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Autore: maryana    20/01/2008    6 recensioni
Questa fan fiction tratta della stesura di 80, immaginandomi Billie Joe cosa deve aver provato nel scriverla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SCRITTA PER TE:

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California primi anni novanta, che posero fine ai difficili anni ottanta.

Seduto su una poltrona del suo piccolo appartamento Billie Joe, componeva le parole di una nuova canzone.

Avevano da poco sostituito il batterista cambiando il nome della band in Green Day.

La penna d’inchiostro nero scivolava inesorabilmente sul foglio a quadretti, ogni tanto si interrompeva pensando a come proseguire mangiucchiando il tappo in cima alla penna… davanti i suoi occhi aveva solo il suo viso: forse un po’ paffuto ma incredibilmente bello, incorniciato da una matassa di capelli neri.

Il piccolo ma accogliente salotto era avvolto nel silenzio, interrotto dallo strimpellare insistente del campanello.

Sbuffando il ragazzo si alzò, lasciando il quaderno sulla poltrona, andò ad aprire.

Guardò nello spioncino, che rivelò la faccia, tutta smorfie, di Tre Cool.

Scuotendo il capo divertito gli aprì la porta di ingresso.

<< Come ti va? >> gli chiese il suo ospite già diretto in cucina. << Mi prendo una birra!!! >>

<< Fa pure >> disse in tono neutro, tanto nemmeno un diniego lo avrebbe fermato.

Tre ritornò nel salotto con in mano una bottiglia di birra stappata, che a tratti sorseggiava; come se fosse a casa sua andò a sedersi nella poltrona poco prima occupata dal collega.

Quando Billie se ne accorse, ricordandosi di aver lasciato il quaderno dimentico proprio su quella poltrona, era ormai troppo tardi, Tre lo aveva già tra le mani.

<< E questo cos’è? >> chiese con la fronte aggrottata guardando il foglio.

<< Niente >> in due passi Billie gli fu vicino, cercando di strapparglielo dalle mani, ma quello lo allontanò da lui.

<< E’ un testo di una nuova canzone!! >> esclamò felice della scoperta << Perché non me lo hai detto? >>

<< Perché è solo un abbozzo >> disse risentito l’altro, appoggiato al muro con le braccia conserte.

Era incredibile la curiosità di Tre, uno aveva o no diritto ad un po’ di privacy?

Sentì la voce del batterista leggere i primi righi del testo:

<< La mia stabilità mentale raggiunge il suo tagliente limite e tutti i miei sensi si scollano. C’è qualche cura per questa malattia che qualcuno chiama amore? Non finché ci sono ragazze come te. >> Tre alzò gli occhi a guardalo divertito << Chi è la fortunata?? >>

Billie volse lo sguardo altrove, non voleva parlare di ciò che sentiva, né tanto meno rivelare il nome di colei che lo aveva preso così tanto.

Tre sbuffò andandogli vicino:

<< A me puoi dirlo, su… e poi non sembra male il testo >> lo guardò con occhi supplichevoli.

Il chitarrista lo guardò a sua volta impassibile, ma alla fine scoppiò a ridere e rivelò il nome della ragazza amata:

<< Adrienne, la ricordi? L’ho conosciuta a Minneapolis >>

Tre annuì ma qualcosa trapassò la sua espressione, qualcosa che Billie conosceva bene.

<< Due puntini piccoli, piccoli… uno abita lontano da te, cosa risolvibile se non fosse già impegnata >>

<< Grazie d’avermelo ricordato, da solo non ce l’avrei mai fatta >> disse Billie sedendosi sconsolato in poltrona.

Erano mesi che pensava a lei e alla fortuna spettata al suo ragazzo, di poter stringere tra le braccia una ragazza tanto straordinaria.

Tre lo guardò scettico, scosse il capo posando la birra sul davanzale:

<< Messo male, eh?! >>

Billie lo guardò torvo, non gli piaceva che glielo si facesse notare.

<< Ok, ok sto zitto... anzi ti lascio alla tua canzone >>

Billie rimasto seduto prese rassegnato il foglio sconsolato.

******

Nei giorni seguenti, Billie continuava la stesura della sua canzone, più per sfogo che per puro interesse.

Con la chitarra acustica, che poi sostituì con quella elettrica, adattò una melodia che potesse seguire alla perfezione il testo.

Un pomeriggio era assorto negli accordi, di un’altra canzone, quando squillò il telefono: la voce dall’altra parte del filo, gli fece battere il cuore a mille.

<< Adrienne!! >> esclamò felice.

Gli disse che era in città, proponendogli di vedersi quel pomeriggio stesso: Billie colse al volo l’occasione invitandola a venire da lui.

La aspettò impaziente, si cambiò i vestiti, mise apposto il piccolo appartamento.

Quando finalmente le aprì la porta, gli sembrò un miraggio.

Gli offrì da bere e seduti sullo stretto sofà si raccontarono i fatti avvenuti nel tempo che non si erano visti.

Ma qualcosa si mosse all’interno della giovane star, una forza più forte di lui, lo spinse a fare una mossa del tutto inaspettata e sbagliata, dato il momento.

Avvicinò il suo viso a quello di lei, che immediatamente si alzò di scatto.

<< Non so cosa tu ti sia messo in testa… ma io non posso di certo assecondarla! Sono fidanzata con un altro, e con lui sto molto bene >>

Billie la guardò sofferente:

<< Mi dispiace, non so cosa mi sia preso >>

Adrienne annuì nervosamente:

<< E’ meglio che me ne vada, ti chiamo io >>.

Billie la lasciò andare senza muovere un dito, non cercò nemmeno di lottare.

Nella disperazione più nera, prese il foglio della canzone che stava scrivendo per lei, folgorato da un altro pezzo:

Ogni cosa che fa mette in dubbio la mia salute mentale, mi fa perdere il controllo, non riesco proprio a fidarmi di me stesso. Se qualcuno mi sente prenda a schiaffi i miei sensi. Ma tu volti la testa e io finisco a parlare da solo. L’ansia mi ha lasciato sconnesso e frustrato, quindi perdo la testa o la sbatto contro il muro. Qualche volta mi chiedo se io debba essere lasciato da solo e rinchiudermi in una stanza imbottita ”.

Scese in strada, entrando nel primo bar che trovò, si sedette al bancone.

Una ragazza con una maglia bianca, intenta ad asciugare un boccale, gli chiese cosa volesse.

Billie ci pensò un attimo, aveva bisogno di qualcosa di forte.

<< Un gin tonic >>

La barista lo guardò confusa:

<< Cominciamo presto >>

Ma nonostante l’ora lo accontentò, tanto che quello finì ubriaco fradicio.

Uscì dal locale barcollando, urtò contro un passante, a quel punto si sedette sul duro asfalto, anche perché la testa gli doleva fortemente.

Con la testa tra le man fu colpito da un conato di vomito… dopo di che cominciò a ridere, senza importagli dei passanti incuriositi, non le percepiva nemmeno le loro occhiate scettiche e fugaci.

La mattina dopo, si svegliò con una forte emicrania si fece un caffè amaro cercando di sbollire la sbornia, ma senza efficaci risultati così optò per una doccia… il getto dell’acqua lo riportò al presente, facendolo tornare lucido.

Ripulito e vestito completò il testo della canzone, che scelse di intitolare: 80.

Mi siedo e mi vomito le budella all’aria aperta, nessuno vuole sentire un pazzo ubriaco. Non mi preoccupo se questo andrà avanti perché ormai sembra che io sia troppo andato. Devo ammettere che mi diverto, per favore 80 continua a stravolgermi.

******

Berkeley 2006.

Non seppe dire mai in futuro perché trovò proprio quella mattina quel vecchio foglio stropicciato.

Con la fronte aggrottata, Billie Joe, guardò il foglio ingiallito dal tempo.

<< Che cos’è? >>

La voce di sua moglie lo fece voltare.

<< Te la ricordi questa? >> le chiese mostrandogli la pagina.

Adrienne lo prese tra le mani, lesse qualche riga accompagnata da un’argentina risata.

Billie la osservò, pensando che niente fosse più bello della sua risata.

Tornò a guardare il marito, scuotendo il capo.

<< Eri completamente andato, eh?! >> lo canzonò lei bonariamente.

<< Se è per questo, lo sono tutt’ora >> le rispose ridendo a sua volta, le posò le mani sui fianchi: << Grazie 80, per non aver smesso di stravolgermi! >>.

FINE!

Questa fan fiction, la voglio dedicare alla mia amica Carolina, un piccolo pensiero che ho appositamente scritto per i suoi 20 anni, mi auguro che oltre a gradire il gesto, questa piccola storia le sia piaciuta.

Tanti auguri di buon compleanno.

Ps. Spero che l’esonero sia andato bene…!

Maryana.

  
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