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Autore: Sapphire_    07/07/2013    1 recensioni
In un altro mondo, gli umani vivono tra la magia e la paura verso di essa. Sono pochi gli stregoni, e non sempre sono indice di affidabilità.
Ma allo stesso tempo, gli umani vivono affiancati da creature di cui non sono consapevoli l'esistenza, creature antiche quanto la terra stessa e presenti in quelle lande da molto tempo prima che l'umanità nascesse. Queste creature, dotate di squame e ali, dai colori di infinite sfumature, vengono generalmente denominate draghi e tramandate come leggende di cui temere.
"Vai a letto, altrimenti i draghi vengono e ti portano via". Trasformate in mere favole e mostri cattivi.
Ma quando, sia tra gli umani sia tra i draghi iniziano ad avvenire misteriose uccisioni, le due specie si troveranno inevitabilmente a fare uno la conoscenza dell'altro.
E gli umani, alla fine, capiranno che i draghi non sono poi così diversi da loro.
In fondo, c'è solo una cosa da temere, e non è né la magia né i draghi. Solo la mente.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~Le ali della mente

 

Chapter one


Denys correva dentro la foresta, il respiro pesante e il cuore che gli cedeva; i pantaloni erano pieni di strappi e sporchi di fango, foglie e sangue che tingeva tutto di una tempera dai toni inquietanti. Il torso nudo era ricoperto da lunghi tagli, sia verticali che orizzontali, ematomi e piccole escoriazioni; avvolto da un velo di sudore e sangue, il corpo non sembrava più forte e scattante come normalmente era.
Denys non percepiva la stanchezza e il dolore che lo attanagliavano: il suo unico pensiero era quello di riuscire a raggiungere la propria famiglia, i compagni. Casa, un luogo sicuro.
La foresta sembrava sempre più nera; i rami sembravano intenzionati a bloccare ogni minimo spiraglio della luce delle stelle. Ogni istante che passava pareva durare un’eternità.
Denys correva più veloce che poteva, ma le forze lo abbandonavano inesorabilmente. La paura gli scorreva nelle vene al posto del sangue, finché gli occhi non intravidero lo spiraglio della fine di quella foresta.
Improvvisamente gli parve di aver acquistato nuove energie; le sue gambe corsero più veloci del vento, ma a frenare quell’improvviso slancio di speranza furono dei lontani ma ben udibili sibili feroci, provenienti da quelle creature che pretendevano la sua vita e il suo sangue.
I suoi occhi riflettevano il terrore che lo avvolgeva in una morsa, come delle mani grifagne pronte a strangolarlo; si girò per un attimo dietro e guardò. In un istante intravide delle figure longilinee che correvano veloci e percepì chiaramente il loro respiro ghiacciato che raggiungeva il suo collo madido di sudore. Appena incrociò degli occhi dalle sfumature metalliche si rigirò rapido e proseguì la sua corsa.
Finalmente gli alberi si diradarono, in concomitanza al terreno che divenne più roccioso che erboso.
Si guardò intorno continuando a correre, gli occhi traslucidi in grado di vedere nell’oscurità che gli impedivano di inciampare sul terreno accidentato.
All’improvviso si fermò, i piedi nudi che poggiavano sulla roccia e lo sguardo fisso sullo strapiombo su cui si affacciava. L’oscurità avvolgeva ogni immagine, ogni suono, ogni respiro. Le rade stelle bastavano appena per una parvenza di luce notturna.
Denys si girò appena, percependo i passi veloci di coloro che lo inseguivano. Spostò di nuovo lo sguardo nello strapiombo e saltò.
Allargò le braccia, come ad abbracciare il vento che gli sferzava improvvisamente la faccia, e si lasciò andare. Non percepì i vestiti sparire, ma sentì chiaramente la pelle mutare, le ossa allargarsi e le zanne e gli artigli comparire. Tutto ciò in pochissimi e veloci istanti.
La pelle si ricoprì di squame verde muschio, dure più dell’acciaio e rilucenti in maniera quasi inquietante. Le squame sulla schiena si lacerarono e due ali grandi e resistenti, ma sottili e quasi traslucide comparvero, frenando la brusca caduta di Denys che si librò in aria.
Gli occhi di un verde assoluto, dalla pupilla ferina, non appartenevano più a un umano, ma a un grande drago ricoperto di ferite sanguinanti.
Denys volò più rapido che poté ma le ali erano percorse da numerose abrasioni continue da cui colava del cupo sangue nero. Un ringhio basso e pieno di stanchezza e dolore fuoriuscì dalla gola della creatura, la quale continuò imperterrita a volare.
Le ali si mossero per disperazione all’udire gli acuti ringhi delle altre creature che, per nulla scalfite dallo strapiombo, avevano saltato nel vuoto e volavano rapide in direzione di Denys.
Una fiammata di fuoco rosso sangue avvolse la lunga coda squamata del drago, che urlò di dolore al percepire le scaglie verdi del proprio corpo sciogliersi come intinte nell’acido. Una delle creature che lo inseguivano si avvicinò abbastanza per riuscire a mordere un’ala di Denys, che sterzò bruscamente e scese in picchiata, sfruttando il proprio peso per accelerare la rapida discesa.
Virò all’improvviso e bruscamente appena prima di schiantarsi sul terreno, lasciandosi per un attimo trasportare dalla forza d’inerzia; poi riprese a battere le ali e accelerò. Si lanciò e costeggiò la parete rocciosa della montagna, alzandosi improvvisamente e infilandosi in una sorta di canale abbastanza largo da far passare un solo drago. Si precipitò fuori e iniziò l’ascesa. Infine rimase stabile volando alto e lasciando scivolare lo sguardo nel buio paesaggio sottostante.
Denys tese le orecchie e cercò di udire i suoni provenienti dalle malefiche creature che lo inseguivano.
Un assoluto silenzio lo avvolse, annunciando la sua salvezza.
Denys fece un basso mugolio in segno di soddisfazione. Quelle montagne le conosceva bene, abbastanza da riuscire a trovare il modo per fuggire alle due creature mostruose che lo inseguivano.
Scoprì gli acuminati denti in una parvenza di sorriso, poi la sua vista fu oscurata e un dolore lancinante lo colpì sul petto.
Non sentì più niente. Solo dolore e puro spavento. Ma non poté fare niente: perse quota e il suo cuore cessò di battere quando il corpo era ancora in aria, mentre dei maligni occhi metallici brillavano di soddisfazione.
 
Una figura alta e slanciata, coperta da un mantello nero come l’oscurità che l’avvolgeva, sorrise fredda.
«Ottimo lavoro» sussurrò.
Un battito di ciglia e si buttò nel vuoto.

  
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