Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Alessandra S    05/07/2013    4 recensioni
«Conor, sicuro di volerlo fare ? Sarà un misero fallimento... me lo sento !» «Jack, stai zitto e balla» dissi a mio fratello posando lo stereo a pile a terra, accendendolo e iniziando a sfoderare i miei passi migliori. Feci il passo del granchio, il salto della barbabietola, la camminata dello sgombro e addirittura il giro del cammello, ma, nonostante le mie magnifiche mosse, dopo quattro ore ininterrotte di ballo, Catelyn non si era girata.
«Conor, ti prego, basta, sono sfinito, e tu stai iniziando a dare segni di nevro-isteria !» disse Jack spegnendo la musica.
«Va bene – acconsentii col fiatone – riproveremo domani !»
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jack Maynard, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'll be your eyes.

 

You make me make moves.
I see you, you know I see you.
I break through to get to you.
It's so true, it's so true.
I see you, you know that I see you.
And you know that it don't cost
a thing for us to see this through.

 

Quando vidi Catelyn per la prima volta era un caldo pomeriggio di Giugno a Brighton, lei era seduta sulla spiaggia di ciottoli con le sue amiche e chiacchierava tranquilla mentre il suo pastore tedesco, Nala, gironzolava felice tra i pali di legno che sorreggevano il molo.
Cat aveva i capelli lunghi e neri legati in uno chignon disordinato, i ray-ban scuri calati sugli occhi e dei pantaloncini di jeans a vita alta che lasciavano scoperte le sue magnifiche gambe, facendomi rimanere senza fiato.
Rimasi ad osservarla fino a quando non si alzò e, con un fischio, richiamò Nala, le legò il guinzaglio al collo e se ne andò.
Da quel giorno tornai tutti i pomeriggi nello stesso punto sperando di rivederla, sperando di scoprire qualcosa in più di lei e della sua vita, ma Cat non parlava mai, Stava sempre in silenzio con lo sguardo rivolto verso il mare. Ogni tanto rimaneva ferma in quella posizione per ore, immobile, tanto immobile da sembrare una statua.
Qualche pomeriggio veniva alla spiaggia con delle altre ragazze, e in quei giorni le sentivo ridere e scherzare, e mi beavo del suono cristallino della sua risata.
«Conor ? Ci sei ?» Alex mi passò più volte la mano davanti agli occhi riscuotendomi dai miei pensieri. «Sì, sì ci sono» sussurrai senza distogliere lo sguardo dal profilo della ragazza, che stava giocando con il suo cane lanciandogli un bastone.
Alex seguì i miei occhi e li posò anche lui su Cat «Cavoli amico, sei proprio cotto, che giorno è oggi ? Il 4 luglio ? Ed è circa dai primi di giugno che vieni qui solo per vederla... perché non ci parli ?» al solo pensiero di rivolgerle la parola le mie guance avvamparono.
«Io ho un'altra idea...» dissi guardando Alex e sorridendo.
«Mi fai paura quando sorridi così...»

 

Il giorno dopo Catelyn era seduta sui ciottoli con altre quattro ragazze, le loro risate suonavano leggere nell'aria e quella di Cat mi faceva sorridere.
«Conor, sicuro di volerlo fare ? Sarà un misero fallimento... me lo sento !» «Jack, stai zitto e balla» dissi a mio fratello posando lo stereo a pile a terra, accendendolo e iniziando a sfoderare i miei passi migliori. Feci il passo del granchio, il salto della barbabietola, la camminata dello sgombro e addirittura il giro del cammello, ma, nonostante le mie magnifiche mosse, dopo quattro ore ininterrotte di ballo, Catelyn non si era girata.
«Conor, ti prego, basta, sono sfinito, e tu stai iniziando a dare segni di nevro-isteria !» disse Jack spegnendo la musica.
«Va bene – acconsentii col fiatone – riproveremo domani !»

 

Il pomeriggio successivo ero di nuovo in spiaggia, ma questa volta oltre a Jack c'erano anche Alex e John e una porta gonfiabile.
«Mi avete promesso di non pararmi neanche un goal, vi ricordate ?» i miei amici sospirarono esasperati «Sì, ci ricordiamo» esclamò Alex.
«Ok, allora cominciamo !» posizionammo la porta gonfiabile e io diedi il primo calcio alla palla che venne abilmente afferrata da Jack. Uno sguardo glaciale lo immobilizzò e lui la lasciò andare. Lo vidi mimare con le labbra uno “scusa” e la calciò verso di me.
Ma, come il giorno prima, la missione fu un insuccesso totale.
Avevo passato ore a calciare il pallone nella rete facendo rovesciate (e sbattendo rovinosamente la testa a terra), cucchiai e lanci assurdi mentre Jack le provava tutte per non parare i miei tiri, a costo di sembrare un handicappato irrecuperabile, mentre, pur di parare quelli di Alex e John, si lanciava sui sassi graffiandosi più volte. Mi dovevo ricordare di comprargli qualcosa per ringraziarlo...
«Conor, Cat non si è girata nemmeno una volta, lasciamo perdere, riproveremo domani...»

 

E come promesso l'indomani ero di nuovo in spiaggia, con un canestro smontabile e Jack, Alex e John al seguito.
«Quindi oggi che dovremmo fare ?» chiese John esasperato «Semplice – dissi con tono risoluto – giochiamo a basket» esclamai posizionando il canestro in modo che non cadesse.
«E deduco che, anche oggi, dovremmo sembrare delle schiappe totali...» disse rassegnato Alex.
«Ma allora non sei stupido come pensavo !» gli risposi ironico.
«Ok, facciamo questa cosa, ma se non si gira entro i cinquanta canestri torniamo a casa» acconsentì Jack.
Mi girai verso Cat, era sola oggi, c'era solo Nala a farle compagnia, accucciata vicino alle sue gambe.
«Ok – annuii – solo cinquanta canestri, e se non si gira ce ne andiamo...».
Presi il pallone tra le mani e feci il primo tiro, ma la palla, anziché finire in rete, colpì il cerchio di plastica e cadde a terra.
«Sarà un luuungo pomeriggio...» sospirò spazientito John.
«Abbi fede !» esclamai afferrando di nuovo il pallone e tirandolo una seconda volta, ma non con più successo.
I miei amici alzarono gli occhi al cielo e iniziarono a giocare.
Due ore e cinquanta canestri dopo, però, Catelyn non si era girata.
Mi lasciai cadere di peso per terra, disperato.
«Non so più che fare, non si girerà mai...» dissi prendendomi la testa tra le mani.
Jack si avvicinò e mi tirò qualche pacca rassicurante sulle spalle «Non ti scoraggiare Conor, riproveremo domani...».
«Ehi ragazzi, ciao !» la voce di George tuonò dall'altra parte della spiaggia e lo seguimmo con lo sguardo mentre si avvicinava a noi.
«Ehi George ! Come va ?» «Tutto bene, che c'è ? fate una partita a basket e non invitate ?» disse allegro.
«In realtà Conor sta tentando di fare colpo su quella ragazza lì – disse Alex indicando Cat col mento – sono tre giorni che ci prova, ma non si è girata verso di lui nemmeno una volta !» George sembrava perplesso «Ma tu intendi Catelyn ?» «Sì – lo interruppi – ho provato a ballare, a giocare a calcio e a basket, ma non si gira a guardarmi !».
George esplose in una fragorosa risata che lo fece piegare in due.
«Per forza non si gira, lei non vi vede !» esclamò.
«In che senso ?» chiesi basito.
«Catelyn è cieca dalla nascita, non può vedervi !»

 

Catelyn era seduta sulla spiaggia come tutti i giorni, Nala correva e giocava tra le onde, e per una volta non mi chiesi perché si portasse sempre dietro il cane.
Io ero immobile, in piedi a qualche metro di distanza da lei, con la composizione di rose e mughetti in mano. Ci tenevo a prenderle dei fiori, e, dato che non poteva vederli, che almeno potesse odorarli !
Presi un grosso respiro, smisi di giochicchiare con i petali di una rosa e mossi un passo verso di lei, poi un altro e un altro ancora fino a quando con il piede non sfiorai la sua coscia.
Lei si girò di scatto, attenta.
«Scusa, non volevo spaventarti ! Sono Conor...» la vidi sorridere radiosa «Il ragazzo che da tre giorni fa cagate colossali, tipo corrompere gli amici per fargli segnare più goal, per farmi girare ?».
Merda, aveva sentito ogni cosa.
Sentii il rossore tingere le mie guance e, per smorzare l'imbarazzo, risi.
«Sì, sono io – dissi sedendomi al suo fianco – ti dispiace se mi siedo qui ?» «Certo che no, Conor» «Tieni – sussurrai timidamente porgendole il mazzo che le avevo comprato – ti ho preso dei fiori...».
Il viso di Cat s'illuminò di meraviglia «Davvero ? Dei fiori ? Per me ? Nessuno me li aveva mai presi – afferrò i gambi felice e si portò la composizione vicino al viso per annusarla – sai, credono che, dato che sono sono cieca, non me ne faccia niente, ma non è vero, io adoro il profumo dei fiori !».
Sorrisi, felice di averla resa felice, e mi diedi dello stupido, perché per tre giorni avevo fatto tanto casino quando, alla fine, bastavano delle rose e dei mughetti.
«Ti andrebbe di fare un giro stasera ? Magari al Pier, è bellissimo tutto illuminato...» Cat sorrise teneramente «Volentieri, non ho mai visto il Pier la sera...» «Non ti preoccupare Cat, d'ora in poi io sarò i tuoi occhi».

 

 

***

Ciaoo bella genteee, sono di nuovo io che rompo l'anima con le mie os !! Sto anche preparando una long, ho già pronto il prologo e un pezzo del primo capitolo, ma volevo scrivere cartacei almeno i primi 3 capitoli, così poi potrei anche essre regolare nell'aggiornare, altrimenti ciao balle !!! HAHAHHAHAHAHAHA

Be' ?? Che ne pensate di questa os ?? Non è tenerella ?? A me fa morire dal ridere il fatto che Conor faccia tutto sto casino per conquistare una ragazza per poi scoprire che è cieca !! HAHAHHAHA povero !!
Be' dai la smetto di sproloquiare !!
Lasciatemi una recensione !!
Baci

 

 

Emy McGray
 

 

   
 
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