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Autore: VaVa_95    06/07/2013    1 recensioni
Si sa che Jon e David si sono conosciuti al liceo.
Ma come?
Sedici anni sono una bella età, si dice.
Loro non la pensano esattamente così.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: David Bryan, Jon Bon Jovi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sixteen

 




I'll be there to keep your secrets kept
Cross my heart, hope to die, I swear each word is true
There's only one thing I wouldn't do

 

Sedici anni erano una bella età.
Questo era ciò che su per giù ogni persona di sua conoscenza era solita dirgli.
Sedici anni? Una bella età. Caratterizzata dalle prime amicizie stabile, dai primi amori, dai primi successi… quando tutto comincia ad essere più chiaro.
Lui non ci credeva molto. Non capiva come una persona, una qualsiasi, dopo aver compiuto i sedici anni si dimenticava di com’era averne quindici, e ai diciassette come averne sedici, e così via. L’età era solo un numero insignificante. Era solo… l’ammontare di anni che erano passati dal momento della nascita.
Lui la vedeva così.
Ma era anche vero che David Rashbaum era un ragazzo strano.
Questo era ciò che su per già ogni persona di sua conoscenza era solita dirgli (si, di nuovo).
David era un ragazzo strano perché era molto riservato, stava sulle sue, non riteneva necessaria la presenza di un amico (figuriamoci allora il plurale) nella sua vita e nemmeno riteneva fondamentale la presenza di una ragazza, anche perché la sua era dannatamente viziata.
David era un ragazzo strano perché passava ogni minuto del suo tempo libero dietro il pianoforte, armato di penna e spartito, scrivendo tutto quello che gli passava per la testa, trasformandolo in musica.
Voleva entrare alla Jiulliard, lui, e ce l’avrebbe fatta. Era ambizioso, e questa poteva dirsi l’unica cosa che aveva in comune con i suoi coetanei.
David era un ragazzo strano perché credeva in tutto e niente allo stesso, perché dava troppa fiducia alle persone sbagliate, perché era sempre allegro nonostante (a detta loro) non avesse niente di cui gioire.
David era un ragazzo strano anche dal punto di vista fisico, con quei riccioli biondi quasi perfetti che gli circondavano un viso tondo sul quale spiccavano solo i grandi occhi verdi. Non poteva dirsi anonimo, perché erano rare in New Jersey le persone con quel tipo di capelli.
Erano rare le persone come lui e basta.
E forse proprio questo gli piaceva, di sé stesso: il fatto di essere unico. Il fatto che fosse indipendente, che non avesse bisogno di nessuno.
Tutto un ammucchiare di cose che lui riteneva inutili, che potevano distrarlo dal suo obbiettivo finale (voleva suonare, voleva diventare un grande compositore).
Ed era in quel momento, solo in quel momento però, che David si rendeva conto perché tutti gli altri lo consideravano strano. Aveva una cosa che mancava a tutti gli altri: la passione.
Per tutto quello che faceva. Ci metteva così tanta passione da far venire il voltastomaco a quelli che non sapevano nemmeno il significato del termine.
Perché che cosa si può capire, a soli sedici anni?
Tutto o niente.
E lui pensava che per la gente intorno a lui la risposta fosse la seconda opzione.
Almeno finché non si imbatté per puro caso (o forse no) con quel giovane con il quale la sua ragazza l’aveva tradito. Già, le ragazzine viziate sanno esse anche p… no, David era un ragazzo educato, non avrebbe mai chiamato una ragazza con quel termine.
Lo conosceva, lui, lo conoscevano tutti a scuola.
Era il classico cattivo ragazzo, belloccio (o “bello da morire”, dicevano tutte le ragazzine che si imbattevano nel suo cammino), dai capelli biondi scompigliati ad arte e dai profondi occhi azzurri che sembravano leggere l’anima di chi gli stava di fronte. La mascella squadrata, il corpo snello e atletico, il suo modo di vestire e chissà cos’altro lo rendevano sicuramente il ragazzo più bello della scuola.
E lui queste cose non le capiva, si atteneva semplicemente alle constatazione del genere femminile presente in quella struttura in mattoni rossi e bianchi.
David non era una persona che cercava costantemente risse.
David non litigava mai con nessuno, perché si, lui era un ragazzo strano.
Ma forse era giunto il momento di dare uno strappo alla regola. Solo per una volta. Non avrebbe fatto male, giusto?
- Sei tu John Bongiovi? – domandò il giovane, puntando il belloccio seduto sul muretto interno della scuola, quello affacciato al giardino.
David era un ragazzo strano anche perché a scuola non usciva mai in cortile. Durante le pause preferiva andare nell’aula di musica a suonare.
- Mi chiamano così – rispose il diretto interessato, sfoggiando un sorriso beffardo che per poco fece svenire la ragazza a qualche metro di distanza da loro, prontamente sorretta dalle amiche.
Ragazzine piene di ormoni, valle a capire.
- Ti chiamano così, eh? Bene, da oggi in poi di chiameranno John “occhio nero” Bongiovi. -
- In che senso occh… -
Non riuscì a finire di parlare che il ragazzo gli assestò un colpo diretto e mirato. Preso alla sprovvista, il povero sventurato cadde per terra, in ginocchio. Teneva l’occhio destro con entrambe le mani e lo fissava con odio, mentre tutti gli studenti del cortile guardavano la scena stupidi. O forse increduli.
- Oh, mi dispiace – esclamò David – probabile che tu ti sia sporcato il giubbotto di pelle di fango. Spero non rimanga il segno, sai, per la tua reputazione. -
Detto ciò, si allontanò in fretta, ridendo fra sé su ciò che aveva appena detto. Sembravano i rimproveri di una madre arrabbiata che vedeva il figlio tornare a casa con il fango sul giubbotto.
Si, David era un ragazzo strano e a lui andava bene così.
Perché a sedici anni si poteva essere strani.
 


Più tardi, David era tornato il solito sedicenne strano di sempre.
Si trovava in sala musica, seduto come al solito dietro il pianoforte. Il preside gli aveva dato come punizione l’obbligo di rimanere a scuola ogni pomeriggio di quella settimana.
E si, dato che il karma per lui girava sempre dalla parte sbagliata, quel giorno era lunedì.
Odiava i lunedì. Oh, questa doveva segnarsela come “cosa in comune” con gli altri ragazzi della sua età.
Probabilmente era solo, a scuola, fatta eccezione per qualche professore intento a finire le pratiche scolastiche e gli addetti alla manutenzione che pulivano e mettevano a posto le aule.
Tutti i ragazzi erano andati via e lui al posto che studiare come aveva promesso di fare (ma come faceva il preside McKenny a credere che gli studenti in punizione studiassero?) si era rintanato nel suo luogo preferito a scuola e nessuno poteva rompere le scat…
Non riuscì nemmeno a finire il pensiero che la porta si spalancò e David irrigidì. Davanti a lui c’era John, il ragazzo che aveva preso a pugni quella mattina. Non sembrava essere ridotto piuttosto male, anche se sotto l’occhio aveva un grande livido violaceo. All’inizio pensava di averlo ridotto peggio.
Gli lanciò uno sguardo assassino per poi sedersi su uno degli sgabelli che di solito usava il professore quando suonava la chitarra, cominciando a fissare il soffitto.
Perfetto, ora il belloccio si trovava nella sua aula.
Forse era meglio scusarsi e farlo andare via, in modo che quelle due ore che mancavano per uscire passassero più velocemente.
- Scusa per il pugno, ho esagerato – esclamò tutto d’un fiato, cercando di incontrare lo sguardo azzurrino del coetaneo (avevano alcuni corsi insieme, sapeva praticamente tutto di lui, era quasi famoso) – forse… forse non era colpa tua. -
Il giovane continuò a fissarlo in cagnesco, cosa che lo spaventò un poco.
Beh, lui si era scusato. Più di così di certo non poteva fare. Aspettò qualche secondo, cercando di capire cosa il ragazzo avesse intenzione di fare. E si, sembrava volesse rimanere lì.
- Oh beh, fai quello che ti pare, io suono.  -
Per un attimo un luccichio sembrò passare negli occhi di John, ma forse si trattava solo della luce che filtrava dalle finestre. Decise di non farci caso e di fare solo quello che sapeva fare meglio.
Le mani scivolarono con cura sui tasti del piano e, come se avessero vita propria, cominciarono a suonare una sonatina di Bach. Bach, uno dei suoi compositori preferiti.
E in quel momento non esisteva nessuno, non c’era né tempo né spazio. C’era solo lui e quella magia che comunemente veniva chiamata musica.
- Tu… da quanto suoni il pianoforte? -
Il ragazzo dovette constatare che John era stato educato. Era stato zitto per tutto il tempo, fissandolo più meravigliato che incuriosito.
- Da tanto, ormai sono dieci… undici anni, si. -
- Wow – esclamò, sorridendo – penso che io e te abbiamo qualcosa in comune. -
 


I sedici anni erano una bella età.
Questo gli dicevano tutti, e David non ci credeva.
Perché lui era un ragazzo strano. Non credeva nelle prime esperienze di vita, nei primi amori, nei primi successi e delusioni.
David era un ragazzo strano, che non credeva a niente.
Se non all’amicizia.
David era un ragazzo strano, che aveva trovato il suo posto nel mondo.
David era un ragazzo strano che aveva capito che John era come lui.
David era un ragazzo strano, ma aveva capito il valore dell’amicizia.
Perché a sedici anni si possono capire molte cose, si può capire tutto o si può non capire niente.
Dolci sedici anni, dicevano tutti.
Non aveva ancora trovato qualcosa di dolce, ma aveva trovato qualcosa per cui valeva pena averli compiuti.


 

I'll be there when you need a real friend
I'll be theret o listen to your secrets
I'll be there and give you all I've got…






Note dell'autrice:
Si, ritorno a intasare il fandom dei Bon Jovi perché è passata una settimana dal concerto e io sono particolarmente triste. 
Questa OS è nata per caso e non l'ho neanche ricontrollata, volevo semplicemente pubblicarla perché... beh, a dire il vero non so il perché. Mi piace fantaticare su come le persone si sono incontrate e sono diventate inseparabili.
Penso sia una cosa unica che io personalmente non avrò mai (anche se credevo di averla, altrimenti queste cose non le scriverei)... e niente, è una cosa bella.
Ho pensato che David e John si sono incontrati al liceo, ma come? Ho semplicemente provato a immaginarlo. Spero di esserci riuscita piuttosto bene. La storia è raccontata dal punto di vista di David, è il componente della band a cui sono più affezioanta. 
E niente, mi ritiro nel mio angolino buoio. 
Per chi è arrivato fino a qua senza avere un attacco di cuore o cose del genere... complimenti, hai vinto un biscotto!

Alla prossima, spero presto (so che voi sperate il contrario, ma sssh)
Kisses
Vava_95
  
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