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Autore: Bloody Alice    11/07/2013    2 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “différent” di doresu no shoujo e _Aurara]
[OneShot] [fantasy] [pariring assegnata: Miura/Ryuuji]
Il vento proveniente dall’immensa regione di Costa Luna aveva portato con sé i profumi e i colori dell’estate, un’estate che, come un pittore di fronte alla tela bianca, aveva sparso al suo passaggio una pennellata di verde intenso ai rami, azzurro fresco e bianco nel cielo. 
La brezza del mare, dopo chilometri, si era intrufolata tra i boschi al confine, scompigliando le chiome degli alberi, per poi scendere a soffiare sui campi, tra i girasoli e le spighe di grano. 
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dylan/Hiromu, Jordan/Ryuuji
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Autrice: Bloody Alice
Titolo della storia: Fánë – La nuova alba.
Rating: verde.
Prompt: /
Personaggi: Ryuuji Midorikawa, Miura Hiromu (Diam)
Pairing: Miura/Ryuuji
Numero di parole: 1990, a meno che Word non mi trolli.
Disclaimer: i personaggi protagonisti di questa fic non mi appartengono, e la sottoscritta non guadagna nemmeno una nocciolina con questa storia. Pensate che tristezza. //piangiamo
Eventuali note: possibile OOC, ma spero tanto di no.
 




 








 


 
Fánë.
{La nuova alba.}

 

Il vento proveniente dall’immensa regione di Costa Luna aveva portato con sé i profumi e i colori dell’estate, un’estate che, come un pittore di fronte alla tela bianca, aveva sparso al suo passaggio una pennellata di verde intenso ai rami, azzurro fresco e bianco nel cielo. La brezza del mare, dopo chilometri, si era intrufolata tra i boschi al confine, scompigliando le chiome degli alberi, per poi scendere a soffiare sui campi, tra i girasoli e le spighe di grano.
Anche la foresta dei Sussurri sembrava tornata alla vita dopo un lungo sonno. Ogni tanto gli uccellini scuotevano gentilmente le fronde, con un suono che ricordava, forse, il battito d’ali delle fate che abitarono lì millenni prima.  La foresta respirava piano, immersa nella quiete di un pomeriggio che non aveva nulla di diverso da tanti altri.
Con l’arrivo dell’estate, purtroppo, era avanzata sulle Terre dell’Est anche una nuova, spiacevole, notizia. Re Adriatan, signore delle Terre di Ghiaccio, imperatore delle Isole a nord dei territori delle streghe, era ufficialmente entrato in guerra con le Terre d’Estate.
E l’est doveva rispondere alla chiamata dei suoi alleati a sud.
Il principe degli elfi d’Oriente passeggiava ora a piedi nudi tra i fili d’erba ancora bagnati dalla rugiada del mattino, pensando. Una dichiarazione ufficiale significava che ogni popolo di ogni nazione doveva per forza di cose scendere sul campo di battaglia e combattere. Il concilio ristretto non poteva fare nulla per impedire ciò, e la consapevolezza che quella scelta poteva portare allo scoppio di una possibile seconda grande guerra riempiva il cuore di ogni membro di puro terrore.
Nessuno si era salvato, in quell’epoca buia, cent’anni prima: la crudeltà dimostrata da entrambe le frazioni aveva lasciato l’orrore nei ricordi dei pochi superstiti.
Con la fine di quello scontro, erano terminati anche i conflitti. Ma ora qualcosa sembrava essersi risvegliato nei cuori dei sovrani; una belva, assetata di potere, che pretendeva ad ogni costo il controllo assoluto su ogni metro di terra disponibile in quel mondo.
Ryuuji era il primo erede in linea di successione al trono delle Terre dell’Est, dove elfi e uomini vivevano da  anni in pace. Anche lì, però, qualcosa si era spezzato. Erano iniziate le carestie, l’anno prima, e un rigido inverno aveva portato via al regno molte persone care. Prima fra tutte, la regina.
Con passo felpato, il ragazzo dai capelli verde erba, raccolti in una coda, attraversò il prato che la separava dalla foresta. Ryuuji non chiacchierava molto, ma era un ragazzo allegro, e anche se a volte risultava quasi solitario tutto sommato gli piaceva avere qualcuno al suo fianco a fargli compagnia.
Anche se gli altri non volevano rimanere con lui, avevano sempre un comportamento distaccato e riverente nei suoi confronti, cosa che lo metteva spesso a disagio.
L’unico disposto a fargli compagnia come un vero amico –e magari qualcosa di più- era Miura.
Di solito lasciava sempre che fosse lui a iniziare la conversazione, e Midorikawa si limitava a starlo ad ascoltare, l'espressione attenta. Premiava alle volte gli sforzi del ragazzo di coinvolgerlo in certi discorsi con una breve risata allegra o un'occhiata complice che gli rivolgeva da sotto la frangia spettinata.
Lo faceva perché era l’unico a non comportarsi come i nobili a corte e nemmeno come la gente in paese.
Il popolo aveva paura di lui. Da anni non nasceva qualcuno dotato di poteri soprannaturali e quando per la prima volta Ryuuji, ancora bambino, con un semplice ed elegante gesto della mano aveva fatto cessare un temporale, l’intero reame era rimasto stupito.
Dapprima tutti erano felici, ma con l’arrivo della dichiarazione di guerra, si iniziò ad avere paura.
La magia, quella magia nelle mani sbagliate avrebbe fatto cadere il mondo in un baratro oscuro senza alcuna via d’uscita. Eppure pareva che la terra non si preoccupasse di tutto ciò che accadeva, le discordie tra popoli e le lotte interne per il potere …
I raggi del sole filtravano leggeri tra i rami degli alberi, riversandosi ovunque come minuscoli spilli luminosi. Midorikawa teneva entrambe le scarpe in una sola mano, lasciando dondolare il braccio avanti e indietro mentre guidava il cavallo, con il mento all'insù e gli occhi neri rivolti alle cime più alte degli alberi secolari.
Il principe spesso disorientava quasi le persone e la sua mira come arciere non lasciava scampo a nessuno, ma di fatto non c'era niente di sbagliato in lui, proprio nulla. Era un semplice ragazzo a cui piaceva cavalcare, esplorare e fare tutto tranne pensare a come governare un regno.
Il suo umore era più mutevole delle fasi della luna, e oscillava di continuo da un estremo all'altro. Un attimo prima era capace di ridere insieme a te fino alle lacrime, e quello successivo di rivolgerti un'occhiata da farti accapponare la pelle. Era una diversità, la sua, che non suscitava quasi mai curiosità, ma soltanto sospetto, e rifiuto.
Sia tra gli esseri umani che tra i nani, o i folletti, e persino fra i suoi simili. Ryuuji era troppo vivo, troppo anormale, troppo tutto, alle volte. La gente badava bene di tenersi alla larga e faceva di tutto per non farlo arrabbiare.
« Vostro padre vorrebbe che foste con lui, nella sala del trono. » Mormorava Miura ininterrottamente da ormai più di venti minuti.
Il ragazzo fermò il cavallo e si voltò verso l’altro, che era accanto a lui.
Gli occhi di Hiromu erano, a differenza dei suoi, azzurri. Midorikawa passava le giornate cercando di trovare un paragone per i suoi occhi. Non erano color del mare. Loro il mare non l’avevano mai visto, non sapevano cosa fosse. La capitale del loro regno era nell’entroterra, e il padre aveva proibito che si allontanassero dalla città superandone i confini.
Ma anche soltanto leggendo i libri e osservandone le illustrazioni, Ryuuji era certa che l’azzurro del mare non era paragonabile al colore degli occhi dell’amico, che arrossiva ogni volta che Midorikawa gli ricordava quanto fossero belli. E nemmeno il cielo poteva paragonarsi ad essi; era di un azzurro sempre troppo slavato, troppo spento.
Lui non riusciva a pensare a molto altro, e di solito non rispondeva di buon grado a quel tipo domande, soprattutto quando non gli veniva dato del tu. Infatti, anche quella volta si limitò a sporgersi leggermente e dargli un bacio a fior di labbra, guardando Miura nei suoi pozzi azzurri, senza dire nulla.
Subito dopo spronò il cavallo e questo partì al galoppo. Il diciottenne seguì il principe sospirando rassegnato.
« Non potete continuare a comportarvi così. » lo rimproverò, e Midorikawa sbuffò di nuovo « Hiromu, non parlarmi in quel modo … non siamo a palazzo, non ce n’è bisogno. » lo pregò, e il compagno sembrò afferrare l’allusione, perché cambiò registro « Tuo padre si preoccupa ogni secondo di più. Teme che ti possa accadere qualcosa. Soprattutto ora che siamo sul piede di guerra … » continuò il castano quando si fermarono nel mezzo della foresta, dinnanzi ad una caverna.
Ryuuji scese da cavallo e si avvicinò all’entrata senza fiatare. Forse, si disse Miura, non aveva alcun bisogno di sentirsi amato e a volte lui stesso si chiedeva se fosse necessario dirgli quanto lo amasse. In fondo si sopravviveva anche senza amore, no? Per Midorikawa magari era abbastanza vivere delle piccole cose che gli facevano scintillare gli occhi.
Si avvicinò al principe, che si voltò per parlargli « Non mi interessa ciò che dicono le persone. Guerra significa che moriranno delle persone. » mormorò, cupo « Sono troppo occupato a trovare un modo per proteggere chi amo, per preoccuparmi di ciò che gli altri pensano di me. » spiegò serio.
Hiromu lo osservò per alcuni istanti « Tuo padre sa difendersi da solo. Ha un esercito, ricordi? » rispose, e Ryuuji rise, per poi accarezzargli una guancia « Ma io non mi riferivo a lui. » sussurrò piano e rise nuovamente quando notò che l’altro era arrossito. Miura scosse la testa e lo afferrò, stringendolo a sé per alcuni istanti, poi entrambi si avvicinarono di più alla caverna.
Miura però si parò davanti all’altro di punto in bianco « Almeno dimmi cosa hai in mente! Hai sempre lo sguardo assente, in questi giorni. Ti sento lontano e non mi sembra normale, perché noi siam— ! » non terminò la frase che sentì le guance andargli di nuovo in fiamme -dannazione, parlare con lui senza perdere il controllo era sempre un’impresa.
Lo afferrò per le spalle e fece incontrare i loro occhi « Per l’amore degli antichi dei, Ryuuji, non voglio che tu abbia segreti con me! ».
« Vieni. » Sussurrò semplicemente, spostandogli le mani con un gesto delicato. La grotta era stretta, fredda ed umida. Vi erano cristalli a terra, che brillavano nel buio.
Hiromu si guardò intorno spaesato e prese per mano Ryuuji, per non perderlo nel buio « Cosa …? » 
Midorikawa parlò mentre guidava l’altro « Ci rimane così poco a cui aggrapparci, in questo periodo, eppure ... » si ritrovarono in un immenso spazio avvolto dall’oscurità più fitta.
« … Eppure? »
Ryuuji iniziò a borbottare qualcosa tra sé e sé, qualcosa che Miura non capì, poi alzò la voce.
« La magia dona, la magia toglie. È un'amante infedele, volubile, spietata, che pretende tutto e non ricambia mai. Il mondo segue il suo corso, il tempo non fa sconti per nessuno. » Con un semplice movimento della mano, fece accendere una luce azzurrognola che salì fino al soffitto della grotta.
E allora Miura lo vide. Era … maestoso.
Il becco uncinato e grandi occhi gialli come il sole che scintillavano sotto quello strano bagliore che aleggiava sopra di loro. Il manto era bianco, come la neve, e il copro era quello di un possente leone. Era l’animale più grande, bello e allo stesso tempo spaventoso che avesse mai visto. Credeva fossero estinti, il precettore di Ryuuji gliel’aveva assicurato più volte.
Creature del genere erano morte da millenni. Eppure quel grifone era lì, seduto accanto all’amico.
« Com’è possibile? » chiese, quasi terrorizzato alla vista di quel mostro mitologico.
« Era intrappolato nei cristalli. » Spiegò l’altro tranquillo, mentre osservava il grifone  « L’ho liberato. Ha anche una compagna. Ora deve essere in giro per la foresta. »
Miura rise nervosamente, sperando che l’altro scherzasse, e si gli si avvicinò « Tu lasci che questi cosi vaghino per la foresta? » sbottò.
Il compagno lo guardò, mentre accarezzava la pelliccia folta del grifone « Sono animali. E mi obbediscono. Non c’è nulla da temere, Hiromu. E con questi, puoi essere certo che saremo in vantaggio rispetto ai nostri nemici. » Fece una pausa, studiando l’espressione del ragazzo davanti a lui. « Sai, secondo le leggende … cosa custodiscono i grifoni? » mormorò avvicinandosi a lui.
Miura deglutì « Oro. » soffiò « E so dove vuoi arrivare. Secondo vecchie storie le uova di drago sono ricoperte da uno strato d’oro finissimo e i grifoni erano posti all’entrata delle grotte in cui queste uova erano sepolte. » lo guardò quasi preoccupato « È una follia. »
« No! Non lo è! » esclamò Ryuuji, testardo, e Hiromu in altra circostanza avrebbe sorriso « Non capisci? Questi grifoni sono rimasti intrappolati nei cristalli per proteggere qualcosa.   » continuò « Qui dietro. » e toccò con una mano la parete alle spalle dell’animale « È calda ».
« È impossibile, Ryuuji … i draghi sono scomparsi. Riportare qui queste creature non serve a nulla. » disse, scettico, anche se la convinzione di Midorikawa gli stava facendo venire diversi dubbi.
Improvvisamente la parete alle spalle dell’imponente mostro divenne rossa come fuoco. I due arretrarono spaventati, mentre il grifone emise qualcosa simile ad un ruggito acuto.
In poco tempo arrivò anche la compagna che, a differenza del maschio, aveva due grandi ali piumate.
La parete della caverna si sciolse come neve al sole, e rivelò l’ultima cosa che Miura si aspettava di vedere davvero. Persino Midorikawa non credeva -non davvero- ai suoi occhi.
C’era appena stata una svolta nella storia.
I draghi erano tornati.

 




 






 
/Note di fine capitolo/: Fánë significa, appunto, nuova alba, ovviamente riferito al ritorno dei draghi.
Secondo un mito i grifoni facevano di guardia a grandi tesori, mentre le uova di drago rivestite d’oro me le sono inventate di sana pianta (?).
Per quanto riguarda l’inizio della fic, tra inverno ed estate c’è la primavera, ovviamente, ma nel mondo in cui mi sono immaginata (?) non esistono le mezze stagioni, nell’entroterra. Diciamo che nella mia testa la fic è più complicata di come può sembrare, infatti ho tutta l’intenzione di farla diventare una long, quando avrò tempo e voglia di cominciare una nuova storia. Ne ho fin troppe in testa.
Come ultima cosa, ringrazio Rie e Rara per aver indetto il contest.
Peace and love,
Alicchan ~

   
 
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