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Autore: AlenGarou    07/07/2013    1 recensioni
Liam si alzò dal divano e le andò incontro. Tuttavia, invece di fermarsi davanti a lei, l’aggirò, iniziandole a fare qualche massaggio sulle spalle: “E dai Emma. Sei la mia amica preferita, no? E poi abbiamo sempre festeggiato Ferragosto…”
La giovane gli diede un pizzicotto su una mano, trattenendola fino a togliersela dalla spalla: “E da quando sono diventata la tua amica preferita?”
Lui fece una smorfia, allontanandosi e massaggiandosi la parte indolenzita che si era arrossata come un pomodoro: “Da oggi, cara Emma. Non dirmi che hai intenzione di rimanere a casa proprio questa sera! E poi sappiamo entrambi che non hai nessun appuntamento” sogghignò.
“Io invece penso che il signor Divano, come la signora Tivù con il suo dolce cagnolino Telecomando, non aspettino altro che mi faccia viva al nostro appuntamento. Senza contare che ci rimarrebbero davvero male se gli dessi buca”.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il sospiro di un bacio tra i fuochi d'artificio

 

 

 

Alzando al massimo il volume dello stereo, Emma iniziò a cantare al di sopra di un’ottava rispetto alla tonalità del cantante della hit estiva. Avrebbe preferito qualcosa di meno commerciale, come una di quelle band che si definivano alternative, sebbene l’unico particolare fuori posto fosse il ciuffo più corto di pochi millimetri, ma anche lasciarsi andare a certe schifezze musicali andava bene… una volta ogni tanto.
Prendendo la scopa e iniziando ad usarne il manico come se fosse l’asta di un microfono, saltellò per la casa deserta senza alcun pudore. I suoi genitori si erano concessi due settimane di crociera, mentre la sua amata sorella era in campeggio con uno di quei gruppi scout parrocchiali. L’unica cosa che la sua mente riusciva a tradurre da tutto ciò era: pura libertà! Pura libertà di andare a dormire alle quattro del mattino, pura libertà di alzarsi al pomeriggio, pura libertà di mangiare schifezze e di fare con molta, moltissima, calma le pulizie… Insomma, essere per una volta padrona della sua vita non le dispiaceva per nulla. L’unica nota dolente, era quando scendeva la notte. All’inizio non ci aveva fatto molto caso, ma poi aveva iniziato a percepire l’atmosfera che diveniva sempre più sinistra. I lievi rumori che potevano essere trascurabili di giorno, diventavano martellanti e opprimenti quando calavano le tenebre.
Emma non s’impressionava facilmente. Con gli amici qualche volta guardava splatter e horror, finendo tutte le volte per ridere come dei pazzi per gli elaboratissimi dettagli tecnici. Eppure, c’era una bella differenza a rivivere mentalmente le scene di quei film da sola. Più volte aveva invitato, o era stata invitata, a dormire a casa di amici, ma ormai erano quasi tutti in vacanza e, quindi, non aveva più nessuna scusa per non rimanere a casa sua. Da sola. Di notte.
Un brivido le scivolò lungo la schiena a quel pensiero, ma fu solo il trillo del campanello a farla sobbalzare per davvero, tanto che la scopa le sfuggì di mano cadendo a terra con un rumoroso tonfo.
Dopo essersi ripresa dallo shock, e aver iniziato una lunga sequela d’imprecazioni mentali contro colui che aveva avuto il cattivo gusto di andarla a trovare, andò ad aprire la porta. Ma quando si ritrovò davanti a Liam, deglutì a vuoto. Non solo perché il ragazzo la stava fissando ad occhi sgranati, ma perché si era scordata d’indossare esclusivamente una maglietta di quattro taglie più grandi sopra l’intimo. Arrossendo a dismisura, se la tirò più giù in modo che le coprisse almeno le cosce e invitò l’amico ad accomodarsi. Eppure lui non poteva fare a meno di fissarla sconvolto.
“Non fare tante lagne, Liam. Mi hai già visto in costume ed è praticamente la stessa cosa. Comunque… Perché sei qui?”
“Sapevo che il tuo cervellino avrebbe perso rotelle in tutta questa baraonda. Sai che giorno è oggi?” sbuffò lui, appoggiando le mani sui fianchi in una posa stizzita. Era sempre lo stesso. Maglie logore delle più svariate band, jeans strappati e vecchie all stars ai piedi. L’unico dettaglio che stonava nella sua classica mise, erano i capelli castani legati dietro la nuca, che gli lasciavano così il viso scoperto. La mascella quadrata era contratta in attesa di una sua risposta e i suoi occhi verdi la scrutavano pretenziosi. Eppure, l’unica cosa che Emma voleva davvero in quel momento, era tirargli un pugno su quel naso a patata che si ritrovava.
“Sto ancora aspettando signora Carota” sogghignò lui.
Emma si prese tra le mani i capelli rossicci e gli fece una boccaccia: “Non offendere i miei capelli! Idiota! E comunque è facile. È il tredici”
Liam rimase per un attimo serio, poi gli tremolò il labbro inferiore e finì per scoppiare a ridere. “Lo immaginavo. La tua mente non conta più i giorni. Oggi è il quindici agosto”
La ragazza andò a controllare il calendario appeso alla parete della cucina, iniziando a contare con le dita i giorni. Quando si accorse che era già arrivato ferragosto, strabuzzò gli occhi e si voltò a fissare Liam, che nel frattempo stava ammirando il macello che nascondeva il salotto. Spazzò via con la mano delle briciole dal divano e vi si sedette, stravaccandosi.
“Julie e Sam sono al lago. Erika è in Francia e Martin ha non so quale malattia. L’unica di libera sei tu… Anche se sembri una di quelle casalinghe disperate”
“Attento Liam che ho una confezione di latte scaduta in frigo e non ho paura di usarla come arma”
“Ah, visto che avevo ragione?” esclamò, ridacchiando. “Peggio di una di Desperate Housewives”
In tutta risposta, ricevette il latte in testa.
“Ad ogni modo, cosa ti fa pensare che uscirei da sola con te questa sera?”
Liam si alzò dal divano e le andò incontro. Tuttavia, invece di fermarsi davanti a lei, l’aggirò, iniziandole a fare qualche massaggio sulle spalle: “E dai Emma. Sei la mia amica preferita, no? E poi abbiamo sempre festeggiato Ferragosto…”
La giovane gli diede un pizzicotto su una mano, trattenendola fino a togliersela dalla spalla: “E da quando sono diventata la tua amica preferita?”
Lui fece una smorfia, allontanandosi e massaggiandosi la parte indolenzita che si era arrossata come un pomodoro: “Da oggi, cara Emma. Non dirmi che hai intenzione di rimanere a casa proprio questa sera! E poi sappiamo entrambi che non hai nessun appuntamento” sogghignò.
“Io invece penso che il signor Divano, come la signora Tivù con il suo dolce cagnolino Telecomando, non aspettino altro che mi faccia viva al nostro appuntamento. Senza contare che ci rimarrebbero davvero male se gli dessi buca”.
Emma sporse il labbro inferiore, facendo comparire sul suo viso un adorabile broncio. Era vero che non aveva voglia di passare Ferragosto da sola, ma rimanere con Liam non era la più esaltante delle idee… era suo amico, però c’erano anche delle incognite da tenere in considerazione. La prima fra tutte, era che fosse un ragazzo dannatamente carino. Un motivo in più per stare all’erta.
Il vero problema, tuttavia, era il fatto che fosse sorprendentemente convincete. Tempo dieci minuti ed era già in canotta e gonna di jeans per andare alla solita sagra di paese che ogni anno celebrava quella fatidica data.
 
Le bancarelle erano piene di articoli e di dolciumi di tutti i tipi. In ogni angolo su cui i loro occhi si posavano, c’era una festosa atmosfera e si percepiva a fior di pelle l’eccitazione per il momento culminante della serata: i fuochi d’artificio.
Passeggiando con Emma, Liam non poté che deglutire a vuoto qualche volta. Avrebbe tanto voluto prenderle la mano da quando erano scesi dal suo scooter e camminare così, solo in quel modo, anche senza dire nulla. Eppure, non poteva evitare di pensare che ogni minimo particolare aveva qualcosa di nostalgico. Forse era proprio perché si era innamorato di lei nello stesso luogo in cui camminavano adesso, a distanza di anni. E forse, era proprio per quella cotta che aveva fatto di tutto per diventare suo amico. Ma quella non era una cotta. Le infatuazioni passano con il tempo. La sua, invece, era ancora lì: bella stabile e ancora più forte.
L’unico impedimento, od ostacolo insormontabile, era stato il fatto che Emma era già stata fidanzata. O almeno, poco dopo averla conosciuta, lei era già in dolci rapporti con un tipo che poi l’aveva trattata come una pezza, spezzandole il cuore. Se avesse potuto l’avrebbe picchiato a sangue, ma la giovane l’aveva sempre bloccato per impedire risse indesiderate. Ormai la ferita si era rimarginata, ma Liam si era sempre chiesto se fosse pronta per altre storie. Molto probabilmente era solo un codardo che non voleva rischiare di rovinare un rapporto già di per sé complicato.
Perso nei suoi pensieri, si accorse solo dopo qualche istante che la giovane si era bloccata a una bancarella, fissando gli articoli che esibiva come una bambina curiosa e felice. Liam sorrise, osservando quei capelli rossicci scompigliati e gli occhi scuri che tanto amava. Si avvicinò a lei, cercando di capire che cosa esattamente l’aveva attratta per regalarglielo con la scusa di essere capitato da lei all’improvviso, ma una risata conosciuta e odiosa alle loro spalle li fece voltare entrambi.
Con suo orrore, vide l’espressione di Emma mutare in qualcosa di non esattamente gioioso, non appena il suo ex e il suo gruppo d’amichetti comparve da dietro un negozio di canditi con sigarette girate tra le labbra e articoli probabilmente rubati. Per un attimo, Liam sperò che non li notassero e continuassero a fare gli idioti per i cavoli loro, ma a quanto pareva la serata non sarebbe stata tranquilla.
Kyle si voltò per un istante e, appena riconobbe Emma, un sorriso sornione gli comparve sul viso: “Ehi, ragazzi. Guardate un po’ chi c’è! Vi ricordate di quella pallosa della mia ex che aveva la cintura di castità? Beh, sembra che abbia iniziato a fare la sgualdrina”
Liam strinse i pugni, mentre la giovane accanto a lui incassò il colpo come un cucciolo bastonato. Gli posò una mano sul braccio e mormorò: “Andiamo via”
Ma Kyle si stava già avvicinando seguito dai suoi scagnozzi: “Allora ragazzi, come mai non siete in qualche angolo a darci dentro?”
“Kyle, brutto pezzo di merda. Perché non te ne vai da qualche altra parte? La sagra è grande e noi non cerchiamo rogne” sbraitò lui in risposta.
“Calma calma. Sempre a pensare il peggio. E non provare a fare il duro con me pivello. Sappiamo che vuoi ingraziarti questa puttanella dato che è da anni che ci sbavi dietro e…”
Ma il ragazzo non riuscì nemmeno a finire la frase che Liam lo prese per il colletto della camicia e lo sbatté contro la bancarella di fronte. Emma urlò, mentre nell’aria si respirava già l’odore di una bella scazzottata.
“Ritira quello che hai detto”
“Ah ah ah, Liam. La verità fa male non è vero. Soprattutto quando fa scappare la gente”
Lui si voltò, sconvolto. Fece in tempo a vedere Emma correre via in lacrime che non si accorse del pugno che si abbatté sul suo viso.
 
 
Si fermò solo quando i polmoni le stavano per scoppiare. In mezzo alla folla, nessuno faceva caso alle sue lacrime, dato che i fuochi stavano per iniziare. Meglio così, non voleva dare ancora più spettacolo di quanto non fosse già avvenuto. Si passò ripetutamente il braccio nudo sulla faccia finché non la sentì asciutta e poi si guardò attorno, stanca e con il respiro affannato. Si trovava nella piazza che era stata lasciata libera dalle bancarelle per poter permettere ai visitatori di godersi i fuochi senza impedimenti visivi. Tutti erano con gli occhi al cielo sereno e nessuno si preoccupava di quello che gli stava attorno. Eppure, Emma provò una stretta al cuore per l’invidia. Forse avrebbe dovuto rimanere a casa, invece di rovinarsi la serata in quel modo. E soprattutto a quei livelli.
Udì il primo botto, e ci furono esclamazioni d’entusiasmo.
Si guardò attorno ancora una volta, notando che tutti erano con qualcuno.
Poi venne il secondo botto.
La folla crepitava.
Terzo botto.
Di Liam e Kyle non c’era traccia.
Forse era meglio così, forse era meglio non complicare ancora di più le cose con ramanzine inutili…
Ci fu il silenzio e poi un fischio acuto, che terminò in una miriade di colori.
I fuochi erano iniziati.
 
 
Era rapita dai fuochi artificiali senza nemmeno vederli. Fissava il cielo, ma tutto era offuscato dalle lacrime. Lo spettacolo era iniziato da pochi minuti e già avrebbe voluto sparire e tornarsene a casa. Peccato solo che era arrivata qui con Liam…
Una mano le afferrò il polso, spaventandola talmente tanto che per poco non lanciò un urlo, ma quando si voltò, trovò solo lui. Liam non l’aveva lasciata andare, fissandola con il respiro affannato e il labbro inferiore spaccato. Ma il suo sguardo preoccupato era rivolto unicamente a lei e questo la fece imbestialire.
“Vattene! Vai ancora a prendere a pugni quello stronzo se ti diverte tanto!” sbraitò, divincolandosi.
Liam però non l’ascoltò. Aumentò la presa e la trasse a sé, mormorandole attraverso i capelli un semplice: “Scusa”
“Scusa per cosa? Per avermi portato qui? Per non avermi dato retta? Per esserti…”
“No. Per questo”
Si avvicinò a lei, sollevandole il mento con la mano libera per poterla fissare in volto. Dopo di che, con molta attenzione, si protrasse verso di lei e la baciò. Un bacio semplice, veloce, dolce.
Quando si staccò, Emma si ritrovò con i pugni stretti sulla maglietta del giovane, con il viso in fiamme.
“Non ti perdono” mormorò lei, mentre il sibilo dell’ultimo fuoco rompeva l’aria calda.
Un ghignò divertito comparve sul volto da schiaffi di Liam che le accarezzò una guancia: “Lo so”
Dopo di che, lei lo strattonò e lo baciò di nuovo.
Il fuoco d’artificio esplose e tutto fu inondato di luce.



Angolo autrice:
Questa è una vecchia fic che avevo pubblicato con il mio vecchio account (un pò mi manca...)
Nulla di che a dire il vero. La ripubblico così, tanto per aggiungere nuovamente qualcosa di mio a questo sito, che ormai ha perso tutto il suo fascino.
Ah... che tristezza. 
  
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