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Autore: foreverwithyou    05/07/2013    3 recensioni
Tratto dal cap.15:
« Si può sentire freddo in primavera ?
Io il freddo lo sento e anche parecchio.
Il gelo mi percorre ovunque. Mi assiste, mi perseguita.
Ho bisogno di un raggio di sole in questo momento gelido.
Ho bisogno di qualcosa che mi faccia risentire la primavera. ♥ »
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T.O.P.
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2

La mia valigia firmata in una mano, gli ultimi soldi di papà nell’altra mentre vago senza meta per Nonsan.
Sono a pezzi. Non mi aspettavo una reazione così esagerata per due nuovi acquisti.
Davvero non capisco ...
Avere la moda nel sangue non è un buon pretesto per cacciarmi di casa. E’ il peggiore, direi.
I miei poveri vestiti staranno gridando aiuto in questa stretta e lugubre valigia. E’ più una borsa che una valigia.
Papà non sa nemmeno distinguere l’una dall’altra.
Forse mi ha cacciata di casa perché lui non sa nulla di moda mentre io sì. No, non credo.
Papà non è modaiolo, io lo sono.
Non so da chi ho ereditato questa passione, forse da mamma ma mi ricordo talmente poco di lei che, ormai, reputo Min-Ye la mia vera madre.
E’ entrata a far parte della nostra famiglia portandosi dietro sua figlia Dan-Ha quando io avevo sette anni.
Sono passati dodici anni, wow ! Il tempo vola e solo ora me ne accorgo. Sono troppo impegnata : tra boutique, parrucchieri ed estetiste ho perso il conto degli anni.
Voglio tornare a casa.
La sera è già calata sulla piccola cittadina di Nonsan.
Fa così strano camminare per le stradine poco affollate in tenuta casual.
Penso e ripenso a come investire nel miglior modo i miei “ risparmi “ .
Vestito nuovo ? Scarpe nuove ? Ristorante di lusso ?
Sembrano tutte cose futili.
Ho bisogno di qualcosa di concreto, che mi realizzi, che mi faccia sentire libera una volta e per tutte.
 Mi siedo su di una panchina ed inizio a guardarmi intorno.
“ SEOUL “ .
Leggo distrattamente su un cartellone pubblicitario per poi distogliere lo sguardo da esso.
Riguardo con più attenzione dopo aver avuto un lampo di genio.
« Seoul ?!? Seoul ? Seoul ! » dico alzandomi in piedi.
Afferro la mia valigia e tengo ben stretti i miei soldi e chiamo un taxi.
Ordino al taxista di portarmi alla stazione più vicina. Devo raggiungere Seoul a tutti i costi.
« Ahh ! » emetto respirando la fresca aria mattutina della meravigliosa Seoul.
Sorrido rilassata e mi incammino verso un bar. Il mio stomaco brontola.
Dopo una ricca colazione mi faccio consigliare dalla maid l’albergo più vicino e più lussuoso.
Ci arrivo prendendo un altro taxi.
Prendo una bella stanza e mi metto comoda.
« Da qui non mi schioderà più nessuno. Nessun “papà” mezzo matto mi trascinerà fuori da questa suite ! » urlo stringendo forte il morbido e profumato cuscino.
« Un po’ di shopping è quello che ci vuole per iniziare la giornata. » dico guardando fuori dalla finestra.
Il sole splende, gli uccellini cinguettano e Seoul è ai miei piedi come tutte le boutique che mi offre questo squisito quartiere.
Entro in tutte e assaporo tutto quello che hanno da offrire.
Adoro fare shopping.
Tra le infinite buste che invadono le mie braccia mi accorgo che i soldi che papà mi aveva dato sono terminati.
« E’ assurdo ! » dico con nonchalance mentre indosso gli occhiali da sole e mi avvio bella pimpante per le strade di un' affollata Seoul.
Arrivo all’albergo e analizzo tutti i miei nuovi acquisti. E’ sempre una gioia immensa vedere capi nuovi che invadono il letto.
« Qui a Seoul sì che ci sono le boutique con dentro capi d’alta moda, non come a Nonsan che per un cappottino in pelle dovevi uscire fuori continente. » dico riponendo ogni cosa nel grande armadio di fronte al letto.
E’ di nuovo giorno.
Esco per una passeggiata, dato che non posso comprare niente mi godrò, almeno, i monumenti di Seoul.
« Ehm, signorina Park. » mi dice un damerino tutto agghindato venendomi in contro.
« Sì ?!? » gli dico guardandolo scioccata.
« Dovrebbe pagare l’affitto della camera. Sono già trascorse due notti da quando lei è qui e abbiamo ricevuto i soldi solo per una di queste notti. » mi spiega comprensivo.
« Ehm … io non ho soldi con me, o meglio : li avevo ma li ho spesi tutti ieri mattina per fare shopping in una boutique in una strada di cui non ricordo il nome, ma lei la conoscerà sicuramente perché è di Seoul … » dico iniziando discorsi ininterrotti e illogici.
« Signorina Park ! » mi stoppa lui.
« Cosa c’è ?! » domando mezza seccata.
« Deve prendere le sue cose e lasciare l’albergo. » mi dice facendomi strada verso la mia suite.
Tento di risolvere la cosa in modo civile e pulito ma questi bifolchi non mi lasciano neanche il tempo di organizzare le mie cose che mi scaraventano fuori l’hotel dall’entrata sul retro.
Io, Park Bom scaraventata fuori dal pessimo servizio di un lurido albergo a causa di denaro insufficiente ?!?
« Mi state prendendo in giro ?!? » urlo rabbiosa ancora seduta a terra.
Sconsolata e triste affogo i miei dispiaceri nei ricordi.
« Aish ! Tesoro, solo tu mi sei rimasta. » dico accarezzando la borsa sulle mie gambe.
Le borse sono le migliori amiche di una donna, dopo i gioielli. Ovviamente !
« Hey, bambolina. »
sento una voce roca alle mie spalle. Mi giro e vedo una signora di mezza età con una divisa da cameriera indosso.
« Una bambolina come te dovrebbe stare dentro l’hotel a bere champagne e non qui fuori a pensare a chissà cosa ! » mi dice sorridendo.
« Lei è la prima persona che mi sorride da quando sono a Seoul, a parte le finte commesse delle boutique. » le dico tirando su’ col naso.
« Mia cara bambina, cosa hai fatto per meritarti questo ? » mi domanda.
« Shopping. » le rispondo.
« Ne hai fatto un abuso e ora ne paghi le conseguenze. » mi dice.
« Ha capito tutto ! Brava. » le dico sbalordita.
Emette qualche ghigno per poi riprendere a parlare.
« Cosa vuoi davvero ? » domanda.
Che inaspettata domanda !
« Avere dei soldi per fare sh--- » dico per poi venire interrotta dallo sguardo ammonitorio della signora.
« Tu non vuoi avere dei soldi per fare shopping ma … » mi dice aspettando che io completi la frase.
« ... per tornare a casa e scongiurare a papà di perdonarmi e di darmi dei soldi per comprare un vestito nuovo per la festa di bentornato che faremo. » dico alzandomi e guardando l’orizzonte.
« Prima, però, trova i soldi per tornare a casa e poi penserai al resto … » mi dice la signora.
« Sì, lei ha ragione. Ha proprio rag --- » dico girandomi per poi interrompermi di nuovo.
La signora è sparita. Se ne è andata senza salutare.
Prima mi inzucca la testa di favole e poi se ne va senza avvisare ?!?
« Aish, che gente assurda ! » dico arrabbiata per poi sedermi di nuovo.
Gettando lo sguardo di là e di qua vedo un bigliettino sull’asfalto nel punto esatto dove poggiava i piedi la signora.
Aggrotto le sopracciglia per poi prenderlo.
E’ un po’ umido ma riesco a leggere il nome di una strada.
Scuoto il capo allibita, non so davvero cosa si trovi in questa strada.
Forse una spa. No, non credo che la signora andasse alla spa.
Lo scoprirò solo andandoci.
Mi incammino per le strade colme di luci.
« Per essere le dieci di sera c’è movimento. » dico sorridendo.
Un gruppo di ragazzi fermati fuori ad un bar iniziano a fissarmi.
Saranno cinque o sei.
Li vedo intenta a camminare sui miei preziosi tacchi e sfoggiando tutto il mio charm.
A cuccia ragazzi sono povera. Quando tornerò da papà e inizierà a ridarmi i soldi vi sposerò tutti, uno per uno.
Dopo aver chiesto varie informazioni arrivo finalmente in un viale isolato.
Vedo delle luci in lontananza.
Mi avvicino.
Arrivo di fronte ad un’immensa villa con tre camere illuminate.
E’ magnifica !
Sgrano gli occhi. Non ho mai visto nulla di più bello.
Cerco un’inserzione, un campanello ma con questa fioca luce non riesco a vederci molto bene.
All’improvviso ecco una luce divina che illumina una grande tabella di marmo al lato del cancello della casa con su scritto “ Choi “.
Sapessi quanto mi serve il nome Choi ! Io voglio un maledetto campanello !
« Hey. Che ci fai lì ? Chi sei ? » dice una voce possente alle mie spalle.
Mi giro e mi copro gli occhi per la potente luce dei fari che mi acceca. Allora non era una luce divina.
Non vedo niente, solo un omone avvicinarsi.
« Chi sei ? » mi dice ad un palmo da me salvando i miei occhi da quella luce abbagliante e facendo in modo che io possa guardarlo bene in viso.
La lucentezza dei suoi occhi neri è perfino più abbagliante dei fari della sua auto, davvero spettacolare !


Park Bom ♥


L'omone dagli occhi lucenti ♥


   
 
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