Serie TV > Flor - speciale come te
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Autore: Saphira96    05/07/2013    2 recensioni
Tomas e Roberta hanno oramai sedici anni. Si sa, questa è l'età in cui si scoprono i primi amori che sono magari quelli veri, che durano tutta la vita. Uno dei due si trova innamorato dell'altro, che è piuttosto restio a contraccambiare.
La narrazione è basata sulla canzone - tradotta - 'Me da igual' degli Erreway. Buona lettura.
'< Roberta devi dirglielo, ne ha tutto il diritto! > diceva Dominique con tono esasperato.
< Non posso. E se poi non mi vuole più? > domandò Roberta preoccupata.'
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Indifferente.

 


Finisce l’estate e anche la speranza di tornare a vederti, amore.
E presto l’inverno ucciderà il ricordo di qualcosa che mai andrà via.
 

< Pietà! > urlava ridendo a crepapelle. Urlava e mi dava dei colpetti nelle spalle, voleva scendere. < Pietà! > insisteva, mentre io lottavo contro l’acqua per superare la riva e gettarla a tutti gli effetti in acqua. < Tommy mettimi subito giù! > urlava Roberta, la cosa che mi piaceva di più era la sua capacità di stare al mio gioco. Finalmente vinse lei, o forse la feci vincere io, e la lasci andare nell’acqua. Lei fece finta di annegare, poi uscì e prese a schizzarmi; rideva. Presi un bel respiro e mi lasciai andare sott’acqua, aprii gli occhi e la vidi, anche lei si era appena immersa. Tentò di scappare, ma io ero sempre stato più veloce di lei e la raggiunsi. Si fermò, lasciò che le prendessi la mano. Ritornammo in superficie, ci eravamo spinti verso sinistra dietro un grande scoglio, non riuscivamo più a vedere gli altri. Mi lasciò la mano e prese di nuovo a schizzarmi, io la ignorai e presi a guardarla intensamente. Il suo sorriso, il suo splendido sorriso mi aveva ammaliato. Non mi ero mai accorto che avesse quel sorriso, o forse si. Mi avvicinai a lei e le afferrai nuovamente la mano, lei arrossì, ma mi prese anche l’altra. Piano piano i nostri volti si avvicinarono e le nostre bocche si poggiarono una sull’altra.
 
< Eccola è lei, finalmente è ritornata! > urlò Flor correndo come un fulmine verso la porta. I gemelli lasciarono le loro attività e seguirono la madre. Prima di aprire la porta Flor si accertò che tutta la famiglia fosse pronta per accoglierla come ogni anno.
Flor aprì la porta e una sedicenne Roberta apparve sulla soglia di casa.
Si gettò tra le braccia di Florencia, che si fece di lato e lasciò spazio a Massimo, poi seguirono i gemelli, l’anziana Greta, Maya, Matias – che era tornato da Londra e facevano ormai coppia fissa – Franco, Olivia, Martin, Nicolas, Valentina …
< Tommy non vieni a salutarmi? > chiese con aria di finta offesa Roberta dopo aver finito il giro della famiglia. Le sorrisi e le corsi incontro stringendola forte a me. Finalmente era tornata perché quei mesi estivi erano stati i più lunghi della mia vita.
 
< Tomas, Roberta è tardi> urlò la madre di Roberta ad un tratto. < Roberta, dobbiamo andare via, domani inizio il lavoro! > aggiunse. Ci staccammo e senza guardarci negli occhi tornammo in spiaggia ad asciugarci per tornare ognuno nella propria casa, era per questo che all’età di otto anni presi ad odiare l’estate. Perché mi divideva da Roberta.
 
< Roberta, tesoro, chi è lui? > domandò ad un tratto Maya. Proprio in quel momento un ragazzo poco più grande di me fece capolino sulla soglia e reggeva le valigie di Roberta. Lei si staccò da me e rispose imbarazzata: < oh, è vero…me ne ero dimenticata > avvicinandosi a lui < è il mio ragazzo > aggiunse prendendogli la mano.
 

E presto l’inverno ucciderà il ricordo di qualcosa che mai andrà via.

 
Il mio cuore ebbe un tuffo in un buco nero di cui non ne conoscevo l’altezza. Roberta mi rivolse uno sguardo, e io lo distolsi.
Martin aiutò il ragazzo ad entrare e chiuse la porta.
< Salve, io sono Pablo > si presentò il ragazzo.
Flor si fece avanti e sfoderò uno dei suoi fantastici sorrisi gratuiti < ciao io sono Flor e questo è mio marito Massimo, loro sono… > quello che disse dopo non lo sentii, ma so per certo che stava facendo la presentazione della famiglia; perché ad un tratto disse: < lui e Tomas il più piccolo dei fratelli… in realtà ha la stessa età di Roberta e … > si zittì un momento e poi prese a guardarlo stranita < tu quanti anni hai? > domandò.
< Diciotto > rispose Pablo mentre Roberta mi fissava cercando il mio sguardo, ma io guardavo lui. Cosa aveva lui che io non avevo?
Flor prese a parlare sul fatto che Roberta era cresciuta, e tutti si complimentarono con lei e con Pablo. Poi, Massimo chiamò Pablo nel suo ufficio e Flor portò Roberta in camera mentre in casa ognuno tornava alle sue attività abituali.
Mi avvicinai alla porta dello studio, Massimo stava interrogando il ragazzo. Sorrisi diabolico e mi diressi in cucina.
< Tommy! > urlò con tono isterico Roberta.
La guardai in modo freddo.
< Non eri sopra con Flor? >
< Ero. Federico stava litigando con Margarita … > il suo era il tono di sempre, riusciva a guardarmi come se qualche mese fa non fosse successo nulla.
Annuii e presi un succo di frutta dal frigo, deciso ad ignorarla.
< Tomas… > mi chiamò quasi sussurrando, mi girai e lei mi abbracciò. Mi staccai subito, non perché ero orgoglioso (forse si) ma perché mi accorsi che Roberta non faceva più lo stesso profumo. Non era più la mia Roberta.
 
 

Se ne va il profumo della tua pelle che sa di sale.

 
Lei mi guardò con occhi lucidi quando Maya entrò in cucina urlando: < Matias ti ho già detto che non voglio andare! > e lui la seguiva quasi supplicandola.
< E dai amore, sono anni che stiamo insieme ma non hai mai accettato di venire con me ad una cena di lavoro! > stava dicendo < ah Roberta ti conviene andare da Pablo, credo che il conte lo sta spremendo come un limone > disse ad un tratto sorridendo, poi tornò a tentare di convincere mia sorella. Roberta annuì e corse via preoccupata.
 

E questo fuoco di sangue amore
mai mi arriva senza provare il dolore di aspettare te,
che però non tornerai, amore.
 

 
Quella sera mentre tutti erano seduti a tavola io feci irruzione nella sala da pranzo.
< Tommy dove vai? Non ceni con noi? > domandò Olivia.
< No > risposi.
< Ma è la cena di benvenuto per Roberta, l’hai sempre adorata… > si intromise Flor. Eh cara Florencia, non era la cena che adoravo evidentemente…
< Ho da fare > mi limitai a rispondere.
< Dopo cena Roberta ci racconta come ha conosciuto Pablo! > avvertì Margarita.
< Amore come sei cresciuta! > la interruppe Roberta distraendola da ciò che stava dicendo, perché probabilmente la bambina stava per aggiungere qualcosa che lei non voleva.
All’improvviso mi venne un’idea, e solo Roberta lo capì perché feci uno dei miei soliti sorrisi. Era stata la mia compagna di avventure e piani contro Delfina e Malala era logico che lo conosceva.
< In realtà ho un appuntamento > dissi. Rivolsi uno sguardo freddo a lei, salutai tutti e uscii non prima che Massimo mi gridasse un < non tornare tardi! > .
 

Mi è indifferente
tutto, tutto mi è indifferente.
Mi è indifferente trovarti o perderti
Mi è indifferente.

 
 
Quella sera vagai per Buenos Aires senza una meta, non avevo altri amici veri oltre Roberta. Anche se ormai lei era per me più di un’amica. Quando il mattino seguente mi svegliai trovai Greta che serviva la colazione ai gemelli e io mi aggiunsi al piano della cucina come nostro solito.
< Er Federica tu dovere bere tutto il latte! > esclamò Greta. Dopo la morte di mio fratello Federico non avevo più sentito nominare il suo nome nel modo strambo in cui lo faceva Greta, adesso invece erano otto anni che aveva ripreso a urlarlo (più che altro) e tutte le volte mi faceva uno strano effetto. Federico fece qualche capriccio, ma poi si arrese e vuotò la tazza in un batter d’occhio.
< Zio, oggi inizia l’ultima settimana di vacanza ci porti al passaggio dei baci? > mi domandò il piccolo dopo essersi pulito la bocca.
< Fede fuori c’è troppo sole. E sai che a Tommy non piace uscire con il sole! > rispose Roberta entrando in quel momento.
La guardai e mi schiacciò l’occhio, un tempo avrei contraccambiato ma quei tempi erano lontani. Ad un certo punto notai che l’espressione dei bambini alla proposta del fratello era felice, ma poi si era spenta, trasformata in delusione. Così presero a sgranocchiare il toast in silenzio.
< Si, però se mangiate in quel modo usciremo per pranzo! > esclami prendendoli in giro.
< Grazie zio! > urlò Andres.
Sorrisi e avvertii che li avrei attesi in salotto, e mentre passavo vidi l’espressione di delusione nel volto di Roberta. All’improvviso provai una piacevole sensazione perversa.
 

Mi è indifferente
Se piove, se c’è il sole.
Se fa freddo o caldo
mi è indifferente.

 
Dieci minuti dopo i bambini mi raggiunsero seguiti da Roberta.
< Zio, la zia ha detto che vuole accompagnarci! > avvertì Margarita. Sotto quell’aspetto era uguale a sua madre, non riusciva a mantenere un segreto o una notizia. Feci una faccia sdegnosa e Roberta se ne accorse.
< Okay, se proprio vuole venire… > risposi con un’alzatina di spalle.
Mentre arrivammo quasi al passaggio dei baci e io intrattenevo i bambini Pablo ci raggiunse.
< Amore! > esclamò vedendo Roberta, la quale mi guardò come per chiedermi scusa.
< Che ci fai qui? > domandò Roberta.
< Sono passato a casa e… > rispose lui, < allora vieni con me? > domandò.
Vidi lei tentata di rispondere un no, secco, ma poi guardò il suo sorriso e acconsentì.
< Non preoccuparti… tanto è uguale! > dissi io.
Cambiò direzione e in lontananza la vidi regalargli un bacio.
 

Mi è indifferente
rimanere o andare via.
Mi è indifferente
se tu non ci sei.

 
Portai i bambini a prendere un gelato, li portai al parco e poi andammo a pranzare a casa di Franco e Olivia. Che si destreggiava con il pancione per casa.
Rientrammo in casa nel tardo pomeriggio, ero esausto ma li adoravo.
Quando entrai vidi seduta sul divano una ragazza un po’ cicciotella con una lunga coda. L’avrei riconosciuta lontana un miglio, non era cambiata di una virgola!
< Dominique > urlai lanciandomi verso lei.
Ero emozionantissimo, dopo tanti anni era tornata da noi.
< Ti sei ricordata di noi? > dissi scherzando.
Lei mi avvertì che aveva convinto il padre ad iscriverla in Argentina a scuola per quell’anno, e che quindi sarebbe rimasta con noi tutto l’anno. Naturalmente Flor e Massimo ne erano a conoscenza e volevano farmi una sorpresa.
Roberta osservò la scena con un pizzico di invidia, ci avrei giurato.
Quando quella sera smisi di parlare con Dominique e andai a dormire mi sentii un po’ in colpa.
 

Non dimentico i tuoi baci nelle notti tristi.
Se mi vedi con un’altro amore
è per riuscire a vivere anche solo un minuto.
Un minuto in più senza te.

 
Una settimana dopo iniziò la scuola, ogni anno avevo preso posto vicino Roberta, ma quell’anno no.
< Dominique siamo insieme nel banco, vero? > domandai preoccupato,
< Certo! > rispose lei un po’ incerta.
Poi, la vidi parlottare con Roberta. Avevo confidato a Dominique dell’episodio dell’estate scorsa e dei miei sentimenti nei confronti di Roberta; < l’ho sempre saputo. Eri troppo protettivo anche da bambino con lei! > mi rivelò.
Quando però mi comportavo in modo freddo con lei, la mia amica mi faceva notare il mio comportamento scorretto. Al che mi accorsi, e ben presto mi convinsi che Roberta le aveva confidato qualcosa.
Entrammo in classe e Dominique corse verso tre banchetti sistemati uno accanto all’altro. Prese posto al centro e mi ordinò di sedermi alla sua destra, mentre Roberta alla sua sinistra.
C’era da aspettarselo.
Mantenemmo quella postazione finché, dopo un mese dall’inizio della scuola, non successe qualcosa.
< Aiò, Dominique mi hai rotto un’unghia! > esclamò Roberta mentre aspettavamo la professoressa.
< Scusa… > disse la mia amica.
< Guarda cos’hai fatto! > continuò Roberta, ignorando la ragazza.
Notai il dispiacere nel viso di Dominique e le proposi di cambiare posto, così non sarebbero state vicine.
Dominique si stupì, forse non sapeva che per lei lo avrei fatto. Sospirai notando che Roberta continuava a guardarsi l’unghia distrutta, con un’espressione con cui si guarda un amico andare via… un po’ come io avevo fatto con lei.
< Fa vedere > dissi con aria decisa senza guardarla negli occhi.
Lei mi guardò ed era un po’ restia, ma alla fine lasciò che afferrassi la sua mano, tremai e il mio cuore fece un salto nell’aria.
< Nana, da quanto in qua fai crescere le unghia? > domandai. Non ci voleva molto ad essere me stesso con lei.
< Ehm l’ho fatto senza volerlo. Poi Pablo mi ha detto che a lui piacciono e… >
Avrei voluto chiederle da quando faceva qualcosa contro la sua volontà, ma mi trattenni e le risposi che magari Valentina avrebbe saputo aiutarla. Poi la professoressa entrò in classe facendo calare il silenzio.
 

Se ne va il profumo della tua pelle che sa di sale.
E questo fuoco di sangue, amore,
Mai mi arriva senza provare il dolore di aspettare te;
che però non tornerai, amore.

 
Due sere dopo, quando mi ricordai delle sue unghia, la fermai mentre saliva in camera sua per andare a dormire.
< Roberta ho chiesto a Valentina se può fare qualcosa per la tua unghia… > le dissi.
< Grazie Tommy, ma non serve più! > mi rispose mostrandomi le mani. Erano quelle di sempre, e le unghia erano corte come le aveva sempre tenute. Sorrise e mi scompigliò i capelli, poi scappò in camera sua.
 

Mi è indifferente
tutto, tutto mi è indifferente.
Mi è indifferente cercarti o perderti.
Mi è indifferente.

 
 
Due mesi e una settimana dopo l’inverno era ormai iniziato, e io insieme le ragazze provavamo a fare gli esercizi di goniometria.
La pioggia picchiettava sui vetri. Dominique e Roberta avevano fatto pace due minuti dopo l’episodio dell’unghia, ma mantenemmo la stessa disposizione nei banchi.
Al centro del tavolo c’era un cestino con delle patatine, e ogni tanto qualcuno di noi ne prendeva una e la portava alla bocca.
< Robertina sta Pablito. Io fare entrare qui? > domandò Greta facendo arbitrariamente irruzione in sala da pranzo.
< Ehm…no Gretina, grazie. > si alzò e corse da lui.
Io la mimai e Dominique rise insieme a me, poi, ci rifondammo nella goniometria in attesa di Roberta che quel pomeriggio non arrivò più. Ma si sa, potevo essere freddo o non freddo il mio quaderno sarebbe sempre stato aperto per lei.
 

Mi è indifferente
se piove, se c’è il sole
se fa freddo o caldo,
Mi è indifferente.

 
Due settimane dopo il nostro studio insieme, vidi Roberta abbastanza turbata. Vedeva Pablo di rado e passava molto tempo con Dominique. Un pomeriggio passavo per la camera di Roberta e sentii le due amiche parlare.
< Roberta devi dirglielo, ne ha tutto il diritto! > diceva Dominique con tono esasperato.
< Non posso. E se poi non mi vuole più? > domandò Roberta preoccupata.
< Non puoi saperlo se prima non parli con lui … > rispose Dominique.
Di cosa parlavano? Chi ne aveva tutto il diritto? Cosa non doveva volere più?
Tornai in camera mia, pensai e ripensai a quelle parole e alla fine arrivai alla conclusione che quello stupido di Pablo aveva combinato l’irreparabile: Roberta era incinta.
Piansi, un po’ per la rabbia e un po’ per la felicità. Si, ero felice perché Roberta aspettava un bambino; e nonostante era così giovane quello che le era capitato era la cosa più bella del Mondo.
Ma ad un tratto tornai in me, e sentii mancarmi il fiato. Se fino ad allora c’era stata una piccolissima probabilità di conquistare il cuore di Roberta, adesso era scomparsa.
Allora c’era un’unica cosa da fare, una sola: farmi da parte.

 
***

  
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