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Autore: Harriet    17/01/2008    1 recensioni
Due flash piuttosto leggeri e scherzosi sulle principali coppie (più o meno) canon della serie.
A proposito di deformazione professionale e strani modi di comunicare i sentimenti.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amita Ramanujan, Charlie Eppes, Larry Fleinhardt, Megan Reeves
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Due storielle senza alcuna pretesa, un assoluto divertimento, scritte per un Calendario d'Avvento su richiesta (una fic al giorno dal primo dicembre fino a Natale.)
Sono quindi dedicate alle adorabili Kairi e Wednesday.
Riguardo alla prima, non ho immense conoscenze di psicologia, ma Wednesday l'ha letta e non vi ha trovato scemenze, per cui mi fido di una psicologa vera!^^
Buona lettura e grazie!^^







Profili quasi criminali

La cosiddetta deformazione professionale era un problema che l’agente Megan Reeves conosceva da vicino. Il suo lavoro di psicologa criminale la portava tutti i giorni a contatto con le personalità più disparate, la sua mente era allenata ad analizzare ogni gesto, parola, movimento, continuamente. Il suo contributo era importantissimo per la sua squadra, la sua attenzione doveva rimanere costantemente vigile, chiunque si trovasse di fronte.
Probabilmente era per questo che, a volte, le veniva spontaneo analizzare un po’ troppo a fondo anche coloro che lavoravano con lei. Più di una volta si era sorpresa a fare teorie sulla difficoltà di comunicazione che spesso avevano con il loro amico e collaboratore Charlie, ad esempio. Dove gli altri vedevano un carattere complesso, lei ricostruiva comportamenti e segnali, e indovinava cause ed effetti. Aveva già schedato anche l’irruenza e la temerarietà di Colby, o il desiderio di rivalsa sul passato di David. Ogni tanto aveva azzardato anche accurate analisi del loro capo, un modello e una sicurezza, certo, ma anche lui non era immune da certi difetti: era chiuso, troppo spesso serio, convinto di doversi dimostrare sempre forte, così fissato sull’obiettivo da avallare, qualche rara volta, metodi non proprio accettabili...
Ecco, e di solito lì si accorgeva di due cose.
Che non era il caso di trasformare i suoi colleghi e amici in oggetti di studio.
E soprattutto, che aveva a che fare con un sacco di gente problematica. Insomma, con le caratteristiche che si ritrovavano, se non avessero fatto parte dell’FBI avrebbero potuto benissimo finire dall’altra parte, tutti quanti! Quale gang malavitosa non avrebbe apprezzato l’energia e la tempestività imprudente di Colby, per esempio? Lo stesso Don, aveva la capacità di essere leader e la freddezza necessarie ad ogni buon capo di una qualsiasi associazione criminale.
Megan, ti rendi conto cosa stai pensando? Era davvero impossibile frenare la sua mente e la sua deformazione personale, a quanto pareva.
Però, se doveva essere sincera, il profilo più criminale tra quello dei suoi collaboratori, era un altro. Era una persona vagamente asociale, spesso in fuga appena i rapporti umani si approfondivano, ossessionato dal proprio mondo al punto di parlare in metafore quasi incomprensibili, portato a fare scelte assolutamente incomprensibili (come dormire nel suo ufficio, per esempio...), e così via.
Lì Megan si fermava, perché i pensieri prendevano un’altra direzione.
Sì, il professor Larry Fleinhardt aveva un profilo psicologico spaventoso ed era di sicuro la persona più assurda che avesse mai conosciuto.
Ma probabilmente lei non si sarebbe mai potuta innamorare di una persona normale, ed era incredibilmente felice così.






Linguaggi

- Senti, hai portato tu da bere a quei due?-
- Sì, perché?-
- Non ti sembrano un po’ strani?-
- Uhm. Non ci ho fatto caso. In che senso?-
- Beh, parlano di cose strane!-
- Tu e la tua mania di origliare cosa dicono i clienti!-
- Non stavo origliando, ho solo sentito per caso!-
Le due cameriere lanciarono un’occhiata dubbiosa alla coppietta seduta in un angolo del bar. Sicuramente erano studenti universitari: gli studenti erano i clienti principali del bar, e poi sembravano entrambi piuttosto giovani. Stavano parlando fitto fitto, e a forza di contemplarli da lontano, a tutte e due le ragazze venne voglia di sapere cosa li appassionasse a tal punto.
- Hanno ordinato qualcos’altro?- domandò la seconda cameriera, ormai coinvolta nell’indagine.
- Sì, stanno aspettando da mangiare.-
- Ok, vado io e cerco di capire!-
Prese il vassoio e si accostò lentamente al tavolo dei due.
…effettivamente stavano dicendo un sacco di paroloni assurdi e incomprensibili. Eppure, a vederli da lontano, osservando il modo in cui parlavano, gli sguardi scambiati, lei avrebbe potuto giurare che i due fossero molto vicini. Era sempre stata brava a indovinare queste cose. Quei due avevano l’aria di persone che parlavano con una certa complicità.
Posò il vassoio sul tavolo, e li osservò più da vicino. Lui era davvero un bel ragazzo con gli occhi scuri e i riccioli, lei era chiaramente di origini indiane, una ragazza carina con un sorriso molto dolce. I due la ringraziarono, e ricominciarono subito a parlare. Dell’applicazione di una certa legge che si chiamava con un nome impronunciabile.
Eh???
La stranezza della conversazione rendeva la faccenda più interessante.
- Allora?- le domandò la collega, non appena ritornò dal tavolo.
- Non vorrei dire una stupidaggine, ma ho come avuto l’impressione che stessero parlando di lavoro.-
- E che genere di lavoro?-
- … non ne ho idea!-
Rimaneva solo il dolce, per carpire il segreto della coppietta misteriosa. E decisero che sarebbero andate insieme, a portare quel dolce. Era la loro ultima possibilità.
Quando furono arrivate al tavolo, per poco non rovesciarono i vassoi per lo sconcerto. I due avevano spostato piatti e stoviglie, e lui aveva scritto un’immensa, enorme, lunghissima, complicatissima, spaventosa espressione matematica sulla tovaglietta di carta. La ragazza stava correggendo un passaggio di quel mostro numerico, e il mondo sembrava essere completamente sparito, per i due.
- Beh, dai, saranno studenti di matematica, è abbastanza normale.- commentò una delle due, quando si furono allontanate dal tavolo centro delle loro attenzioni.
- Sì, ma insomma, fanno quasi paura!-
- Decisamente. Eppure, a vederli da lontano, sembravano immersi in una conversazione più… Più rilassata. Più romantica.-
Intanto i due avevano finito il loro pranzo e stavano abbandonando il tavolo, dirigendosi verso la cassa. Le ragazze si fermarono a guardarli, notando la galanteria leggermente goffa di lui, che insisteva in maniera molto carina per pagarle il pranzo, e lei, visibilmente felice per quell’attenzione, che chiaramente fingeva di non voler accettare.
- Mah.- commentò la prima amica, intenerita. – Evidentemente l’amore ha tanti linguaggi.-
   
 
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