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Autore: vale_diamond    18/01/2008    3 recensioni
I personaggi di Everwood vivono momenti difficili: molte cose cambiano, si trasformano. Nuovi sentimenti nascono, vecchi sentimenti ritornano… Incomprensioni, novità, avvenimenti tristi… Un inverno gelido porta ad Everwood, oltre al freddo, cambiamenti e sentimenti. RECENSITE!!!
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amy Abbott, Bright Abbott, Ephram Brown, Hannah Rogers
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAMBIAMENTI E SENTIMENTI




Leggere un libro può sembrare una cosa semplice, basta concentrarsi un po’.
Ma è difficile tenere gli occhi fissi sulla pagina quando ci sono ben altri pensieri nella tua mente; alla fine può risultare tempo perso visto che in mezz’ora sei riuscita a leggere venti volte la stessa frase.
Amy chiuse il libro che teneva tra le mani e lo appoggiò sul comodino che era a lato del letto su cui stava seduta a gambe incrociate.
‘Questa stanza  è così fredda’ pensò ‘dovrei ritinteggiarla. Magari…rosso’
Fare progetti l’aiutava a distrarsi.
Ultimamente erano successe così tante cose nella sua vita che nulla più l’avrebbe sorpresa.
La malattia di sua madre, il pensiero che Hannah potesse avere la corea di Hantinghton e la scoperta del figlio di Ephram l’avevano portata ad uno stato confusionale tale da non riuscire nemmeno a parlare con la sua migliore amica Hannah.
Solo il suo diario conosceva le sensazioni, i sentimenti, i pensieri e le angoscie che la tormentavano.
Così Amy decise di aggiornare quell’amico che era certa non l’avrebbe mai tradita.


Caro diario,
la nebbia sta calando sempre più impetuosa su Everwood, come ogni anno in questo periodo. Proprio confrontando quel grigiastro che aleggia nell’aria con l’atmosfera che regna nella mia stanza mi sono accorta che sono già abbastanza depressa per ritrovarmi una camera così fredda così ho pensato che potrei tinteggiarla di rosso.
Ma quella che ha realmente bisogno di un po’ di colore è la mia vita…
Le cose ultimamente stanno migliorando: mia madre sta facendo la chemio, con discreto successo; per fortuna Hannah non ha contratto la corea, ma il capitolo che è ancora aperto è quello della mia relazione con Ephram.
Non so per quanto potrà andare avanti in questo modo..voglio dire, ormai ci vediamo pochissimo e niente è come prima, è inutile negarlo.
A volte penso che soffrirei di meno sapendo che non devo aspettarmi niente da lui e cioè penso che sarebbe meglio finirla qui. Sarebbe la cosa migliore per entrambi, anche se fa male, fa male al solo pensiero di doverlo lasciare, all’idea di non essere più legati da quel filo così fragile che è l’amore.
Non so che fare…



Rimise il diario nel cassetto, ben nascosto sotto i maglioni: se suo padre avesse letto quelle pagine l’avrebbe tormentata con i suoi consigli. Non poteva negare che nell’ultimo anno le era stato molto d’aiuto e che lei l’aveva molto apprezzato ma quando si metteva era davvero invadente.
Guardò il cellulare…macchè, né un messaggio né un misero squillo da Ephram, ormai erano giorni che non si faceva vivo e lei era stufa di essere sempre la prima a chiamare e a proporre iniziative.
Fece uno squillo ad Hannah, giusto perché non pensasse ciò che Amy pensava di Ephram. Anche se era un momento difficile non si era dimenticata che la sua amica ne aveva appena attraversato uno e di certo non sarebbe scomparsa proprio ora.

“Ehi!” disse una voce femminile proveniente dalla porta.
“Ciao! Ti ho appena fatto uno squillo.” Rispose “dai, entra.”
Hannah appoggiò la borsa sulla sedia della scrivania e si tolse il cappotto buttandolo sul letto e sedendocisi sopra.
“Sono passata da Bright e ti volevo salutare…allora? Come va?”
“Così.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Senti, ma chi era quello che oggi a pranzo ti ha chiesto dov’è l’aula di chimica???” chiese Hannah curiosa.
‘Ah, quello…’ pensò Amy.
Quella mattina, durante la pausa tra la prima e la seconda ora, un ragazzo nuovo le si era avvicinato e le aveva chiesto delle informazioni, ma lei non ci aveva fatto molto caso, gli aveva risposto gentilmente e poi era tornata dai suoi amici per l’ultima chiacchiera prima dell’ora successiva.
“Nessuno, solo uno che voleva sapere dov’è l’aula di chimica.” Disse poi.
“Bè, se è così allora è uno che ci mette un bel po’ a formulare domande, visto che avete parlato per cinque minuti buoni!” rispose ironica l’amica.
“Voleva sapere alcune cose sulla scuola, è nuovo.”
“E perché proprio a te?”
“E’ il mio vicino di armadietto, okay Hannah?” rispose irritata “senti, non farmi paranoie per uno che mi ha parlato cinque minuti, non è il momento.”
“Perché, che c’è?”
“Lascia stare…”
Silenzio.
“Ephram, uh?”
“..mh…” rispose Amy annuendo.
Hannah riusciva sempre ad intuire tutto.
“Dai, è solo un periodo, vedrai che poi passa.’’
“Non so…’’ rispose Amy poco convinta.
“Cosa vuoi dire Amy?”
“Che non so se ho intenzione di continuare ad aspettare fino a che non sarà passata.”
“Intendi lasciare Ephram?”
“Ci ho pensato, forse sarebbe meglio.”
“Ma tu lo ami?”
“Sì, cioè…non lo so, non so più niente.”
“Prova a parlarne con lui.”
“Come se fosse facile beccarlo, è sempre così ‘impegnato’ col pianoforte.”
“Lo sai che lo fa solo per non dover pensare…è una scusa per deviare i problemi, una copertura. Comunque a scuola lo vedi, no?”
“Sì.”
“E allora digli che hai una cosa importante di cui parlargli e che dovreste trovarvi il prima possibile: vedrai, all’improvviso si libererà da tutti gli impegni e quello stesso pomeriggio sarà libero. E’ infallibile, quando sono preoccupati diventano così disponibili!”
“E da quando tu sai tutti questi segreti con i ragazzi?” chiese perplessa Amy ricordando che fino a pochi mesi prima la sua amica non sapeva nemmeno che esistessero i ragazzi.
“A qualcosa dovrà pur servire stare con Bright!” e scappò anche una risata.
“Ora ti lascio, ho promesso a Nina che l’avrei aiutata con Sam stasera…”
“Ok ci vediamo damani…”
“A domani!” disse uscendo dalla stanza.
Scese a piè veloce le scale e prima di uscire si avvicinò a Bright, che era buttato sul divano a guardare football con una terrina colma di popcorn che cadevano per terra e si spargevano sul divano ogni volta che infilava la mano per prenderne alcuni, e gli disse:
“Tua sorella è un po’ depressa, non farla arrabbiare, ok?”
“Farò quello che posso…ma mi devi dare un bacio come si deve!”
“Devo andare Bright!”
“Dai, uno veloce!!”
Hannah si avvicinò al divano e gli scoccò un bacio sulle labbra. Poi andò alla porta.
“…e farai sesso con me domani, vero?” chiese Bright ironico ma dando l’impressione che fosse una domanda seria.
“…no!” rispose la ragazza al volo prima di chiudere la porta dietro sé. Ormai era abituata alle domande retoriche che le faceva continuamente il suo ragazzo.
Bright sorrise dentro sé, anche se non era una cosa da prendere così alla leggera il fatto che Hannah non volesse fare sesso prima del matrimonio, lui ci scherzava su comunque.
D’altronde cosa doveva fare per fargli cambiare idea? Chiederle di sposarlo????
‘…però! Sarebbe un idea!’ Pensò.
Poi ci ripensò.
‘…naaa!!”
Prese il telefono e compose il numero di qualcuno dei suoi milioni di conoscenti sulla tastiera.
“Pronto?” risposero all’altro capo del telefono.
“Ehi Mozart! Hai finito di comporre la nuova operetta??”
“Sonata, Bright, sonata! Mozart non ha scritto operette! E comunque non sto suonando.”
“Sonnata, vorrai dire. Sarà, ma io non ci trovo niente di più che un ottimo sonnifero in quella roba!”
“Certo, immaginavo…allora? Che c’è?” chiese Ephram lievemente seccato.
“Siamo irritabili oggi amico! Cos’è, non posso chiamarti per fare due chiacchiere??”
“Fammi indovinare Bright…Hannah è appena andata via, non sapevi che fare e ti sei messo a guardare la replica del football di ieri sera, ma siccome sai già i risultati perché stamattina eri così curioso che te li sei letti sul giornale, ora ti stai annoiando e mi hai chiamato…” spiattellò chiaramente Ephram.
“Bè se la vuoi mettere così…” ammise umilmente l’amico.
“Ti conosco troppo bene Brighton Abbott!”
“Non pavoneggiarti Brown! Piuttosto, lo sai che mia sorella, nonché tua attuale ragazza in caso te ne fossi dimenticato, è depressa?” disse con tono da fratello maggiore iper-protettivo come se fosse stato proprio lui ad accorgersi di quel suo stato d’animo, quando invece non se ne sarebbe mai accorto se la sua ragazza non gliel’avesse fatto notare.
“Ah sì?” chiese Ephram sperando che fosse una delle solite cavolate che sparava Bright per trovare un argomento di cui parlare. Non si era reso conto che stava trascurando Amy e il rapporto che li legava.
“Sì!”
“Ok allora domani le parlo.” Disse cercando di evitare l’argomento altrimenti se Bright avesse cominciato a recitare la parte del super fratellone, più di quanto non stesse già facendo in quel momento, non l’avrebbe più finita.
“Fallo!”
“Ti ho detto che lo faccio!”
“Ok, ma lo devi fare!”
“Bright…che caso disperato!”
“Sarà, ma è proprio per questo che ho la fama che ho.”
“Quale fama, Bright?”
“Lascia perdere, non puoi capire!”
“Hai ragione! Ti devo salutare ora, ho delle cose da fare.”
“Ok, ciao amico!”
“Ci vediamo” Ephram chiuse la telefonata premendo il tasto rosso sul cellulare.
In reltà non aveva un bel niente da fare se non strimpellare il piano e pensare alla sua vita.
‘Amy depressa’ pensò come se fosse il titolo di un articolo dell’ Everwood Post messo in una delle pagine infondo, di poca importanza, come se non fosse un problema che gli apparteneva.
Invece gli apparteneva eccome.
Ultimamente, era vero, l’aveva un po’ trascurata, pensando egoisticamente che i suoi fossero problemi più grossi di qualsiasi altro coetaneo e non rendendosi conto che avere una madre che rischia di morire è molto più grave di un figlio inaspettato e un rapporto burrascoso col padre.
Doveva pensare anche a lei e ai suoi sentimenti, non poteva permettersi di dimenticarla come un frutto andato a male nel frigorifero, le voleva troppo bene, nonostante tutto…
Si guardò intorno: la cantina sgangherata di casa Brown non era di certo un buon posto per vivere ma almeno lì era indipendente, se ne poteva stare per conto suo ed era comunque
meglio che vivere nella stessa casa di un padre che gli aveva nascosto una verità così grande.
Ma come aveva potuto? Per tutto quel tempo mantenere un segreto che lui aveva tutto il diritto di sapere. Come?
Si rendeva conto che suo padre l’aveva fatto per proteggerlo ma aveva sbagliato comunque.
“Ephram!” chiamò una voce da dietro la porta. Andy Brown.
“Che c’è?” rispose seccato.
“Posso?” chiese dopo aver aperto abbastanza la porta da farci spuntare la testa.
“…mh…” annuì Ephram.
“Senti, Delia aveva voglia di pizza e l’ho fatta portare, se vuoi ce n’è anche per te.”
“Non ho fame, grazie…e poi devo mettermi a studiare.” Mentì. In relatà non voleva passare la serata a tavola con suo padre e sua sorella a parlare di niente, cioè in silenzio. Sarebbe stata una noia mortale e poi gli sarebbe sembrato di ritornare ai primi mesi dopo la morte di sua madre: le serate erano così noiose perché nessuno aveva niente di cui parlare quando in reltà c’erano molte cose da dire.
“Ok comunque se cambi idea…” gli disse il padre.
“Sé…” rispose svogliato il figlio.
“Vabè, buona notte allora.”
“Notte”
Andy Brown tornò in casa e si mise a tavola con sua figlia che gli raccontava tutti gli avvenimenti della giornata nei minimi dettagli. Ma lui pensava ad altro.
Si rendeva conto di aver sbagliato a nascondere la gravidanza di Madison ad Ephram e capiva anche che lui potesse essere arrabbiato ma non sopportava il fatto di essere ritornato al rapporto iniziale che c’era tra i due: rispettosa indifferenza. Era peggio che litigare in continuazione, almeno i litigi si sarebbero potuti risolvere invece quando non c’è il minimo dialogo tra due persone non si può risolvere niente.
Tutto il lavoro che aveva fatto con Ephram da quando era arrivato ad Everwood era andato in frantumi, ora erano al punto di partenza.
Era così frustrante! Doveva ricominciare di nuovo tutto dall’inizio e stavolta sentiva che sarebbe stata più dura.

“Ora basta tv, domani c’è scuola!” disse a Delia spegnendo il televisore.
“Dai papà! Solo cinque minuti!” lo pregò.
“No, niente da fare, è gia troppo tardi. Su, a dormire!”
Delia si rassegnò e diede un bacio sulla guancia al padre. “Buonanotte papà.”
“Buonanotte Delia.”
Salì le scale, andò in camera sua e si infilò sotto le coperte.
‘Ultimamente è così severo’ pensò la piccola rigirandosi nel letto ‘è per Ephram’.
In effetti suo padre, da quando Ephram era tornato da New York era diverso, non scherzava più come prima, sorrideva di rado e la piccola Delia se n’era accorta.
Da quando la mamma era morta era cambiato tutto, la sua vita, quella di suo fratello, non erano più le stesse. Se fossero migliori o peggiori lei non lo sapeva, ma sicuramente erano più difficili.
Si tirò il piumone fino alle orecchie e si mise a dormire.


  
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