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Autore: Miss Simple    10/07/2013    6 recensioni
La parola d’ordine di Lee Donghae è AMORE
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donghae
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La parola d’ordine di Lee Donghae è AMORE.
Donghae ama quando le persone a cui vuole bene li mostrano tutto l’amore possibile ed immaginabile, ama quando sua madre e suo padre lo coccolano e lo fanno sentire il  principe di casa Lee .
A sua volta Lee Donghae ama ricambiare.
Lui riceve e lui da, quasi come un fenomeno i riflessione. Sia chiaro, no che non ami i suoi cari, se non riceve amore, solo che sa che deve dare sempre di più per ripagare i suoi per quel sentimento.
All’età di 5 anni Donghae pensò che voleva essere lui a voler bene per primo a qualcuno, voleva prendersi cura di una persona, di un animale persino di qualcosa di in animato.
E l’occasione arrivò un giorno di Dicembre, esattamente il 23 Dicembre quando sua madre gli diete la notizia che la zia Yoshi avrebbe messo al mondo ,tra li a poco, una piccola creatura.
In realtà zia Yoshi non è realmente  sua zia, è semplicemente una cara amica di sua madre fin dall’infanzia, quindi con quella creatura non avrebbe avuto nessun rapporto di parentela ma a lui non importava aveva deciso che si sarebbe preso cura di Lei fin dal primo respiro che avesse emesso.
“Zia Yoshi, mi prenderò cura di lei come un fratello maggiore.”
 

6 anni dopo


Yun passa i pomeriggi con Donghae fin da quando aveva memoria, e quando l’unico tuo amico è un maschio ti adegui ai suoi giochi, lotta, videogames, calcio e così dicendo.
Ma quel giorno Yun aveva deciso di non giocare a calcio con Donghae e suoi amici, nonostante ciò loro avevano insistito, lei preferì starsene da parte a guardarli. Era lì seduta su una panca tutta intenta a tifare per il suo pseudo fratello, quando dei bambini si avvicinarono a lei e cominciarono a guardarla con insistenza e a spintonarla.
“Yaaah, lasciatemi stare”
“Quanto sei patetica, sei sola come un cane abbandonato, non hai neanche un amica con cui giocare”
“Non è vero, io…io ho Donghae”
“Donghae è un maschio, e tu sei femmina, devi avere delle amiche, sei un maschiaccio blah!!”
“Io non sono un maschiaccio” e le prime lacrime stavano scorrendo lungo le sue gote.
“Si lo sei, sei un maschiaccio, e prima o poi lui ti abbandonerà” la spintonarono per l’ultima volta, facendola cadere a terra e se ne andarono.
“D-don-donghae…” Yun era li che chiamava il suo nome in preda ad un pianto disperato. Di solito Yun non era una bambina lagnosa, quindi per Donghae sentire il suo nome che fuoriusciva dalla sua bocca con quel suono spezzettato dalle lacrime era come se gli avessero appena dato una pallonata in faccia, appena la vide li a terra inerme e in prenda a quel pianto si fiondò da lei preoccupato.
“Yun-ah cos’hai?”
Ma lei non rispondeva continuava a piangere e lui non ne sapeva il motivo e questo lo faceva innervosire, lei era la sua piccola non-sorella, non poteva piangere in quel modo.
“Yuuun-aaah!! Cos’hai?? Rispondimi, ti senti male? Ti fa male il pancino” niente non smetteva di piangere, e Donghae non sapeva cosa fare, cercò di consolarla avvolgendola in un abbraccio ma niente.
A Yun non aveva fatto male l’insulto che gli avevano fatto quei bambini neanche il graffio che si fece sul ginocchio quando cadde ma quello che gli fece più male fu la parola “ti abbandonerà”, non voleva che Donghae l’abbandonasse come si fa con i giocatoli, non poteva accettare una cosa del genere, non voleva.
Donghae si accorse del graffio sul ginocchio e la riportò a casa per medicarla, durante il tragitto Yun si calmo, o meglio continuava a piangere ma in silenzio.
“Donghae, t-tu, non mi abbandonerai mai vero?” gli disse mentre lui cercava di disinfettare il ginocchio.
“Certo, che non ti abbandonerò mai” gli sorrise.
“Ti prego non farlo mai…” gli scese ancora qualche lacrima
“Non lo farò, mi spieghi da dove ti escono certe cose?”
“Al campetto…dei bambini mi hanno detto che mi abbandonerai”
“Sono stati loro a farti questo? Yun-ah non devi ascoltarli, io ci sarò sempre e ti vorrò bene per tutta la vita, tu sei la mia sorellina” e si persero in un lungo abbraccio.
“Donghae…”
“Mmh??”
“Io non sono la tua sorellina”
La strinse ancora di più a se, lo sapeva bene che non era la sua sorellina ma era come se lo fosse “Ssh, si che lo sei”.
 

23 Dicembre


“Yun-aaaaah”
Era entrato nella sua camera buttandosi sul letto mentre ancora dormiva
“Yuuuun buon compleannooooo!!” continuava a sballottarla su quel letto
“ Ma che…” guardò Donghae con occhi ancora impastati dal sonno, voleva lasciarlo perdere e tirarsi le coperte fino a nascondere la sua testa ma la lucidità prese il sopravvento e si rese conto che quel mentecatto del suo migliore amico era in casa sua, nella sua stanza, sul suo letto con lei dentro.
“Dannazione, Donghae, che ci fai qui, esci!!”
“Wae?? Sto odiando il fatto che non vuoi che entro nella tua stanza se prima non chiedo il permesso”
“Non mi importa se lo stai odiando, non puoi entrare così senza preavviso”
“Uffa, più cresci e più ti fai antipatica”
“Come scusa? Solo perché non ti faccio più entrare in camera mia quando vuoi??”
“Già!!” disse con quell’aria di superiorità
“Scusa tanto se non sono più la bambina di 6 anni”
Già Yun non era più la bambina di 6 anni, ma una quattordicenne era cresciuta era diventata una piccola donna con i suoi sbalzi d’umore, con la sua privacy, anche se con Donghae era difficile avere una privacy.
E Donghae adesso era un diciannovenne, un uomo a tutti gli effetti o perlomeno doveva essere cosi, ma a quanto pare Donghae aveva la sindrome di “Peter Pan”, un eterno bambino che amava divertirsi con i suoi amici e con la sua non-sorella.
“Già…a proposito, auguri vecchietta” gli si fiondò addosso e le diede un tenero bacio sulla guancia.
“G-grazie…adesso voglio il mio regalo”
“Stasera alla festa” così dicendo si alzò dal letto e si incamminò verso l’uscita.
Fu una festa indimenticabile in casa Lee, tutta organizzata dal suo migliore amico,non mancava nulla. L’atmosfera era qualcosa di indescrivibile,fuori nevicava, Yun aveva la fortuna di fare il compleanno due giorni prima di Natale, quindi quel giorno era doppiamente importante e magico.
“Yun, ti è piaciuta la festa?”
“Si, ma…sei stato l’unico a non darmi il regalo, dov’è il mio regalo?”
“Aaah, ti ho organizzato la feste e ora vuoi pure il regalo?”
“Ovvio, la festa non è un regalo, o perlomeno per me non lo è…voglio il mio regalo Lee Donghae!”
“Aish, va in camera mia che io vado a prendere il tuo regalo”
Donghae non aveva fatto nessun regalo a Yun, pensava che la festa gli sarebbe bastata. Adesso non sapeva cosa doveva fare, ma un lampo di luce gli passò per la testa e uscì fuori in mezzo alla neve e al gelo di Seoul.
Preparò un piccolo pupazzo di neve,lo fece con tanto amore, le labbra gli diventarono quasi violacee ma non importava avrebbe fatto di tutto per la sua Yun.
“Donghae sei andato in Cina a prendere il mio regalo?” gli disse mentre lui entrò nella sua camera.
“ Ah ah spiritosa…ecco il tuo regalo” le mostrò il piccolo pupazzo di neve
“Cosa?” voleva ridergli in faccia ma non lo fece vedendo il volto di Donghae che sembrava un pezzo di ghiaccio.
“Senti, Yun, non ho un vero regalo da darti, pensavo che la festa andava bene…”
“Ahahah è orrendo…” guardò il pupazzo e poi faccia di Donghae “ è orrendo quasi quanto te”
“Aish,lo vedi che ti stai facendo antipatica e oserei dire anche odiosa”
Cominciò a rincorrerla  per tutta la stanza, Donghae gliel’avrebbe fatta pagare, non poteva dirgli che era orrendo, il suo bel faccino non era orrendo.  E lui conosceva il suo punto debole e l’avrebbe sfruttato in quel momento. Riuscì ad afferrarla e la fece indietreggiare sul suo letto. Yun aveva letto negli occhi di Donghae le sue intenzioni e cominciò a pregarlo di non farlo, ma lui non demorse, aveva deciso che l’avrebbe pagata e così fu. Cominciò a fargli il solletico facendola atterrare sul letto, continuava e continuava, Yun non riusciva più a respirare non ne poteva più.
“Ti prego bastaaaa ahahahah”
“No la devi pagare”
“Ahahahha sm-smett-ilaaa, ti chiedo ahahah per-perd-perdono. Donghae basta, non riesco a respirare”
Donghae si fermò, ma non l’avrebbe mai fatto se sapeva quello che da li a poco sarebbe successo, guardò Yun ,che era sotto di lui,che cercava di prendere fiato, i loro sguardi si incontrarono e si facevano più intensi, nessuno dei due avevano idea di cosa stava succedendo da li a poco.
“Yun…non ti muovere, devo provare una cosa” lei annuì e Donghae si abbassò sul suo volto e fece incontrare le sue labbra su quelle della più piccola, e li capì che, come aveva sempre detto Yun, lei non era sua “sorella”. Con le sorelle non ti ci baci, forse con le amiche si ma con le sorelle decisivamente no.
Tutto sembrava un po’ più piccolo e più sensibile intorno a loro,anche la neve che scendeva sembrava che emettesse dei suoni, dei suoni dolci.
Dolce come quel loro primo bacio.
 

8 Agosto

Un giorno rovente, un afa indescrivibile,sembrava di essere in Africa,ma nel cuore di Lee Donghae padroneggiava il freddo. No un freddo invernale ma un freddo nordico, dove i ghiacciai non possono sciogliersi. Odierà quel giorno per tutta la sua vita,odierà l’ora, il minuto e il secondo che hanno deciso di portarsi via la persona più importante della sua vita. Colui che gli ha insegnato tutto. Ricorderà per sempre il tempo trascorso con il suo unico UOMO.
Ormai erano anni che il signor Lee era affetto da una malattia, e Donghae sapeva che prima o poi questo doveva accadere, lo sapevano tutti lo sapeva anche Yun. Ma nessuno voleva pensarci a questo giorno, tanto meno Donghae che si era chiuso nel suo scudo protettivo chiamato, sindrome di “Peter Pan”. A tutto c’è un perché, ecco perché Donghae voleva apparire  felice senza pensieri voleva vivere come se potesse volare, dove tutto era possibile, anche salvare suo padre. E Yun lo sapeva che sotto quello aspetto di ragazzo felice si nascondeva il vero Donghae quello che stava soffrendo in quel periodo,  lei lo sapeva ma dopo il suo compleanno si allontanò da lui, aveva lasciato il suo migliore amico da solo negli ultimi mesi cruciali.
Trovò Donghae dietro la chiesa dove si stava svolgendo il funerale di suo padre, era li seduto con le gambe a petto e il viso nascosto tra esse e piangeva, piangeva come un dannato. E Yun si odiò per averlo lasciato per tutto quel tempo da solo.
“Donghae…” sussurò quasi con paura. Lui si voltò, la vide,si alzò e si buttò tra le sue braccia, non riuscì a trattenere le lacrime e si lasciò andare anche lei, crollarono a terra, ma lo teneva forte tra le sue braccia e lo consolava, gli lasciava dei baci sulla testa gli accarezzava la schiena per dargli più conforto possibile. Dopo un po’ Donghae si calmò e cominciò a respirare regolarmente.
“Ricorderò per sempre il tempo vissuto insieme a lui, non sai quanto vorrei stringergli la mano per l’ultima volta. Gli avevo detto di non lasciarmi mai, che questa vita  è una sfida ma che l’avremmo vinta insieme…” le diceva e Yun continuava a coccolarlo in quell’abbraccio.
“Invece, Yun ,mi ha lasciato da solo…mai io lo porterò sempre con me, nel mio cuore. In qualsiasi parte del mondo sarò lui sarà sempre con me, vero?”
“Certo che sarà con te…lui non ti ha lasciato…lui vive dentro di te. E poi non sei solo Lee Donghae”
“Invece si, lui non c’è più, e tu…anche tu mi hai abbandonato”
“Sssh…non è vero, io sono qui, non ti abbandonerò mai…e se lo fatto, ti chiedo scusa.”
 

14 febbraio


Yun ormai è una ventenne e Donghae è un venticinquenne, come aveva promesso la sua piccola Yun non l’aveva lasciato neanche un misero giorno, era stata presente in tutti gli eventi di Donghae e altrettanto lui.
Il loro rapporto non era cambiato era solo cresciuto, facevano cose da coppie come uscire, comprare cose da coppie, si coccolavano ai parchi come una coppia,  erano arrivati persino anche e scambiarsi dei timidi baci a stampo. E se vi state chiedendo se abbiano mai fatto l’amore fino a quel momento. No, loro non avevano fatto l’amore, perché loro non erano una coppia era solo degli amici che si volevano bene e che mostravano il loro affetto. La parola d’ordine per Lee Donghae è AMORE e lo era diventata anche per Yun.
Era il 14 Febbraio e tutte le coppie erano a festeggiare il giorno di S.Valentino e promettersi amore eterno. Invece Yun e Donghae, non essendo una coppia erano rimasti a casa a giocare con un videogames come ai buon vecchi tempi, tutto era tranquillo ridevano, si insultavano, si prendevano a cuscinate… una classica serata tra amici.
“Yun, vuoi guardare un film?”
“Ne!!”
Si posizionarono sul divano e cominciarono a guardare “Costantine” , si perché quel mentecatto del suo amico aveva scelto un film da spaventare.
“Donghaeeee la togli sta schifezza?!??”
“Ahahah ma dai, sei una fifona”
“Donghaeee!!” disse il suo nome con tanta autorevolezza che Hitler gli faceva un baffo.
“Aish, ok ok…comunque quando vuoi usare gli onorifici è sempre tardi”
“Che?? Che stai dicendo?”
“Sai quei appellativi che diamo alla gente per onorare…”
“ Lo so cosa sono gli onorifici…ma puoi scordartelo io non ti chiamerò mai OPPA”
“E’ inutile sei ancora una mocciosa”
“Donghae vaff…” Donghae impedì il francesismo di Yun stampandogli un bacio sulla sua bocca e cominciando a farle i solletico.
“Ahahahah smettilaaaaaa!!” e stranamente Donghae ubbidì                         
Si accoccolarono sul divano e Yun diventò pensierosa, doveva dire qualcosa di importante e all’altro,ma cercava di prendere tempo, come se quello che doveva dire avrebbe fatto male ad entrambi.
“Donghae”
“Yun” dissero all’unisono
“Dimmi Yun…”
“No, no prima tu…” vedendo l’espressione di Donghae capì che doveva parlare lei per prima
“Sai che a scuola di musica sto andando bene vero? E che sono la prima del corso…?” Donghae annuì “ bhè mi hanno dato una borsa di studio per studiare ad una delle università più importanti ad Osaka…e quindi… dovrei partire tra 2 settimane”
“Per quanto tempo?”
“Per 2 anni”
Non poteva credere a ciò che aveva sentito lo stava abbandonando per 2 anni, come avrebbe fatto senza di lei per 2 anni?  Due anni sono due anni…non è un giorno, una settimana, un mese ma sono due fottuti anni.
“Donghae non fare quella faccia…so a cosa stai pensando ma non è così, non saranno così lunghi ti scriverò, ti chiamerò ogni santo giorno…prometto”
E li per li a Lee Donghae gli è venuto un lampo di luce, e conosciamo bene i lampi di luce che gli vengono a Donghae, ma in fondo questa non era una cattiva idea.
“Yun, facciamo una cosa, tu vai in quella università e io questi due anni li trascorrerò al servizio militare, così tutti e due saremo impegnati in qualcosa e farà meno male”.
“ E chi lo dice che a me fa male non vederti per due anni?!?! E comunque non puoi iniziare il servizio militare solo perché io non ci sono”
“Ssssh..non è un tuo problema”.
Erano passate in fretta quelle due settimane, le avevano vissute come sempre tra litigi, coccole,divertimento. Ma adesso erano all’aeroporto e Donghae doveva salutare la sua piccola. Nella sua testa passarono fotogrammi della loro storia che con gli anni è cresciuta insieme a loro, in quel momento gli avrebbe detto di non salire su quell’aereo di restare li con lui e di vivere la sua vita con lui.
“Yun-ah tra due anni al campetto dove giocavamo da piccoli, ti aspetterò li”.
 

2 anni dopo

Erano passati due anni tra corsi di musica, concerti dal vivo, incontri con i maggior rappresentanti della musica classica e tradizionale. Nuove amicizie, nuovi incontri,ma mai nessuno era come il suo migliore amico. Migliore amico? Yun non capiva più se Donghae era il suo migliore amico, non si può pensare per due anni interi al tuo migliore amico, non puoi rifiutare di uscire con altri ragazzi per il tuo migliore amico. Forse Donghae ha smesso di essere il suo migliore amico 8 anni fa quando si diedero il primo bacio.
Erano passati due anni anche per Donghae, tra addestramento, piccole missioni. La vita militare non è una passeggiata, è una vita dura e di devozione. Ma lui non gli importava quanto essa fosse dura, stressante da volerti uccidere,il suo unico pensiero era ad Osaka  dalla sua amata. Sì, perché Donghae capì di amarla quando salì su quell’aereo che la portò via da lui.
Si trovava in quel campetto seduta su quella panca dove aveva trascorso la sua infanzia, dove quei bambini l’avevano fatta piangere, perché secondo loro il suo Donghae l’avrebbe abbandonata prima o poi, ma loro cosa ne potevano sapere del legame che c’è tra di loro.
La vide, era li seduta su quella panca, non sapeva come doveva comportarsi…il cuore gli pulsava più di quando dovrebbe pulsare. Si avvicinò dietro alle sue spalle, si chinò e gli sussurrò  un dolce “Yun”
Si girò e lo vide li in tutta la sua bellezza, si perché Lee Donghae era bello,non era per niente come a quel pupazzo di neve che gli regalò per il sua quattordicesimo compleanno.
“Donghae Oppa” e lo abbraccio trasmettendo tutto il suo calore.
“Yu- Yun-ah…”
“ Mi sei mancato, non lasciarmi mai più…non lasciamoci mai più…potrei morire”
“Non lo farò mai”
E la baciò, e non era un bacio come quelli che si erano dati fino a 2 anni fa, adesso c’era la passione, la voglia di conoscere quello che ancora gli era rimasto all’oscuro, aveva voglia di AMARE la sua Yun.
Continuarono a baciarsi avevano voglia di assaporarsi a vicenda. La temperatura si abbassò e cominciò a nevicare era tornato tutto come otto anni fa, tutto sembrava un po’ più piccolo intorno a loro e tutto sembrava più sensibile e le loro voci quando pronunciavano i loro nomi tra un bacio e l’altro erano come se si fondessero vita.

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Nota Autore: Questa è la mia prima One Shot, e vi assicuro che è stato un parto, non ho mai scritto una one shot e quindi spero che sia venuta bene, c'ho messo l'anima.
Ho trovato delle difficoltà soprattutto nell'excursus dell' 8 Agosto, mentre scrivevo piangevo, volevo essere più delicata possibile nell'affrontare la morte del padre di Donghae, spero di esserci riuscita.
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