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Autore: Mon    07/07/2013    5 recensioni
[Seguito di Some Nights]
La ragazza rimase a fissare quella foto con gli occhi che le si velavano di lacrime; si chiese cosa fosse successo per far si che una storia d’amore bella, anche se un po’ complicata, si fosse ridotta come un palazzo a cui erano state minate le fondamenta. Bisognava intervenire al più presto per evitare il definitivo crollo, ma Laura non sapeva da dove cominciare e Nate non stava facendo niente per provare a salvare quel disastro.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nate Ruess, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Gambler'
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Laura spense il computer e guardò l’orologio del suo cellulare; erano le cinque di pomeriggio. Imprecò; anche quella volta Nate aveva avuto ragione, lei aveva acceso il pc semplicemente per controllare una e-mail, che ancora non era arrivata, poi si era ritrovata a fare altro, ad esempio rileggere tutte le domande che aveva preparato per la prossima intervista che avrebbe dovuto fare ai Mumford & Sons. 
Spense il computer e cercò Nate, al piano di sopra; era in bagno. Aprì delicatamente la porta e si affacciò nella stanza. «Posso?» chiese.
«Avresti dovuto venire molto prima...» rispose il marito, sdraiato nella vasca idromassaggio, senza nemmeno guardarla in faccia.
Laura entrò nella stanza, richiudendosi la porta alle spalle.
«Scusami, mi dispiace, come sempre avevi ragione. Sono una stupida, dovevo controllare solo l’e-mail e invece mi sono messa a fare altro. C’è un modo per farmi perdonare?» chiese, mettendosi di fronte alla vasca idromassaggio e sorridendo.
Nate finalmente si decise a guardarla negli occhi; sorrise sornione e disse: «Si, forse un modo per farti perdonare c’è...» Con un dito le fece segno di andare vicino a lui e Laura si mise a sedere sul bordo della vasca. Nate le sbottonò il primo bottone della camicia, poi sollevò la mano e lasciò un po’ di schiuma sul naso della moglie. Lei sorrise e si tolse i vestiti, Nate gli tese la mano e la aiutò ad entrare nella vasca. Laura appoggiò subito la testa sulla spalla del marito, accoccolandosi tra le sue braccia, che la strinsero forte. Ecco una delle cose che le erano mancate di più: il tocco della mani di Nate sulla sua pelle. Lui le diede un bacio sulla spalla nuda e poi, con piccoli bacetti delicati, salì verso il collo; Laura lasciò fare, fino a che lui non la prese e la mise con la schiena contro il bordo della vasca. Le andò vicino e si fermò a pochi centimetri dalla bocca di Laura.
«Mi sei mancata tantissimo, in tutti i sensi...»
«Anche tu mi sei mancato...»

***

La mattina seguente Laura si svegliò intorno alle 9. Rimase un po’ sotto le coperte, al caldo, guardando Nate dormire al suo fianco. Averlo nuovamente in giro per casa le dava un senso di pienezza, la sua vita con lui al suo fianco era perfetta. Amava suo marito, amava il lavoro che faceva e non poteva essere più felice di così. Non c’era niente che volesse cambiare.
Si alzò dal letto e andò in cucina a prepararsi la colazione; mentre armeggiava sul bancone, dando le spalle alla porta d’ingresso, per preparare il suo caffèlatte con i cereali, non si accorse di Nate che entrava silenzioso in cucina e andava da lei. Si sentì abbracciare, così girò leggermente la testa ed incontrò le labbra del marito a poca distanza dalle sue.
«Buongiorno amore...» disse il ragazzo.
«Buongiorno a te...» fu la risposta di Laura.
«È sempre bello vederti in giro per casa con addosso solo un mio vecchio maglione...» disse Nate, infilando una mano sotto la maglia blu, pesante, che Laura stava indossando quella mattina e che una volta apparteneva a lui.
La ragazza reclinò leggermente il capo. «Smettila, ti prego...» disse, con un filo di voce.
«Perché?» sussurrò Nate all’orecchio di Laura.
La ragazza si drizzò e si girò verso il marito. «Basta così! È un ordine!»
Nate piegò le labbra verso il basso in segno di disapprovazione.
«Non farmi gli occhioni dolci, ti conosco, non ci casco...»
Il ragazzo non disse nulla, ma si limitò ad andare a sedersi al tavolo di cucina, dove attese la sua tazza fumante di caffèlatte. Laura appoggiò sulla tavola la scatola di cereali, poi si sedette insieme al marito.
«Non ti ho ancora chiesto cosa ci fai a casa questa mattina...» disse Nate, dopo un po’.
«Mi sono presa una giornata di ferie per stare con te. Poi non dire che non ti penso mai!» ribatté Laura.
Era una giornata di inizio dicembre, fuori dalla finestra il tempo non prometteva nulla di buono; il cielo era scuro, nuvoloni neri annunciavano l’arrivo di un imminente temporale. Nate e Laura aprirono la porta che dava sul loro grande giardino, scrutando le nuvole che correvano veloci in cielo, ma rientrarono praticamente subito, quando sentirono il vento freddo accarezzare i loro visi. Nate chiuse la porta finestra e disse: «Io direi di rimanere in casa!»
«Concordo! Perché non ne approfittiamo e addobbiamo la casa per Natale?»
«Ottima idea...»
Si misero così al lavoro, impiegando tutta la mattinata, ma il risultato fu soddisfacente. Vicino alla porta finestra un grande abete finto era pieno di palline rosse, festoni argentati e lucine bianche si accendevano e si spegnevano ad intermittenza regolare, qualche pallina e qualche festone era stato sparso in giro per casa e alla terrazza della stanza di Nate e Laura, che dava sulla strada, erano state appese lucine colorate. La ragazza si sedette sul divano, guardando il marito che sistemava le ultime cose, poi anche lui andò a sedersi accanto a lei ed insieme fissarono in silenzio l’albero di Natale.
«Ottimo lavoro tesoro!» disse Laura dopo un po’.
«Decisamente! Siamo pronti per le feste e per il pranzo con tutti i parenti!»
«Dio, ti prego! Non farmici pensare! Casa invasa da genitori, parenti, nipoti urlanti. Ti prego, non ci voglio pensare!»
Nate rise, ma non fece in tempo ad aggiungere altro perché entrambi si girarono verso il tavolo, dove era appoggiato sopra il cellulare di Laura. Stava suonando. La ragazza si alzò ed andò a rispondere; sul display lampeggiava il nome di Thomas, il suo collega. Laura sapeva che quando lui la chiamava in orario di lavoro, c’era sempre qualcosa che non andava. Rispose preoccupata. «Ciao Tom, cosa succede?»
«Ciao Lau. Scusa il disturbo, lo so che sei a casa con Nate, ma abbiamo un problema al lavoro...»
«Sarebbe?»
«Hai presente i volantini che hai fatto stampare alla tipografia per la festa di Natale del giornale?»
Laura guardò fuori dalla finestra e si limitò a rispondere con un semplice “si” preoccupato; sentiva che quello che Thomas le stava per dire non era nulla di buono.
«Ecco, sono arrivati, ma sopra c’è un errore. Hanno sbagliato l’orario di inizio della festa...»
Laura chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. «Tutti?» chiese. Conosceva già la risposta, ma conservava un minimo di speranza, magari erano solo un paio.
«Si, tutti...»
La speranza era crollata in poco più di cinque secondi.
«E perché chiami me? Non puoi andare tu in tipografia a far presente l’errore?»
«Io veramente sono impegnato e visto che te ne sei occupata tu, il capo vorrebbe che fossi tu ad andare a parlare con quelli della tipografia...»
Laura sbatté la mano sul tavolo di legno e la fede che portava alla mano sinistra fece rumore. Vide Nate guardarla e poi distogliere lo sguardo, scuotendo leggermente la testa. La ragazza disse: «Non ci posso andare domani? Io sarei in ferie!»
«Lo so Lau, tu hai tutte le ragioni a voler stare un po’ con Nate, ma il capo insiste perché tu vada a parlare con quelli della tipografia in giornata...»
Laura sbuffò. «Va bene, ci vado! Ma questa me la segno!» rispose la ragazza, chiudendo la chiamata senza nemmeno salutare Thomas. Rimase qualche secondo ferma, con lo sguardo basso, poi lo alzò e guardò Nate, immobile sul divano, occhi fissi davanti a sé.
Laura si avvicinò e si sedette al suo fianco, appoggiandogli una mano sul braccio. «Amore scusami, devo andare al lavoro...»
«Lo avevo capito. Ti eri presa una giornata di ferie, ma non riesci a dire di no se ti richiamano al lavoro. A volte sembra che tu preferisca lavorare invece che stare con me...»
Laura sgranò gli occhi. «Lo sai benissimo anche tu che quello che stai dicendo non è vero!»
Nate non guardò la moglie, si limitò ad annuire e ad aggiungere. «Vai, se no il capo si arrabbia...»




Eccomi qui! Innanzi tutto fatemi dire che vi voglio bene! Grazie per le recensioni, grazie per seguire la mia storia. A volte mi sento ripetitiva, lo dico tutte le volte, ma, insomma, lo devo fare, sento che vi devo sempre ringraziare. Mi fare sempre un sacco di complimenti e io tutte le volte divento rossa davanti al pc (voi non lo vedete, ma vi assicuro che è così!).
Grazie, grazie, grazie.
Niente più sproloqui, vado a rintanarmi in un angolino.
Al prossimo capitolo.
Mon.

  
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