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Autore: Magica Emy    09/07/2013    1 recensioni
Si gira su un fianco, voltandomi le spalle e permettendomi così di abbracciarla da dietro e posarle un leggero bacio sulla nuca, che la fa rabbrividire di piacere. Adoro sentirla fremere fra le mie braccia, e in più da un po’ di tempo mi sono accorto che alcune parti del suo corpo sono diventate particolarmente sensibili al tatto, così ne approfitto ogni volta che posso. Come adesso, per esempio, mentre prendo ad accarezzarle il collo con studiata lentezza, per poi percorrerlo in tutta la sua lunghezza con una scia di piccoli baci morbidi che la portano a fremere violentemente contro il mio petto, facendosi ancora più vicina...
Seguito di "Je t'aime", se qualcuno non l'ha ancora letta...corra a farlo!
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- E se decide di uscire adesso?
Esclama Grace mentre, accoccolata vicino a me nel lettone studia perplessa il mio pancione, ormai praticamente impossibile da nascondere sotto questa camicia da notte ricamata, diventata improvvisamente troppo stretta, accarezzandolo dolcemente con entrambe le mani e mettendosi in ascolto, quasi si aspettasse di sentir parlare il suo fratellino da un momento all’altro. Scoppio a ridere.
- Non è lui a decidere, tesoro, lo farà solo quando sarà il momento. È troppo presto, mancano ancora tre mesi.
Spiego pazientemente, sfiorandole il viso in una tenera carezza mentre si fa più vicina a me, o meglio a ciò che le interessa davvero fare, ovvero spiare ogni più piccolo movimento della mia pancia con estrema attenzione, cercando di capirne di più su questa complicata faccenda del bambino, come la chiama lei, e perdendosi a fantasticare immaginando il suo viso, e ancora mille altre cose. Ormai è così presa da questa storia della gravidanza che non mi guarda nemmeno più in faccia. La sua attenzione è tutta sulla mia pancia, e non fa che chiedersi quanto riuscirà ancora a crescere. È sempre stata una bambina molto sveglia, e adesso che sta diventando grande è sempre più difficile per me tenere a bada tutte le sue domande, a volte così imbarazzanti da prendermi totalmente alla sprovvista. Ma immagino che dovrò abituarmici, prima o poi. Solo che…gestirla è diventato fin troppo impegnativo in questi ultimi mesi, così come tutte le altre cose. A volte sono così stanca e spossata da dubitare davvero di riuscire ad alzarmi la mattina, ma non voglio certo darlo a vedere perché, a differenza del mio corpo che sembra collaborare sempre meno, la mia voglia di fare è invece sempre presente, tanto da spingermi a continuare a lavorare ancora adesso, cosa su cui Christian non è assolutamente d’accordo. Figuriamoci, fosse per lui mi avrebbe rinchiusa sotto una campana di vetro già all’inizio della gravidanza, impedendomi di fare praticamente qualunque cosa a parte mangiare e stare a riposo. Si preoccupa sempre troppo, e a volte è così soffocante che mi fa venir voglia di mettermi a urlare come una matta. Ma è anche tanto dolce con me, specie in quest’ultimo periodo, e se non ci fosse lui non so proprio come farei con Grace e tutto il resto.
- Ehy piccolo Logan, sei sicuro di voler restare lì dentro ancora per molto?
La voce della mia bambina mi riporta d’un tratto alla realtà, e non posso fare a meno di lanciarle un’occhiata perplessa.
- Logan?
Ripeto sgranando gli occhi, vedendola sollevare lentamente lo sguardo verso di me.
- Perché, non ti piace?
Dice sorridendo e sto quasi per risponderle, ma la voce di Christian, che si è appena materializzato nella stanza, mi blocca all’improvviso impedendomi di farlo.
- Che cosa? Ehy, ehy, un momento…cos’è questa storia? Credevo che avessimo già deciso che si sarebbe chiamato Freddy!
 
 
 
 
 
- Oh no Christian, ti prego! Ancora  con questa storia del “grande Freddy Mercury?” Ti ho già detto di togliertelo dalla testa, non chiamerò mai mio figlio con quell’orribile nome solo per onorare la sua memoria!
La sento esclamare con aria infastidita, guardandola allibito mentre mi avvicino di qualche passo.
- Ah, si – ribatto, punto sul vivo – bè, si da il caso che quello che stai aspettando sia anche mio figlio, e che quindi ho tutto il diritto di scegliere come…
- No – mi interrompe Grace, scendendo dal letto con un movimento fulmineo solo per venire a sistemarsi di fronte a me, guardandomi con espressione di leggero rimprovero – non pensarci nemmeno, perché abbiamo già deciso: Logan è il nome più adatto!
- Tu hai deciso – ribatte Johanna, scuotendo la testa divertita – io non ho ancora detto niente.
- Oh, mamma!
Esclama Grace, voltandosi verso di lei e sbuffando più volte, sul viso un’espressione così buffa che non posso fare a meno di mettermi a ridere, col risultato di farla arrabbiare ancora di più. Quella piccola discussione va avanti per un po’, finchè decidiamo che c’è ancora tutto il tempo per scegliere il nome del bambino e che, vista l’ora, Grace farebbe meglio ad andare subito a letto, considerato che tutte le mattine mi fa diventare matto nel tentativo di trascinarla giù dal letto, visto che non ne vuole mai sapere di alzarsi.
- A letto? Ma ci sono già stata ieri sera, perché dovrei tornarci di nuovo?
Esclama, incrociando le braccia al petto con aria offesa e facendo scoppiare a ridere Johanna, che appoggiata ai cuscini osserva la scena con aria perplessa, e il suo viso sembra illuminarsi non appena incrocia il mio sguardo, rendendola ancora più bella. Non so se sia merito della gravidanza, ma in quest’ultimo periodo sembra così solare e…serena, e io non credo di averla mai vista tanto felice. E poi è terribilmente sexy quando mi guarda a quel modo, e a volte mi accorgo di fare veramente fatica a restarle lontano. Come adesso, per esempio. Mi costringo comunque a non pensarci troppo, cercando invece di concentrarmi su quella peste di mia figlia e su quel sorriso sornione che è appena spuntato sul suo adorabile visetto paffuto.
- Credi di essere spiritosa, signorina? Vuoi che ti prenda di peso e vada a rinchiuderti in camera tua con la forza?
Dico, cercando di non ridere quando ricomincia a sbuffare finchè, con riluttanza, non si decide a salutarci entrambi e allontanarsi mestamente, imboccando il lungo corridoio della nostra nuova casa e sparendo ben presto dalla mia vista. Sospiro profondamente, pensando che stavolta convincerla a battere in ritirata sia stato più semplice del previsto, e mi chiedo se per caso non c’entri in qualche modo l’x-box che le ho regalato qualche giorno fa per festeggiare la promozione. Oh no, e se invece di dormire si è messa a giocare? Esco in corridoio, tendendo l’orecchio e mettendomi in ascolto, ma non sento alcun rumore provenire dalla sua stanza. Probabilmente mi preoccupo sempre per niente, ma con una peste del genere in casa è sempre meglio non abbassare mai la guardia, e cercare in qualche modo di prevedere le sue mosse. Ed è proprio quello che provo a fare, anche se a volte capire cosa passi per la testa di una ragazzina di quell’età si rivela davvero un’ardua impresa. Decido quindi di andare a letto anch’io, raggiungendo Johanna che nel frattempo è già scivolata sotto le coperte, sorridendomi non appena mi avvicino per sfiorarle le labbra con un bacio lieve.
- Come ti senti?
Le chiedo, e lei annuisce lentamente.
- Piuttosto bene, direi.
Risponde, facendosi più vicina e poggiando la testa sulla mia spalla. Le prendo la mano, intrecciando le mie dita alle sue e perdendomi ancora una volta a osservare i suoi splendidi lineamenti, percorrendo il profilo del suo viso con un dito.
- Bè, perché…stavo pensando che, se per te è troppo stancante, possiamo anche evitare di andare al matrimonio di mio cugino, domani.
Le sussurro, e lei solleva la testa di scatto, fissandomi con occhi sgranati.
- Christian, per favore, non ricominciare con questa storia! Sono incinta, non malata, e voglio andare a quel matrimonio!
Esclama.
- Ma sono quasi due ore di macchina!
- E con questo? Sarò benissimo in grado di affrontarle.
Sospiro profondamente, sollevando entrambe le mani in segno di resa e pensando che sia assolutamente inutile continuare a discutere con una simile testa dura, tanto sarà sempre lei ad averla vinta. In un modo o nell’altro.
- E comunque Logan è sicuramente il nome più adatto!
L’improvvisa voce di mia figlia, che fa di nuovo capolino nella stanza ci fa trasalire entrambi, costringendomi a sollevarmi di scatto solo per fulminarla con lo sguardo.
- Grace! Sei ancora in giro? Se non fili subito a letto, stasera è la volta buona che te le suono di santa ragione!
Esclamo, e alle mie parole la vedo schizzare via alla velocità di un proiettile solo per andare a richiudersi nella sua stanza, sbattendo la porta e provocando così un sordo tonfo che mi fa sussultare ancora una volta.
- Grace!
Grido di nuovo, al limite della sopportazione, e faccio per rialzarmi dal letto e correrle dietro, quando sento la mano di Johanna posarsi sul mio braccio con decisione, bloccandomi prima ancora che possa muovermi.
- Su, lasciala stare. Ha già avuto una giornata pesante, non ti ci mettere anche tu.
- Non mi piace che sbatta le porte così. Inoltre si comporta in modo strano, da un po’ di tempo a questa parte.
Rispondo incrociando il mio sguardo, e noto che le sue labbra si distendono in un piccolo sorriso rassicurante.
- È soltanto un po’ gelosa di questa nuova situazione. Sai, l’arrivo del bambino e…tutto il resto. Sta cercando il più possibile di attirare l’attenzione su di sé, e credo che sia perfettamente normale per una bambina della sua età. Vedrai che le passerà.
Mi spiega mentre si gira su un fianco, voltandomi le spalle e permettendomi così di abbracciarla da dietro e posarle un leggero bacio sulla nuca, che la fa rabbrividire di piacere. Adoro sentirla fremere fra le mie braccia, e in più da un po’ di tempo mi sono accorto che alcune parti del suo corpo sono diventate particolarmente sensibili al tatto, così ne approfitto ogni volta che posso. Come adesso, per esempio, mentre prendo ad accarezzarle il collo con studiata lentezza, per poi percorrerlo in tutta la sua lunghezza con una scia di piccoli baci morbidi che la portano a fremere violentemente contro il mio petto, facendosi ancora più vicina. Mi bacia.
- Ti amo.
Dice. Le mie mani scivolano sul suo pancione, accarezzandolo dolcemente.
- Anch’io ti amo – le sussurro, cominciando a stuzzicarle con le labbra la pelle sensibile dietro alle orecchie, facendola gemere piano – buonanotte amore mio. E sogni d’oro anche a te, piccolo Freddy.
La sento irrigidirsi all’improvviso alle mie ultime parole, sussultando vistosamente.
- Smettila di chiamarlo così!
Sibila a denti stretti, anche se so che sta facendo di tutto per non ridere.
- Perché no – ribatto – è un nome magnifico, e gli starebbe benissimo!
- È orribile invece, e non metterò mai al mio bambino un nome del genere. Faresti meglio ad arrenderti, una volta per tutte.
Mi ripete per l’ennesima volta, poco prima di scivolare nel sonno.
- Mai. Vedremo chi la spunterà.
Le rispondo, deciso, anche se ormai non può più sentirmi…
   
 
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