Kryptonite.
- If I go crazy,
Will you still call me Superman?-
Conteggio
parole:
2.216
Personaggi: Crazy!Cas, Dean Winchester (nominato)
Paring: Destiel,
ad … interpretazione?
Note: Spoiler Season 7!; One Shot,
song-fic, angst.
Trama
: Le nuvole sembravano zucchero
filato.
O panna.
Ah, quella era un coniglio.
Note
d’autrice: Ho ascoltato per puro caso questa
canzone dei 3 Doors
Down e questo è il risultato. Non so esattamente come la mia
interpretazione di
Crazy!Cas sia venuta fuori, ma mi sono rigirata questa fic per
così tanto tempo
che non volevo davvero lasciarla a prender polvere nel pc.
Niente
di speciale, ma hope you enjoy it!
©
Ovviamente nessuno di questi bambocci mi appartiene, siano lodati i
giovedì e le torte, eccetera, eccetera. Ci siamo capiti no?
Beh, Amen.
Ho fatto una passeggiata per il
mondo
per lenire la mia mente incasinata
ho lasciato il mio corpo steso da qualche parte
nelle sabbie del tempo
ho visto il mondo fluttuare
nel lato oscuro della luna
sento che non c’è niente che io possa
fare
Era un luogo davvero, davvero, luminoso quello in cui si
trovava. C’era vita, spensierata e spontanea vita in quella
natura che ora
osservava con incredibile interesse.
La natura era così
scontata per tutti
gli esseri umani che Castiel non riusciva a capacitarsene; lui non
poteva fare
a meno di sgranare gli
occhi ad ogni
piccolo cambiamento, ad ogni minuscola nuova consapevolezza, mentre
osservava.
E osservava e ancora e ancora, non comprendeva e allora inclinava la
testa e
osservava, ancora senza stancarsi
mai.
Nella mente non aveva
nient’altro, finalmente.
Tutti i pensieri erano
semplicemente fluttuati via mentre si accingeva a studiare la
complicata opera
di Dio, quello che una volta era stato suo Padre.
Un’ape era appena
saltellata su una
margherita, si era accucciata sul suo bottone d’oro e
prelevava e viveva e
volava ancora.
Fiori e api.
Castiel trovò una bizzarra somiglianza con lo Yin e Yang di
una delle tante
culture della Terra e cominciò a riflettere, mentre si
stendeva in quel prato
verde e luminoso – circondato dalla vita rigogliosa.
Le nuvole sembravano zucchero
filato.
O panna.
Ah, quella era un coniglio.
Quando, nei strani disegni del
Cielo
al quale molto tempo prima era appartenuto, Castiel scorse un cuore, si
chiese
se Dio fosse riuscito a scoprire tutti i segreti nascosti della sua
opera
prediletta.
Se sapesse già tutto o se si era lasciato nel mistero per il
piacere della
scoperta.
Se avesse creato tutto di proposito o se avesse donato il libero
arbitrio già
da quell’istante, lasciando l’evolversi di ogni
cosa incamminarsi di per sé.
Se fosse riuscito a
capire come mai le
api riuscissero a volare, nonostante avessero ali
troppo piccole e leggere rispetto il peso del
loro corpicino troppo greve; o il motivo preciso per cui i fiori
nascessero in
punti precisi – quasi travolti dal destino di abbandonarsi
alle cure di insetti
misteriosi che, anche se toglievano loro qualcosa di vitale, poi
volavano in
luoghi predestinati spargendo involontariamente il seme di quella vita
stessa.
Castiel si chiese se anche Dio
– il
padre assente che non aveva mai avuto- avesse anche lui osservato quei
meravigliosi arcani prima di lasciare finalmente il peso delle guerre e
dei conflitti.
Ormai non c’era nulla che
lui potesse
o volesse fare e una farfalla si stava poggiando, leggiadra, sul suo
petto nudo
quasi ad offrirsi come nuova protagonista di pensieri liberi e pacifici.
E Castiel osservava.
ho visto il mondo fluttuare
nel lato oscuro della luna
dopo tutto sapevo che doveva
aver qualcosa a che fare con te
Il cielo si era oscurato.
Castiel osservava il tramonto con gli occhi enormi di un bambino. Che
magnifica
visione!
Il rosso di quel cielo era intenso,
le
nuvole di panna di quel pomeriggio erano divenute nere, in contrasto
affascinante con il declino del sole.
Non c’erano
più api. Solo una leggera
brezza creava minimi movimenti tra i ciuffi d’erba oscurati,
tutto più
tranquillo, e suoni diversi da scoprire.
Come quello dei grilli, chiassoso e unificatore del tempo e dello
spazio. Era
diverso dai cori angelici, non meno bello, solo diverso.
Ma ora tutto era diventato
sottofondo
di quel tramonto ipnotizzante.
Quel rosso era come il fuoco e lui
era
calmo mentre osservava e inclinava il capo. E ripensava, Castiel, ad
alcune
immagini che erano riapparse con tranquillità nella sua
mente vuota e piena - a
tratti incostanti.
Aveva analizzato quasi tutto quello
che aveva visto durante quella giornata. Ma niente emozioni diverse da
curiosità, stupore o confusione lo avevano raggiunto
– e, queste sensazioni,
erano nate solo in lui, erano interne, come private.
Le api provavano sentimenti? E i
fiori?
Quanti fili d’erba erano in grado di sentire,
quando qualche formica camminava velocemente accanto?
Si accorse di essere diverso dalle
altre creature.
Era sollevato nella certezza di non essere un figlio del Diavolo ma non
era più
neanche un Angelo, però. Sarebbe stato meglio? Peggio?
Quindi si era chiesto, dato che in
quella vita precedente si era ribellato proprio per uno di loro, se
fosse
divenuto un terrestre.
Ma no,
Cas, non è neanche questo il tuo posto; sei diverso anche
dagli esseri della Terra, lo sai.
Eppure lui aveva provato
i maledetti sentimenti; non lo avrebbe più fatto, certo, ma
ciò non cambiava quello che era stato il passato. Non
sarebbe mai potuto essere
come un’ape, pensò sconsolato, mentre cercava di
cancellare dalla mente il
volto dell’uomo che gli aveva insegnato a sentire
il cuore del proprio corpo battere.
Aveva smesso di ascoltare, ora.
Il fuoco dell’Inferno, il
rancore,
l’odio, il dolore..
già soprattutto
il dolore, erano stati talmente intensi da sconvolgerlo.
Ricordava Castiel, ogni cosa.
Ricordava di aver visto un film, e in questo film c’era lui e
c’erano due
ragazzi, poi c’era il Paradiso in guerra con gli inferi e
c’era un obbiettivo
da raggiungere – e caos, tanto, tantissimo caotico
caos.
Poi l’effetto domino.
Il sonoro tac-tac di ogni pedina, inevitabile e quasi naturale - come
per un
fiore sarebbe stato chiudersi su se stesso al freddo o al buio.
Ma era stata una caduta frenetica quella loro,
dettata da un’azione convulsa che ne aveva
scatenate mille altre.
Disastri su disastri, e non si poteva fermare. Nessuno di quei
personaggi si
era mai fermato. Come una corsa, veloce, veloce, non
ti puoi fermare Castiel. Vai
avanti, corri, stai soffocando, corri, stai proteggendo, corri, stai
sbagliando,non ti fermare neanche adesso, stai facendo la cosa giusta,
sei un
folle, corri, si sistemerà tutto, stai
squarciando l’oblio.
E poi la domanda più
strana: Perché, stupido moccioso?
Perché?
E diventava difficile rispondere.
La lingua umana era
così odiosa,
restrittiva, soffocante. Se Dean Winchester, sei lui,
l’uomo dall’anima splendente, fosse stato un angelo
del
Signore come Castiel, probabilmente avrebbe capito subito –
una scorsa
velocissima negli occhi benedetti e avrebbe compreso.
Di questo l’osservatore del mondo ne era sicuro.
L’ho
fatto per te. A causa tua.
Dean Winchester era umano. Dean
Winchester non aveva capito. Non erano bastate le parole, e la caduta
nell’oblio
era solo all’inizio.
Per chi
altri avrebbe mai potuto, Castiel, fare una cosa del
genere? Solo lui, solo lui, ma Dean non aveva capito, non si era fidato
e Castiel
,con la velocità di quella corsa, di riflesso si era
rifiutato di ascoltare.
E
ancora disastri e ancora oblio e ancora dolore – e no, non ti
fermare Castiel.
CAOS!
E le tessere di quel domino non
avevano ancora terminato di cadere, inesorabilmente, una dietro
l’altra.
E Castiel, quando quelle tessere
sarebbero finite di numero, avrebbe osservato ancora proprio come stava
facendo
in quel momento.
Pensieri semplici, nonostante la
loro
portata, perché lui non era più un guerriero, di
nessuna delle parti; era
diverso e non voleva conflitti – non
più,
no, no, no - e
non desiderava certo
entrarne in uno con sé stesso.
Osservare e scoprire, ecco quello
che
voleva fare, pensando senza pensarci veramente a quando aveva visto
l’oscurità
e vi si era buttato di testa solo per amore di qualcuno che non era
riuscito a
capire e a fargli capire .
davvero non m’interessa
cosa succederà prima e dopo
basta che tu sarai mio amico alla fine
se diventerò pazzo allora mi
chiamerai ancora Superman?
se sarò vivo e vegeto, sarai
comunque lì a tenermi la mano?
Castiel fece una strana smorfia
nell’osservare quello spicchio di luna bianca che si scagliava tra le stelle del
firmamento.
Non provava molta simpatia per la
luna. Forse perché non era che un satellite.
Aveva speso molto tempo ad
osservare
le stelle. Era volato in uno spiazzo meraviglioso dove al centro si
stanziava
un’immensa quercia.
Sola, come lui, maestosa e dimenticata, inutile.
Ci si era arrampicato sopra in modo molto umano, graffiandosi i palmi
delle
mani, i piedi e le ginocchia che non aveva voluto guarire - che non si
ricordava come- per
poi stendersi su un ramo spazioso che si
trovava in alto, senza alcuna fronda impicciona ad oscurare la vista
così per poter
osservare al meglio il cielo di quella notte.
Aveva iniziato a contare le stelle.
Le
guardava, le ammirava, le sognava, le contava e ci si perdeva dentro
ancora e
ancora. Era meraviglioso.
Ma qualcosa continuava a disturbarlo; era proprio quella luna a cui
mancava
quasi una settimana di tempo prima di completarsi e mostrarsi realmente
nella
sua tondeggiante forma.
Si era infastidito.
I grilli stavano ancora cantando,
sebbene più flebilmente, ma il rosso del crepuscolo era
scomparso ed era stata l’alba
della luna a rubarlo.
Castiel era curioso. Voleva toccare
la
luna, prenderne un pezzetto e studiarlo, scoprirlo e magari anche
comprendere
come mai sembrasse tanto rotta e patetica ai suoi occhi di bambino.
La luna non avrebbe mai potuto
eguagliare il sole. Rifletteva semplicemente la sua luce quando lui non
era in
grado di farlo, perché tramontato. Si mostrava ad
intermittenza, come fosse
timida; solo una volta ogni trenta giorni, in tutta la sua forma, si
fingeva
superba e illuminava il resto del cielo cercando attenzione.
La luce della luna era pallida e
sfocata nella sua luminosità, soprattutto se paragonata a
quella del sole;
pareva che lei lo rincorresse, lo volesse eguagliare, anche sapendo che
era
impossibile – esattamente come il fatto che mai avrebbero
potuto illuminare il
cielo assieme, come due amanti senza possibilità di lieto
fine.
Il sole piaceva a Castiel
– gli
ricordava la luce di un’anima molto particolare, anche se
quella di Dean
Winchester era una luce molto più intensa e calda e
avvolgente; la luna invece
era semplice – illuminava di poco
l’oscurità della notte ma non riscaldava,
come la grazia di un Angelo Caduto, bianca ma ristretta nella
mentalità di un
guerriero.
Improvvisamente Castiel
provò
compassione e pietà per quella luna , provò pena
per sé stesso capendo di aver
provato ad illuminare e vincere ed
invece aveva semplicemente mostrato arroganza sfacciata –
come una luna piena e,
esattamente come un’eclissi totale, le conseguenze delle sue
azioni lo avevano
travolto.
Gli era stata data fiducia e lui
l’aveva spezzata.
Aveva mentito ed era stato scoperto - e alla fine Superman era davvero
passato
al lato malvagio, consciamente o meno.
Castiel si chiese se avrebbe mai
avuto
occasione d’ incontrarlo
questo
Superman; non aveva idea di chi fosse ma la curiosità non
era qualcosa che
controllava in quel momento.
Mentre ora Castiel imbronciava le
labbra e corrugava ancora la fronte, perplesso della corrente dei suoi
pensieri
e ancora infastidito, cercava di chiedere consiglio a quella luna.
Lo fece anche se non
avrebbe ricevuto
risposta, come non l’aveva ricevuta quando si era appellato
disperatamente al
Padre, quindi
Castiel avrebbe continuato
a non sapere se era giusto voler la pace-
se ne aveva ancora diritto o se era semplicemente il giusto
obbiettivo di
una nuova missione silenziosa.
Non si sorprese quando si
ritrovò a
sospirare – così umano; proprio
non
riusciva a disperarsi.
Sapeva di voler anche altro, che non era stato creato per
limitarsi nell’osservazione, ma nella sua mente incasinata
continuava a
sfuggire l’immagine giusta; quella non si faceva acchiappare
e lui era
semplicemente troppo stanco per impegnarsi un po’ di
più, non ne aveva voglia.
E poi doveva ancora finire di
contare
le stelle.
Distese la fronte e
cercò di ricordare
a quale stella fosse arrivato nell’esplorazione –
non ci riuscì allora
ricominciò daccapo.
L’immagine di due occhi
verdi, di
lentiggini e luce – luce nel sorriso, nel cuore,
nell’anima, luce da rincorrere
e ammirare e meravigliarsi e amare, quell’immagine fu veloce
e Castiel prestò
poca attenzione a quella parte di mente che – sicuramente
pazza- lo spingeva ancora nel lato scuro pieno di odio
e rancore.
Sentimenti.
Ignorò le domande che
celavano
desiderio. C’erano, esistevano, ma non servivano.
se
diventerò pazzo allora mi chiamerai ancora Superman? Un
Superman redento, senza parti malvagie o buone, solo un supereroe per te ...?
Cos’è un supereroe? … mi insegneresti?
se sarò vivo e vegeto, sarai comunque lì a
tenermi la mano? Non voglio cadere
ancora, puoi prendermi?
Era una parte di lui matta,
incosciente, che lo avrebbe riportato in una guerra di cui non voleva
far
parte, che lui avrebbe solo rovinato con le sue azioni e pensieri e
maledizioni.
Decise di chiudere quella parte in una stanza asettica della mente, non
era di
alcuna importanza; le
stelle sembravano
infinite e sperava di riuscir a scoprirle tutte prima della luce
abbagliante
del sole.
L’espressione corrucciata
era ormai
svanita con l’immagine inconscia di un Impala e due ragazzi.
Era tranquillo Castiel e aveva
cambiato opinione sulla luna, non era poi così male in
fondo, perché non era
sola. Il sole aveva le nuvole ma queste volavano via, le stelle invece
non si
spostavano mai. Castiel si disse un po’ invidioso della
compagnia costante che
quel satellite aveva, ma si
era ritrovato
ad essere anche felice (ma non conosceva davvero
quell’emozione umana, quindi
non poteva essere davvero sicuro fosse la denominazione esatta.
Tuttavia
avrebbe avuto modo di approfondire ricerche una volta terminata la
notte.)
L’Angelo Rinnegato non
sorrise ma, al
cuore di un Dio assente, quella speranza amara negli occhi di Grazia
non poteva
passare inosservata.
Nonostante la luna riflettesse la
luce
del maestoso sole non poteva davvero
essere senza speranze –
e Castiel si
rallegrò per lei.