Anime & Manga > Hana Yori Dango
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Autore: FrancyChan    20/01/2008    1 recensioni
Altra mia fic alquanto smielata...si rifà a quando Tsukasa e Tsukushi vengono rapiti e portati su uno yacht deserto per una destinazione che non conoscono...c'è un piccola variante però...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tsukasa Domyoji, Tsukushi Makino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non te ne andare

“Avevi promesso che mi avresti resa felice!” urlava una ragazza a dir poco furiosa sul pontile di una nave diretta chissà dove, durante un furioso temporale.
“E adesso cosa fai?? Mi scarichi fra le braccia di un altro? Sei davvero così stupido???”
Il ragazzo era assolutamente stupito, con gli occhi sbarrati…non si aspettava certo una tirata del genere quando le aveva detto che capiva se lei, dopo quanto successo a New York, fosse tornata da Hanazawa.
“Ma non capisci? Non ho bisogno di un ragazzo qualunque per essere felice…ho bisogno di te!”
“Tsukushi…” finalmente il grande Domyoji Tsukasa, l’erede di un gruppo finanziario mondiale, il terrore della prestigiosa Eitoku Gakuen, capo degli F4…aveva recuperato l’uso della parola.
“Vai in cabina o ti buscherai qualcosa qui sotto la pioggia” le disse, senza guardarla in faccia, lo sguardo perso sul mare in tempesta
“Non mi sono mai sentita più delusa di così prima…mi hai fatto davvero male” e con uno sguardo desolato Makino Tsukushi corse in cabina e cominciò a piangere.

“Quante ne abbiamo passate? Quando ancora mi piaceva Hanazawa Rui lui non ha fatto altro che tormentarmi, ci ha persino minacciato di cacciarci dalla scuola neanche fosse stato lui il preside. Ha rischiato la sua vita per difendermi da Jumpei, il famoso modello che ha finto di essermi amico per poi usarmi come esca per vendicarsi di lui. Quanti ne ha picchiati perché credeva che mi avrebbero portato via da lui? E ora…vuole che stia con Rui…non capisce quanto lo amo? Avrei dovuto mostrargli più apertamente il mio amore. Forse se prima…quando è entrato in bagno ,credendomi in pericolo, e trovandomi invece nuda…se non se ne fosse andato…non gli avrei resistito…ma ora è troppo tardi…” e con questi tristi e confusi pensieri Tsukushi continuò a piangere, soffocando le lacrime e i singhiozzi nel cuscino.

Sul ponte intanto Tsukasa, perso nei suoi pensieri, non si accorgeva della pioggia che lo bagnava. Il temporale era sempre più forte, i tuoni assordanti, ma niente in confronto al ruggito di dolore che sentiva dentro, alle lacrime di sangue che gli scendevano dal cuore. “La amo. Quando le urlai che l’amavo più della mia stessa vita e che l’avrei seguita anche all’inferno non mentivo, ma ora…devo tentare! Ho accettato la proposta di mia madre: due anni della mia vita senza Tsukushi e poi la sospirata libertà. Non posso chiederle di aspettarmi: so che Rui l’ama e si prenderà cura di lei…e lei ne era innamorata una volta…”. Il ragazzo continuò a fissare il mare in tempesta che rispecchiava, in minima parte, i sentimenti che si agitavano nel suo animo.
Molto dopo si accorse di essere più bagnato di un pulcino, con i capelli appiccicati al viso e i vestiti molto più che gocciolanti, Così decise di andare a cambiarsi. Passando davanti alla cabina di Tsukushi non sentì alcun rumore, alcun movimento.
“Si sarà addormentata…magari entro e vedo come sta”. Così fece, ma lei era tutt’altro che addormentata.

Sentendo la porta aprirsi Tsukushi si girò, mostrando a Tsukasa le lacrime che le scendevano copiose dagli occhi rossi e gonfi. Domyoji, alla vista della sua Tsukushi ridotta in quello stato a causa sua, si sentì morire, Si sedette accanto a lei e l’abbracciò stretta. “Non fare così, ti prego non posso vederti in questo stato…ti amo…” Tsukasa si sentiva stringere il cuore, avrebbe voluto restare in quel modo per sempre.
“Non te ne andare”, una frase appena sussurrata che aleggiva fra i due in attesa di una risposta.
Tsukasa la guardò intensamente negli occhi e capì che non l’avrebbe lasciata, non avrebbe potuto…già quei pochi giorni erano stati una tortura…avrebbe continuato a lottare per stare con lei anche rinunciando alla sua famiglia, che comunque non amava. Senza risponderle la baciò tenendola stretta con un braccio, mentre con l’altra mano le accarezzava il viso.
Tsukushi fu di nuovo assalita dalla paura di quello che stava per accadere: paura del dolore, vergogna del suo corpo, ma soprattutto paura per il loro rapporto già così instabile. Il bacio finì e Tsukasa non tentò di andare oltre, cosa che stupì non poco la ragazza.

“So che hai paura quindi non cercherò di fare niente. Quando te la sentirai me lo farai capire tu”.
In quel momento un’ultima paura attanagliò Tsukushi e dissolse tutte le altre: la paura di perderlo.
Perderlo perché non gli aveva mai dimostrato apertamente il suo amore, mentre lui l’aveva fatto ogni secondo da quando si erano conosciuti. La scelta fu facile perché,anche se non voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, anche lei desiderava quel momento.
Si strinse più forte a lui e prese a baciargli il collo , dando senza bisogno di parole quel consenso che Tsukasa tanto desiderava e altrettanto disperava.
Nei gesti che seguirono si dimostrarono ancora di più quanto era grande l’amore che provavano l’uno per l’altra, fino ad arrivare ad essere un corpo e un’anima soli.
  
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