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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    19/01/2008    6 recensioni
La vendetta brucia come un fuoco, corrode ogni sentimento di bontà, ed è inarrestabile...
Kurapika lo sa bene.
Ma quando solo la vendetta può darti uno scopo, quando è solo il desiderio di farla pagare a chi ti ha fatto soffrire che ti fa rimanere attaccato alla vita... allora è davvero una maledizione?
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ma grazie!!
sono felice ke mi aabiate commentato!! ^_^
xLilian_Kurapika: bella la tu aficcy!! solo devi capire ke la ragazza ke Kura ha soccurso (il suo nome sarò top-secret fino al next chappy!!!) non è un angelo nel vero senso di dire: è "solo" un'umana con le ali!!! non ha poteri strani (tranne il Nen U_U)....è un peccato lo so, ma mi è venuto in mente troppo tardi...
xKeira: davvero sembro un ascrittite professionista??? (ndA deliziata)!! sono contenta!!! ^_^ ma ti assicuro che è tutta farina del mio sacco!!!
xKura92: curiosa, eh??? muhaha! (ndA risata sadica) mi disiace davvero, ma le spiegazioni generali ci saranno solo nel 3 chappy!! [ndLettore ma allora io chappy n2 a ke serve? (ndA a complicare la situazione all'inverosimile, ovvio!! U_U) ndLettore COOOOSA??? (ndA zitto tu, leggi e basta!!!]
xragazzasilenziosa: grazie mille!! spero dsi essere all'altezza delle aspettative!!! hummm.. silenziosa, eh?? credo ke tu davvero un ottimo pubblico: almeno tu non interromperai la narrazione con domande inopportune!!! [ndLettore come inoppotune?? sei tu ke spieghi male!! non si capisce nulla!!! (ma davvero??? ndA con gli occhi pieni di fiammme) ndLettore nononononono....volevo dire che tu spieghi divinamente, sei limpida come l'acqua di fonte, chiara come un dimante....]

…Occhi rossi…
…Occhi verdi…
…Occhi vuoti, senza vita…
…Occhi colmi di cieco terrore…
“Basta, basta, basta!”
Figure confuse baluginavano nella mente di Kurapika, che implorava senza sosta che lo lasciassero in pace, gridando senza però emettere un suono.
Immagini vecchie e nuove si fondevano tra loro, dando viva a nuovi tormenti, fatti di odio e paura, rabbia e disperazione…
Ironicamente, fu la causa di quella crisi a salvarlo dalla pazzia certa.
Il rumore di un gemito e di un tonfo penetrarono nella sua mente, distogliendolo dai suoi cupi pensieri.
Kurapika aprì gli occhi, sorpreso di trovarli bagnati di lacrime, e vide che la ragazza, nonostante le gravi ferite ricevute, aveva avuto la forza di girarsi e di prostrarsi davanti a lui, a capo chino.
“Come ha fatto a muoversi? Un attimo fa riusciva appena a respirare!” pensò distrattamente lui, asciugandosi il viso con una manica e sedendosi più comodo.
-Perché ti sei inginocchiata? Ti farai male…-
-È ciò che mi hanno insegnato a fare, Figlio del Sangue- rispose lei, senza neanche alzare la testa, stringendo un po’ di più le ali contro la schiena.
-Come mi hai chiamato, scusa?- chiese Kurapika, confuso.
La ragazza dovette scambiare il suo tono sorpreso per arrabbiato, e abbassò ancora di più la testa, rispondendo con voce tremante:- Figlio del Sangue, mio signore. Mi scuso se prima mi sono rivolta a voi in tono irriverente, ma vi giuro che non vi avevo riconosciuto…-
“Figlio del Sangue…”
Qualcosa nella mente di Kurapika scattò, e lui si ricordò di un libro che aveva letto, dove si diceva che, secoli prima, molte genti credevano che i Kuruta fossero degli dèi, per via dei loro occhi scarlatti e dei loro formidabili poteri (quasi sicuramente dovuti al Nen).
A quei tempi venivano chiamati in molti modi: Dèi della morte, Signori della guerra, Figli del Sangue…ma non credeva che qualcuno ancora tributasse loro quei titoli!
-Io non sono un dio- disse Kurapika con voce gentile, tendendo una mano e sollevandole con dolcezza il mento per vederla negli occhi.
La ragazza restò davvero spiazzata, con gli occhi spalancati e la bocca aperta.
In un attimo però la ragazza si ridiede un po’ di contegno e sforzò al massimo le sue poche forze per tirarsi su, in una posizione tra il seduto e l’inginocchiato, rifiutando con un gesto l’aiuto di Kurapika.
-Sicuro di non essere un dio?- chiese poi, guardandolo con un’espressione incredula.
Kurapika sorrise, lieto che lo sbalordimento le avesse se non altro fatto dimenticare il dolore.
-Certissimo. Mi chiamo Kurapika, del clan dei Kuruta.- disse con calma, mentre gli occhi tornavano azzurro cielo.
-Il tuo falco, qui- indicò l’uccello, che sentendosi chiamato in causa arruffò fiero le penne -mi ha condotto qui, e ti ho trasmesso parte del mio Nen per aiutarti a guarire.-
-Un Kuruta? Davvero?- chiese sorpresa lei, accarezzando il falco, ma mai quanto lui: lei era la prima estranea che incontrava che conosceva il suo clan…sembrava quasi che nessuno sapesse nemmeno della sua esistenza!
-È incredibile! Pensavamo che foste tutti morti! Allora qualche famiglia è sopravvissuta!-
Kurapika gelò. -Cosa…?- ma lei non lo ascoltò.
-Eravamo così preoccupati! Tutti gli accampamenti sul fiume distrutti…è stato un massacro! Non siamo riusciti a salvare neanche uno di quelli scampati…sono morti tutti uno dopo l’altro…-
Si interruppe quando vide che Kurapika si era immobilizzato, lo sguardo fisso nel nulla. Stava per chiedergli cosa avesse quando un’illuminazione la colse: che quell’ombra di dolore nei suoi occhi fosse essere legato allo sterminio della sua gente? “Temo proprio di sì…” pensò poi.
-Ho detto male, vero?- gli chiese con voce dolce, afferrando una mano di quel ragazzo apatico.
-No, non qualche famiglia…sei rimasto solo tu, giusto? L’ultimo, e porti sulle spalle il peso delle loro morti da cinque anni…- Silenzio.
-Come hai fatto a sopportarlo? Cosa ti ha dato la forza?- domandò ancora, cercando di riscuoterlo: vederlo così le faceva paura. E quegli occhi azzurri…erano vacui e vuoti, sembravano… sembravano quelli di un morto.
Che il suo problema fosse proprio questo? Che il cuore di Kurapika fosse morto alla vista di quel bagno di sangue? Era una cosa terribile da dire, ma ne aveva sentito parlare.
“Come posso fare per farlo tornare in sé?” si chiese allora, sorprendendosi poi lei stessa del tono con cui l’aveva pensato, come se volesse riparare un oggetto.
Anche le aveva qualche problema ad inquadrare le sue emozioni: era davvero troppo scossa per quello che le era successo…e quello che aveva visto…
Ma ebbe fortuna: la sua precedente domanda, sebbene proferita a bassa voce, era stata udita e compresa.
-Solo la vendetta.- rispose infatti Kurapika, senza guardarla.
-Quel giorno ho fatto un giuramento sulle mia anima: avrei trovato coloro che avevano distrutto la mia gente e li avrei uccisi, recuperando tutti gli Occhi Scarlatti che ci erano stati rubati.-
-Ru…rubati?- chiese con voce malferma, lei, temendo di vomitare.
-Esatto.- Kurapika guardò il cielo furioso. -Una intera tribù è stata annientata solo perché qualcuno a cui piacevano i nostri occhi rossi ha pagato una banda di assassini per prenderceli.-
La giovane scosse le ali a disagio, disgustata da quella storia non meno di lui.
-La vostra fama non è immeritata- disse allora, per alleggerire l’atmosfera ed attirando la sua attenzione.
-Cosa?- chiese.
-Al tempo in cui avevamo spesso dei contatti con voi molti vi chiamano “Signori della Vendetta”. Quando un Kuruta decide…decideva…hemm- la ragazza si impappinò nella spiegazione, ma con suo grande sollievo il ragazzo le fece segno di continuare, senza prendersela.
-Un nostro modo di dire fa: ”Meglio fare arrabbiare un demone che un Kuruta: con il primo puoi sempre patteggiare, il secondo te la fa pagare subito”.-
Lei sembrava orgogliosa di essersi ricordata il proverbio; Kurapika, invece, sembrava imbarazzato: non aveva mai pensato che la sua gente avesse una fama del genere!
La ragazza, nel frattempo, cercava di tornare su un terreno che sapeva essere pericoloso, ma aveva bisogno di sapere.
Si era davvero addolorata del fatto accaduto ai Kuruta 5 anni prima, e se poteva fare qualcosa per l’ultimo di quel clan così gentile…
-Dici di volerli uccidere.- Il giovane la guardò male, come se credesse che lei si prendesse gioco di lui.
-No, non è come pensi. Volevo sapere se conosci chi è stato…- ma non ebbe il tempo di finire.
Gli occhi cerulei di Kurapika si colorarono di nuovo di cremisi, e un’aura di rabbia quasi tangibile le fece venire i brividi sulla schiena, ma non si spostò.
-Sai chi è stato- mormorò lei, cauta, con tono a metà tra un affermazione una domanda.
-Sì.- confermò lui, chiudendo i pugni, furioso per la sua impotenza.
-La Brigata dell’Illusione.- Kurapika fece un profondo respiro, costringendosi ad aprire la mani.
-La squadra dei Ragni.-
Il Kuruta sentì un rumore strozzato e si voltò di scatto, scoprendola d’un tratto pallida e tremante.
Si sporse verso di lei…
…ma lei non poteva più vederlo.

I suoi occhi vedevano solo il sangue spandersi sulla tunica del suo compagno, le ali flosce sul terreno, gli occhi aperti a fissare il cielo vacui come quelli di una bambola.
-Me la pagherete!-
Strinse la presa sulla lunga lancia fino a farsi sbiancare le nocche, le fiamme rosse che lambivano la lama senza bruciarle minimamente la mano.
Si slanciò contro l’uomo davanti a lei, quello che lo aveva ucciso, e riuscì a puntargli la lancia contro il petto, ma l’altro subito si scostò, veloce come un serpente.
Qualcosa di argentato volò in aria e la ragazza lo prese al volo: era un ciondolo attaccato a una catenina argentata.
Nello spostarsi l’uomo era passato troppo vicino alla punta dalla lama e questa si era infilata sotto la catena, rompendola.
L’assalitore approfittò subito della distrazione della giovane e la colpì al fianco il pugnale rimastogli.
Con un grido la ragazza si accasciò a terra, premendo la mano con cui stringeva l’oggetto contro la ferita.
-Basta così- ordinò una voce, facendo immobilizzare l’uomo, chinatosi per finire la ragazza.
-Abbiano ciò per cui siamo venuti. Andiamocene.-

-Svegliati! Apri gli occhi!- disse una voce perentoria nell’orecchio della giovane.
-Cosa…?- domando, alzandosi di scatto e poi gemendo per il dolore improvviso.
-Sei svenuta- sillabò il ragazzo - quando ho parlato dei Ragni. Cosa significano per te?-
Lei si fece forza e aprì la mano, mostrandogli piccolo ragno d’argento macchiato di sangue.
-Vengo con te. Anche io voglio la mia vendetta.-

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