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Autore: Dragonero    11/07/2013    0 recensioni
E se Alex non fosse affatto morto alla fine degli eventi del primo Last Exile e fosse tornato in un posto che potrebbe definire casa? Dopo la morte di Delphine dovrà riuscire a capire cos'altro il destino ha in serbo per lui.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Rowe, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-In cielo-


Il boato che accompagnò l'esplosione nella nave di Delphine fu udito a moltissimi chilometri di distanza, nonostante il rumore assordante causato dall'Exile in movimento e dai motori delle moltissime navi di Anatore e Disith che avanzavano.
Il corpo di Delphine fu spazzato via e lui lo guardò con indifferenza, con gli occhi spenti e privi di interesse, quando all'improvviso l'esplosione lo raggiunse. Al contrario di ciò che si aspettava però, questa lo stordì e basta, forse a causa della struttura eccezionalmente forte della nave.
Pezzi di metallo e detriti vari gli passarono vicino, i rovi che lo tenevano legato si spezzarono e con loro la roccia alla quale erano fissati. Crollò a sul pavimento con le ginocchia e mugulò di dolore, accecato dalla potenza dell'esplosione.
La nave iniziò a inclinarsi, a scricchiolare sempre di più e Alex sentì il pavimento spezzarsi sotto i suoi piedi... sarebbe crollato e lo avrebbe inghiottito! Improvvisamente vigile e con i sensi all'erta Alex si alzò in piedi.
Ormai riscosso dal torpore in cui era caduto si aggrappò con le sue forze, ormai scarse, a un pilastro di metallo, guardando giù: la nave stava precipitando nella valle sottostante e grazie alla velocità di caduta acquisita aveva già superato la cima dell'Exile. Era la fine.
Debolissimo a causa del veleno della verità delle rose di Delphine, Alex non riuscì a fare niente. Fissava il suolo sottostante che si avvicinava sempre più velocemente, conscio che la sua fine era vicinissima.
Sentiva il boato del cemento e delle strutture in ferro che collassavano attorno a lui e con gli occhi chiusi e l'anima ormai in pace attendeva l'impatto.
Pochi secondi ancora...
Il contatto al suolo fu tremendo, devastante, eppure... non fu così rovinoso, fortunatamente per lui. La struttura si accartocciò su se stessa e lo sbalzò via con il pilastro di metallo a cui si era aggrappato. Diverse scheggie lo colpirono alle gambe e alle braccia.
Cadde nella neve con un tonfo sordo, picchiando su un braccio e sentendo distintamente il "crack" dell'osso spezzato. Urlò di dolore e poi rimase fermo, vedendo la nave che gli stava rovinando addosso.
Con il terrore nelle pupille la guardò e poi chiuse gli occhi attendendo la fine.
Passò però diverso tempo e nonostante la rovina attorno a lui e i rumori dei calcinacci e gli oggetti che cadevano, non succedeva nulla.
Solo dopo un bel po' di tempo, quando i rumori si affievolirono, si decise ad aprire gli occhi: un enorme pezzo di metallo lo stava proteggendo dai crolli. Strabuzzò gli occhi e poi tutto si fece nero, era rimasto sepolto.
Quindi non era ancora la sua ora? Ma come poteva chiamare aiuto da laggiù? Nessuno lo avrebbe sentito... o forse..
Debolmente portò una mano a un polsino della giacca, dove teneva nascosto un piccolissimo congegno. Lo prese e premette il bottone con le ultime forze che gli restavano, mormorando: -Victoria..-
Perse quindi i sensi e tutto divenne nero.
  
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