L'umido
delle foglie marce mi solletica le mani deformate dagli
artigli e trattengo un ululato. Tutto si è spezzato, non ho
neanche più la
forza di trasformarmi completamente. Sento i muscoli della faccia che
mi
accartocciano la faccia in quello smorfia tipica dei licantropi, che mi
rende
un mostro inguardabile. È ironico come mi si sia ritorto
tutto contro, dal
momento che la licantropia mi sembrava una manna dal cielo. Mi sentivo
invincibile, al fianco di Boyd e Derek credevo di poter conquistare il
mondo,
ma il tempo mi ha fatto ricredere e ora me ne sto qui, a guardare la
tanto
amata Luna.
Lei, come una madre affettuosa, ad ogni ciclo ci guarda con
quell'occhio pieno, illuminandoci uno per uno. Siamo i suoi figli
prediletti, i
suoi amanti, i suoi personali assassini. Ci ama, ma siamo la sua unica
vendetta
per questo suo destino di essere relegata nella notte.
Perché la Luna ama la
terra tanto quanto noi amiamo la Luna stessa: siamo tutti collegati,
noi non
possiamo fare a meno di lei per esistere, e lei non può fare
a meno della
Terra.
Noi, a nostra volta non possiamo fare a meno del branco, che a sua
volta non può fare a meno di ogni membro. Tutto sommato,
però, con Scott si sta
abbastanza bene. Dopo tutti questi anni insieme siamo diventati un
ottimo
branco, nonostante non ci sia più Derek. Prendo una manciata
di foglie marce e
le stringo tra le mani prima di lasciarle andare. Questo contatto con
la natura
mi fa sentire vivo, mi fa sentire parte di qualcosa di più
grande.
«Partiamo domattina come deciso» mi dice Scott,
sedendosi accanto a
me, contro un albero di cui ignoro la specie.
«Mmh, mmh» rispondo, mugugnando qualcosa di
indefinito.
Penetro la terra umida con il mio artiglio cristallino e non mi fermo
finché non incontro la durezza di una pietra che blocca il
mio passaggio.
Scavo, tirando fuori la pietra che è grande quanto una
saponetta e la pulisco
dalla terra che vi rimane attaccata.
«Ti dispiace se rimango qui?» mi chiede, dopo
qualche minuto di
rigoroso silenzio.
«Fa' pure».
Sento il resto del branco correre per l'ultima volta tra i boschi di
Beacon Hills, donando la loro personale canzone alla Luna. Non sapremo
con
esattezza dove andremo, ma qui non possiamo più rimanere.
Non dopo tutto quello
che abbiamo passato negli ultimi cinque anni.
«Sai, salutare Stiles è stato straziante. E te lo
dico solo perché non
ho più un migliore amico a cui dirlo e, beh, tu sei il mio
braccio destro»
aggiunge, dopo aver guardato la Luna per qualche minuto. È
un'ossessione per
tutti noi.
«Io non avevo nessuno da salutare. Ho fatto un salto al
cimitero, ma è
stato piuttosto breve. Non ti pentire di questa scelta, il branco conta
su di
te, non puoi vacillare ora» dico, prima di lanciare lontano
la pietra. Sono
piuttosto irrequieto.
«Hai ragione. Non mi pento della mia scelta, no, ma andarmene
significa lasciare tutto. Stiles, mia madre, i miei ricordi legati ad
Allison, il
mio passato. È un peso che non credevo mi avrebbe fatto
ingoiare la bile.
Pensavo di essere più forte, volevo credere di avere quelle
grandi capacità di
cui parlava Deucalion, ma invece sono un ragazzo come gli
altri» dice,
guardandomi negli occhi.
Il legame tra un esemplare Alfa e un esemplare Beta è
davvero
complicato. Mi sento molto più legato a Scott di quanto lo
fossi con Derek,
forse perché ho sempre avuto una cieca fiducia in lui.
Nonostante mi stia
parlando da amico, reggere il suo sguardo è davvero
difficile, il mio istinto
non me lo permette. Fissare negli occhi il proprio Alfa è
simbolo di sfida ed è
per questo e non ricambio, ma mi guardo intorno.
Gli ululati riempiono la notte silenziosa, ma li trovo strazianti.
Sono ululati disperati, di addio, alcuni sono contro la nostra madre
luminosa,
perché lei ci ha condannati ad essere così in sua
presenza. Mi salta in mente
che non ricordo più nulla di mia madre, quella umana. Non
riesco più a
richiamare alla mente la sua immagine, continua a sfuggirmi e un
leggero panico
mi pervade.
«Isaac?» la voce di Scott mi riporta alla
realtà.
«Tutto bene?» mi chiede, mettendomi una mano sulla
spalla.
Annuisco. Non mi va di parlare di mia madre, non in questa serata di
addii. Lei non la posso salutare, la porterò con me fino ai
confini del mondo,
dove gli incubi non potranno venirmi a prendere.
«Sei un grande capo, Scott. Non avere dubbi sulle tue
capacità. Noi
tutti non saremmo qui se tu non fossi un ottimo Alfa, perciò
va' avanti con le
tue scelte, noi ti appoggeremo. Andarsene da Beacon Hills mi sembra la
scelta
più giusta, sta per scatenarsi una guerra mai vista, non
avrebbe senso regalare
altre persone alla morte. Forse dovresti sfogarti con un
ululato» gli consiglio,
indicando la Luna con un sorriso.
Lui guarda a terra, prima di concentrarsi di nuovo su di me. Le mie
sensazioni sono aggrovigliate, un misto di paura e fascino mi spingono
a
contraccambiare il suo sguardo, ma allo stesso tempo vorrei tenermene
lontano.
La verità è che per una volta qualcuno ha bisogno
di me e mi rispetta, perché
Scott non impartisce mai ordini, se non è costretto a farlo.
Bake, Ross e Miriam tornano da noi, tutti e tre con un profondo
ringhio che fa vibrare l'aria intorno a noi. Non sono ancora in grado
di
trattenersi nelle notti di luna piena, ma impareranno.
Scott si alza in piedi, le braccia conserte mostrano i suoi bicipiti
che ricordano quelli di Derek, quando ancora si allenava nel suo
attico, ormai
distrutto. È buffo perché Scott è un
Alfa completamente diverso da Derek, per
un milione di ragioni diverse, eppure non ho mai conosciuto qualcun
altro che
Scott stimasse quanto ha stimato Derek. E quanto stima tutt'ora, anche
se è
morto.
«Ragazzi, quello che stiamo per lasciare stanotte non
tornerà mai più.
So che il sacrificio che vi sto costringendo a fare è
enorme, ma l'assurda
guerra che si sta scatenando tra i branchi colpirà anche noi
e non vogliamo
vittime innocenti. Tra esattamente quindici minuti vi
richiamerò e dovremo
andare verso sud. Non aspetteremo nessuno, perciò tenete il
passo e nessuna
distrazione, d'accordo?» chiede Scott, stringendo i pugni.
I miei compagni ringhiano e Ross si azzarda ad ululare per confermare
la sua determinazione. Siamo tutti in fibrillazione per quello che ci
aspetta.
I tre giovani si disperdono di nuovo e Scott cammina in tondo,
seguendo il limite della radura. Lo vedo prendere il cellulare e fare
una breve
chiamata e so che sta provando a contattare Allison. La segreteria
telefonica
lo respinge per la milionesima volta e lui ne rimane turbato. Qualcosa
mi dice
che non passerà molto tempo prima del loro prossimo
incontro, gli Argent non si
perderebbero mai la possibilità di allearsi con gli altri
cacciatori in tutto
il continente. Sono spaventato e non avere nessuno da salutare mi
distrugge e
mi lascia senza fiato.
La consapevolezza di essere completamente solo mi annichilisce. Non
sento arrivare Scott, perciò sobbalzo al suo tocco. Mi
sorride benevolo, come
un padre farebbe con un figlio. Come mio padre non ha mai fatto con me.
«Dovresti liberarti di questi tormenti, Isaac. Lasciali qui a
Beacon
Hills, lasciali dove non potrai tornare a riprenderteli e liberatene
una volta
per tutte. Ti voglio concentrato, non posso permettermi di
perderti» mi dice,
assumendo un'aria sconfitta. Annuisco, ancora, incapace di proferire
parola,
perché ancora annullato da questa voragine che mi assorbe.
«Stavo solo riflettendo sul fatto che non ho nessuno da
salutare.
Nessuno che lascerò qui, nessuno che sentirà la
mia mancanza. Mi chiedo cosa ci
sia di sbagliato in me, perché sono così solo.
Gli unici amici che avevo sono
morti e non mi è rimasto nessuno» confido,
sentendo gli occhi inumidirsi. Odio
essere così sensibile, soprattutto agli occhi di Scott.
«Ci siamo noi, Isaac. Noi non ti lasciamo, io non ti lascio.
Dobbiamo
sperare che questa guerra finisca al più presto, poi
troveremo un posto in cui
stare tutti insieme e potrai trovare te stesso e andartene, se proprio
ne
sentirai il bisogno. Ma non pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in
te,
perché non è così. Come Alfa, posso
dirti che sono fiero di te e che tutto
quello che ho fatto, è stato possibile soltanto
perché eri al mio fianco. Dai,
riprenditi, manca poco e dobbiamo andare» mi dice.
Le braccia di Scott mi circondano e mi sento morire. Ho la sensazione
di essere un cucciolo che viene rassicurato dalla madre, un canarino
che viene
riportato nel suo nido. Scott ha ragione, devo riprendere il controllo
di me stesso
e liberare la mente.
Mi allontano da lui e respiro a pieni polmoni, liberando la mente. Non
sono più rinchiuso in un congelatore, non vengo
più picchiato, non sono
costretto a fare a pezzi i miei compagni di scuola, non sono inseguito
da
mostri. So che qualcosa di molto più pericoloso sta per
cominciare, ma mi
ripeto che sono pronto.
Sto per chiudere un capitolo della mia vita per aprirne un altro o
forse, solo per andare in contro alla morte e ringraziarla per volermi
liberare.
Un grido si sprigiona tra le mie labbra e canto la mia canzone per
quella Luna lassù, silenziosa ma sempre presente. Dopo poco
Ross si unisce, a
ruota anche Miriam e Bake intonano la loro melodia, finché
non diventa un
tutt'uno. Siamo quattro, ma allo stesso tempo siamo uno solo.
E poi l'ululato di Scott ci avverte che è ora di partire.
E noi corriamo.
E noi scappiamo.
Una breve one shot senza pretese :) mi sentivo di scrivere qualcosa dal punto di vista di Isaac, ma non mi andava di ambientarla in questa terza stagione, visto che è appena cominciata. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, anche se mentre la scrivevo mi sono venute delle idee per una long, legata sempre a questa storia. Se ci sono errori, vi prego di segnalarmi, perché non l'ho riletta con attenzione!
Vi ringrazio
Erika