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Autore: Madcap    22/01/2008    4 recensioni
Cosa vale l’acqua in confronto ai diamanti? Cosa può mai valere un’insignificante goccia d’acqua salata, di quelle che si trovano a miliardi nell’oceano, rispetto a quella rarità prodotta dal ventre della terra? [Gli ultimi pensieri di Nikki, sepolta viva insieme a Paulo]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Graduale, il risveglio, che inizia con la vaga coscienza di esistere, come se stessi tornando da un confortevole e caldo limbo

Graduale, il risveglio, che inizia con la vaga coscienza di esistere, come se stessi tornando da un confortevole e caldo limbo, e poi arriva, malvagia, la sensibilità in tutto il corpo.

 

Poi la pesantezza, terribile, come se fosse una pietra tombale quella che giace su di me.

 

I polmoni bruciano, come se una creatura infernale avesse già cominciato a riempirli del suo acido respiro, perché se muori vai all’inferno, Nikki, e questa è l’unica certezza che hai nella vita.

 

Ladra, attricetta, truffatrice, prostituta: tu che da sempre hai cercato di raggiungere la bella vita, tu che non ti sei mai fermata di fronte a niente… sempre attenta a non morire, sempre attenta a sfuggire a quell’inferno che sentivi incombere su di te.

 

Cerchi di trarre un altro respiro, e ancora il soffio demoniaco ti riempie i polmoni –Cristo, fa male!- ansimi, tossicchi, ma non puoi farci niente se i polmoni ti si riempiono di sabbia, e con gli ultimi guizzi di vita capisci che qualcuno ti ha fregata, che qualcuno c’è riuscito ad ucciderti alla fine.

 

Una vita, cos’è una vita senza dignità? Cos’è una vita senza divertirti, senza avere la gioia di vivere?

 

Ma ancora di più, cos’è mai la dignità?

 

L’ho cercata in una vita agiata, e poco importava se disonesta: ho occhi per guardarmi attorno, e l’ho visto come finiscono quelle che non scendono a compromessi, quelle che rimangono integre. Io ho sempre cercato di essere la migliore, di usare le mie possibilità, ma l’unico modo che ho trovato è stata la disonestà.

 

Sono gli ultimi spasmi della morte quelli che adesso mi fanno muovere la mano? Riesco a spostarla, segno che ancora sono viva, nonostante l’asfissia che atroce minaccia di farmi perdere i sensi, e infine tocco qualcosa di caldo, di umano… la tua mano, Paulo… io ti amavo, ti amai dal primo giorno, e sempre, ma non lo sapevo.

 

La tua mano si muove convulsa, e io provo ad aprire gli occhi perché la mia anima vuole uscire dal petto, vuole andarsene da questo corpo meschino, vuole abbracciare la tua e annegare per sempre nelle lacrime che hai versato per me, quelle lacrime che alla fine hanno avuto la meglio su questo cuore di pietra! Non mi lasciare, non mi lasciare adesso che sento la mia vita travolta e ingoiata dalla terra rovente, non smettere di muovere convulsamente le dita, non cessare di emettere un respiro roco e sofferente: ne ho bisogno, ho un bisogno disperato di sentirti accanto a me, di sapere che non mi hai lasciata, che non ti importava dei miei sbagli!

 

Mi ero creata il mio mondo ideale, dove io e te saremmo stati come una grande coppia di truffatori da cinema, belli, amanti, invincibili; avevo deciso senza rendermene conto di segregare il mio cuore alla parte più infima, a non interpellarlo più. Se non pensi all’inferno, non ti può raggiungere.

 

Ma mi sbagliavo. Mi sbagliavo, e l’inferno è venuto in cielo, e le fiamme irose hanno risalito quelle vie a loro precluse da secoli per prendermi, per afferrarmi alla vita e trascinarmi giù nel fango che non volevo, nel fango che mi sono procurata da sola. La dignità, la dignità di una persona! Cosa conta il denaro, quando ti accorgi che all’inferno non c’è nessun Caronte da pagare? Quando ti accorgi che muori –dannazione, è l’inferno!- e ci sono solo fiamme, e c’è solo dolore, e buio, e la tua mano ancora qui, unico frammento di una vita, unico ricordo!

 

Con il terrore di aprire gli occhi, sento le lacrime scivolare ai loro angoli, bagnare la sabbia impietosa di quest’isola divina. Isola, sei l’angelo vendicatore? Sei tu, paradiso incontaminato, che conosci i nostri cuori, che sai bene come farci pentire?

 

Ma io lo sapevo, Paulo. Io l’ho sempre saputo che tu mi amavi, e l’ho dato per scontato. Io lo sapevo, lo sapevo e adesso il mio cuore si spezza lentamente, con un’atroce tortura, e sanguina dolce e amara conoscenza; lo sapevo ma sono stata cieca, o solo troppo abituata a non ascoltare il cuore. I diamanti… i diamanti che ci hanno uniti nella loro ricerca, i diamanti che mi hai nascosto per amore, loro –che siano maledetti in eterno!- mi hanno accecata con le loro promesse di falsa dignità.

 

Cosa vale l’acqua in confronto ai diamanti? Cosa può mai valere un’insignificante goccia d’acqua salata, di quelle che si trovano a miliardi nell’oceano, rispetto a quella rarità prodotta dal ventre della terra?

 

Eppure ai miei occhi valsero di più, quelle tue lacrime, quegli occhi meravigliosi e veri, così opposti alla mia fredda maschera, l’ultima cosa che ricordo e che voglio ricordare. Delle lacrime, finalmente vere, mi hanno convinta più di qualsiasi altra cosa, e il mio cuore ha battuto, ed è stato meraviglioso.

 

Ma non ho avuto tempo di pensarci, troppo frenetiche quelle ultime ore che mi riservava la vita. Avrei voluto amarti, amore mio, avrei voluto stringerti tra le braccia e farti sentire il mio cuore, avrei voluto piangere e farti vedere che sono vera e viva, avrei voluto ridere spensierata con te, e ricominciare dal cuore.

 

Ti avrei amato, per la prima volta e davvero, ti avrei amato, ti voglio amare, Paulo! Ma l’isola si vendica, e io che aspiravo ad innalzarmi sopra tutti, a brillare come stella solitaria, finisco sepolta viva con la morte che si vede solo nei film horror, e tu che volevi solo amarmi, muori accanto a me e per mano mia.

 

Non li apro gli occhi, non voglio essere certa, non voglio che esista altro oltre ai miei polmoni ormai riarsi e inutilizzabili, voglio che si sciolgano quelle pietruzze dolorose e minuscole contro la mia pelle, voglio che rimanga solo la tua mano e che il tuo ultimo movimento, il tuo ultimo spasmo di vita, tu lo viva insieme a me.

 

-… no… la ma… no…-

 

Mi capisci fino alla fine, e fino alla fine mi sei accanto, meravigliosa persona che non ti sei fermata all’apparenza, che hai sognato una vita con me. Mi hai spiegato la dignità, con l’ultimo tocco della tua mano.

 

Si vive insieme, si muore da soli, mi hanno detto.

 

Ma la mia dignità, l’ho trovata morendo insieme a te, e non è poi così terribile morire sepolta viva, non è poi così terribile sentire il momento del trapasso, non lo è, se muoio con te.

 

Non importa, perché tutto l’acido e le fiamme che mi avvolgono, le fiamme dell’inferno che alla fine mi stanno avvolgendo, non contano niente, in confronto al dolce sguardo che si è impresso nella mia mente, tutto l’odio e l’avidità che ho provato, non sono niente confrontate al tuo amore genuino e disperato.

 

Tutta una vita di denaro e di sogni di vana grandezza, non sono niente a confronto dell’ultimo soffio di vita che esali accanto a me, niente, quando hai salvato il tuo ultimo istante per farmi sentire speciale.

 

Ho vissuto da sola, sono morta con te.

 

 

Ebbene, eccomi qua con il mio primo lavoro su Lost… c’è da dire che la puntata che ho visto ieri (povera me che sono costretta ad aspettare che lo passino in tivù!), dopo un momento di orrore, mi ha lasciato una gran dolcezza, e quasi dispiacere per la sorte di Nikki e Paulo. Spero di essere riuscita a esprimere qualcosa ^^ aspetto commenti.

 

Shaida

  
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