le donai un bacio sulla testa per ricambiare. 
< Adesso dovrei chiamare... > 
Ma il cellulare squillò prima che terminassi la frase, Edward lo afferrò velocemente e me lo lanciò. 
Guardai il nome sullo schermo che si illuminava, non esitai e risposi immediatamente. < Sam! >
< Jacob non sai cosa... >
Sospirai < Lo so benissimo invece >
< Allora che cazzo facciamo... ormai hanno trovato le tracce... > disse agitato. 
Guardai i presenti nel salone e poi risposi < Avvisa gli altri e venite qui stamattina, penseremo a qualcosa assieme! > 
Lui accettò e chiuse la telefonata. 
Renesmee intanto si staccò e raggunse il piano di cucina, non prima di aver donato una carezza ad Ephriam ed Alex. La guardai, indossava dei jeans a sigaretta e un maglioncino di Paul Frank colorato, adoravo mia moglie in tutto per tutto e non le avrei mai fatto mancare niente ma in questo momento era molto più importante questo casino. 
< Jacob > mi richiamò Edward distogliendomi dai miei pensieri < Andiamo ad avvisare il resto della nostra famiglia e vi raggiungiamo appena possibile. Non vi lasceremo soli >
Annuii e guardai i miei suoceri lasciare la casa e dirigersi verso la loro. 
< Ephriam, tua sorella che intenzioni ha stamattina? > chiese mia moglie mentre afferrava il cesto dei panni. 
< Non lo so, quando sono andata a svegliarla era al telefono con Seth > rispose lui continuando a fare la sua colazione. 
Non ci potevo credere, quel bastardo di Seth aveva intenzione di tenerla sotto controllo ancora le facevo la paternale. Mi avrebbe sentito! E poi mia figlia doveva recarsi a scuola in men che non si dica e non si poteva permettere di arrivare nuovamente in ritardo.
Renesmee intanto andò in giardino e incominciò a stendere i pani bagnati sui fili fuori così decisi di andare ad aiutarla. La raggiunsi e la feci spaventare, pizzicandole i fianchi improvvisamente. 
< Oh Jacob insomma! > ringhiò lei divertita. 
< Che c'è? Una volta ti piaceva quando ti facevo gli scherzetti > dissi fintamente offeso.
Lei alzò gli occhi al cielo e lasciò che l'aiutassi. A volte mi guardava di sfuggita con la coda dell'occhio attenta che non combinassi guai ma ormai avevo imparato a fare bene il mestiere del bravo marito e non c'era più bisogno dei suoi sbuffi.
< Stamattina hai il turno da Emily? > domandai mentre afferravo il lenzuolo color prugna di mia figlia. 
Lei sospirò ed annuì. 
< non puoi proprio saltare per una volta? > domandai lagnandomi. 
Lei negò con il volto < Che senso ha? E poi tu hai da fare con il tuo branco dunque sarebbe intuile >
< Si ma potrei liberarmi mostriciattolo > dissi afferrandola da un braccio e tirandola verso me. Lei rise e cercò di staccarmi ma non glielo permisi. 
< Hai già dimenticato la questione che un gruppo di umani a Forks ci sta ricercando? > domandò lei inclinando la testa di lato in un espressione torva. 
Io sospirai e la lasciai andare. < Stamattina non sei di buon umore, solitamente quando qualcosa non va fai di tutto per farmi riprendere. > 
Lei accennò un sorriso e ciò non ero bel segno poiché significava che era vero. 
< No Jake, sono solo un po' più stanca del solito > affermò lei appendendo l'ennesimo lenzuolo. 
< Forse dovremmo prenderci una vacanza... noi due tutti soli.... > dissi provocandola con dei intensi baci sulle spalle < ... magari torniamo all'isola Esme... magari senza ragazzi >
Lei si voltò e mi spinse lontano divertita < Più in la ci pensiamo! > 
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi deluso. Quella mattina Renesmee non era di buona compagnia stranamente < E' tutto ok amore? Sei sicura di essere solamente stanca? > 
< Si Jake tranquillo > disse sospirando < E' che mi deve arrivare il ciclo e sono un po' più stressata del solito >
Annuii convinto di ciò che diceva, anche perché era vero che ogni volta che era in quello strano periodo premestruale diventava un po' solitaria.
< C'è qualcosa che posso fare? > domandai sicuro. 
Lei mi sorrise dolce e mi accarezzò il volto < No amore ma se stamattina riesci a liberarti mi fai qualche servizio in casa? Così mi porto avanti con le cose da fare! > 
< Del tipo? > chesi curioso. Ovvio gliele avrei fatte. 
< Non lo so fai la spesa, fai la polvere, i letti dei ragazzi... qualcosina... al resto ci penso io! > mi disse.
Poi un gran tonfo arrivò alle nostre orecchie e ci voltammo verso la vetrata di casa nostra da cui intravedemmo la figura di Sarah maledire suo fratello per qualcosa. La principessina si era degnata di onorarci della sua presenza finalmente. 
< Jaaake > cantilenò mia moglie < Non essere troppo duro con lei, è solo una ragazzina > 
Io sospirai < E' solo l'amore della sua vita. Se non ci parlo adesso, poi sarà troppo tardi > 
< E' così necessario? > domandò lei alzando un sopracciglio. 
Mi passai una mano sul volto, ansioso. < Si amore, è mia figlia e quella grande testa di brodo è Seth e dunque... > 
< Vuoi sistemarli prima del dovuto > finì lei per me. 
< Sei esagerata > sbuffai. Mentivo. E lei aveva ragione. < Voglio solamente parlarle... >
Lei alzò gli occhi al cielo < Non la traumatizzare per favore. Ha solo sedici anni Jake >
< Appunto > risposi scontatamente mentre mi dirigevo verso casa. 
Non l'avrei traumatizzata. Continuavo a ripetermi inutilmente.
 
Entrai in casa dove Sarah era intenta nel ripulire tutto il pasticcio che aveva combinato. Ephriam era in prossimità del tavolo e tentava di infastidire sua sorella come era solito fare. 
Guardai Alex e poi mio figlio e domandai titubante < Potreste andare in camera a finire la colazione? >
< Mamma non vuole! > rispose Ephriam con quel sorrisetto da ebete. 
< Per una volta potreste fare ciò che vi chiedo io o sbaglio? > domandai nuovamente. 
Loro risero e Alex rispose < Zio Jake, tua moglie è sempre stata decisa e determinata su certe questioni >
Allora insieme a mio figlio esclamarono < NIENTE BRICIOLE PER CASA! > 
La mia espressione serena tramutò in cattiveria quando capii che la loro era solamente una stupida strategia per poter infastidire me e mia figlia. 
< Ephriam và ad aiutare tua madre in giardino! > ordinai. 
Lui mi guardò scuro in volto, poi fece segno al suo amico e si precipitarono dalla mia Renesmee.
Sarah intanto teneva la testa abbassata e sbuffava di volta in volta infastidita. 
< Sarah… > 
< RISPARMIAMI PAPA’! > disse ancor prima che potessi iniziare a dire qualcosa. 
Sorrisi di fronte alla sua buffa espressione. < Riguardo cosa? >
< Non fare il finto tonto! > disse lei rimbeccandomi. 
Mi avvicinai e l’aiutai a ripulire. 
< Questa sera Seth è arrivato tardi al suo turno di ronda… > 
< Lo so benissimo e so che anche tu lo sai il motivo > disse precipitosamente. 
Con mia figlia era sempre così. Non c’era bisogno di girare intorno alla frittata. 
< Voglio solamente che tu sei sicura di ciò che fai. Seth ha ventitre anni e tu invece ne hai solo diciassette. Lui sono sicuro che ha intenzioni serie con te e sono sicuro che anche tu saresti in grado di gestire una relazione duratura con un ragazzo. Ma devi veramente volerlo… se no non ha senso prendere in giro una persona. Magari potresti non essere ancora pronta visto che sei ancora un po’ piccola ma credo che ogni scelta che farai, Seth ti seguirà in ognuna >
Lei s’immobilizzò di fronte alle mie parole. Ok, non era traumatizzata ma sconvolta più che altro. 
< Dici sul serio? > 
Io sorrisi < Seth non vede altro che te! > 
POV JACOB
Improvvisamente la porta alle mie spalle si spalancò e la risata di mia moglie riecheggiò in tutta la stanza. 
Mi voltai per poterle regalare un sorriso visto che la sua felicità mi contagiava ma la scena che si presentò di fronte mi lasciò interdetto.
Alex ed Ephriam assieme a Seth seguivano Renesmee e ridevano con lei. Il problema non era quello ma che avevo esplicitamente chiesto a Seth di starsene a casa. 
Il sorriso di mia figlia si illuminò sul suo volto quando lei notò la sua figura sull’uscio di casa.
< Seth! > esclamò lei da dietro il bancone del piano bar < Che ci fai qui? >
La grande contentezza dipinta sul volto di Seth si smorzò quando incrociò il mio sguardo. 
Le rispose continuando a tenere il suo sguardo concentrato nel mio. Avevo presunto che probabilmente stesse chiedendo più il mio permesso che il suo.
< Ho pensato che magari potrei accompagnarvi io a scuola stamattina > disse insicuro.
In quel momento Renesmee mi affiancò, allacciò le sue braccia lungo i miei fianchi e mi trasmise un immagine ben chiara. 
“Sta tranquillo Jake!” la voce di mia moglie si insinuò tra i miei pensieri e spostai lo sguardo sul suo volto sorridente voltato verso il mio “Non angosciarti”
Angosce… molto probabilmente erano il mio problema maggiore.
L’unica cosa che non riuscivo mai a tenere sotto controllo erano le preoccupazioni che accrescevano dentro di me. Cercavo di combatterle, tentavo visibilmente di calmarmi ma molto probabilmente era colpa della mia natura. 
Solitamente ero stato abituato ad allarmarmi ad ogni minimo particolare visto che non avevamo mai tregua e quella mia caratteristica aveva influenzato parecchio della mia vita quotidiana. Ero un alfa, avevo bisogno di prestare attenzione ad ogni piccola cosa. 
Renesmee tendeva solitamente a mettermi in guardia rispetto ai miei impulsivi atteggiamenti ed io l’ascoltavo sempre. Era raro che poi Renesmee non avesse ragione, aveva questo spiccato senso razionale che mi lasciava sconvolto ogni volta.
Quando la conobbi, una volta ritornata a casa, era nel pieno della sua adolescenza, dunque non potevo far altro che ammettere come nel corso degli anni sia maturata e cresciuta. Certo… non che prima non lo fosse, anzi ero io a farmi tremila preoccupazioni ma con il tempo è mutata di una vera donna che solitamente ringraziava solo me per questo salto di qualità… io tendevo sempre a smentire poiché io invece ero rimasto solo Jake.
Quel geloso Jake che in quel momento tentava di non dare di matto. Insomma era la mia piccolina… è questo era solo l’inizio… era questo ciò che mi spaventava.
< A scuola Seth…> ribadii severamente. 
Lui aggrottò la fronte e mi guardò torvo
non che non mi fidavo di lui, ma meglio prevenire che curare.
Sarah alzò un sopracciglio e ci superò buttandosi la cartella sulle spalle e camminando verso Seth. Poi afferrò la mela dal tavolo e ne tirò un ultimo morso, tirò Seth da un braccio e lo trascinò dietro di se. Aspettai che la porta si richiudesse per poter lanciare un cenno a mio figlio e mio nipote.
Bastò poco che si fiondarono fuori con loro esclamando.
< VENIAMO CON VOI! >
 
POV SETH
Le persone innamorate sembrano dei bambini, indossano quei strani sorrisi contagiosi e delle lacrime che ti trafiggono il cuore. 
Avevo sceso velocemente i gradini per fermarmi d’innanzi allo sportello della mia Opel Mokka Cosmo nera e lo aprii. Poi mi voltai e rimasi per l’ennesima volta imbambolato nell’osservare le movenze di Sarah. Quella bellissima stella superò l’uscio donandomi un caloroso sorriso mozzafiato e guardandomi maliziosamente. 
Io mi limitai a sorridere totalmente in sua balia, alzò lo sguardo verso il cielo e lasciò che la osservassi per bene. 
Portava uno stretto jeans a sigaretta, una canottiera semplice nera con del pizzo che ricopriva a malapena la schiena e delle semplici converse bianche. 
Era così bella che l’avrei divorata al momento ma mi trattenni. 
Scese velocemente la scalinata e corse verso di me, si bloccò e alzò lo sguardo verso il mio. E come sempre riuscì a rendermi felice con un solo < Ciao!! > sussurrato. 
Il mio sorriso si amplificò e decisi che dovevo assolutamente baciarla.
Le sue labbra si posarono sulle mie tempestivamente ed io non capii più niente. Lei era colei che mi aveva cambiato la vita, reso una persona migliore, aveva riempito il vuoto e mi aveva fatto scordare il passato. Era colei per cui valeva la pena sorridere.
< Veniamo con voi! > i ragazzi squillarono ad alta voce e saltando con facilità i gradini. Poi si fermarono di fronte a noi, intenti nel nostro piccolo momento intimo ed Alex esclamò senza dignità < Oh Oh Oh non esagerate o papà-alpha poi scoppia! >
Sarah si era allontanata intimidita e lo aveva spinto via bruscamente. 
< Taci Alex! > ringhiò le. Afferrò la mia mano e si strinse a me. 
Ephriam si avvicinò e tirò delle pacche sulla mia spalla, io gli sorrisi nervosamente mentre notavo la figura di Jacob dietro la finestra. 
Ok meglio non esagerare. Così mi allontanai da lei donandole un bacio sulla testa e mi diressi dalla mia parte. 
Una volta entrati tutti nell’abitacolo della mia macchina, Sarah poggiò i suoi piedi sul cruscotto e mi guardò sorridendo da furbetta. 
Sbuffai scherzosamente, anche perché sapevo che solitamente non lo ammettevo quel gesto ma ormai avevo perso tutta la dignità virile maschile dunque…
Ephriam, infatti, non esitò e rimbeccò prontamente < Bastardo, perché a noi non lo lasci mai fare? >
Scoppiai a ridere mentre facevo inversione di marcia e risposi < Perché le sue scarpe non sono costantemente sporche di fango e di terreno come le vostre >
Ephriam ringhiò e rispose < Non è colpa mia se non ha preso il gene anche lei >
E non ci volle molto a capire che Sarah ci rimase male, poiché il suo sorriso venne sostituito da una improvvisa antica tristezza sul suo volto e fece scivolare i piedi dal cruscotto.
Lanciai un occhiataccia ad Ephriam tramite lo specchietto mentre accarezzavo la coscia di Sarah, lei non voltò lo sguardo e si limitò a posare la sua mano sulla mia, intrecciando le sue dita fra le mie.
Continuai a cambiare marce con il suo palmo sul mio dorso che accarezzava mantenendo lo sguardo fuori dal finestrino e godendosi silenziosamente il panorama che scorreva intorno a noi.
I ragazzi continuarono a chiacchierare con tranquillità, interpellandomi solamente qualche volta mentre io cercavo di far spiccicare qualche parolina in più a Sarah.
 
Quando sostai di fronte alla scalinata della scuola superiore dei ragazzi, notai lo sguardo di Sarah che sorvolava sulle anime in pena che vagavano a quell’ora nel parcheggio della scuola prima di entrare. 
Quando spesi il motore della macchina. Delle ragazzi che conoscevo molto bene, visto che erano amiche sue, si avvicinarono e salutarono animatamente. 
Lei s’intimidì di fronte alle loro espressioni loquaci poi si voltò e mi sorrise con quelle meravigliose gote rosse, allora mi avvicinai a lei e per non metterla in imbarazzo le donai un tenero bacio sul naso che storse improvvisamente con una buffa espressione.
Poi lei afferrò le sue cose e raggiunse fuori dalla macchina le altre ragazze, la guardai mentre saltellava tutta allegra andando ad abbracciare Samantha e Deborah.
La sera precedente mentre guardavo Sarah ballare e divertirsi con Deborah, io ero rimasto assieme a Samantha che con un po’ di alcool si era lasciata scappare qualche informazione in più. Avevo scoperto che Sarah ha sempre avuto una cotta per me fin da quando era piccina, certo io sapevo che c’era qualcosa sotto visto il “fattore imprinting” ma Sarah non ha mai dimostrato nient’altro di più dalla abituale amicizia che era solita donarmi. Io, poi, ero ordinario considerarla sempre la piccolina di casa anche se tra lei e il fratello non c’erano differenze visto che erano nati a pochi minuti di distanza. 
Samantha rispetto a Deborah era una ragazza molto più sobria, era la cugina di  Emily e Leah ed era l’imprinting di Alex dunque conosceva le nostre leggende e sapeva ogni particolare del nostro branco. Alex e Samantha si erano sempre voluti bene fin da piccoli ma il loro rapporto ricordava quello fra cane e gatto, dunque quando Alex si era scoperto innamorata di Samantha nessuno riuscì a credere a tale notizia. 
Erano passati più di tre mesi e quel giorno, non molto lontano, avevo raggiunto assieme a lui Casa Black. Eravamo entrati dalla porta del retro e avevamo trovato Samantha e Sarah intente nel preparare dei muffin. Ricordo ancora come Alex si era bloccato sulla porta di casa e come scappò via senza dire una parola, l’avevo rincorso per tutto il bosco e gli avevo spiegato di non comportarsi in quel modo. 
Ci mise un po’ di tempo per capacitarsi del fatto che ogni giorno che passava, lui s’innamorava sempre più di lei ma alla fine i due cominciarono a frequentarsi. Era il più piccolo assieme ad Ephriam nel branco e facevano tenerezza assieme poiché erano alle prime armi. 
Comunque sia dovevo dire grazie a Samantha se quella sera, io e Sarah avevamo concluso qualcosa. 
Ad un certo punto quando stavo per salutare le altre dalla macchina, notai che Samantha  fu spinta via per sbaglio da un ragazzo che le cadde involontariamente addosso. Allora mi concentrai sulla scena alle loro spalle. 
Mi precipitai fuori dalla macchina quando vidi Alex prendersi a spintoni con qualcuno. Raggiunsi Sarah che si era avvicinata a suo fratello e la tirai dietro di me prima che qualcuno le si lanciasse addosso e le potesse anche solamente storcere un capello. 
< Che diavolo sta succedendo qui? > domandai con tono autoritario.
< E tu chi saresti? > domandò un bamboccio ponendosi di fronte. Era basso quanto una scatoletta di tonno, portava dei pantaloni di jeans elasticizzato dal cavallo basso fin sotto il sedere, una canottiera strana e tutta colorata da pagliaccio e degli scarponi enormi della nike che parevano dei pattini più che altro. 
Sembrava che mi stessi confrontando con il sosia di Justin Bieber in persona.
< Seth! > Sarah afferrò la mia mano capendo che in quel momento ero parecchio vulnerabile. Strinsi la sua mano calibrando la forza per non poterle far male. 
< Oh Oh Oh! > esclamò un altro ragazzino saltando giù dalla ringhiera dalla scalinata e simulando un Ollie e uno Shove banali con i loro economici skateboard da quattro soldi. Portava dei bermuda marroncini, una polo bianca a maniche corte e con il colletto alzato e delle Vans color porpora. Era vestito decentemente rispetto all’amichetto che ancora non accennava a spostarsi ma non mi piacque il modo in cui guardò Sarah < Lasciatelo perdere, lui è il nuovo amichetto di Sarah >
< Sparisci Austen!! > ringhiò Sarah fra i denti.
Lui alzò le braccia al cielo, aumentò il suo tono di voce e si finse offeso dal comportamento della mia ragazza < Oh ma che c’è Principessa? Finalmente qualcuno riesce a finire fra le tue grazie e tu…> 
Il tono di quello strano esemplare d’essere umano stava scartavetrando la mia pazienza che a poco a poco stava diminuendo epr colpa del suo stupido atteggiamento superiore. 
< E che grazie!! > esclamò qualcuno avvicinandosi alla mia Sarah… un po’ troppo per i miei gusti. 
Dunque mi voltai e nel momento in cui ero sul punto di scaraventare via quell’altro esserino, Ephriam si pose fra noi. 
Samantha e Sarah corsero da Alex. 
Eph mi diede uno spintone per potermi allontanare da quei bambocci e disse < Dai amico, non combiniamo casini. Torna a casa! >
Non se ne parlava proprio, io non sarei tornato a casa fino a quando non avrei ottenuto anche solo una risposta alle mille domande che popolavano la mia testa. Da quanto tempo andava avanti questa storia? Chi erano quei fantocci che si divertivano così tanto in quelle quattro mura a fare i bulletti delle palle mie? Se solo avessi saputo che anche solo uno di loro importunava la mia Sarah gli avrei sgozzati tutti quanti uno per uno. I tempi erano cambiati ormai e stentavo ancora a crederci che quella era la nuova generazione che si stava formando. E se quelli erano il futuro del nostro paese allora potevamo metterci le mani nei capelli e urlare pietà! 
< Chi sono questi? > sputai digrignando fra i denti. 
Mi dispiaceva trattare Ephriam in quel modo, ma dovevo sapere…. La gelosia e la rabbia mi stavano accecando la vista. 
< Due coglioni Seth! > spingendomi ancora più lontano. < Adesso controllati, non c’è bisogno di perdere la calma per due bambini come quelli intesi? > Io lo fulminai con lo sguardo ma riuscì a convincermi in tempo < E poi Sarah non ama dare spettacolo, finireste per litigare e per passare delle giornate di merda visto che conosciamo benissimo il lato melodrammatico e vendicativo di mia sorella > 
L’unica persona che volevo mettermi contro era lei. Mi voltai verso Sarah che mi seguiva con lo sguardo. Notai che Alex si stava calmando e che i ragazzini si allontanarono. Meglio! 
Sarah dunque lasciò i due piccioncini avvicinarsi con Deborah. 
Quest’ultima disse < Non farci caso Seth, sono solo dei ragazzi senza neuroni > 
< Ho notato > risposi nervosamente mentre continuavo a fissarli minacciosamente. Sarah mi strinse la mano < Da quanto vi danno fastidio? > 
Deborah guardò Sarah ma nessuna delle sue rispose. 
< Hanno mai provato a… > tentai di domandare ma Sarah mi interruppe bruscamente. 
< SMETTILA SETH, NON INCOMINCIARE, NON SERVE! > 
< Invece si! > la rimbeccai sotto lo sguardo di Ephriam e Deborah. A volte Sarah era proprio ottusa e non riusciva a capire il mondo che le circondava. Non capivo perché non rispondeva e non faceva niente di fronte a tale demenza. Forse aveva imparato ad ignorarla…. Forse lei ci riusciva, io no!
< Perché non mi hai mai detto di loro? > 
Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò < Perché non è così importante! >
< Per me lo è! > risposi deciso.
Deborah si avvicinò superandoci e seguita da Ephriam.
< Vabbè noi stiamo entrando, voi che fate? > 
Non mi ero accorta che la campanella incominciò a suonare per avvisare dell’inizio della giornata scolastica. 
Sarah tornò a guardarmi con espressione tova ed io capii che forse stavo esagerando, così mi voltai e le cinsi i fianchi in una tenera stretta. Lei simulò un sorriso ma solo con un bacio riuscii a farla sorridere per davvero. Non volevo farla innervosire e mi dispiaceva renderla vulnerabile ma non ci potevo fare niente perché ci tenevo troppo, comunque sia avrei imparato a temperare le mie inclinazioni d’indole più forti. 
< Seth… > disse con il fiato pesante, dopo essersi staccata da quel lungo bacio appassionato che le avevo donato e sorrise < …devo andare! >
< Già pure io! > risposi. Non volevo andare via.
Lei si staccò con malavoglia e mi sorrise < Fai il bravo! >
< Stai attenta tu! > risposi sorridendole. 
Lei incominciò a camminare verso l’entrata. 
< Ci vediamo da Emily > esclamò allegra. 
< Sarò lì ! > dissi e poi sveltamente mi allontanai dalla scuola e mi diressi verso la casa del capo.
POV RENESMEE
L’avevo sempre avvertito che ero un disastro, che ero lunatica e paranoica, che stare affianco una persona insicura a cui piace farsi film mentali da oscar non sarebbe stato bello, che affiancare una persona  con la mania del controllo a volte può causare qualche piccolo problema. Ero la reincarnazione dell’insicurezza e certe volte continuavo a commettere un errore dietro l’altro. Ma lui aveva deciso di sposarmi e di passare il resto dell’eternità con me, nonostante tutto…. 
Lui mi aveva detto che non era sola e con il tempo capii di cosa parlava. Quell’uomo era un gran rompiscatole, era iper protettivo e geloso e come me aveva il vizio di possedere il controllo sulla maggior parte del mondo circostante.  
Ma ci eravamo innamorati. E si sa la storia di chi si innamora, si perde il senso della realtà, le emozioni sono tutte amplificate e per una sciocchezza ci ritroviamo a piangere dalla gioia o a vomitare delusioni. Avere il cuore a mille e il fiato dimezzato, quante volte le gambe avevano incominciato a tremare dal nervoso prima di incontrarlo… e quante volte questo succedeva ancora. 
Cinque anni fa quell’uomo mi aveva chiesto di sposarlo ed io, sconvolta, non ero riuscita neanche a dire una parola. Quell’uomo mi aveva donato una bellissima famiglia, mi aveva donato due angeli che io ogni giorno amo sempre di più. Quello’uomo adesso era appoggiato al muro della cucina e mi osservava mentre agile mi muovevo all’interno della nostra cucina. 
A volte mi voltavo e lo scoprivo a sorridere delle mie parole. Io continuavo a parlare e a chiacchierare con lui che invece si limitava a rispondermi a monosillabi. 
< Jake! > esclamai indignata. 
Lui rise e si avvicinò < Dimmi > 
< Perché mi guardi e non rispondi? > domandai fintamente offesa 
Allargo le braccia invitandomi a nascondermi nel suo caloroso abbraccio, non esitai di più e allacciai le mie braccia intorno ai suoi fianchi. Ogni volta era la stessa cosa, ogni volta avrei voluto che i suoi abbracci non finissero mai, che i suoi baci fossero infiniti e che non avremmo mai dovuto respirare per fermarci. Amavo il modo in cui mi spogliava dalle mie inutili paure, amavo la sua sicurezza e il suo modo di guardare le cose in modo diverso. Amavo scordarmi di tutto il resto quando ero con lui e lo amavo più di ogni altra cosa. 
< Sei bellissima! > sussurrò solleticandomi i capelli. 
Io sospirai e chiusi gli occhi, inebriandomi del suo buonissimo profumo. In quel momento indossava un maglioncino marrone scuro, dei bermuda di jeans e le sue solite infradito. Avrei voluto baciarlo e magari farci l’amore proprio lì in quel momento ma tra poco sarebbero arrivati gli altri a discutere di cose importanti e forse era meglio non pensare a certi pensieri bizzarri.
Infatti dopo neanche un secondo, sentimmo il solito richiamo provenire dal giardino. I ragazzi erano arrivati in tempo come sempre. 
Jacob sorrise e dopo avermi baciato teneramente la fronte andò ad aprire la porta di casa. I ragazzi entrarono schiamazzando e ridendo fra loro, si spingevano e riempirono casa con la loro allegria. Io rimasi dietro il bancone del piano bar a guardarli.
Fu Paul il primo a salutarmi, con lui e Seth avevo un rapporto più stretto visto che li vedevo più volte al giorno, anche con Embry e Quil che lavoravano in officina avevo instaurato un bel rapporto e con gli altri idem, ma comunque non avevano preso così tanta confidenza come con gli altri. 
< Ciao ibrido! > mi salutò Paul < Non volevamo disturbarti! > 
Diventai subito rossa e sorrisi timidamente. < Non disturbate! > 
Paul sapeva che quando io e Jacob eravamo soli in casa di solito non perdevamo troppo tempo in chiacchiere e dunque non resisteva a non fare una delle sue battutine. 
Collin corse in cucina e rubò un muffin dal piatto che avevo appena afferrato dal piano di cucina, ovviamente anche Brandon lo imitò lasciandomi indignata. 
Li guardai mentre scapparono ridendo fra loro. I ragazzi ormai si erano stabilizzati in salone, c’era chi sprofondava sui divani, chi era steso per terra, chi aveva occupato la poltrona di Jake e chi come me aspettava che suo marito terminasse la telefonata per potergli parlare. 
E così fu. Jacob tornò in salone e mi sorrise posando il telefono sul tavolo. 
< Che succede? > domandai curiosa. 
Lui sospirò e ottenne l’attenzione di tutti senza neanche accennare ad un movimento. Jacob era un alfa molto rispettato anche perché il suo carattere rappresentava quello di un leader molto più orientato all’importanza delle relazioni nel branco. Raramente gli capitava di dare ordini forzatamente perché continuava a ripetere che odiava far fare alle persone qualcosa che non volevano fare. Dunque con il tempo era riuscito a guadagnarsi stima e rispetto da parte di tutto il branco. 
Persino Paul che era concentrato nel vedere qualche programma in televisione, decise di spegnere ed ascoltare. 
< Charlie dice che per ora non riesce a liberarsi dagli impegni ma che il prima possibile ci raggiungerà, intesi? >
Qualcuno poi bussò violentemente alla porta, sobbalzai lasciando che il piatto strisciasse violentemente contro il tavolino di vetro in mezzo al salone. 
L’attenzione dei ragazzi si focalizzò su di me che per un non nulla mi ero spaventata. Non so cosa mi stava succedendo ma ultimamente tutta questa stanchezza mi aveva soprafatto totalmente. Certe volte mi spaventavo  se qualcuno si avvicinava e non lo sentivo, avevo costantemente sonno e la schiena mi doleva. 
Cercai di nascondere l’imbarazzo e mentre Sam raggiungeva la porta, Jacob mi raggiunse. Mi accarezzò la schiena e mi guardò preoccupato. 
< Ehi > mormorò < Tutto ok? >
Annuii deglutendo. La testa aveva preso a girarmi vorticosamente, ma durò un attimo, così mi allontanai e andai a sedermi sul piano della cucina sapendo di essere osservata da mio marito. 
Mi osservai nello specchio, avevo gli occhi lucidi e le guance bollenti così decisi che se quelle sensazioni sarebbero continuate mi sarei recata da Carlisle. 
Seth entrò come una furia in casa nostra, si precipitò vicino al divano e si lanciò per sedersi. 
< Buongiorno anche a te Seth! > disse Quil sdrammatizzando. 
Lui sbuffò incattivito.
Mio padre Edward e mia madre Bella entrarono mano per mano di seguito e mi sorrisero. Poi il primo esclamò < Problemi di cuore? > 
Jacob si voltò a fulminarmi Jacob con lo sguardo allora  Seth incominciò a parlare. 
< Non capisco perché ancora vi ostinate a mandare vostra figlia in quello zoo! >
Raggiunsi Jacob ed assieme lo guardammo preoccupati. Cosa era successo a Sarah? 
< Cosa stai dicendo? > domandò Jake. 
< Che ci sono dei bambini che infastidiscono tua figlia. Sembrano dei sosia di Justin Bieber e continuano ad andargli dietro come dei cani e non mi va che… >
Tirai un sospiro di sollievo e trasmisi a mio marito un pensiero. “Seth sta parlando di quel famoso Austin e della sua crew! Non è preoccupante!”
< Seth! > lo richiamò Jacob dopo aver ascoltato le mie parole. < Penso che il problema di cui dobbiamo discutere sia più serio della tua gelosia! Sarah sa’ benissimo badare a se stessa! > 
Lui lo guardò torvo, afferrò un muffin e tirò un morso sbuffando. 
Jacob lo ignorò e mi strinse un fianco. 
< Credo che la situazione, comunque, non sia così grave come sembra > incominciò Jacob < non sappiamo a chi appartengono le impronte ma Charlie crede che tra qualche tempo la storia verrà dimenticata! > 
< Ne sono convinto anche io > parlò mio padre < Ma comunque dovete trovare una soluzione per questi periodi > 
< Sarà difficile andare di ronda con gli umani che ci stanno tra i piedi > affermò Embry, prendendo il succo di frutta dal frigorifero. 
< No c’è comunque una soluzione. > disse Jacob < Staremo nelle parti più alte e magari controlliamo solamente il confine dove gli umani solitamente non si spingono e…. >
< Io avrei un'altra idea! > esclamò Quil. Tutti lo guardammo. < Semplice non ci trasformiamo per un po’> 
Sam gli tirò uno scappellotto dietro la nuca < Così potrai passare più tempo con Claire? Idiota! > 
Poi si rivolse a Jacob e chiese < Penso che le ronde debbano essere ridotte! >
Jacob annuì < Mandiamo nel bosco solamente quattro lupi alla volta. Due controllano est e ovest, gli altri due nord e sud. > 
< Mitico! > esclamò Brandon. < Così posso… > 
< …Recuperare tutte le insufficienze che hai a scuola! > terminò Collin per lui. 
I due incominciarono a ringhiare ma Leah tirò un calcio ad ognuno per farli tacere. 
< Collin ha ragione! Lascerò più tempo libero a chi deve risolvere i propri problemi! > 
I ragazzi incominciarono a sogghignare tra loro ma Jacob subito si corresse. < Ma credetemi diventerò più insopportabile del solito, perché verrò a controllarvi ogni volta! > 
< Oh avanti Jake… > iniziò a blaterare Quil < Non hai voglia anche tu di passare un po’ di tempo con il tuo imprinting > 
A quel punto arrossii nuovamente e Jacob mi strinse a se. < Certo ma il dovere è il dovere! > 
< Ed il piacere è più bello! > esclamò Paul.
Sam ringhiò < Jacob ha ragione. Se per caso Brandon o Collin non superano l’anno quest’anno verranno bocciati e i loro genitori li rinchiuderanno in casa. Come credete di affrontare la vostra natura se rimarrete chiusi in casa? > 
< Piuttosto fatevi aiutare dalle vostre ragazze visto che sono tutte delle geniette a scuola! > disse Leah. 
Io risi con lei. 
< Dovrei farmi dare ripetizione da Jenny? > domandò Brandon allibito. < Jacob io e Jenny ci siamo conosciuti per un compito da svolgere assieme. Abbiamo fatto di tutto tranne che svolto quel compito…. > 
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata e persino io nascosi la mia risata coprendomi con la mano la bocca ma Jacob, Sam e i miei genitori rimasero immobili. 
< Brandon! > lo richiamò Jacob. < Hai idea di cosa significa diventare un omega? >
Lui sbuffò. Se l’alfa era il primo del branco, l’omega era l’ultimo ed era il lupo solitario. Jacob lo era stato una volta ma fu solamente per sua volontà che si allontanò dal suo branco per poter salvare mia madre e me.
< Oggi pomeriggio apporterò delle modifiche e delle sostituzioni riguardo le ronde ed entro stasera avrete la lista. D’accordo? >
Dopo di che ognuno si dileguò e la casa rimase vuota. 
I miei genitori avevano promesso che sarebbero andati loro a prendere Sarah ed Ephriam da scuola ed io invece li avrei aspettati da Emily. Seth e Jacob ci avrebbero raggiunto dopo il loro turno all’officina. 
 
 
POV SETH
Sospirai quando ebbi finito di smontare l’ultimo pezzo da quella stupida macchina tutta arrugginita. Ancora non riuscivo a capire perché il proprietario ci tenesse così tanto. Strisciai via da li sotto e mi alzai, mi ricomposi e mi stiracchiai. 
Nonostante quella mattina avessi lavorato di meno, mi sentivo a pezzi e forse qualche ora in più di sonno mi avrebbe letteralmente aiuto ma avrei voluto stare con Sarah quel giorno. 
Mi diressi in ufficio dove Jake era intento dietro la sua scrivania a riordinare dei fogli. Quell’ufficio era piccolo, stretto e decisamente troppo caldo. C’era una scrivania e più cassettiere dove Jacob racchiudeva tutti i suoi stupidi documenti. C’era un vecchio computer che nonostante tutto funzionava e una libreria, un piccolo divano su cui Jake a volte si era ritrovato a dormire la notte dopo che Renesmee certe volte decideva giustamente di buttarlo fuori casa.
Mi ricordavo ancora come nei loro primi anni di matrimonio, Renesmee aveva deciso di uscire una sera assieme ad alcune amiche del collage e Jacob aveva iniziato a crearle problemi. Quando lei era tornata a casa tutta bella aggiustata e sorridente dopo che un suo vecchio amico l’aveva accompagnata, Jacob era uscito fuori di testa ma Renesmee non era una che si faceva mettere i piedi in testa così lo buttò fuori casa e Jacob andò in officina a dormire. 
Non si parlarono per giorni e quando quel mattino io ed Embry ci recammo a lavoro, lo trovammo a dormire sul quel piccolo divanetto posto in ufficio. Fu uno dei giorni più pesanti della mia esistenza perché Jacob era insopportabile. 
Ma ormai quelle erano storie passate. 
Quando entrai in ufficio diedi un occhiata all’orologio e notai che eravamo in ritardo. 
< Seth hai finito? > domandò lui. 
Annuii < Si andiamo? >
< Subito! > rispose. 
Mentre metteva apposto tutti i documenti che aveva tirato fuori, mi soffermai a vedere le foto appese ai muri. Alcune erano di Jake e Renesmee prima e dopo essersi sposati, in altre c’erano Sarah ed Ephriam sorridenti e poi c’era un'altra in cui io ero con i due gemelli ed Alex. Erano foto stupende di cui conoscevo ogni minimo dettaglio. 
Io amavo la mia vita. 
 
Poco dopo scesi dalla Jeep di Jacob e mi diressi assieme a lui dentro al bar dove le ragazze lavoravano. Emily era dietro la cassa e parlava con una cliente stretta: la signora Crane che cortesemente salutai. 
 Cloe, Jenny e Claire erano sedute ad un tavolo e scherzavano e ridevano come matte mentre Brandon, Quil e Collin le stuzzicavano. 
Il bar a quell’ora era solitamente gremito dal branco, infatti dietro di noi Embry e Jamelia entrarono assieme a Miky il loro piccoletto. 
Renesmee intanto lavorava dietro al bancone del bar assieme a Rachel, Jacob la raggiunse all’istante e la riempì di baci mentre lei tentava di allontanarsi e continuare a lavorare. Rachel tentava di dividere suo fratello da sua moglie e Renesmee tentava di evitare i suoi baci ma si vedeva dal suo sguardo che non aspettava altro. 
Mi diressi verso Cloe e le ragazze e salutai gentilmente. 
< Ehilà Seth. Tutto bene? > domandò allegra Jenny.
Io annuii e mi sedetti affianco a loro. < Avete visto Sarah? > 
Essi, perché non appena era entrato avevo capito che lei non c’era. Il suo profumo era di vecchia data presente nel bar e non avevo rilevato la sua presenta. 
Le ragazze andavano a scuola con lei ma erano due anni più grandi e dunque non avevano gli stessi orari ma si volevano bene e quando potevano uscivano assieme. 
< Oh l’abbiamo vista entrare in macchina di alcuni amici di Ephriam! > disse Cloe sorridendomi.
Ebbi un tuffo al cuore. Che macchina? Quali amici?
< Tranquillo Seth, c’erano anche Alex e Samantha! > disse cercando di consolarmi. 
Avevo gli occhi sbarrati e l’animo agitato. 
< Da quanto sono usciti? > domandai. 
< Seth > mi richiamò Jacob avvicinandosi < Smettila di preoccuparti! > 
A quel punto la porta del bar si spalancò e Sarah assieme a suo fratello e ai suoi compagni entrò ridendo. Notai che si trovava tra Ephriam e… Austin!!!!!! 
Che diavolo ci faceva quello lì affianco a Sarah? E perché Sarah stava ridendo assieme a lui? 
Quando mi notò, si bloccò per un attimo sorridendo e poi incominciò a corrermi incontro. Mi alzai dal bancone e aprì le braccia per accoglierla in un abbraccio. Lei si tuffò come sempre ridendo e mi strinse a se, poi si allontanò e mi diede un bacio di fronte … a tutti! Compreso suo padre che del resto non esitò a guardarmi torvo subito dopo. 
< Ciao ! > sussurrò guardandomi. 
< Ehi > risposi io concentrandomi poi solo su di lei. Poi deglutii e chiesi < Ma non dovevi tornare con i tuoi nonni? > 
Lei si allontanò e mentre mi trascinava vicino ai suoi genitori disse < Perché Austin aveva la macchina e si è offerto di darci un passaggio! > 
Fissai quel ragazzo mentre prendeva posto ad un tavolo del bar ed allora sospirai. D’accordo erano amici e comunque non avrei motivo di preoccuparmi perché Sarah era mia e nessuno poteva più portarmela via. 
< Ehi Sara! > la chiamò Samantha. 
Lei si voltò a guardarla. 
< Vi sedete con noi? > domandò. 
Lei si girò nuovamente verso di me e mi guardò sorridente, allora lasciai che mi trascinasse fino al loro tavolo dove prendemmo posto. Il ragazzo mi tenne d’occhio per tutto il tempo fino a quando non mi sedetti di fronte a lui, Ephriam sogghignava sotto i baffi e dava fastidio alla sorella mentre Alex e Samantha erano impegnati in un amoreggiamento senza limite allora tirai un calcio sotto il tavolo al primo che sobbalzò confuso. 
< Che cazzo vuoi Seth? > 
< Perché non ti trovi un luogo più appartato per poter limonare con la tua ragazza? > domandai scortesemente. 
Lui rise, poi guardò prima Sarah e poi me < Perché non pensi a cosa vuole Sarah invece? > 
Lo sfidai con lo sguardo mentre lei invece sbuffava e si agitava cercando di capire se suo padre stesse ascoltando quella conversazione.
< Sono sicuro che Sarah non sarebbe contraria se…. > 
< Oh mio dio Alex seriamente? > sbottò Sarah e persino Samantha gli tirò un buffetto sul braccio, lui la guardò ridendo e le rubò un bacio. < Smettila mio padre è qui! > 
< Ehi amico! > disse Austin < Mi dispiace per la sceneggiata di stamattina > 
Lo guardai torvo. 
< Insomma io e Sarah siamo amici da sempre e non è mia intenzione ferirla in alcun modo ok? A scuola ci sono tantissime teste di cavolo che non vedono l’ora di darle fastidio. Insomma ma l’hai vista bene? E’ una sorta di ragazza che è inutile non… > 
< Ok Austin basta così! > disse Ephriam. 
Il pranzo proseguì così, io e Sarah non passammo molto tempo da soli e quando succedeva di solito arrivava sempre qualcuno a disturbarci. Poi arrivò l’orario in cui lei doveva andare in piscina così l’accompagnai e poco prima di uscire la baciai per bene. In seguito andai a casa di Charlie e parlai un po’ con mia madre che era intenta nelle pulizie di casa. Infine mi addormentai sul letto di mia sorella. 
 
Seth, Seth, Seth… 
Sentivo che qualcuno era pronto dal tirarmi giù dal letto. Una vocina alquanto acuto arrivava al mio udito lungo pesanti gallerie. Era una voce familiare ma io in quel momento mi trovavo in un oceano, era come se non avessi bisogno di respirare, nuotavo e basta rincorrendo qualcosa che mi precedeva. Aveva una lunga chioma castano scura ed un fisico da far paura, sapevo di conoscere quella ragazza ma in quel momento era come se non mi ricordavo il suo nome. 
< Seth insomma vuoi svegliarti? >
Poi quella voce arrivò più forte alle mie orecchie e realizzai che era ora di aprire quei maledetti occhi per capire che fine aveva fatto il mondo reale.
Quando le mie palpebre si spalancarono, la faccia di mia sorella Leah risultò in un primo piano sconvolgente, tanto sconvolgente che dovetti allontanarla. 
< Oh dio Seth, alla buon ora! > 
Io ringhiai e mi rigirai contro il muro per poter dormicchiare ancora un po’ ma domandai < Che ore sono? >
< E’ tardissimo! Sono le otto e Sarah ha chiamato già quattro volte! > rispose lei. 
Allora a quel punto mi alzai di scatto dal letto e corsi in camera mia dove il cellulare si illuminava e vibrava in continuazione. Era Jacob, così afferrai il telefono e risposi immediatamente. 
< Pronto capo? > domandai
Jacob ringhiò dall’altra parte e disse < Giuro Seth che se non ti fai trovare qui entro mezz’ora ti ammazzo! > 
< Scusami Jake non ho sentito la sveglia… > 
Lui ringhiò nuovamente e disse < Seth a volte mi domando se tua madre ti ha concepito mentre era ubriaca, se sei tu così oppure se è solo un periodo >
< Dov’è Sarah? > 
Certo perché il mio pensiero fisso era lei, non mi importava del cazziatone del capo.
< l’hai lasciata sotto la pioggia fuori dalla scuola dopo che aveva finito il corso di nuoto, idiota!!!! > sbraitò lui al telefono e il mio cuore perse un colpo. Com’era possibile che io mi ero scordato di andarla a prendere e poi era impossibile che non avevo sentito la sveglia. Oh dio, dov’era Sarah quindi. 
< Lei dov’è ORA? > chiesi preoccupato. 
Mi tremavano le mani e avrei voluto prendermi a ceffoni. 
< Il suo caro amichetto Austin l’ha accompagnata gentilmente qui a casa! > disse secco dall’altro capo del telefono ed io mi sentii morire. 
Capii di essermi immobilizzato quando Leah afferrò la cornetta dalle mie mani e disse < Ok Jacob, Seth è in stato di shock! Lo rianimo e arriviamo! >
A quel punto terminò la chiamata e mi spinse contro la porta del bagno che aprì e dove mi ci spinse dentro. Io rimasi immobile al centro della stanza e aspettai che mia sorella tornasse con i miei vestiti e che me li lanciasse addosso. 
< Seth! Non me ne sbatte un emerito cazzo di come ti senti ora… Vestiti e andiamo al falò! > disse ma non ricevette alcun esito da parte mia così le basto dire quattro paroline magiche < Sarah ti aspetta lì!>
Deglutii e agii così Leah fu costretta a chiudere la porta. 
 
Frenai di colpo, svoltai bruscamente e mi fermai violentemente nel parcheggio di casa Black. Leah ringhiò per l’ennesima volta dopo una serie di sbuffi indirizzati al monologo che avevo cominciato dal momento in cui avevo messo in moto la macchina.
Non sapevo come avevo fatto a scordami di non mettere la sveglia, non sapevo come avevo fatto a scordarmi di andarla a prendere e mi sentivo un idiota. Adesso mi sarei aspettato di tutto da Sarah anche perché se fosse stata arrabbiata con me molto probabilmente mi sarei inginocchiato di fronte a tutti e le avrei chiesto perdono.
Leah ad un certo punto aveva deciso di accendere la radio e sparare le note di Macklemore al massimo, io avevo continuato a grugnire ogni volta visto che Leah mi aveva gentilmente fatto capire che non le andava di ascoltarmi.
Spensi il motore della macchina e uscii da quell’abitacolo il più svelto possibile, mi fermai un attimo ad osservare come il giardino di Jacob risultava così ben animato visto la griglia e il buon profumo di carne che arrivava fino al mio olfatto, visto le urla dei bimbi, gli schiamazzi degli adulti e le bellissime risate delle ragazze. Sam, Jacob e Jared erano alla griglia invece Claire, Sarah e Rachel apparecchiavano la tavola, Renesmee ed Emily facevano avanti e indietro assieme a Jenny e Cloe mentre Embry, Quil e Paul venivano sgridati dalle rispettive ragazze perché continuavano a rubare del cibo dall’enorme tavolo. Brandon intanto parlava con Billy e il vecchio Ateara mentre Kim invece assieme a Jamelia si occupavano di qualcosa in cucina. 
Quando Leah sbatté la porta, tutta l’attenzione si focalizzò sul nostro arrivo e giusto in quel momento  Sarah uscì dalla porta di casa seguita da Alex ed Ephriam. 
In quel momento stavano ridendo riguardo qualcosa che Alex aveva detto ma il sorriso di lei svanì non appena mi notò. Scese le scale velocemente e si avvicinò al tavolo cercando di non far finta di niente. 
A quel punto lanciai le chiavi della macchina a mia sorella, affinché se ne occupasse lei e a grandi falcate la raggiunsi. 
< Sarah! > esclamai. 
Senti un verso gutturale provenire dalla gola di Jacob con cui mi scambiai un occhiataccia veloce. 
Lei alzò gli occhi al cielo e si strinse fra le sue braccia, poi alla fine mi rivolse l’attenzione. 
Era bellissima: portava un vestitino che le scendeva dritto lungo i fianchi, era bianco e senza spalline, portava un maglioncino beige e degli stivaletti estivi marroni con le borchie. Aveva i capelli lisci ma morbidi e non li aveva passati con la piastra, poi notai un leggero velo di mascara sulle ciglia e poi…. Avrei potuto anche morire in pace. 
Era così bella che non sapevo se dirglielo sul momento oppure mettermi in imbarazzo velocemente. Puntai sul secondo visto che ad alcune ragazze faceva piacere capire fino a che punto il ragazzo avrebbe potuto spingersi. 
< Che vuoi Seth? > domandò con quel tono acido. 
Oh merda, ero morto. 
Mi avvicinai a lei a mani congiunte a mò di preghiera, strinsi i denti e chiesi < Scusa, Scusa, Scusa ti prego > 
Lei si allontanò un po’ sorpresa. 
< Ti giuro che non avrei mai voluto che… > 
Sbuffò e afferrò un tarallo nervosamente. 
< Ti prego Sarah non…. > 
< Oddio Seth … > disse mentre tentavo di prendermi le mani < … calmati! > 
Aveva ragione, stavo tremando, ero nervoso e sembravo un bambino idiota. 
< Sarah.. > tentai l’ultima volta <… potrei anche inginocchiarmi per questo! > 
Lei spalancò gli occhi e si guardò in giro sentendosi osservata. Stavo per fare ciò che avevo detto ma lei mi fermò e con un po’ di forza mi fece tornare su < Dio Seth! > 
Poi con un cenno mi fece segno di seguirla e così fu. La osservai mentre con le braccia conserte s’incamminò in direzione della spiaggia, io la seguivo in silenzio e intanto la studiavo mentre qualche volta si voltava per capire se la stavo seguendo o meno. 
Quando svoltammo l’angolo, camminammo ancora qualche metro mantenendo un egregio silenzio fino a quando non arrivammo sulle scogliere di La push. Sarah notò un grande albero vicino ad una e corse a prendere il posto migliore sulla radice, si piegò e si sedette poi si voltò e aspettò che l’ebbi raggiunta per sorridermi. 
< Lo sai che sei un idiota? > domandò Sarah non abbandonando il suo sorriso. 
Io annuii incantato. Amavo quella ragazza, amavo ogni singolo particolare di lei e più di ogni altra cosa amava la sua ragionevolezza brillante ed presumo che l’attrazione mentale sia molto più forte di quella fisica poiché alla fine della prima non ti puoi liberare neanche quando chiudi gli occhi. E con Sarah era così. Lei era così bella: dentro e fuori. 
Le sue mani congiunte giocavano tra loro nervosamente così infilai la mia tra di esse che lei non esitò a stringere. 
Poi parlai. < Austin ti ha accompagnata a casa > 
Non era una domanda, neanche retorica. Era una semplice affermazione. 
Lei schioccò la lingua sul palato e chiese < Dunque? > 
Mi voltai, i nostri sguardi si incatenarono fra essi e i nostri volti così vicino mi fecero vibrare il petto. 
Era così bella anche con quello sguardo curioso e materno; si sembrava come una mamma che avesse intenzione di sgridare il proprio figlio, come quello di mia madre Sue quando avevo combinato qualcosa. 
< Mi dispiace > 
Lei sbuffò, alzò gli occhi al cielo e poi posò la testa sulla mia spalla < Sei pesante Seth! >
Sghignazzai. Tutto mi aspettavo a parte quell’affermazione. 
Poi si alzò in piedi e si stiracchiò come un tenero gatto sornione, si voltò a guardarmi e mi fece segno di alzarmi. Ovviamente non aspettai un attimo e mi alzai ponendomi esattamente di fronte a lei, posai le mie mani sui suoi fianchi e la mia fronte contro la sua. 
Morivo dalla voglia di baciarla, di posare le mie labbra sulle sue e sentirle mie, il cielo era colorato di una pioggia di stelle e la luna illuminava la sua pelle rendendola di un pallore ancor più chiaro. 
Era perfetta. 
Allora accostai il mio volto al suo e aspettai che fosse lei, folgorata da una scossa elettrica, ad avvicinarsi alle mie labbra. Le sfiorò più di un volta ed io sfioravo le sue come se fossero delle carezze, come le coccole della mia mano che risaliva sul suo braccio per poi afferrare il suo volto. 
Intensificai quella meraviglia e capii di essermi nuovamente innamorato di lei, del sapore dei suoi baci, quel sapore che invadeva ogni mio senso.  La strinsi a me come se fosse la prima e come se fosse l’ultima volta. 
Rimasi sorpreso quando Sarah prese iniziativa spingendomi con un po’ di forza, mi ritrovai con la schiena contro il tronco dell’enorme albero e con le sue labbra nuovamente incollate sulle mie. Le sue mani strinsero con forza i miei capelli mentre le mie avevano ben salde la presa sulla sua nuca, il mio bacino contro il suo, il suo petto contro il mio, il mio battito legato al suo e il suo respiro pesante che accompagnava il mio. 
Per un attimo pensai a come diavolo aveva fatto Sarah a spingermi con quella forza inaudita contro l’albero, non era una forza disumana ma neanche così tanto umana, sembrava la forza di chi sarebbe scoppiato da un momento all’altro. Come ad esempio notai come la temperatura della sua pelle bruciò sotto le mie mani. Certo anche io scottavo ed anche la mia pelle si era alzata notevolmente ma la sua non era mai stata così calda. Sentii le mani umide, come se fossero sudate. 
Non era mai successo e la cosa destò sospetti. Tra i due solamente lei avrebbe potuto sudare a stretto contatto con me, non anche io… E non era di certo questione di “atmosfera”. 
Decisi di fermarmi per almeno prendere un po’ d’aria, non avrei voluto ma forse era meglio provare a parlare con suo padre. 
Sarah poteva essere sul procinto di trasformarsi. 
< Tesoro > dissi senza fiato.
Lei sorrise con quello sguardo furbo < Mmh? > 
< Tu… tu bruci! > 
Lei scoppiò a ridere e tentò di baciarmi nuovamente < Anche tu! >
Poi si allontanò e si portò una mano sulla fronte ed esclamò < Wow… hai ragione! > 
Io rimasi immobile. Cosa le stava succedendo? O lo sapevo già?
Non avrei mai voluto farla spaventare e forse avrei dovuto parlare prima con Jacob dunque tornammo indietro mano nella mano. 
 
 
 
 
< Allora amore di zio! > disse Paul circondando un braccio intorno alla vita di Sarah.
 Lei rise di gran gusto assieme alle sue amiche, Paul era sempre stato il simpaticone della casa che però se aveva i suoi schizzi era meglio tenerlo lontano. 
< Come procede la tua relazione con Seth? > domandò lui. Lei spalancò gli occhi e il suo voltò si colorì di pura vergogna, balbettò qualcosa ma non rispose. 
Quando tentò di distrarsi con il suo cellulare Paul non perse tempo e le chiese < Con chi messaggi? > 
< Oddio zio, fatti un quarto di fatti tuoi! > esclamò lei con tono acuto. 
Io afferrai un pezzo di focaccia assieme agli altri. 
< Allora non mi vuoi dire chi è? > domandò lui, facendomi l’occhiolino. 
Lei tirò su gli occhi e disse < Con i miei amici zio! > 
< Amici? > domandò lui. 
< Si zio, amiche ed amici > sbuffò lei. 
Lui le grattò la nuca e disse < Beh specificalo no?! > 
Grugnì sotto voce e si allontanò < Che sei rompipalle… > 
< Sarah! > suo padre la richiamò con tono severo. 
< No Jake ha ragione! > disse Rachel andando ad affiancare suo marito. 
Guardai la mia ragazza rientrare in casa assieme ad Emily e Kim per occuparsi del dolce. 
Lei si voltò a guardarmi prima di oltrepassare l’uscio e mi fece la linguaccia. La serata era andata avanti alla perfezione nonostante comunque Sarah a volte si allontanava poiché troppo intimidita dalle presenze degli altri.
Mi sedetti sulla panca bianca e mi appoggiai allo schienale esausto… di aver mangiato troppo. 
Zeekey e Marika, il primo di sei anni e la seconda di sette anni si buttarono addosso e incominciarono a urlare dalla gioia quando iniziai a far loro il solletico. In sottofondo uno strimpellio accompagnava le risate dei bambini e capii che qualcuno era richiesto al cellulare ma lasciai correre e continuai a giocare con le piccole pesti. 
Qualcuno alle mie spalle tirò un sospiro di sollievo ed esclamò < Jooosh Finalmente!! > 
Il secondogenito di Emily e Sam entrò dal cancelletto mano per la mano con Therry, il suo imprinting. La ragazzina si chiamava Theresa Ateara ed era la procugina di Quil, una ragazzina davvero simpatica, dall’animo allegro, bassina, con i riccioli castani lunghi e con gli occhi verdi. 
Si dava sempre da fare per tutto ed Emily l’adorava, a differenza di Jacob che non mi sopportava più. 
La ragazzina ci salutò uno alla volta e quando mi vide disse < Oh ma lasciate stare il povero Seth! > 
Poi mi diede un bacio sulla guancia e tirò via le pesti, portandole con se e Josh, quest’ultimo mi diede una pacca sulla spalla, mi voltai e lo squadrai: camicia bianca tutta bella aggiustata, jeans stirati e anfibi messi alla perfezione. 
< L’hai portata a cena? > 
Lui mi tirò un ceffone sulla testa < Più o meno! > 
< E cosa hai fatto? > 
< Ho conosciuto i suoi! > disse grattandosi la nuca. 
Io scoppiai a ridere visto la sua faccia ancora sconvolta < Quindi è lei che ti ha portato a cena… a casa sua per altro! > 
I ragazzi scoppiarono a ridere e si avvicinarono, poi Paul disse < Ti ha fatto vedere camera sua? >
< Si > 
Altra risata generale < E cosa è successo? > 
Lui fece una faccia sconvolta e disse < Oh ti prego zio, sei una mente perversa! >
Sam si avvicinò e li cinse le spalle con un braccio < E bravo il mio figliolo! Si trattano bene le ragazze…. Soprattutto a casa dei genitori! > 
Scoppiammo a ridere e poi Josh raggiunse dentro la ragazza.
Quel maledetto cellulare continuava a squillare, ma chi diavolo continuava a rompere a quell’ora? Buttai l’occhio sulle varie borse che mi affiancavano, mi avvicinai e capii che proveniva dalla borsa bianca. 
Conoscevo quella borsa anche perché era di Renesmee, allora non esitai a frugare dentro per scovare quel dannatissimo aggeggio che non smetteva di suonare. Afferrai qualcosa che vibrava e lo estrassi fuori e capii che era quello di Sarah. 
Mi alzai intento nel ridarlo alla sua padrona ma quando voltai lo schermo per vedere se era per davvero quello della mia ragazza, una serie di notifiche di messaggio di whatsapp comparsero sullo schermo.
Il mittente era sempre lo stesso e quando lessi il suo nome ringhiai furioso. Austin scriveva a Sarah che aveva passato un bellissimo pomeriggio e che la prossima volta le doveva offrire il gelato. 
Tutti gli sguardo dei presenti furono puntati su di me, nello stesso istante che Sarah usciva dalla porta con un vassoio in mano. Non mi guardò subito ma prima andò a lasciare i panzerotti sul tavolo. 
Poi si voltò e notò la mia espressione furiosa, poi si focalizzò sul suo cellulare ed anche il suo sguardo si incattivì.
< Che stai facendo con il mio telefono in mano? > domandò. 
< Avevo intenzione di portartelo dentro visto che continuava a suonare! > risposi. 
Lei schioccò la lingua sul palato e alzò un sopracciglio < E come mai non l’hai fatto? > 
< Perché ho letto un nome che non mi piace > 
Lei si avvicinò e tentò di riprendersi il cellulare ma io mi allontanai con esso. 
< Ridammi  il cellulare Seth? > 
Negai scocciato. < Perché Austin vuole offrirti un gelato? > 
Lei alzò gli occhi come suo solito e sbuffò < E una storia lunga Seth > 
< Ho tutta l’eternità di fronte > dissi serio. 
Lei tentò nuovamente di acchiappare l’aggeggio fra le mie mani ma fu del tutto inutile.
< Io no, dunque ridammelo! >
< Quanto ti costa dirmi il perché? > domandai nuovamente. 
< Perché sei insopportabile > rispose < Non c’è niente fra me e Austin! > 
Ringhiai < Allora perché ti scrive che ha passato un bel pomeriggio e che vuole prendere un gelato con te Sarah? Non sono mica un coglione! > 
< Hai letto pure i messaggi? > domandò < Seth come diavolo ti sei permesso? > 
Alzai le spalle, non mi importava di quello. 
< Seth! > ringhiò lei < Ridammi il mio cellulare o ti faccio passare l’inferno! >
Allora incominciarono le urla. 
< Tu spiegami il perché! >  
< Non c’è nessun perché, andiamo a scuola insieme Seth > 
< Avete passato il pomeriggio assieme! > 
< E allora? Siamo amici Seth! > 
< E allora… > 
Lei si spazientì dopo l’ennesima volta che mi rincorreva e mi urlava contro quindi si allontanò, prese la sua borsa e incominciò a camminare verso la casa.  Urtò contro suo padre che mi lanciò un'altra occhiataccia. Perché quel ragazzino doveva sempre mettersi in mezzo? E perché doveva proprio uscire con lui? Cosa non sapevo che Sarah non voleva dirmi. 
La seguii, visto che nessuno era in casa. 
< Sarah… > 
Lei era in salone ma non mi rivolse nessuna parola. 
< Sarah! > la richiamai mentre lei saliva le scale verso la sua camera. 
< Sarah fermati! > 
Arrivò in cima alle scale allora la seguì, lei si precipitò in camera e chiuse la porta a chiave. Tirai un pugno sulla porta e disse < Bravo Seth, spacca la porta che poi te la vedi con mio padre > 
< Dannazione e tu aprila! > 
< No! > 
Ringhiai furiosamente e mi astenni da picchiare quella maledetta porta che ci separava.
Avrei dovuto calmarmi oppure rischiavo di fare del male a qualcuno e visto che in quel momento in casa c’erano solo lei e lui allora doveva smetterla di scaldarsi così tanto. 
Si voltò e camminò per più volte avanti e indietro finché la porta non si aprì. 
Mi precipitai dentro essa e mi bloccai di fronte alla scena di Sarah in jeans e reggiseno. 
Rimasi bloccato di fronte alla sua strepitosa bellezza, portava i capelli sciolti e quel reggiseno di pizzo rosso che evidenziava il suo bellissimo seno.
< Che hai da guardare Seth? > chiese mentre si infilava le infradito che le avevo regalato. 
Deglutii a vuoto < Che diavolo stai facendo? > 
< Mi sto cambiando forse? > 
Non risposi e la guardai mentre afferrò un maglioncino celestino e lo infilò. 
< Dio Seth riprenditi! > 
< Non puoi aprire la porta mentre ti stai cambiando > risposi poco convinto di ciò che stavo dicendo. 
Lei mi fissò sconvolta < Tu eri impaziente di entrare allora te l’ho aperta! La prossima volta non ci penso neanche ad essere gentile! > 
< Ma non mentre tu sei… > 
Ma lei non lasciò che terminassi la frase e mi lanciò contro un cuscino < Sei un idiota! > 
Poi ri afferrò la borsa assieme alle chiavi di casa. 
< Do…do…dove stai andando? > domandai insicuro. 
< A casa di nonno! > disse superandomi, poi si fermò sulla soglia della porta si voltò e disse < E tu mi accompagnerai! > 
Detto ciò mi lanciò le chiavi e scese le scale di corsa, superò il salone e il giardino superando velocemente e nervosamente i presenti. Feci lo stesso anche io, rincorrendola… come avevo sempre fatto. 
Arrivammo alla sua Jeep Commander che divideva assieme al fratello. Di solito ero io che la guidavo quando ero assieme a loro poiché Jacob riteneva fosse parecchio più prudente. 
Sarah voltò dalla sua parte e aspettò che aprissi la macchina per poter entrare e poi sbattere la portella, la imitai e sospirai una volta dentro l’abitacolo. Quando misi in moto la macchina e percorremmo un bel po’ di strada capii che l’atmosfera s’era fatta pesante e che molto probabilmente avrei dovuto dire qualcosa. 
Sarah se ne stava con lo sguardo perso fuori dal finestrino, le sue mani erano congiunte e tenevano le borsa stretta al corpo, i capelli le ricadevano sulla faccia e la posizione del suo corpo mi faceva intristire. Era chiusa quasi come un riccio e sentivo che un alto muro si era costruito fra noi. 
Dovevo fare qualcosa. 
< Scusa > dissi posando la mano sulla sua coscia. 
Lei sobbalzò e girò il volto verso di me. Frenai quando i suoi occhi rossi e le piccole lacrime che scendevano lungo il viso risaltarono sulla sua pelle come preziose perle. No, Sarah non avrebbe pianto per un idiota come me. 
Allora sterzai e parcheggiai nella piazzola di sosta. 
Lei intanto si asciugò le lacrime velocemente e cercò nella borsa un fazzoletto. Si soffiò il naso e si aggiustò i capelli sbuffando più volte nel frattempo. 
Io intanto cercavo di richiamare la sua attenzione < Sarah! > 
< Dimmi! > 
< Non devi piangere > 
< Si chiamano emozioni Seth! > disse tutto d’un fiato. E cercando di spostare via la mia mano dalla sua gamba. 
< Non serve > 
Sbuffò ancora. < Invece si, se voglio piangere lo faccio quando mi pare e piace > 
Trattenni un sorriso, certe volte Sarah assomigliava proprio a suo padre Jacob, non che Renesmee non fosse testa dura ma lei sapeva quando era meglio star zitti. 
< Perché? > domandai. 
Lei mi guardò stranita, poi grugnì sotto fondo come un vero lupo e disse < Perché ci tengo > 
Un sorriso si formò sulle mie labbra < A cosa? > 
Lei notò il mio sorrisetto e grugnì nuovamente furiosa < Dannazione Seth sei insopportabile! Tengo a noi due va bene? E’ tanto difficile da capire? > 
Io risi e mi avvicinai a lei nascondendo il mio volto nell’incavo del suo collo e tirandola a se. Le lasciai un bacio proprio lì dove le mie labbra si erano posate e risi. Lei tentò di divincolarsi da me ma non glielo permisi. 
Anzi l’avvicinai di più a me e i nostri volti furono poco distanti. < Ti amo! > 
Il suo cuore perse qualche colpo al suono di quelle parole, le sue palpebre si spalancarono mentre il suo sguardo volava dai miei occhi alle mie labbra. Le sue mani tremarono mentre lentamente risalivano per accarezzare il mio volto, la sua espressione si addolcì e un sorriso spuntò sulle sue labbra, su quei petali che non avrebbero mai stonato su quel suo volto. 
< Ma Seth…. > tentennò lei baciandomi il naso < Non è troppo presto per….> 
< No! > rimbeccai subito. Poi la strinsi di più fra le mie braccia e dissi < Io ti amo fin da quando sei nata. Ti amo perché non avrei desiderato nessun altro a parte te nella vita. E ti amo nonostante molto probabilmente non lo dimostro perfettamente ma… io ti amo Sarah! > 
< Oh Seth…. > disse lei < Non mi abbandonerai neanche se arriva una bionda strafiga e ci prova con te? > 
Sghignazzai un po’ e poi tornai serio. < non ho bisogno di una bionda strafiga…. Ho già te! > 
< Ma io non sono strafiga! > 
Risi < Solo perché sei cieca! > 
< E tu sei un idiota! > disse tentando di mordere la mia guancia. Non ci riuscì ma io morsi la sua dolcemente. 
Poi la mia espressione tornò nuovamente seria. < Non ti preoccupare Sarah, quando sarai pronta potrai ricambiare anche tu tutto ciò che sento io, io non corro…. Ho aspettato per molti anni e lo farò ancora. Intesi? > 
< Intesi! > disse lei sorridendo
Mi allontanai da lei solo dopo averle donato un bacio e dissi < Allora ti accompagno da Edward e dagli altri vampirozzi e poi ho una sorpresa per te! > 
Lei mi guardò torva ma non chiese cosa…. Era una sorpresa. 
 
POV JACOB
Chiusi le persiane della grande vetrata e poi la porta di casa con il chiavistello, spensi la tv e aggiustai i quadri che i bambini avevano rimesso a posto in malo modo. Salii le scale e raggiunsi la camera matrimoniale mia e di mia moglie. 
La guardai mentre uscì dal bagno con la sua sottoveste in viscosa color petrolio, mi appoggiai alla porta mentre la guardavo infilarsi con una grazia incredibile sotto le lenzuola del nostro letto.  Afferrò un elastico e si legò i boccoli sulla nuca, poi afferrò un libro e dopo avermi sorriso incominciò a leggere. 
Sospirai dopo aver constatato per la milionesima volta di aver sposato una dea, poi mi diressi al mio armadio ed afferrai dei pantaloni per poter dormire. Alice e Rosalie mi aveva regalato qualche stupido pigiama credendo che lo avessi usato per davvero ma spesso era Renesmee che mi convinceva ad indossarlo solo per rispetto nei confronti dei miei figli. 
A volte invidiavo Ephriam che lo lasciava libero di dormire con i suoi pantaloncini da basket nel letto mentre io non potevo, perché per lei ormai ero un uomo e non più un ragazzino e dovevo maturare anche sotto certi punti di vista a mio parere futili. 
Quando mi voltai la scoprii a fissarmi, poi mi sorrise teneramente e mentre mi dirigevo in bagno le feci una linguaccia e chiesi < Cosa guardi? > 
< Te! > 
Io scoppiai a ridere < Non puoi > 
< Si che posso! > rimbeccò lei.  La guardai interrogativo e lei mostro il nostro anello < Per via di questo. Ho tutti i diritti possibili ed immaginabili al mondo per poterti guardare > 
< E se mi vergognassi? > 
A quel punto la guardai mentre afferrava un cuscino e mentre me lo lanciava addosso con quello sguardo malizioso che si dipingeva sul suo volto ogni volta che scherzavamo assieme. Mi nascosi in bagno e chiusi la porta e mi ricomposi. 
Tutti hanno bisogno di essere scelti, di avere la consapevolezza nella vita di aver qualcuno al suo fianco che non sceglierà mai qualcun altro, qualcuno che ci accetti nonostante tutto, avevo aspettato anni prima di ripoter riaverla tra le mie braccia e vederla sorridere. E se l’amore non eravamo io e lei, allora l’amore non sarebbe mai esistito. 
Nella vita auguravo ad ogni essere di poter trovare qualcun da guardare ogni volta come se fosse sempre la prima, di re-innamorarsi ogni volta che sorrideva, ogni volta che canticchiava, ogni volta che semplicemente viveva… io vivevo. 
Auguravo a chiunque di trovare qualcuno che non lasceresti per nessun motivo al mondo, colei che ti fa star bene, che ti popola i pensieri giorno e notte. Lasceresti il cielo senza stelle? Io non ci riuscivo neanche a lasciare quelle labbra che avevano il sapore della nostra esistenza. 
Tornai in camera da letto e la guardai mentre voltava la pagina del suo libro, intanto muoveva le dita dei piedi secondo qualche stramba melodia che molto probabilmente intonava nella sua testa.
Mi accomodai affianco a lei che lasciò a terra il libro e si accoccolò sulla mia spalla, poi afferrò il telecomando della televisione e l’accese. 
< Stasera è stata davvero una bella serata > dissi convinto. 
Lei annuì confermando la mia tesi. < Therry è davvero una brava ragazzina >
< Già non vedo l’ora che la piccola Miah cresca così anche Ephriam mette la testa a posto! > ammisi. 
Lei sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia < Vuoi uomini siete tutti un po’ così >
La guardai stranito < Come? > 
< Aspettate che arrivi la vostra donna per mettere la testa a posto! Prima no eh? > 
Risi di buon gusto < Siamo esseri inferiori rispetto a voi piccola > 
< menomale che te lo dici da solo! > rise anche lei. 
Allora afferrai il telecomando dalle sue mani e lo lanciai altrove e poi con una mossa mi ritrovai sopra di lei, le bloccai le mani sul cuscino e la guardai mentre tranquillamente si osservava attorno. 
< Sai non sei trasparente e non pesi quanto un cucciolo di cane dunque potresti anche scendere! > 
< Ma non voglio! > risposi dandole un bacio sulla guancia. 
Ad un certo punto lei riuscì a ribaltare le posizioni e me la ritrovai su di me, con quel suo sguardo mozzafiato, quel suo corpo da urlo e con quelle labbra che aspettavano solo di essere divorate. 
< Non scherzare col fuoco cucciolotto o potresti bruciarti! > disse avvicinandosi sensualmente alle mie labbra. 
Alzai un sopracciglio e presi ciò che mi spettava di diritto, ovvero un bel bacio dalla più bella moglie esistente sul pianeta. La baciai più di una volta fino ad issarmi su con lei che si avvinghiò al mio corpo, le mie mani risalirono su e giù per la sua schiena fino a intrecciarsi fra i suoi capelli,
L’amavo, l’amavo come un matto. 
Ad un certo punto sentii il rumore dello sbattere di una finestra, pensai fosse stato il vento dunque mi concentrai su mia moglie ma poco dopo sentii il fruscio di qualcos’altro. Cercai di non preoccuparmi dopo ma ne seguirono altri come quello di più rami che picchiarono contro il muro della casa come una frusta, ripensai al vento ma quella sera vento non c’è n’era, sentii il tonfo sordo di qualcosa che cadeva sul pavimento e credetti di essere impazzito. 
Renesmee si staccò da me improvvisamente < Ok Jake, dimmelo se non vuoi… > 
< Shhh > con un cenno della mano li mimai di tacere. 
Lei alzò un sopracciglio, inclinò la testa e mi guardò stranita < E tutto ok? > 
Sentii il bisbiglio di più persone parole e davvero mi sentii un idiota. 
Ma quando senti il rumore di alcuni passi allontanarsi seppi per certo che Ephriam era nuovamente fra i guai. 
Feci ricadere mia moglie dalla sua parte del letto attento a non farle male, poi mi alzai di scatto e corsi in salone. Gli odori erano sempre gli stessi e tutto quanto giaceva immobile. 
Renesmee si alzò dal letto, si richiuse la vestaglia color carne di seta e si avvicinò mentre tentavo di capire quale malattia mi avesse colpito. 
< Jake > mormorò lei < Che succede? >
Mi voltai e dissi < Sono sicuro di aver sentito qualcosa > 
< Ma amore è impossibile! > si lagnò lei passandomi una mano sulla fronte e tornando verso il letto. 
Io indeciso sul da farsi scesi le scale ed arrivai in salotto, era tutto in perfetto ordine, come anche la cucina. Allora risalii le scale e mi diressi in camera di Ephriam. 
Aprii di scatto la porta e lui si svegliò dal suo beato sonno. 
< Che diamine vuoi Pà? > 
Io con un cenno della mano lo liquidai e tornai in camera ma quando superai camera di Sarah, uno spiffero arrivò alle dita dei miei piedi come se ci fosse corrente. 
< Amore > mi chiamò Nessie < Chiudi la finestra del bagno che fa freddo, probabilmente sarà rimasta aperta > 
Mi affacciai in camera sua e chiesi < Da quando ti danno problemi le correnti d’aria? > 
Lei alzò le spalle tornando a concentrarsi sul suo libro.
Tornai sui miei passi e quando entrai in bagno, la prima cosa che mi saltò all’occhio e che la finestra del bagno fosse chiusa, la seconda era che la porta della camera di Sarah fosse chiusa. Sarah temeva l’oscurità ed era solita tenere la porta aperta della sua stanza dunque tornai indietro indeciso se aprire la porta della stanza di mia figlia. 
Alzai l’udito e non captai nessuna presenza nella stanza di mia figlia, il che non era bello visto che mi preoccupai subito. Spalancai la porta senza difficoltà e rimasi sconvolto quando la finestra di camera sua era spalancata, le tende bianche svolazzavano violentemente, il suo letto non era minimamente disfatto e la sua borsa mancava. 
< Seeeeth! > ringhiai fra i denti quando capii cosa stava succedendo. 
Renesmee si affacciò alla camera preoccupato < Jake! > 
< Sarah non c’è > affermai seccato. 
< Che vuoi dire? > chiese lei.
Io mi voltai e grugnii < La vedi da qualche parte tu? >
Lei sconvolta si prese la testa fra le mani. < Forse sarà uscita con Seth! > 
< Non c’è nessun forse Renesmee… L’odore di Seth è più forte di prima. E’ passato di qui! > 
La superai e scesi di corsa le scale. < Jake aspetta dove stai andando? > 
 
POV RENESMEE
< A prendere mia figlia! > sputò Jacob fra i denti.
Ephriam uscì di corsa dalla sua camera con i capelli stropicciati e gli occhi assonnati ma spalancati. Mi affianco, mi prese per mano e con un gesto mi fece cenno di inseguire suo padre che molto probabilmente era stato colto da una furia improvvisa. 
Afferrai il cellulare e le chiavi di casa e le infilai nelle tasche della vestaglia. Speravo che mia figlia non si fosse troppo allontanata e che lei e Seth non stessero amoreggiando in modo troppo esagerato o Jake avrebbe ucciso anche lei. 
< Jake! > urlai cercando di fermarlo, uscì dalla porta di casa sbattendola. < Jake fermati! > 
In quel momento Alex si pose di fronte a suo padre e tentò di fermarlo < Papà ascolta la mamma! > 
< Spostati Eph! > ringhiò Jacob. 
Li raggiunsi, mi sentivo stanca. < Oh ti prego Jake! Fai andare Ephriam a prendere sua sorella, noi aspetteremo qui ok? > 
Come  una furia ringhiò nuovamente < Che senso ha? Ti rendi conto di ciò che ha fatto… > 
< Jake > lo spinsi verso casa < Non dare di matto ti prego! > 
< Ovvio che darò di matto Ness… > 
Sbuffai infastidita < Jake ti ricordo che la tua pazienza è limitata e se perdi il controllo potresti far del male a tua figlia ti prego. Ascoltami! > 
< Se è limitata allora non dovrebbe… > 
< Jake dannazione! > urlai < Lascia che vada Ephriam! > 
Lui m’ignorò completamente guardandomi come se non mi avesse ascoltato, si allontanò e incominciò a correre verso il bosco più nero di prima. Guardai mio figlio indignata, lui mi afferrò la mano e mi trascinò con se nuovamente all’inseguimento di suo padre. 
“Ti prego, Seth! Ti prego!” 
 
POV SETH
L’acqua del lago quella sera sembrava più limpida del solito. Sarah si buttò al mio collo ed io la sollevai da terra baciandole le labbra più volte, poi si allontanò e incominciò a correre saltellando da una roccia all’altra.
Se solo qualcuno riuscisse a vedere il modo in cui la guardavo. Avevamo fame entrambi di cose primordiali, di amore, di libertà, di avventure. Avrei voluto prenderla e portarla via con me in un posto abbastanza lontano e vivere assieme ed a pieno i nostri giorni, perché non volevo rimanere qui in questa stupida città che brulicava di vampiri e mostri delle tenebre sempre pronti a mettere in pericolo la tribù. Io volevo metterla in salvo. 
Sarah si fermò di colpo e aspettò che mi avvicinassi a lei per dirmi < Forse potrei amarti anche più della nutella! > 
Risi < Sul serio? > 
Lei annuì < Ma mai di più della torta di mele di Esme! > 
Risi nuovamente < D’accordo! Stasera l’hai mangiata? > 
< Si Seth, l’ho divorata! > 
< Come un vero lupo, brava! > dissi baciandole la testa e afferrandole la mano. 
Portavo la sua borsa sulla spalla e l’accompagnavo durante quella fuga notturna nel bosco. Se solo Jacob ci avrebbe scoperto mi avrebbe ammazzato. 
< Tu credi che potrò mai diventare un lupo? > domandò lei seria. 
< Certamente, hai tutti i requisiti adatti > 
Lei mi guardò < In che senso? > 
< Ti arrabbi se ti dico una cosa? > socchiusi gli occhi aspettando una sua risposta. 
Ma lei aspettò che parlassi. < Sembri costantemente nella fase premestruale > 
Lei rise < Forse fa’ solo parte del mio carattere! Insomma zia Leah non è sempre stata così…. > 
< Stronza? > l’anticipai. Lei annuì. < No una volta era una brava ragazza! > 
Quasi scivolò in acqua ma io l’afferrai prima che volasse giù, a quel punto si sedette sulla roccia e aspettò che l’affiancassi. 
< posso capirla forse! > disse all’improvviso. 
La guardai aspettando che continuasse. 
< Se un giorno mi trasformerò, spero solo che il mio ciclo mestruale non sparisca > 
I nostri sguardi si intrecciarono e quasi gioii nel sentire quelle parole. Sarah era felice di voler avere una famiglia e nel suo sorriso capii che quelle parole erano riferite a me. 
< Io ti sarò affianco indipendentemente da ciò che succede! > affermai.
Mi avvicinai a lei per donarle un bacio ma mi anticipò e mi ritrovai soffocato in un bacio che sapeva di stelle. Tutto il mio corpo fu scosso da mille emozioni che mi avvolsero nel momento in cui capii che era come nutrirsi, come dissetarsi: era qualcosa di indispensabile.
< non sai quanta voglia di baciarti avevo > sussurrò lei
Un sorriso si formò sulle mie labbra perché era da anni che l’aspettavo ed adesso era mia!
Ad un certo punto sentii dei rumori, dei passi tra il fogliame precisamente. Alzai l’udito ma ciò pensai che molto probabilmente fosse qualche nostro compagno mutato che gironzolava per la ronda lì intorno. 
Dunque non ci badai molto fino a quando due braccia calde e possenti di mia conoscenza non mi afferrarono dalle spalle e non mi lanciarono contro un albero poco più in la. 
Rischiai di sbattere la testa contro il grande tronco ma riuscii a posizionare le mani di fronte a me e colpirlo di schiena. L’albero si spiegò sotto il mio peso e poi finii sul fogliame del suolo. 
< Oh mio dio Seth! > la voce spaventata di Sarah mi richiamò con uno stridulo acuto. 
Poi mi feci leva sui gomiti e guardai il mio nemico: Jacob!
 
POV JACOB
< Giuro che ti ammazzo, razza di deficiente! > 
Quel ringhio uscì furiosamente dalla mia gola mentre gli puntavo contro un dito. Tremavo visibilmente e mille pensieri sovrastavano la mia mente rendendola confusionaria al momento. In seguito arrivarono mio figlio Ephriam già mutato in un lupo e mia moglie Renesmee che corse allarmata verso Sarah. 
Lei invece era in piedi a ridosso di uno scoglio da cui avevo fatto volare via Seth. Quest’ultimo si fece leva sui gomito e si alzò in piedi con uno scatto di reni. 
< Jacob per favore… > incominciò a parlare. 
< Cosa cazzo hai in testa Seth? Te lo sei bevuto quel maledetto cervello? > domandai retoricamente. Ero in preda ad una rabbia cieca < Pensi che non ti avrei sentito? Che cosa ne ricavi a fare una scappatella notturna con mia figlia? > 
< Oh ma non farla troppo lunga Jake! > 
A quel punto li andai addosso e lo colpii in pieno viso con un gancio destro. Seth barcollò indietro ma riuscì a non cadere e si mantenne ad un albero. 
< Papà smettila! > Sarah mi urlò contro e poi si rivolse a Ness < Ti prego Mamma! >
Ma lei non poteva fare niente e trattenne mia figlia come ritenevo giusto. 
Leah, versione lupo, sbucò dalla vegetazione e guaì alla vista del fratello che si massaggiava la mascella. 
< Dannazione anche tu uscivi di notte con Renesmee! > 
Ringhiai furioso < la famiglia di Nessie non dormiva e non avevo bisogno di scappare dalla finestra di nascosto con la mia ragazza! > 
< Perché non riesci a fidarti di me??? > ringhiò Seth < Non stavo facendo niente di male >
< C’è bisogno di “non fare niente di male” di notte? > urlai più forte di lui < Cosa volevi fare il romantico? Potevi almeno chiederlo e non venirla a prendere di soppiatto idiota! > 
Lui ringhiò e tentò di spingermi via < Cos’è adesso devo pure chiederti il permesso per darle un bacio? > 
Seth stava perdendo il controllo anch’esso e vedevo il rosso nei suoi occhi. Allora si meritò un ennesimo pugno in volto e nello stomaco che lo fecero stramazzare a terra. 
< Lo sai benissimo quali sono le regole!!!> presi nuovamente la parola. Paul ed Embry umani sbucarono anche loro dalla foresta e si guardarono loquaci. 
< D’accordo fratello! > Paul si avvicinò a me e si pose fra noi < Meglio calmarci non credi? > 
Gli uomini Cullen comparvero anch’essi nello spiazzo fin troppo piccolo. Improvvisamente un ondata di tranquillità e sicurezza invase i miei sensi, come anche quelli di Seth che rilassò i muscoli imitandomi. 
Lanciai un occhiataccia a Paul che aveva cominciato a spingermi via dal petto e quel gesto mi innervosiva; odiavo che si dovessero mettere in mezzo. 
< Edward non si comportava così > 
< Oh credimi ero molto peggio! > sbottò mio suocero con una risata. 
Fulminai entrambi. < Sarah è mia figlia e decido io cosa è giusto per lei intesi? > 
Si alzò nuovamente sui gomiti e mi ringhiò nuovamente contro < Non stavo facendo… > 
< NON MI INTERESSA! > ringhiai più forte e Seth chiuse quella sua boccaccia. 
Fui ad un centimetro dalla sua faccia, Carlisle ed Ephriam furono vicinissimi e Sarah scoppiò a piangere a singhiozzi. Seth spostò lo sguardo su di lei e notai come la guardò. 
La guardava come io guardavo Renesmee e in quel momento decisi di calmarmi perché anche io in passato avevo fatto tremila cazzate per lei e nonostante mi prendevo sempre un sacco di mazzate da suo padre, decisi che forse era meglio chiudere un occhio. 
< Non voglio che mia figlia esca di casa di notte, se per caso dovesse succedere deve pure sempre avvisarci e non scappare così… > lo guardai severamente < Ne con te ne con qualcun altro! > 
< Jaaake! > la voce preoccupata di Renesmee mi richiamò. Voltai lo sguardo immediatamente verso di lei. < Credo che Sarah…> 
La scena si svolse a rallentatore, mi concentrai su di lei. Sarah stava reagendo, anzi era il suo corpo che stava provando a reagire, non vidi nessuna lucidità nei suoi occhi e lei come Seth poco prima, vedeva rosso ed era accecata da mille forti emozioni. Sapevo quante idee e pensieri si stavano affollando nella sua mente, sapevo che non riusciva a trovare nulla di concreto e razionale attorno a se e il suo sguardo pungente era fisso su di me. Suo padre. 
I suoi pugni erano chiusi e stringevano l’aria tenacemente, lo notai dalle sue nocche che si impallidirono ed il suo volto che divenne fuoco, nelle sue iridi verdi mille fiamme lampeggiassero accecandola. La “bomba Sarah” era pronta per scoppiare e mancava poco. 
< Papà > il suo sguardo s’incattivì violentemente e il suo tono era un ringhiò sommesso che tentava di controllare ma tremava. La trasformazione era incominciata. < Non provare a toccarlo! > 
Iniziai a preoccuparmi, mi scambiai più occhiate assieme ai miei fratelli. Quella minaccia arrivò ben chiara e forte alle mie orecchie e capii chi avrebbe preso il mio posto in futuro. 
Quell’ordine arrivò ben chiaro e preciso, ovviamente io non ero destinato a seguirlo ma Leah aveva appena perso il posto di Beta visto che chiunque in quello spiazzo aveva puntato gli occhi su di lei come se fosse lei l’Alfa. 
La mia piccolina, non era ancora mutata eppure aveva ben chiarito la sua posizione nel branco fià da subito. Ero fiero di lei.
Ma comunque era meglio agire all’istante. 
< Renesmee! > la richiamai con lo stesso suo tono. Lei si voltò subito verso di me, teneva ancora le braccia legate al corpo di sua figlia ormai immobilizzato sul posto. Nel suo volto leggevo agitazione e non volevo assolutamente che mia figlia le facesse del male. < Allontanati immediatamente! > 
Lei mi guardò cercando di capire se stavo scherzando o meno. 
< Adesso! > le ordinai. 
Lei slacciò le braccia e si allontanò lasciando che invece Emmett l’afferrasse e la proteggesse dietro di se. 
Sembrava come se Sarah non riuscisse a gestire il suo stato d’animo interiore, vedevo insicurezza nei suoi occhi e capii che alcune sue cellule ereditate dalla famiglia di mia moglie rifiutassero la trasformazione allora decisi di agire. 
< Sarah stai esagerando! > dissi con il tono di voce che solitamente la faceva innervosire. Poco dopo Seth fece qualche passo verso di lei, il suo sguardo si addolcì improvvisamente. 
< No! > lo tirai da un braccio. 
Seth era come un calmante per lei e avrebbe influenzato sulla sua trasformazione dunque doveva stare il più lontano possibile da lei. Avrei dovuto fare qualcosa per farla arrabbiare di più. Ma cosa? 
Guardai Edward che di conseguenza si avvicinò a Jasper e sussurrò < Aumenta la sua rabbia! > 
Poi lui si avvicinò a Seth e disse < Figliolo! > 
In tutto ciò notai come il suo sguardo lasciò il posto all’omicidio, si avevo voglia di uccidermi. Non aveva perso di vista i nostri movimenti e grazie a Jazz la sua rabbia era aumentata violentemente quando avevo vietato al suo Seth di avvicinarsi. 
Stavamo giungendo al termine della trasformazione e tutto forse sarebbe andato per il meglio, aveva iniziato a tremare in ogni centimetro del suo corpo il suo respiro era diventato affannoso e stentato Ascoltai ogni parte del suo corpo mutare. Il sangue scorreva con impeto nei vasi sanguinei come un maremoto, le ossa che tenevano saldi i muscoli stridevano e tendevano a muoversi come un essere invertebrato. Il cuore di mia figlia, aveva preso a scalpitare come un cavallo al trotto: era un susseguirsi rapido di battiti. 
Guardai mia moglie avanzare verso mia figlia ma menomale che suo nonno Carlisle la fermò con un gesto, lei mi guardò subito cercando aiuto ma con sguardo duro non ottenne nessun esito. 
Poi Sarah si piegò disumanamente al suolo e ognuno di noi sobbalzò vedendola in quello stato. 
Renesmee riuscì a scappare dalla presa di suo zio e si rifugiò alle mie spalle, afferrò la mia mano stringendo le mie dite fra le sue., il suo corpo si contorse al suolo e riuscii a vede le macchie rosse di sangue sui suoi vestiti, erano incominciati gli ematomi. 
Lasciai la mano di mia moglie per avvicinarmi a mia figlia che al suolo piangeva. Seth si avvicinò invece a Renesmee e lei si rifugiò nel suo abbraccio, sapevo che da un momento all’altro sarebbe scoppiata a piangere anche perché non aveva mai assistito ad uno spettacolo del genere e vedere la propria figlia urlare dal dolore non era un bellissimo spettacolo per un genitore. 
Ma mentre camminavo fui anticipato da Ephriam e quello fu un bellissimo spettacolo, si rannicchiò contro di essa premendo il muso contro la sua pancia, Ephriam mugugnava qualcosa in sottofondo e a volte le leccava le ferite. Era come se fra i due ci fosse un legame assurdo e che riuscissero a parlare. 
Poi mia figlia riuscì a mormorare a stento qualcosa < B…bruciaa!> 
Mi avvicinai anche io e le accarezzai la pelle sudata del volto con una mano < Sei forte bambina mia! > 
 Ed in un attimo pezzetti di stoffa si trovarono a volteggiare nell’aria come coriandoli, posandosi sul suolo invece come foglie d’autunno. I splendidi occhi di mia figlia ora come ora appartenevano ad un maestosissimo lupo dal pelo lungo. Snello ed alto, quasi quanto me. Il colore del suo manto era quasi completamente candido come la neve ma una grande porzione rossiccia le copriva il petto formando una strano cuore. Osservai le sue zampe e i suoi artigli, erano forti e dure, il suo sguardo incuteva così tanta riverenza e rispetto. 
Mia figlia era il lupo più bello che io avessi visto nella mia vita. 
Io ed Ephriam intanto eravamo riusciti ad allontanarci da lei per non essere feriti dai suoi tremendi artigli.
 
POV RENESMEE
Guardai mio marito assieme a mio figlio allontanarsi da Sarah, era bellissima. Intanto la presa di Seth si era alleggerita intorno alla mia vita, lo guardai i suoi occhi erano lucidi ma sul suo volto si dipinse un felice sorriso che ricambiai. 
Mi guardai attorno, ognuno aveva un espressione mista tra la contentezza e l’agitazione. Pensai al mio cuore allarmato che scalpitava come un puledro e anche a quello di Seth che superava di gran lunga il mio. 
< Sarah > mio marito tentò di avvicinarsi a lei ma di tutta risposta ottenne un maestoso ruggito. 
La nostra piccolina era una testa dura…. Che si dimostrò subito tale, la piccola tentò di muoversi sulle sue quattro zampe che le tremavano ma cadde rovinosamente al suolo e finì per strisciare il muso per terra. Leah ed Ephriam l’affiancarono subito e presumo dialogassero con lei. 
Jacob mutò sul posto come anche fecero i loro fratelli e Seth che si allontanò scusandosi e li seguì. 
Sarah tentò più volte di mettersi in piedi fino a quando non ci riuscì e si elevò con tutta grazia e maestà di fronte ad essi, Jacob si avvicinò a lei che aveva puntato il suo sguardo su Seth. 
Dopo di che un altro potente ringhio fuori uscì dalla sua gola diretto verso suo padre, Sarah lo fronteggiò posizionandosi d’innanzi a lui. Jacob aveva lo sguardo sorpreso ma mostrava i denti verso sua figlia. 
Cosa diavolo stava succedendo? 
Jacob gonfiò il suo petto e avanzò verso lei che intanto tirava all’indietro le orecchie un po’ sconvolta, Jacob stava usando il comando Alpha per poterla calmare ma lei non era intenzionata ad ascoltarlo. 
Dunque successe tutto velocemente,  Sarah azzannò suo padre alla gola e muovendo così tanto velocemente saltò nella vegetazione e scappò via. 
Senza troppa esitazione il branco incominciò ad inseguirla. Correvano davvero veloci ed io non riuscivo a stare al loro passo, Jacob Seth e Leah erano al vertice ed erano poco distanti da Sarah, Paul, Jared e Sam erano dietro loro, Quil ed Embry erano ai lati mentre Brandon e Collin chiudevano il cerchio con me ed Ephriam all’estremità.
Saltai più volte da una roccia all’altra, da un ramo all’altro per poter avere una visuale più ampia ma ogni volta dovevo ritornare sul suolo quando incontravo vari ostacoli. 
Continuavo a correre incontro alla scia di Sarah. Sapevo benissimo dove si sarebbe diretta. Come me amava quel posto e come tutte le eredi Swan ne era affascinata: la scogliera.
Una lampadina si accese nella mia testa, ricordai che le prime trasformazioni di Ephriam erano recenti ed incontrollabili. Riusciva a malapena ad addentrarsi nel bosco che i suoi vestiti volavano in aria e al posto del suo bellissimo fisico c’era un altrettanto favoloso lupachiotto. 
Il problema era quando un paio di volte fu Leah a ritrovarlo dopo esser tornato umano ed entrambi ammisero che era abbastanza imbarazzante. 
Dunque avrei dovuto avvisare gli altri ragazzi di starle lontano perché non avrei tollerato la loro presenza quando sarebbe tornata umana. Avevo bisogno di Leah.
Ad un certo punto le gambe si appesantirono e sentii una forte stretta allo stomaco che mi fece bloccare sul posto. Era una stretta così potente che dovetti stringere i denti e chiudere gli occhi dal dolore, posai le mani sul mio ventre tentando di guarirlo ma era come se la mia pelle volesse strapparsi. 
Quando quel dolore fulmineo si assopì aprii gli occhi e fissai lo sguardo intimorito di mio figlio puntato sulle mie mani, un forte odore di ruggine impregnò subito l’area arrivando al mio naso, puntai immediatamente gli occhi sulle mie mani e lanciai un urlo quando notai una grossa quantità di sangue concentrata sulla mia felpa.
L’ululato roco di Ephriam squarciò l’atmosfera, la mia testa divenne pesante come le mie gambe, indietreggiai incapace di sorreggermi. Ephriam scattò verso di me e mi aiutò ad accasciarmi a terra, il dolore ritornò e subito dopo vidi rosso, poi verde e poi… fu solo oblio. 
 
POV JACOB
Mi bloccai immediatamente indeciso sul da farsi, mia figlia stava scappando dal branco incapace di gestire il controllo su se stessa e dall’altro capo del bosco mia moglie si era accasciata sul suolo colpita da una forte emorragia. 
Avevo il fiato pesante e non sapevo cosa fare, per la prima volta Jacob Black non sapeva come diavolo comportarsi. 
Dovevo agire all’istante.
“Eph!” urlai mentalmente “Porta tua madre da Carlisle!” 
Lui non se lo fece ripetere più volte e tentò di acchiapparla. 
Poi l’immagine di mia moglie che Ephriam mi inviò mi lasciò sconcertato. 
Renesmee….Renesmee….Renesmee… che ti sta succedendo!?!?!
“Papà è svenuta” urlò Ephriam nel panico. 
Io ero più sconvolto di lui. 
Oh merda… merda…merda… “Nessieeee” ululai. 
“Quil aiuta mio padre, io vado a prendere mia figlia!” ordinai.
“Papà no aiutami!” urlò Ephriam. 
Dannazione! “EPHRIAM VAI DA CARLISLE!”
A quel punto incominciai a correre più veloce che potevo tenendo sotto controllo i pensieri di tutti, Sarah era spaventata e stava cercando di allontanarsi da tutti. Diceva di voler rimanere da sola e di non voler nessuno ed io non riuscivo a capire il perché. Poi quando aveva capito che qualcosa era successo a sua madre aveva cambiato direzione, correndo ancora più veloce. Dannazione se era veloce!!!
Così ricordai gli insegnamenti di Renesmee quando gareggiavamo uno contro l’altra, Sarah ricordava molto la sua eleganza dunque dovevo mettere in pratica le sue perle. 
Affondai i piedi nel terreno e iniziai a saltare da una parte all’altra delle rocce e degli altri proprio come faceva lei e in un attimo fui davanti al bellissimo lupo bianco di mia figlia che si frenò per non venirmi addosso. 
“Che diavolo stai facendo?” ringhiai furioso. 
“Mamma sta male!” urlò lei di tutta risposta “Devo andare da…” 
“Allora smettila di fare la bambina e fa ciò che ti dico” sputai fra i denti andandole vicino. Lei indietreggiò timorosa e appiattendosi sul terreno. 
“Ti lascio nelle mani di Leah e Seth!” dissi guardando i due alle loro spalle. “Poi ci raggiungerete! Smettila di correre da una parte all’altra del bosco e di fare capricci ok?” 
Lei digrignò i denti tentando di rimbeccare ma io ringhiai ancor più forte, lasciando che lei capisse nascondendo il muso tra le zampe. 
Poi indietreggiai e guardai come Seth affiancò mia figlia e l’aiuto ad alzarsi. 
Poi guardai il resto del branco. 
“Scusate ragazzi!” dissi e senza aggiungere altro scappai via. 
Quando arrivai in prossimità della villa dei Cullen, trovai Rosalie ed Esme ad aspettarmi con dei vestiti in mano. 
Avevano l’espressione preoccupata che incupiva il loro volto. Esme mi passò un pantalone della tuta e una maglietta molto probabilmente di Emmett, mentre Rosalie lasciò delle infradito cadere al mio fianco. Poi si voltarono e rientrarono. 
Io mi trasformai e mi rivestii all’istante. 
Saltai i gradini e mi precipitai dentro casa. Embry e Quil erano lì in salone.
 Corsi nello studio di Carlisle dove tutti erano impegnati nel fare qualcosa.
Guardai Renesmee sdraiata sul lettino che si massaggiava un punto ben preciso sulla sua pancia. Era sveglia ma la sua espressione non lasciava intendere niente di buono: soffriva. La mia piccola stella soffriva. 
La raggiunsi, le afferrai una mano che lei strinse nervosamente, poi le accarezzai il volto agitato. Le mie mani tremavano come le sue. 
< Dimmi che ti succede amore! > le chiesi baciandole la fronte sudata. 
Guardai Edward aiutare Carlisle in qualcosa, mi scambiai un occhiata con il primo. Poi osservai come Alice accarezzava la schiena di mio figlio che nascondeva il volto rigato dalle lacrime nell’incavo del collo di Bella. Rosalie affiancava Esme e dietro di loro Emmett e Jasper guardavano la scena come se fosse un film horror. 
Renesmee tentò di parlarmi ma tossì, si portò una mano di fronte alla bocca e quando l’allontanò delle goccioline di sangue erano racchiuse nel suo palmo, come una le rigava il mento. 
Incominciai ad agitarmi più del dovuto. < CARLISLE! Che sta succendo?>
< Jacob… > disse lui avvicinandosi. < Non lo so, non ha mai mostrato sintomi del genere, faremo dei controlli per accertarci su cosa Renesmee potrebbe avere! > 
< jake > Renesmee mi chiamò in un sussurro. Esme si era avvicinata e le aveva pulito il volto. 
Mi concentrai subito su di lei. < Amore! > 
< Non lasciarmi… > mormorò. Stavo per rispondere ma il suo sguardo si concentrò su Carlisle. 
Seguì il suo sguardo fino all’enorme siringa di ferro che suo nonno reggeva fra le mani. Cavolo le avrebbe fatto malissimo, eccome!
Lei si agitò aveva sempre avuto paura di quella cosa ed infatti aveva tutte le ragioni possibili. 
dissi prendendole il volto e voltandolo verso di me. < Non succederà niente, durerà un attimo te lo giuro! > 
< ja..ke! > disse stringendo i denti < ti prego! Io sto bene! > 
< No amore, non stai bene ed è l’unico metodo per… > 
< Mamma! > l’urlo di Sarah arrivò al nostro udito dal piano di sotto. 
 
POV SETH
Embry e Quil erano andati con Ephriam a casa di Edward. Sam, Paul e Jared erano scappati a casa a prendere dei vestiti e per poi correre anche loro a casa Cullen mentre Brandon e Collin sotto l’ordine di Leah erano rimasti in perlustrazione. 
Io intanto correvo più veloce che potevo, avevo lasciato  Sarah nelle mani di Leah affinché riuscisse a tornare in forma umana, io invece mi dirigevo a casa di Jacob per prenderle dei vestiti puliti. Arrivai in poco tempo e mi trasformai. 
Anche io ero nudo e anche Leah sarebbe rimasta nuda dunque mi occupai di trovare dei vestiti per tutti. 
Mi diressi per primo in camera di Jacob e Nessie e aprii l’armadio appartenente al capo, afferrai una maglietta e un pantaloncino, poi scappai nell’armadio di Renesmee e afferrai un una canottiera e un pantaloncino per mia sorella. Poi scappai in camera di Sarah e le aprii l’armadio: buttai subito l’occhio sull’anta di destra e guardai le nostre foto. 
Decisi che era tardi così le afferrai un vestitino semplice che di solito usava per stare in casa e delle infradito. Stavo per tornare in camera quando capii che era meglio prenderle anche dell’intimo da poter indossare. 
Mi sudarono le mani, cavolo non l’avrei mai fatto…. Mi voltai e lentamente andai ad aprire il fatidico cassetto che mai mi sarei permesso di aprire. Quando l’aprii capii il perché, l’intimo che indossava era davvero prestigioso e ciò che di più sobrio riuscii a trovare furono delle mutandine sobrie color blu e un reggiseno basic in tinta.
Uscii di casa ripensando a tutto quel pizzo colorato che i miei occhi avevano visto: rosso, verde, blu, celeste, nero, rosa…. Oh mamma!
Iniziai a correre veloce tentando di distrarmi ma non ci riuscii molto, comunque sia in poco tempo fui da loro. 
Superai l’ultimo cespuglio ed entrai nel piccolo spiazzo che Leah era riuscita a trovare.  Lei era ancora in forma umana mentre Sarah…… era…. Umana!
Il suo corpo risultò un incanto di fronte ai miei occhi, i miei occhi passarono in rassegna ogni centimetro del suo corpo, le sue forme prorompenti che mi fecero bruciare, le sue lunghe gambe incrociate in una posa timida, i suoi glutei che mi richiamavano, le sue mani coprirono le sue parti intime, il suo seno mi fece impazzire con tutto il resto. Il rossore che prese il sopravvento sulle sue gote e la risata nervosa che la colpì mi mandarono in subbuglio. 
Oh che cavolo!!! 
Leah si trasformò all’instante, non avevo problemi con la sua parte nuda anche perché era mia sorella. Disinvolta si avvicinò e mi spinse via facendomi voltare. 
mi ringhiò contro. 
Sarah rise ed io mi voltai leggermente per poterle farle un occhiolino ma Leah mi tirò uno scappellotto sulla nuca e dunque fissai la fitta vegetazione della foresta di Forks. 
Leah afferrò i vestiti e li lanciò a Sarah, poi prese i suoi e si vestì velocemente. 
Aspettai ancora un po’ e quando mi voltai la guardai mentre lasciava che Leah le chiudeva la cerniera. Mi rivolse uno sguardo intenso da sotto le sue lunghe ciglia scure ed io quasi svenni, notavo che i suoi occhi erano concentrati sulle mie labbra come se fosse le ultime righe di un libro. 
Sorrisi, lei era la curva del mio sorriso, il perchè delle mie risate, il mio brivido lungo la schiena. Tutto ciò era possibile? Solo un pazzo... un folle innamorato come me avrebbe potuto darmi ragione.
< Seth! > mi richiamò Leah < Io vado da Renesmee, mi raggiungete? > 
Io annuii ancora intrappolato nello sguardo di Sarah. 
Quando Leah scomparve, lei mi saltò in braccio e mi strinse a se come io feci con lei. Non so per quanto tempo rimasi stretto a lei così ma mi inebriai del suo profumo, avrei voluto non volermi mai più staccarmi da lei.
< Seth… > disse improvvisamente seria, si allontanò ma lasciando che le mie mani strinsero le sue < Io… > balbettò incerta < io…credo che… insomma…penso di aver avuto…> 
domandai insicuro. 
Lei si guardò attorno con quel suo sorriso da bambina e con gli occhi lucidi, poi annuì dondolandosi sui talloni. Allora mi avvicinai e coprii quella poca distanza che ci separava con un grande passo. Quando le mani afferrarono il suo viso, lei chiuse gli occhi e pronunciò il mento verso di me, aspettava un bacio. 
Le sfiorai le labbra con le mie e la sentii diversa, più calda rispetto a prima e questo fattore non mi aiutò. Con una mano le circondai la vita avvicinandola a me, le sue mani si insinuarono tra i miei capelli e stringendoli fra le dita con una forza assurda. 
Le sue labbra morbide e calde, la sua lingua disinvolta e predatrice scatenarono in me mille reazioni. Poi trovai un lembo di pelle all’altezza del bacino e la costrinsi ad appiccicarsi a me. 
Lei inarcò il corpo contro il mio involontariamente, mi staccai dalle sue labbra per poter seguire il contorno del suo mento, per poter assaggiare il suo collo mordicchiandolo per bene. 
Più fremiti la colpirono e le sue unghie raschiarono la pelle delle mia schiena.
Con un gesto selvaggio ritrovai la sua bocca e la baciai con più passione. 
Dio stavo impazzendo!
I miei sensi si erano completamente annebbiati e la ragione stava lasciando spazio agli ormoni. 
Allora decisi che era meglio distaccarsi, avrei voluto imprigionarla nel mio sguardo e regalarle i miei occhi per farle capire quanto meravigliosa fosse la mia ragazza ma poi pensai che ... avrei dovuto anche io intrappolarmi nel suo sguardo e magari avrei capito che non ero l'unico folle fra i due. 
< Amore mio... > le sussurrai ad un centimetro dal suo volto, lei mi sorrise come una bambina. Odiavo il fatto che tra meno di qualche secondo le avrei cancellato quel sorriso dalle labbra... 3...2...1... < Tua madre... > 
Lei si staccò improvvisamente, si stava capacitando del fatto che in quel momento sua madre stesse soffrendo non poco più lontano da noi e senza un perchè valido. 
< Seth > disse con tono acuto < Lei dov'è? Cos...? > 
< Vieni andiamo... > 
Le presi una mano e la guidai fino a villa Cullen, lei intanto si guardava il bosco attorno a se per conoscerlo meglio. 
Una volta arrivati in prossimiti della casa lei scappò dentro casa ed io la seguii a ruota, non poteva dare di matto... 
< MAMMA! > urlò Sarah una volta dentro casa. 
La bloccai da un fianco stringendola a me, lei posò le sue mani sul mio braccio tentando di staccarmi da lei e divincolandosi. 
Sua zia Rosalie scese le scale velocemente assieme ad Emmett e furono davanti a noi. < Cosa succede? Perchè mi sta bloccando? > 
< Carlisle deve farle un analisi ed è meglio se tu ed Ephriam non guardate! > disse Rosalie andando ad accarezzarle il volto. 
Sarah la osservò per bene e con un espressione serissima in volto, non aveva voglia di restare lì giù ad aspettare che sua madre venisse "torturata" per bene ma quando video Ephriam scendere disperato quelle scale gli andò incontro ed io la lasciai.
Si abbracciarono < Perchè nessuno mi vuole dire niente Eph? > 
< Perchè nessuno sa' niente! > rispose il fratello con il terrore negli occhi. Lui si staccò solo per poter sprofondare sul divano e poi fece segno alla sorella di affiancarlo, Sarah aveva bisogno di me ma non potevo certo intromettermi fra i due così una volta che lei si poggiò sul petto del fratello, io mi appoggiai sul bracciolo del suo divano e le strinsi la mano. 
Poi aspettammo. 
 
POV JACOB
Renesmee spalancò gli occhi e mi guardò di rimando più preoccupata di prima. Beh nostra figlia che si era appena trasformata era giù ad aspettarla e lei non vedeva l'ora di sapere come stesse ma.... chi lo sapeva? Nessuno riusciva a capire che diavolo stesse succedendo ed il terrore aveva invaso tutti, me per primo. 
< Tesoro non preoccuparti... > incominciò a dire Edward < Ci pensiamo noi... >
Lei tentò di dire qualcosa ma si concentro su Carlisle che ormai si era avvicinato. 
< Jake vai da Sarah... > disse lei con voce tremante. 
Le sorrisi < Tranquilla amore, non sono io quello che ha paura degli aghi... > 
Lei mi ringhiò amichevolemente mentre Edward mi guardò male. 
< Ei sto solo tentando di rasserenarla... > mi giustificai contro il suo sguardo accusatorio. 
< Non sei d'aiuto > ammise lei afferrando e stringendo la mia mano. 
< Ok ... Jasper, Bella tenetele ferma il braccio potrebbe reagire. >
Alle parole che Carlisle pronunciò, lei incominciò ad agitarsi e a divincolarsi maggiormente, non amava essere trattata in quel modo e non amava le siringhe... specie di quella taglia. Io le afferrai il volto e la costrinsi a guardarmi nuovamente mentre Alice le bloccò l'altro braccio visto che era libero. 
< Amore, amore guardami ti prego... > le sorrisi < Se ti agiti sarà peggio, perchè Carlisle potrebbe sbagliare > 
Bugia. Carlisle non sarebbe mai riuscito ad errare e a sbagliarle punto ma tentavo di aiutarla. Non avevo mai capito perchè le incuteva così tanto timore, certo avrebbe sentito un po' di dolore ma .... non era tipa da urlare alla vista di un ago. 
Lei si voltò e mi fissò a lungo, io intanto con la coda dell'occhio guardavo ogni movimento dei suoi familiari. Intanto le parlavo < Hai visto che splendido manto ha Sarah? Non mi sarei mai aspettato una lupacchiotta così vero? Tutta suo padre ammettilo... > 
A quel punto Carlisle procedette con una bella dose di forza, Renesmee aveva la pellaccia dura e non sarebbe stato facile provarci senza provocarle dolore. < Dio Jake! > Nessie strinse con forza le mani stritolando quelle di Alice e e Bella, strinse anche i denti e una lacrima le scese rigandole il volto. Io gliel'asciugai con un bacio e poi glielo accarezzai.
< Va tutto bene amore > dissi guardandola. Mi faceva così tanta tenerezza che sembrava esser tornata una bimba, ma la questione era più grave di quanto sembrava... Renesmee non poteva avere emorragie magiche tutto d'un tratto, lei era sana come un pesce e forte come una roccia e spesso lo ero anche più di me. < Finisce subito. Resisti ancora un po' > 
Dopo due secondi, Carlisle estrasse quel diavolo di aggeggio che pareva più una tortura estrema al posto di una normale siringa. 
Lei aveva ancora gli occhi fissi nei miei quando ad un certo punto vidi il suo sguardo vagare un po' nel vuoto. 
< Tutto bene amore? > domandai cercando di tirarla su < E' finito! > 
< Fermo Jake! > mi ordinò Edward alzando una mano. < Mettila giù, credo che... >
M'immobilizzai subito < Sto per svenire! > disse Renesmee in un sussurro e così feci ciò che mi disse Edward. 
Bella le tirò su le gambe e poi Alice mi staccò da lei allontanandomi involontariamente. < Scusa Jake le serve un po' di ghiaccio! > 
Mentre lei le posava le mani sulla fronte e sulle guance per farla star meglio, io mi diressi alla finestra e la spalancai, poi mi riavvicinai ma non troppo perchè sapevo che Ness aveva bisogno di fresco ed io ero decisamente troppo caldo. 
Non perse i sensi subito ma decise di chiudere gli occhi solo quando Carlisle le consigliò < Risposati un po' tesoro! Vedrai che quando ti sveglierai starai meglio d'accordo? > 
Lei annuì e posò la testa di lato e si abbandonò al mondo dei sogni, le accarezzai il volto una volta allontanata Alice e poi le donai un bacio sulla fronte. 
< Jacob > mi richiamò sua madre. 
< Bells > rispose senza distogliere lo sguardo da quella creatura meravigliosa. 
< Starà bene! Alice ha buone sensazioni a riguardo.... > disse. 
Mi guardai attorno e notai che tutti erano spariti a parte noi due e lei che giaceva immobile su quel lettino orribile. 
< Lo so, la mia piccola è forte... > sorrisi. 
< Ei... > mi spinse con il gomito < E' anche la mia piccola! > 
Risi un po' e poi tornai a guardarla. Ero preoccupatissimo, non sapevo cosa stesse succedendo e non volevo sentire altro, non volevo sapere in realtà il perchè di quella sofferenza improvvisa. Ne avevamo passate tante ed ero stufo di quella situazione, insomma... Lei doveva stare tranquilla, non meritava una vita così, che diamine...!
Avrei tanto voluto aprisse gli occhi e con quella sua vocina stridula urlasse che fosse uno scherzo. Riapri gli occhi amore mio e dimmi che è tutto ok! Volevo guardarla negli occhi, volevo essere intrappolato nel suo sguardo e fissarla di rimando a due centimetri dalle sue labbra, giocare a chi cederebbe per primo per avere un bacio e magari perdere... perdere... e perdere ancora una volta. 
< Và' giù Jake! I tuoi figli ti reclamano! > disse Bella accarezzandomi una schiena. Alice, Esme e Rosalie entrarono di conseguenza con tutto l'essenziale possibile per poterla lavare e aggiustarla per bene. L'avrebbero coccolata in realtà! < La portiamo a riposare in camera, non sentirà nulla vedrai! > 
Annuii e scesi le scale. 
Trovai il branco completo di sotto, qualcuno era appoggiato al muro, qualcuno sul divano o sullo sgabello del pianoforte, qualcuno per terra o sui mobili. Avevano tutti delle espressioni da funerale e se loro stavano così non osavo immaginare la mia. Notai Ephriam seduto sul divano e gli strofinai una mano tra i capelli, lui sorrise sforzatamente e mi indicò la postazione di Sarah. 
Era fuori tra le braccia del suo Seth e piangeva. 
Uscii sotto lo sguardo di tutti e quando Seth mi guardò, mi fece notare anche da lei che passò dalle sue braccia alle mie. < E' tutta colpa mia non è vero Papà? > 
Sbarrai gli occhi < Come? No, Perchè dici così? > 
E lei scoppiò in altri sonori singhiozzi. La strinsi forte non doveva pensare ciò che aveva appena detto. 
< Crede che sua madre si sia sentita male per la situazione, non lo so sta pensando cose assurde... > disse Edward raggiungendoci. 
< No ma che cosa dici? > chiesi preoccupato. < Mamma non si è sentita male a causa tua, Carlisle in realtà sta studiando la situazione ma tu non centri niente ok Sarah? Tranquilla! > 
Lei alzò lo sguardo annuendo e le asciugai le lacrime con le dita. 
 
POV RENESMEE
Una strana sensazione di confusione faceva pesare il mio corpo come un macigno, tanto che non riuscivo a muovermi e capii di esser svenuta quando la sensazione serena che si mischiava tra tranquillità inconscia e consapevole agitazione fece vibrare il mio corpo. I ricordi affiorarono nella mia mente, no l'assalirono facendo in modo che un gran mal di testa mi colpisse in profondità. La tempia mi doleva talmente forte che non feci caso a ciò che succedeva intorno a me. 
Non avevo neanche aperto gli occhi ma non serviva, perchè sapevo esattamente chi si aggirava lì vicino. Respirai e buttai fuori, sentii un dolore ai polmoni e poi il mio cuore riprese ad accellerare con vigore e vita. I forti odori che mi colpirono erano parecchi, un misto tra freschezza che proveniva dalle finestre aperte e un vecchio profumo rendeva quel luogo più familiare del solito. Ero nella mia vecchia stanza che un tempo era appartenuta a mio padre Edward, dovevano avermi spostato visto che quando ero arrivata alla villa ero corsa nello studio di Carlisle. Poi i misti odori dei miei famigliari si michiarono: zenzero, zucchero filato, cioccolato, camomilla, tè, pesca, limone, cannella, gelsomino e poi... odore muschio, bosco e caramello. Il mio Jacob era lì. 
< Carlisle > la sua calda voce richiamò mio nonno in un sussurro. 
< Manca poco! Tranquillo figliolo! > e sentii i passi di quest'ultimo andar via. 
"Manca poco" stava a dire che tra poco avrei riacquistato coscienza e mi sarei svegliata bene. Ero già sveglia ma il problema era che Jacob non lo sapeva, visto che continuava a gironzolare nella stanza agitato. Rimasi per un bel po' di tempo ad occhi chiusi intenta nel comprendere che diavolo stava facendo Jacob. A volte fischiettava a volte prendeva le cose e le rimetteva a posto, altre volte canticchiava, altre si avvicinava e mi accarezzava il volto. Era davvero molto dolce ma io stavo perdendo la pazienza. 
Volevo giocare con lui, sentì il suo respiro rassegnato e poi si avvicinò a me, si abbassò e mi baciò nuovamente la fronte dopo aver scostato i fastidiosi capelli che mi erano sul viso. 
< Amore svegliati e torna da me ti prego > sussurrava  dolcemente, sapevo mi stesse osservando tutta da capo a piedi. Io tremai temendo di essere scoperta ma Jacob continuò ad accarezzarmi. < Giuro che è tutto ok! Ho bisogno di te! > 
Era a due centimetri dalle mie labbra, riuscivo a percepire il suo respiro sul mio volto ed allora il mio autocontrollo cedette e mi spinsi fino a lui per baciarlo come si deve. La sorpresa fu tanta, tanto che  rise di buon gusto. 
< Sai mostriciattolo, non devi scherzare così con me ok? > domandò allontanandosi di poco < Dormi troppo! > 
Io risi e ripresi a baciarlo con successo < Ti amo! > 
< Anche io amore anche io! > disse stringendomi un fianco. 
Poi di colpo mi allontanai e mi alzai, la testa mi girò ma fortunatamente mi acchiappò subito! Risi ma tornai seria di colpo. La porta si aprì ed entrarono anche Sarah ed Ephriam che mi saltarono al collo, io gli strinsi a me e li baciai tutti i miei cucciolotti. 
Entro anche Carlisle e mezza famiglia < Ben tornata tra noi dormigliona! > 
Io risi < Nonno! > 
< Sei pronta? > 
Mi rabbuiai guardando Jacob. < Sono grave? > 
Paul entrò di colpo < Oh tesoro mio dovresti preoccuparti seriamente! > 
Io continuavo a non capire. 
< Secondo te un altra testa di cazzo come Jacob chi la vuole fra noi? > 
Rimasi immobile, o ero stupida io oppure seriamente erano impazziti tutti. 
Mi voltai verso Jacob con sguardo inquisitorio. 
< Sei incinta amore mio! > 
  
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